TR Svezia (no foto)


FLRprt

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17 Novembre 2009
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TR senza foto: la compact flash della camera è andata a passeggio con donne di facili costumi, tentativi di recupero falliti. Quando me ne sono accorto, la bestemmia da competizione di trentadue minuti di Fantozzi è stata surclassata di almeno un ordine di grandezza. Pazienza … (ma porc#!@$@*<\=§. Tanto, di foto OT sulla meta ce ne sono abbastanza, mentre quelle aeronautiche non erano né molte né significative).
Finalmente si torna in Svezia per far vedere a mia figlia un altro paese, un po’ meno stressogeno e con tanta natura. Programma: Firenze – Stoccolma, macchina pronta all’aeroporto per una escursione in Dalarna, seguita da tre giorni a Stoccolma e poi ritorno. Da Firenze le alternative sono: Lufthansa/SAS via Francoforte o Monaco -cassata, visto che le ultime volte che l’ho utilizzata mi hanno fatto diverse sguerguenze ai bagagli e visto che il servizio di bordo SAS è da low cost mentre i prezzi sono da major-; Austrian (via Vienna) Swiss (via Zurigo) e Brussels (fu Sabena, che ha la caratteristica di arrivare a Bromma, il city airport di Stoccolma) cassate per orari non confacenti; British via Londra improponibile (non ho proprio punta voglia di un transfer Gatwick - Heathrow); oppure utilizzando Sky Team. A parità di prezzi AZ e AF propongono FLR-AMS-ARN e viceversa con partenza di primo mattino ed arrivo a mezzogiorno oppure partenza a metà pomeriggio ed arrivo in serata: comunque cinque ore e spiccioli compreso il transito; sempre a parità di prezzi KL invece offre una interessante opzione: andata FLR-AMS-ARN al mattino, ritorno ARN-CDG-FLR con partenza a mezzogiorno ed arrivo a Firenze alle cinque e mezzo: se qualcosa va storto nel transito c’è la possibilità di un salvataggio in corner (che non ci sarebbe invece se l’inconveniente succede a sera: il lunedì mattina alle otto c’è da essere al pezzo). Se ci fosse stata ancora la Sterling … Il primo che mi dice “Perché non vai con Ryan?” lo fucilo con la risposta: voglio andare a Stoccolma, non a Nyköping, partendo da Firenze/Firenze e non da Pisa/Firenze: ci metto più tempo e per l’anda non risparmio mica. E poi date ed orari non mi andavano bene. Comunque il risultato è di usare in un colpo solo le due compagnie Sky Team europee (in attesa che diventino una sola compagnia aerea …)
Il viaggio non comincia bene: prenoto via agenzia e mi sbagliano il nome di mia moglie sul biglietto (e KLM non risponde alla mail di richiesta di rettifica, ma poi non ci sarà nessun problema); non mi riesce fare il check-in on line (risposta del sito KLM nel migliore stile Windows: si è verificato un errore imprevisto. Forse perché il primo volo è AZ ancorché in code sharing?) e quindi sveglia anticipata di mezz’ora buona per arrivare in aeroporto con congruo anticipo.

FLR-AMS AZ0114 22aug 0650-0855 (Airbus A319). Siamo abbastanza pieni, spannometricamente 75-80%, ed il benvenuto a bordo del comandante è: ci hanno dato uno slot di venticinque minuti perché Schiphol sta operando in bassa visibilità. Coincidenza di 80’, quindi a meno di ulteriori problemi ce la dovremmo fare. A Diekirch, quindi ancora ben lontani da Schiphol, ci fanno scendere a 24.000 piedi -ecco a che serve l’airshow- e ci inchiodano lì per tutto il Lussemburgo ed il Belgio, poi fermi a sfornare biscotti tra Anversa e Rotterdam per un buon quarto d’ora: ad occhio non sembra esserci nebbia a terra. Dopo un po’ ci fanno scendere, sempre in holding, e finalmente mettiamo la prua su Amsterdam: atterraggio per la Buitenveldertbaan -ora c’è il sole, visibilità ottima- e luuuunga passeggiata per la circonvallazione passando dall’altra parte del terminal prima di arrivare al finger. Abbiamo una quarantina abbondante di minuti di ritardo sullo schedulato: siamo al modo C, 10 minuti di corsa al gate D28: ma proprio quello in punta al molo dovevano darci? Volevo salire fino alla terrazza per vedere il Fokker!

