Sull’onda del trend del momento su queste pagine, il continente africano, contribuisco anche io con un report dedicato all’Algeria, paese turisticamente invisibile agli italiani e balzato agli onori di cronaca per la visita del nostro esimio presidente del consiglio.
Premetto che l’Algeria è una destinazione che mi frullava in testa da tempo ma che non sono mai riuscito a visitare per le lungaggini del visto e il prezzo del volo che ritenevo - in maniera assolutamente arbitraria - troppo alto. Finalmente lo scorso Novembre trovo a/r a 150 € con Air France a cavallo delle vacanze pasquali e senza indugi procedo nell’acquisto. Passano i mesi e verso Febbraio mi viene un dubbio: “quando cade il Radaman quest’anno?”, ovviamente il mio soggiorno ricadeva interamente nel periodo. Nonostante i siti archeologici rimangano aperti, il divieto di mangiare in pubblico permane per tutti e l’idea di dover pranzare in albergo con dei biscotti non mi attira. Cerco quindi di spostare il volo al ponte 25 Aprile - 1 Maggio ma tramite sito il sovrapprezzo si aggira sui 400 €. Ma qui i nostri amici francesi ci vengono in aiuto e chiamando il servizio clienti scopro che il volo di andata era stato cancellato e la riprogrammazione è gratis.
Si parte dunque, previa trafila per ottenere il visto per la quale decido di fornire alla lettera tutti i documenti richiesti con il risultato che l’amministrazione del consolato di Algeria a Milano conosce le mie finanze meglio del mio commercialista.
Come dicevo, si parte. Il routing sarà MXP-CDG-ALG andata e ritorno con Air France più volo interno CZL-ALG su un meraviglioso ATR di Air Algerie.
Arrivo “rapidamente” a Malpensa con il Malpensa Express con le solite fermate a Saronno e Busto Arsizio dove non sale nessuno. Aeroporto abbastanza pieno (finalmente vedo un volo per la Cina), più di quanto mi aspettassi ma i controlli sono rapidi e sono subito airside.
Il volo per Parigi è pieno e sarà effettuato da un A220, il primo per me.
L’impressione è piacevole e ariosa all’interno, pitch decente, portabagagli ampi e prese USB a ogni postazione. Insieme al tavolino è presente anche il porta telefono per poter vedere più comodamente film e serie ed evitare le acrobazie con i sacchetti del vomito che sono tanto in voga su TikTok.
Durante il volo viene fornito uno snack mentre sorvoliamo le Alpi ormai brune e in un’ora e venti siamo a Parigi
Dove ovviamente si capisce chi è il padrone di casa
Lo sbarco è farraginoso. A quanto dice il comandante ci hanno assegnato un nuovo gate che non era ancora pronto e non c’è nessuno a poter comandare il jetway. Diversi passeggeri con coincidenze strette iniziano ad agitarsi (vedo BUE e PTY) ma niente paura, arriva una scaletta e ci fanno scendere e risalire nel jetway via scale di servizio.
Dopo un lungo passaggio intra terminal arriviamo al pier (onestamente ho dimenticato quale) del terminal 2 con voli AirFrance extra Schengen.
Lui va ad Abidjan
Questo pier è davvero impressionante: rilassante, spazioso, con molti posti a sedere e con addirittura postazioni di PlayStation. Unica pecca l’installazione di un enorme gatto, trista epigone dell’altrettanto triste orso di Doha.
E’ tempo però di imbarcare sul nostro A320 piuttosto scassato alla volta di Algeri. Passeggeri di due categorie precise: francesi di origine algerina e turisti francesi over 65. Noi siamo e saremo per tutto il tempo gli unici turisti sotto i 60 anni che incontriamo.
Aereo vecchiotto e snack che replica quanto ricevuto sul volo precedente.
Volo uneventful e dopo 2 ore e mezza atterriamo di fianco ai padroni di casa
