[TR] (text only) PSA-STN


nicholas

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16 Luglio 2007
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Whitby, Regno Unito
Mi prendo una settimana di pausa dal lavoro, complice anche l’invito da parte di un mio cugino nella contea inglese del Devon, zona che conosco molto bene: mia mamma è di quelle parti e, anche se i nonni non ci sono più, ho parecchi cugini nella zona di Torbay. Ogni estate ci passo un paio di settimane, ma a volte capita l’occasione per andarci un po’ fuori stagione.

Mi perdoneranno gli amanti delle fotografie, ma ho deciso di fare un TR di solo testo. Non ho nulla contro le foto, anzi, credo di essere un discreto fotoamatore, ma a volte l’immagine toglie invece che aggiungere, non dà spazio a quel poco di soggettività di cui ha bisogno un lettore per farsi una “immagine mentale”. Un po’ come quando leggi un libro: nella mente ti crei i volti dei personaggi, i colori, i suoni e gli odori degli ambienti; poi vedi il film e ti accorgi che non è la stessa cosa e resti un po’ deluso. E poi, per quanto riguarda il volo, si tratta di un semplice Pisa-Stansted operato da Ryanair.

Già qui qualcuno potrebbe obiettare: ma per andare nel Devon (sud-ovest dell’Inghilterra), perché passare da Londra? E’ vero, ci sarebbe anche il Pisa-Bristol di Easyjet, ma l’aeroporto di Bristol non è collegato benissimo con gli altri mezzi di trasporto (ferrovia e pullman) e nonostante il tragitto sarebbe notevolmente più corto, è praticamente impossibile completare il viaggio in giornata. Un altro fattore che mi fa propendere per Stansted è il fatto che il Pisa-Bristol vola per 3 o 4 volte a settimana, mentre Ryanair vola da Pisa a Stansted 3 volte al giorno. Essendo entrambe basi, poi, ho notato che spesso nella stiva vengono caricate ruote e altre parti di ricambio, quindi anche in caso di aerei indisponibili la vedo dura che cancellino un Pisa-Stansted.

E poi, viaggiare mi piace così tanto, che accorciare il tragitto sarebbe un peccato mortale!

Si parte quindi il mercoledì mattina con il volo FR585. Decollo previsto: ore 06.40, ciò significa alzarsi alle 4, doccia e colazione al volo - per cercare di svegliarsi un po’ - e poi in macchina, sfruttando l’offerta di mio padre di portarmi in aeroporto e di venirmi a prendere, anziché lasciare la macchina lì per una settimana. D’altra parte, siamo liguri! Un ultimo controllo ai biglietti/prenotazioni/documenti, e via. Prima di salire in macchina annuso l’aria e osservo il cielo ancora buio scorgendo qualche nuvola qua e là ma mi sembrano innocue: decido che sarà una buona giornata per volare. Partiamo che La Spezia è ancora assopita; fino al raccordo autostradale non incontriamo nessuno e anche nei 70 km di A12 che ci separano da Pisa incontreremo solo un paio di veicoli. Da queste parti, a quest’ora viaggiano solo i delinquenti e quelli che volano Ryanair. E il tizio sul furgone che abbiamo appena sorpassato non aveva la faccia di uno che sta andando a prendere l’aereo! Si scherza un po’... alle 4.30am non mi vengono battute migliori.

Arriviamo a Pisa con largo anticipo, saluto il genitore e mi dirigo verso i banchi del check in. Appena entro nell’edificio mi sento ufficialmente in vacanza, e la mia faccia ancora un po’ (un po’?) assonnata assomiglia più a quella di un bambino quando varca la soglia di Gardaland! Un’occhiata ai monitor, per controllare che il volo sia in orario (lo è), e naturalmente anche un’occhiata alle persone che stanno già animando l’aeroporto. Sono una persona molto timida e taciturna (purtroppo), e quando viaggio amo osservare le persone, ognuna con le sue storie, le sue preoccupazioni, e naturalmente i miei occhi indugiano su un paio di gruppi di giovin donzelle dalla pelle pallida che probabilmente stanno rientrando nel loro paese del nord Europa dopo una vacanza in terra etrusca.

Noto che i banchi del bag-drop sono già aperti, quindi mi preparo la carta d’imbarco e il passaporto, e mi metto diligentemente in coda. Davanti a me due ragazze poco più che maggiorenni (quindi mi correggo: due “donne”, anche se in Italia ci piace considerarci ragazzi fino alla soglia della vecchiaia) sono un po’ preoccupate per il peso delle loro valigie e quindi decidono di aprirle per togliere qualche oggetto più pesante. In puro stile viaggiatore Ryanair, le tasche dei giubbotti si riempiono di caricabatterie, cavi e cavetti, l’immancabile adattatore per le prese inglesi. Una delle due addirittura toglie un maglione dalla valigia e se la lega in vita. Ora sono soddisfatte, e infatti le valigie spariscono sul nastro trasportatore senza alcun intoppo. Ora tocca a me e l’addetta, appena vede il mio passaporto britannico, inizia a parlarmi in inglese - un buon inglese, per fortuna.