AMS-ARN KL1109 22aug 1015-1215 (Boeing B737-900: una chicchetta, non ce ne sono mica tanti in Europa in servizio di linea. 189 sedili di cui i centrali delle file di Business bloccati). Aereo pieno a tappo, l’imbarco inizia all’ora prevista per la partenza e sblocchiamo con più mezz’ora: fortunatamente siamo il numero 2 al decollo e ce ne andiamo per la 24. Mai fatto un rullaggio così corto a Schiphol, pochissime centinaia di metri! L’aereo è abbastanza nuovo, ma non mi fa una grande impressione: no air show, pitch quasi tollerabile ma aereo stretto, abbastanza rumoroso in coda (sono nella penultima fila). Non avrei punta voglia di farci un volo dalle tre ore in su: insomma, secondo me l’A321 è meglio (il dibattito è aperto). Su AZ il servizio di bordo si era limitato al classico “biscotti o salatini”; qui arrivano due bei paninozzi (uno prosciutto uno formaggio) e doppia bevuta: ci voleva, un fermino sullo stomaco! Sono curioso di vedere come ci tratterà AF al ritorno. Tempo nuvoloso, atterrando ad Arlanda non troviamo pioggia ma i piazzali sono bagnati. Al nastro, sorpresa! Tre bagagli su tre non pervenuti: ecchec…, il tempo a Schiphol lo hanno avuto. Il Lost and Found è efficientissimo: bagagli rimasti ad Amsterdam, arriveranno alle quattro e mezzo col volo successivo. Poiché abbiamo l’albergo prenotato a Mora, quasi trecento chilometri più a nord, e poiché non voglio arrivare a tarda notte lascio istruzioni di mandarmi le valige all’albergo: l’addetta mi dice che arriveranno via corriere in nottata. Sarà … Intanto sono le una e mezzo passate, quindi il ritardo è ormai sensibile.