Il terminal internazionale è nuovo e bello ma il controllo passaporti è davvero lungo: nessuna differenziazione tra cittadinanza algerina e altre cittadinanze, poliziotti che compaiono e scompaiono e controlli casuali su timbri nel passaporto (vedi 5 minuti spesi a capire l’adesivo dello Sri Lanka).
Non facciamo in tempo a superare le porte tra zona sterile ed arrivi che una fiumana di bambini si divincola dai poliziotti per andare ad abbracciare parenti vari di ritorno dalla Mecca per l’Umrah e una serie di ragazze che fanno la zaghrouta.
In questo caos troviamo il nostro driver che ci porta verso il nostro albergo in città.
Si capisce subito la religione predominante
La moschea Djamaa el Djazair, completata nel 2019, è l’ennesimo esempio di celogrossismo, in questo caso destinata soprattutto a rivaleggiare e superare la moschea Hassan II degli amici nemici di Casablanca.
Al momento la moschea non è ancora stata inaugurata, ma i fedeli possono già utilizzarla mentre l’ingresso non è possibile per i turisti.
Iniziamo il giorno dopo la nostra esplorazione di Algeri, che si rivelerà essere una città incredibile a tal punto di diventare una delle mie città preferite insieme a Seoul e Tbilisi.
Le vie centrali scorrono tra imponenti palazzi francesi di stampo haussmanniano e altri più recenti che pur non essendo mantenuti perfettamente rivelano ancora un gran fascino.
Passiamo poi nella kasba, la cittadella fortificata e la parte più antica della città. Formalmente serve un’autorizzazione della polizia ma si può visitare in autonomia senza problemi.
Gli edifici che si aggrappano alla collina sono più semplici e si alternano a moschee e mercati (coperti e scoperti)
La vista dall’alto sulla città è magica: capisci il motivo del toponimo “città bianca” usato per Algeri
Ci spostiamo poi dall’altra parte della città per vedere monumenti più recenti.
Qui la Cathedrale du Sacre-Coeur, onestamente più affascinante dell’omonima parigina ma purtroppo sempre chiusa nei vari tentativi di visitare l’interno
E il Maqam Echahid, il monumento commemorativo della guerra di indipendenza algerina che tanto ha colpito questo paese.
Continua..
Premetto che l’Algeria è una destinazione che mi frullava in testa da tempo ma che non sono mai riuscito a visitare per le lungaggini del visto e il prezzo del volo che ritenevo - in maniera assolutamente arbitraria - troppo alto. Finalmente lo scorso Novembre trovo a/r a 150 € con Air France a cavallo delle vacanze pasquali e senza indugi procedo nell’acquisto. Passano i mesi e verso Febbraio mi viene un dubbio: “quando cade il Radaman quest’anno?”, ovviamente il mio soggiorno ricadeva interamente nel periodo. Nonostante i siti archeologici rimangano aperti, il divieto di mangiare in pubblico permane per tutti e l’idea di dover pranzare in albergo con dei biscotti non mi attira. Cerco quindi di spostare il volo al ponte 25 Aprile - 1 Maggio ma tramite sito il sovrapprezzo si aggira sui 400 €. Ma qui i nostri amici francesi ci vengono in aiuto e chiamando il servizio clienti scopro che il volo di andata era stato cancellato e la riprogrammazione è gratis.
Si parte dunque, previa trafila per ottenere il visto per la quale decido di fornire alla lettera tutti i documenti richiesti con il risultato che l’amministrazione del consolato di Algeria a Milano conosce le mie finanze meglio del mio commercialista.
Come dicevo, si parte. Il routing sarà MXP-CDG-ALG andata e ritorno con Air France più volo interno CZL-ALG su un meraviglioso ATR di Air Algerie.
Arrivo “rapidamente” a Malpensa con il Malpensa Express con le solite fermate a Saronno e Busto Arsizio dove non sale nessuno. Aeroporto abbastanza pieno (finalmente vedo un volo per la Cina), più di quanto mi aspettassi ma i controlli sono rapidi e sono subito airside.
Il volo per Parigi è pieno e sarà effettuato da un A220, il primo per me.