Liberato dal fardello più pesante procedo senza indugio al varco dei metal detector. La coda è già lunga ma per fortuna si avanza spediti. A uno dei varchi l’allarme suona in continuazione, richiamando l’attenzione di tutti: sta passando una signora anziana e probabilmente ha ancora addosso qualche monile metallico. Davanti a me ritrovo uno dei due gruppi di belle donzelle: purtroppo sento che parlano francese, probabilmente si imbarcheranno sul volo per Parigi Beauvais, quindi non me le ritroverò sul mio volo. In compenso l’addetto, prima di farle passare, chiede loro di togliersi le scarpe/sandali, facendo gioire la mia parte più feticista! Passo senza problemi, nel bagaglio a mano non ho alcun liquido ma in quanto a dispositivi elettrici/elettronici ho la macchina fotografica, due cellulari, un tablet, un rasoio elettrico nonché alcuni caricabatterie e cavi vari. Nonostante non abbia nulla di vietato né di pericoloso, ho sempre quel pizzico di paura che l’addetto al monitor si allarmi. Ma chissà quante ne vedono anche loro! Mentre la signora anziana è appena passata dal metal detector dopo aver finalmente capito che il mazzo delle chiavi di casa non andavano tenute in tasca, raccolgo le mie cose dal vassoio e mi inoltro nella zona partenze, con la maggior parte dei negozi ancora chiusi; quelli già aperti sono assediati dagli avventori, ma mi pare che passino tra gli articoli esposti senza comprare nulla (liguri anche loro?). Come un gatto, faccio un giro di perlustrazione della sala partenze del piano terra e dalla grande vetrata dei gate si intravvedono i musi di alcuni 737 Ryanair, che ancora riposano prima di un altro giorno in giro per l’Europa. La porta verso la sala del piano superiore per i voli extra-Schengen è già aperta, ma questa volta non mi serve, infatti imbarcheremo dal gate 11, a piano terra - è la prima volta che per andare oltremanica non passo dal primo piano! La zona di attesa per il mio gate si sta già popolando, si vede che oggi anche i poliziotti di frontiera sono mattinieri. Passo rapidamente il controllo passaporti e trovo da sedermi vicino al banco del gate. In poco tempo la sala si riempie, e cedo il mio posto a sedere a un signore anziano; qualcuno comincia ad abbozzare una coda davanti al gate, così decido di aggiungermi in coda. Con i posti assegnati, non ci sarebbe bisogno di questa gara a chi sale per primo, ma tant’è… ormai credo faccia parte del DNA del viaggiatore Ryanair! C’è chi si mette pazientemente in coda, chi tenta di passare avanti con la classica “coda radiale” di stile italico e chi, come un gruppo di ragazzi chiassosi ma allegri, trova un angolino per sedersi in terra e giocare a carte. In generale mi pare che siamo tutti impegnati a scrivere messaggi, giocare sul cellulare, leggere un e-book. Sospetto che il volo sarà pieno, perché la saletta ormai è praticamente piena. La grande vetrata lascia intravvedere il piazzale e la pista, ma non è l’ideale per fare qualche foto (che comunque -le foto alle strutture- sarebbero vietate dato che trattasi di aeroporto militare), e anche il riflesso delle luci bianche interne non aiutano a vedere all’esterno, anche se sta quasi albeggiando. Alla fine il tempo passa in fretta e presto inizia l’imbarco dei priority. Questi non sono molti, perlopiù trattasi di famiglie con bimbi piccoli e alcune coppie di anziani. Toh, chi si rivede, c’è anche la signora anziana del metal detector! Superiamo questo ulteriore controllo e ci incamminiamo verso l’uscita, dove un addetto di rampa ci fa aspettare per l’imbarco. Nel frattempo metto via il passaporto, mi tengo la carta d’imbarco e prendo il telefonino, che userò per prendere nota delle marche dell’aereo. Sono anni che quando volo sui 737 Ryanair mi siedo sempre al 31F: no, niente di scaramantico, è solo che da quella fila il finestrino è proprio giusto per fare qualche foto, e poi non è lontano dall’uscita .. perché da buon capricorno, la prudenza non è mai troppa (o forse è solamente la mania di avere sempre tutto sotto controllo). Per la cronaca, volerò su EI-FIB. Solita bolgia per trovare spazio nelle cappelliere ai troppi trolley, gli assistenti di volo fanno miracoli (secondo me si addestrano all’incastro giocando a tetris!), e si perde parecchio tempo prima che tutti i passeggeri siano seduti al proprio posto. Quando i posti non venivano assegnati si faceva molto prima, in genere trovavi la prima fila vuota, entravi e ti sedevi al finestrino, e così via; ora è tutto uno scavalcarsi, ma a quanto pare sono tutti più contenti perché quelli che viaggiano in gruppo possono sedersi “vicini-vicini” anche se si imbarcano all’ultimo minuto.