Ritiro la macchina (Skoda Fabia: più brutta non era possibile? Ma quanto a dotazione e prestazioni è né più né meno una Volkswagen Polo, quindi va più che bene), breve sosta a Sigtuna per un panino e via sulla statale per Mora, uno dei centri principali della Dalarna. Si tratta di una regione a carattere rurale nell’interno della Svezia, ricca di laghi e di colline, sulla direttrice da Stoccolma a Trondheim: qualcuno ha presente quelle specie di fette di pane croccante di segale “Leksand” che si trovano al reparto Food dell’Ikea? Vengono da lì, come i cavallini di legno dipinto che sono diventati uno dei simboli della Svezia. Traffico scarso, ma piove ed a momenti diluvia. Peccato perché il paesaggio sarebbe molto interessante, continuamente mosso ed in mezzo ad una bella campagna che si alterna con tratti di bosco. Primo commento della mia bambina sulla Svezia (per lei è la prima volta): ma come à pulito qui. Arrivati al lago Siljan, su cui si affaccia Mora, e faccio la strada sulla sponda occidentale lasciando la statale: ad un bel punto panoramico sul lago, ben distante dagli abitati, si trova un bagno pulitissimo e ben dotato di carta igienica, sapone, asciugamani nonché di acqua calda nel lavandino!!!!! Che dire, complimenti alla Pro Loco o chi di competenza. Ci sarebbe una casa di Babbo Natale da queste parti, ma è già chiusa (le vacanze qui sono finite). Arriviamo in albergo per cena: per non romperci le scatole e vista l’ora tarda per le abitudini locali andiamo al ristorante dell’albergo, più che dignitoso, che mi accoglie con due sorprese: l’olio d’oliva sui tavoli ed una scelta di formaggi locali sul menù. Questi ultimi decisamente interessanti, soprattutto i caprini! Al risveglio a) c’è un bellissimo sole b) nella notte sono arrivati i bagagli!!!!! Giuro che non ci avrei scommesso un centesimo: qualche anno fa LH ci aveva messo più di 36 ore per farmi arrivare i bagagli a Visby, bagagli incagliati con coincidenza di quasi due ore a Francoforte! Meta del giorno, l’Orsa Björnpark ad un’oretta di macchina da Mora. Un parco zoo dedicato alla fauna nordica, locale e non (volpi, ghiottoni, linci, lupi, orsi bruni e bianchi, tigri siberiane, leopardi persiani ed un leopardo delle nevi che non vuole saperne di uscire dalla tana. Più qualche gufo). I recinti -assolutamente non sono gabbie- sono molto ampi e non è facile vedere alcuni animali come i lupi, di per sé elusivi: ma basta aspettare l’ora del pasto e si fanno vivi sbucando tra le piante. Il tutto immerso in un bel paesaggio ormai montagnoso con i laghi Orsa e Siljan sullo sfondo. Il giorno dopo visita al bel museo dedicato ad Anders Zorn, un paesaggista e ritrattista attivo a cavallo tra l’800 ed il ‘900 -non sarà un grande, ma ha una capacità quasi spaventosa nell’uso dell’acquerello-, poi procediamo per Falun: la cittadina è graziosa, ma il “must” è la Falu Gruva: una miniera di rame, attiva probabilmente dall’anno 1000 e chiusa da 15 anni: il rame di questa miniera è stata la ragione della prosperità della Svezia nel 1600. E dagli scarti di lavorazione della miniera viene il colore rosso utilizzato per proteggere gli edifici in legno, colore tipico della Svezia. Si va in miniera con una visita guidata di un’ora scendendo fino a 77 metri sottoterra (maglione + scarpe chiuse ed impermeabili caldamente consigliati): il caschetto e la mantellina li passano, le calzature no. E la miniera è fredda e bagnata. In superficie, una serie di crolli delle gallerie hanno lasciato una voragine quasi circolare a gradoni: il risultato è esattamente come ci figuriamo l’inferno di messer Dante. E via di nuovo in macchina per Stoccolma: Google Maps consiglia di raggiungere Gavle e prendere la E4, la strada costiera verso il nord, ed ha ragione; si allunga di una quarantina di chilometri rispetto alla diretta (è come fare i due cateti di un triangolo rettangolo) ma si va via lisci, attraversando solo due o tre paesini prima di imboccare l’autostrada, anche se il paesaggio è meno bello. A Gavle, avendo tempo, ci sarebbe anche il museo delle SJ, le ferrovie svedesi … Ah, per strada occhio ai rilevatori di velocità: niente autovelox, ma radar con telecamera. Quando si vede un cartello blu con una telecamera, frenare: aspettare a farlo dopo il cartello è tardi. In autostrada velocità massima 120 o 110; nella tratta a 120 lo spartitraffico centrale è largo più che a sufficienza per una terza carreggiata, non una terza corsia: beati loro che hanno spazio! Per duecento chilometri regolo la velocità solo con il cruise control senza toccare acceleratore e freno, proprio come ero riuscito a fare una settimana prima sulla Salerno-Reggio Calabria (cala Trinchetto … !). In tutto ho fatto ottocento chilometri senza mai suonare il clacson od incavolarmi con qualcuno che ha fatto qualche manovra per la quale, anche se il traffico entrando a Stoccolma era abbastanza sostenuto. Mah … beati loro!
A Stoccolma infliggo un museo “serio” alla bambina, l’Historiska Museet: motivo, il cercare di spiegarle che i vichinghi non erano affatto quegli scemi grassi che andavano in giro con l’elmo con le corna. Inoltre il museo ospita una serie di altari medioevali scolpiti in legno dipinto provenienti da chiese di tutta la Svezia: un genere di oggetti artistici per noi assolutamente sconosciuto, ed una collezione di preziosi impressionante (nonché una cafeteria che offre un piatto XXL di salmone marinato ad un prezzo di una decina di euro). Si passa poi a qualcosa di più leggero, ma non meno interessante: la nave Vasa. Fuori dal museo è parcheggiato il rompighiaccio Sankt Erik del 1915: legno ed ottone negli interni, doppia macchina a vapore perché ha una elica a poppa ed una a prua, mantenuto ad uno stato quasi originale (hanno solo adattato le caldaie da carbone a gasolio, allargato un po’ la timoniera e montato un po’ di elettronica, sotto forma di radar e scandagli). E se a qualcuno piacciono le barche, vela o motore, di legno … vada a rifarsi gli occhi. Poi gita a Drottningholm (con il meraviglioso teatrino di corte tutto in legno) e da ultimo una giornata completa allo Skansen. Cos’è lo Skansen? Difficile dirlo. E’ un museo all’aria aperta, dove sono state trasportate tutta una serie di costruzioni quali fattorie, una scuola, una chiesa, un accampamento Sami, una grande villa e via andare da tutte le parti della Svezia; non riproduzioni ma originali complete di arredi. In più c’è una parte urbana con tutte le attività del buon vecchio tempo che fu, con mezzi originali (il piccolo emporio di paese, la tipografia, il calzolaio, l’officina meccanica con la trasmissione a cinghie del moto per azionare le varie macchine, la farmacia, il panettiere eccetra eccetra). Non basta: un piccolo zoo dedicato sempre agli animali locali (orsi, renne, alci) più bisonti. Anche se sono bisonti europei, sono belli grossi. Inoltre c’è un acquario/terrario dedicato ad animali più esotici: siete mai stati in mezzo ai lemuri, dentro nella loro gabbia? C’è voluto del bello e del buono per fare venire via la bambina dal recinto dei suricati (potenza dei cartoni animali, ehm animati). Il personale di servizio veste i costumi tradizionali delle zone di provenienza del singolo edificio. Non è né Disneyland né un Italia in miniatura: quello che c’è esposto è vero. Ma vale la pena di perderci una giornata: quanti di noi hanno visto come si filavano la lana od il lino, attività ben note anche qui?