L’impressione è piacevole e ariosa all’interno, pitch decente, portabagagli ampi e prese USB a ogni postazione. Insieme al tavolino è presente anche il porta telefono per poter vedere più comodamente film e serie ed evitare le acrobazie con i sacchetti del vomito che sono tanto in voga su TikTok.


Durante il volo viene fornito uno snack mentre sorvoliamo le Alpi ormai brune e in un’ora e venti siamo a Parigi

Dove ovviamente si capisce chi è il padrone di casa

Lo sbarco è farraginoso. A quanto dice il comandante ci hanno assegnato un nuovo gate che non era ancora pronto e non c’è nessuno a poter comandare il jetway. Diversi passeggeri con coincidenze strette iniziano ad agitarsi (vedo BUE e PTY) ma niente paura, arriva una scaletta e ci fanno scendere e risalire nel jetway via scale di servizio.
Dopo un lungo passaggio intra terminal arriviamo al pier (onestamente ho dimenticato quale) del terminal 2 con voli AirFrance extra Schengen.

Lui va ad Abidjan

Questo pier è davvero impressionante: rilassante, spazioso, con molti posti a sedere e con addirittura postazioni di PlayStation. Unica pecca l’installazione di un enorme gatto, trista epigone dell’altrettanto triste orso di Doha.


E’ tempo però di imbarcare sul nostro A320 piuttosto scassato alla volta di Algeri. Passeggeri di due categorie precise: francesi di origine algerina e turisti francesi over 65. Noi siamo e saremo per tutto il tempo gli unici turisti sotto i 60 anni che incontriamo.
Aereo vecchiotto e snack che replica quanto ricevuto sul volo precedente.


Volo uneventful e dopo 2 ore e mezza atterriamo di fianco ai padroni di casa

Il terminal internazionale è nuovo e bello ma il controllo passaporti è davvero lungo: nessuna differenziazione tra cittadinanza algerina e altre cittadinanze, poliziotti che compaiono e scompaiono e controlli casuali su timbri nel passaporto (vedi 5 minuti spesi a capire l’adesivo dello Sri Lanka).
Non facciamo in tempo a superare le porte tra zona sterile ed arrivi che una fiumana di bambini si divincola dai poliziotti per andare ad abbracciare parenti vari di ritorno dalla Mecca per l’Umrah e una serie di ragazze che fanno la zaghrouta.
In questo caos troviamo il nostro driver che ci porta verso il nostro albergo in città.
Si capisce subito la religione predominante

La moschea Djamaa el Djazair, completata nel 2019, è l’ennesimo esempio di celogrossismo, in questo caso destinata soprattutto a rivaleggiare e superare la moschea Hassan II degli amici nemici di Casablanca.
Al momento la moschea non è ancora stata inaugurata, ma i fedeli possono già utilizzarla mentre l’ingresso non è possibile per i turisti.
Iniziamo il giorno dopo la nostra esplorazione di Algeri, che si rivelerà essere una città incredibile a tal punto di diventare una delle mie città preferite insieme a Seoul e Tbilisi.
Le vie centrali scorrono tra imponenti palazzi francesi di stampo haussmanniano e altri più recenti che pur non essendo mantenuti perfettamente rivelano ancora un gran fascino.



Passiamo poi nella kasba, la cittadella fortificata e la parte più antica della città. Formalmente serve un’autorizzazione della polizia ma si può visitare in autonomia senza problemi.
Gli edifici che si aggrappano alla collina sono più semplici e si alternano a moschee e mercati (coperti e scoperti)



La vista dall’alto sulla città è magica: capisci il motivo del toponimo “città bianca” usato per Algeri

Ci spostiamo poi dall’altra parte della città per vedere monumenti più recenti.
Qui la Cathedrale du Sacre-Coeur, onestamente più affascinante dell’omonima parigina ma purtroppo sempre chiusa nei vari tentativi di visitare l’interno


E il Maqam Echahid, il monumento commemorativo della guerra di indipendenza algerina che tanto ha colpito questo paese.


Continua..