Scopro che l’aereo non è pieno, anzi… nella mia fila 31 ci sono solo io - anche se poi, a metà volo, due donne originariamente al 30 B e C si spostano nella 31 così da poter avere un finestrino tutto per loro. Parte la dimostrazione di sicurezza che, come al solito, non è seguita da nessuno. Fossi un A/V, prenderei una persona a caso e gli chiederei di farmi vedere come si indossa un salvagente!


Dopo il pushback e un’occhiata alla fauna locale (altri 737 FR, un AZ, alcuni biz) ci accodiamo a un altro velivolo e attraversiamo la testata della 22R: sarà quindi un decollo dalla 22L. Si attenuano le luci, creando quell’atmosfera che sa sempre un po’ di magia, arrivati in testata attendiamo il decollo del nostro predecessore, intanto come mio solito continuo a osservare le persone: c’è il viaggiatore assiduo, che continua a leggere come se niente fosse, c’è quello assonnato che si è alzato troppo presto per prendere questo volo e che è già fra le braccia di morfeo, ci sono quelli che non vogliono far vedere la loro paura di volare diventando improvvisamente loquaci, e chi è letteralmente paralizzato dal pensiero che fra qualche minuto tutte queste tonnellate di metallo, persone e bagagli si libreranno in aria. Il mio pensiero per un attimo va alla signora anziana del metal detector. Poi invece prevale l’emozione del decollo, e allora vorrei che accanto a me, invece che un sedile vuoto o un signore sconosciuto, ci fosse la donna che amo, perché le cose belle, se le condividi con chi ami, diventano ancora più belle. Ci allineiamo sulla 22L e senza indugio i motori iniziano a rombare. Sentirsi schiacciati al sedile durante l’accelerazione, la corsa sulla pista, la rotazione e poi su: solo quello vale il prezzo del biglietto!



In pochi minuti siamo già sul mare, dal mio finestrino apprezzo tutta la costa della Versilia, con le Alpi Apuane poco dietro che con questa luce sono magnifiche. Viriamo un poco a dritta in direzione Genova/Torino/Parigi/Londra (quasi tutto in linea retta) e dopo poco scorgo tra la foschia mattiniera il Golfo della Spezia, con le tre isole davanti a Portovenere e la città capoluogo, che almeno da questa altitudine, è proprio bella! Saliamo spediti verso la quota di crociera (che non so qual è - ho notato che quando il comandante presenta il volo prima della partenza, il volume è sempre così basso che non si capisce niente. Peccato!) e in pochi minuti il mare sparisce dalla mia vista: il prossimo mare che vedrò, nuvole permettendo, sarà la Manica. Intanto inizia il servizio a bordo, ma non mi interessa, ho ancora sullo stomaco la colazione fatta alle 4 di notte. Nel frattempo le nuvole si intensificano, passato l’Appennino, più o meno sul Monferrato, non si vede praticamente più niente a parte le vette alpine più alte. Qua e là si notano le scie di altri aerei, altre tonnellate di metallo, bagagli e persone: chissà da dove vengono, chissà dove vanno.


Assorto nei miei pensieri, a un certo punto sento i motori che rallentano e si inizia una lenta discesa: quindi dovremmo essere sulla Manica, più o meno sopra Dieppe o poco più a est, ma non si vede assolutamente nulla. Come per chi una volta attraversava l’Atlantico e alla prima vista della terraferma gridava “l’America!”, così la prima vista della Gran Bretagna, la mia seconda patria, mi dà sempre un brivido ancestrale, per me quella è “casa”. Purtroppo oggi si vedono solo nuvole e sarà così ancora a lungo. Si prosegue in rettilineo ancora per molto, suppongo che avremmo sorvolato Hastings, Gatwick e, nei pressi di Heathrow, si vira a dritta per essere già più o meno allineati con la pista 05. Tra la coltre di nubi cominciano ad apparire i primi segni di terra, zone abitate della periferia ovest di Londra, e in qualche punto notiamo il riflesso del Tamigi. Un po’ di turbolenza attraversando le nuvole più basse fanno zittire i più apprensivi e fanno svegliare i più dormiglioni. Alcune ampie virate mi dicono che atterreremo sulla 23, infatti scorgo la pista sulla nostra sinistra quando saremmo a circa 10 miglia a nord. L’atterraggio è deciso, e anche un po’ scentrato, infatti quelle sterzate ad alta velocità sulla pista zittiscono parecchie persone. Io mi sentivo un po’ al luna park! Lasciamo rapidamente la pista, perché la coda di aerei in attesa di decollare è lunga, e anche per quanto riguarda gli atterraggi, a quest’ora della mattina ne arriva uno ogni due minuti. Parcheggeremo allo stand 51R (le volte che ho preso questo volo, arriva quasi sempre in questi stand, 50, 51 o 52), quindi arriveremo nel terminal principale a piedi.