Ed infine il ritorno. Dopo aver sperimentato autobus battelli tram taxi e metropolitana (la linea tre, quella blu, secondo me è la più bella d’Europa) manca il treno e quindi è il caso di provvedere: per andare ad Arlanda, cosa di meglio dell’Arlanda Express? 20 minuti di percorso (si viaggia fino a 200 km/h), tre corse l’ora di domenica, special offer 290 corone per due adulti + max. 2 bambini. Avete presente il Leonardo (quello tutto fuorché Express)? Stendiamo un pietoso velo. Dimenticavo, check-in on line riuscito. Però ARN come aeroporto è parecchio invecchiato, quanto ad estetica.

ARN-CDG AF1763 28aug 1210–1450 (Airbus A319). Aereo pieno, anche nelle tre file di business, sblocchiamo spaccando il secondo. Macchina vecchiotta, senza IFE, niente LD3 per il bagaglio. Ore una, arriva la pappa: vassoietto freddo con pasta e salmone, pane, Camembert e dolcetto! Era un po’ tanto tempo che non trovavo in turistica un qualcosa che somigliasse ad un pasto su un volo intraeuropeo. Se poi avessero scaldato il pane … Arriviamo a CDG, ci tocca la 27 destra e poi quasi 10’ fermi all’holding point per attraversare la 27L utilizzata per i decolli: spotting point privilegiato (quello che stacca prima, incredibile dictu, è un marciobus AF che peraltro è quello che mostra meno entusiasmo a salire). Dopo sei heavy ci sarebbe un Easyjet: caution, wake turbolence e tocca a lui aspettare; finalmente ci fanno attraversare per un altro lunghissimo rullaggio al finger passando davanti alla Regina, altro che il Jumbo: F-BVFF, meglio nota come Concorde. Per me, il più bell’oggetto volante che abbia mai staccato le ruote da terra. Ovviamente ci tocca un tubo in testa al molo destro del terminale 2F: evvai con il lungo e difficile trasferimento al 2G, neanche tanto ben segnalato: se si sa dove andare OK, ma nel passaggio nel 2E non si sono sprecati quanti ad indicazioni. La navetta airside c’è se si va dal 2G verso gli altri terminali: il perché non sia possibile farla nella direzione contraria, mi sfugge. Già il 2G è pressoché un aeroporto a parte, a due chilometri di distanza dal resto (e per andare dal 2G all’1 od al 3 … si farebbe prima con l’aereo); poi il dovere rifare i controlli di sicurezza è sempre una seccatura. Fortunatamente in arrivo abbiamo fatto orario, e quando arriviamo al 2G dopo aver preso al volo la navetta mancano quasi quaranta minuti alla partenza: il tempo per farmi un regalo: A380, di Michel Fraile e Michel Polacco (E.P.A.-Hachette).

CDG-FLR AF5044 operated by Citijet 28aug 1555-1750 (BAe Avro RJ85). Aripieni a tappo, ce ne andiamo in orario (almeno dal 2G per la 28 destra il rullaggio è corto) e volo senza storia con visibilità da urlo dalle Alpi in avanti, per essere a fine agosto: da Genova si vede mezzo Tirreno isole comprese. Arriviamo con un quarto d’ora di anticipo, che ovviamente perdiamo alla riconsegna bagagli: il Vespucci ha tre nastri, ma nel tunnel di scarico ci sta un solo “treno” di carrelli per volta. Quindi chi tardi arriva male alloggia (noi siamo dietro AZ da Catania, ma subito dopo di noi c’è LH da Francoforte). Questa volta la sorpresa è in positivo: le nostre valige escono tra le prime dieci!!! Io ero quasi per andare direttamente al lost and found, calcolando la connessione perigliosa di Parigi …
 
Peccato per le foto. Il rompighiaccio Saint Erik l'ho visto bene anche io, e sono sceso fino in fondo alla sala macchine. :D
 
La regione del Dalarna non si vede tutti i giorni! Perciò...peccato per le foto! Per il resto, bellissimo racconto!