Vespucci e Galilei reggono a dispetto della crisi

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Vespucci e Galilei reggono a dispetto della crisi
I due aeroporti finora indenni dalle turbolenze finanziarie



RISPETTO alle altre società toscane quotate in Borsa, Adf e Sat, le due spa degli aeroporti, sono riuscite a evitare turbolenze, cadute a picco delle quotazioni e tempeste sui titoli. La prima è stabile, perde poco più del 2% e ha chiuso in rialzo nel lunedì nero delle Borse. La seconda ha perso il 22% in un anno, molto meno rispetto al resto del listino. Merito anche di un flottante inferiore al 30%, di un nocciolo duro di azionisti composto da enti pubblici (nel caso di Pisa) e di un patto di sindacato (nel caso di Firenze) che vede due privati (Aeroporti Holding e Sogim) gestire la società con il 43%. Il 2008 può essere l’anno dello spartiacque per Adf e Sat. Entro il 31 dicembre la società che gestisce il Vespucci presenterà progetti di ristrutturazione della pista che faranno il punto sull’eterno dibattito tra allungamenti e orientamenti. Fabio Battaggia, amministratore delegato di Adf e Grandi Stazioni, dall’alto del suo doppio ruolo cerca una sintesi tra alta velocità e aeroporto. Con 1 milione e 900 mila passeggeri, un movimento di 27mila aerei, 6 destinazioni nazionali e 25 internazionali, il Vespucci guarda anche al progetto di ristrutturazione del terminal, un investimento da 25 milioni di euro. E cercherà di riempire di contenuti quell’etichetta di ‘city airport’, collegato con gli «hub» internazionali, con un tetto di 3,5 milioni di passeggeri.

TETTO che l’aeroporto Galilei di Pisa ha già superato quest’anno. «Andremo molto vicini a quota 4 milioni - spiega l’amministratore delegato di Sat Pier Giorgio Ballini - ed è l’effetto di iniziative indovinate e strategie efficaci. Al centro della nostra azione di marketing c’è la Toscana, un brand di alto valore. E siamo la porta d’ingresso di un territorio appetibile. Circa il 70% dei nostri passeggeri è ‘incoming’, siamo collegati con 57 città europee. E il volo no-stop Pisa-New York con Delta Airlines ha il 75,2% di riempimento, con 47 mila passeggeri dal primo gennaio al 31 agosto. Tanto che l’abbiamo portato da 4 a 5 frequenze settimanali».
La Sat ha festeggiato il primo anno nel listino di Piazza Affari. Un andamento altalenante, anche se le concorrenti hanno perso molto di più. Ma ha pagato sbarcare in Borsa? «Ci siamo quotati l’anno scorso a luglio - commenta Ballini - in un momento di mercati finanziari favorevoli. E’ stata una decisione meditata, ci sono stati diversi aspetti da considerare, tra cui la composizione del nostro capitale sociale, a maggioranza pubblica. Ma alla fine ha prodotto vantaggi sul piano dell’immagine, della riconoscibilità, di una trasparenza più elevata». Quota 4 milioni di passeggeri sembrava un traguardo stratosferico qualche anno fa per il Galilei. «Abbiamo prodotto utili - precisa l’a.d. della Sat - anche quando avevamo solo un milione di passeggeri. Ma se avessimo seguito il destino del vettore principale, che fino al ’97 era Alitalia, sarebbe stata la fine. Nel ’97 decidemmo di lavorare con Ryanair, siamo stati il primo aeroporto d’Italia a scommettere sul low cost. Nel 2007 le compagnie low cost hanno trasportato oltre 2,8 milioni di passeggeri. E in undici anni le destinazioni sono passate da 10 a 57, con 388 frequenze settimanali. Se aggiungiamo le 15mila tonnellate di merci e posta gestite dall’aeroporto la crescita appare in tutta la sua evidenza».

A PISA hanno sempre guardato con sufficienza alle polemiche tra scali toscani. «Firenze ha bisogni e target diversi - chiosa Ballini - ha un traffico business che cerca collegamenti con Londra, Francoforte o Monaco. Noi siamo in grado di riversare sul territorio grandi masse di turisti, che poi scelgono la parte preferita della Toscana. Siamo il primo aeroporto, dopo Roma e Milano, per contratti di autonoleggio. E i fiorentini che utilizzano il nostro aeroporto rappresentano il 25% dei passeggeri».
LaNazione