Nonappena l’aereo si ferma (e le cinture di sicurezza di molti sono già slacciate da un pezzo), si alzano tutti e si avventano alle uscite. Calma ragazzi, ché tanto la scala non è ancora arrivata! Scoppia anche una mezza litigata tra una ragazza e un signore, per colpa di una accidentale (mi auguro) gomitata di quest’ultimo rifilata in faccia alla ragazza. Me la prendo comoda, e faccio bene: alla fine attenderemo almeno 10 minuti prima dell’apertura delle porte. Lascio defilare i più, prendo lo zaino e mi accodo. L’aria è fresca, sa di gomma e kerosene, come sempre accade negli aeroporti, ma per me è aria inglese, aria di casa.


Al termine della scala mobile che porta all’immigrazione, notiamo che la coda è biblica! I banchi sono quasi tutti aperti, ma dovranno sicuramente fare qualcosa per risolvere la situazione. Stanno lavorando tanto nella zona partenze, air-side, piena di negozi e quindi di profitto, ma bisognerebbe mettere mano anche qui in qualche modo (forse mettendo una seconda fila di banchi di immigrazione al piano di sotto?) Gli addetti fanno quello che possono, chi ha il passaporto britannico biometrico è invitato ad andare ai banchi automatici. Ok, mi accodo, in uno zig zag infinito, anche se i banchi automatici sono 14 e tutto sommato si procede senza troppi intoppi. Una volta passata anche questa barriera, e quindi ufficialmente in Inghilterra, vado a raccogliere la valigia, che arriverà dopo pochi minuti.


La giornata è ancora lunga, sono le 8.30, anzi no, le 7.30 e il treno per Londra mi partirebbe alle 10.30, quindi ho tutto il tempo per mangiare qualcosa e possibilmente per prendere uno dei treni precedenti a quello previsto. A Londra dovrò prendere la metropolitana fino a Paddington e poi saranno altre 3 ore e mezzo di intercity prima di arrivare. Qui però si esula dal campo dell’aviazione civile, quindi direi di chiudere qui questo trip report un po’ anomalo, senza immagini grafiche ma forse chi ha avuto la pazienza di leggere tutto avrà potuto farsi un piccolo viaggio personale, se non altro con la fantasia.
 
Ultima modifica:
Hai uno stile di scrittura davvero interessante, riesci a trasmettere tutto anche senza una foto. Veramente ben fatto. ;-)
 
Complimenti, sei riuscito a farmi immaginare il tuo viaggio, e devo dire che anch'io negli aeroporti amo osservare la gente che cerca di cavarsela :)
 
l'idea stessa di farmela in treno da Stansted al Devon mi uccide dentro. Odio i treni inglesi. Per il resto, ottimo TR
 
Io sono rientrato (a Londra) dall'Italia ieri. Per molti versi mi posso identificare con quello che scrivi, anche se sono allergico a STN! Bel racconto, ennesima prova che descrizione + immaginazione valgono forse piu' delle immagini!
 
Eccellenti capacità narrative! riuscire a rendere interessante la descrizione di un volo ryanair è davvero dura! anche se letta così, devo dire che se non lo avessi citato difficilmente si capirebbe che era un volo Ryan.... mancavano i soliti stereotipi "sedile stretto-serviziospam-trobette a gogo"....
 
Vi ringrazio per i commenti positivi!

E per quanto riguarda gli stereotipi, sono appunto solo stereotipi: il sedile stretto (io sono "largo", quindi per me i sedili sono un po' stretti tutti, e comunque tutto sommato non sono particolarmente scomodi), servizio spam (per un volo di due ore posso anche resistere e non comprare/mangiare/bere nulla). Per le trombette, sinceramente mi mettono allegria - trovo più pacchiani gli applausi all'atterraggio!
Andata e ritorno, con bagaglio in stiva per circa 100€, uno non si aspetta certo di essere servito e riverito, ma il servizio lo reputo buono: aerei nuovi o semi-nuovi, puliti, in genere puntuali e personale gentile (o almeno non hanno la spocchia / puzza sotto al naso che ho visto sulle facce del personale di parecchie altre compagnie)