Vabbè, in qualche modo riesco a passare la sicurezza. Una ragazza, accento posh da "io-ho-studiato-in-una-boarding-school" sta litigando perchè il suo sifone di crema per le mani è troppo grosso e va buttato. Nel parapiglia io e la mia pericolosissima tessera komunista riusciamo a passare, di soppiatto, e entriamo nel sancta sanctorum di LCY...
Che è più o meno grosso come la sala d'attesa della stazione di Biella San Paolo, ma nonostante ciò è ripieno di negozi, compresa una monumentale libreria contenente tutti i bestseller della sezione "libri di management" dell'Economist. È LCY, dopotutto...
Il City airport è così City che i fondi di asset management sponsorizzano persino i gates di imbarco:
Riesco, dopo un po' di coda, ad arraffare un posto alla finestra. Questo il panorama:
Passo un po' di tempo a rivedere le mie note per la riunione
E a ricordarmi che, sì, è il 28 di giugno (e a chiedermi che ci faccio qui, domanda come al solito senza risposta).
Poi, dopo un po', il buffo Avro Cityjet va via, lasciando una nuvola di kerosene A1 in tutto il terminal, e viene sostituito da questo simpatico saltafossi, appena giunto da uno degli ultimi paradisi fiscali del vecchio continente.
L'arrivo mi permette di mostrarvi il curioso metodo di parcheggio usato a LCY dove, per motivi di spazio, non c'è modo di avere dei trattori per il pushback.
Innanzitutto abbiamo due redcaps, uno a metà stand e l'altro (in questo caso una donna, e pure caruccia anche se non si vede) sul margine sinistro (o destro per il pilota).
Il nostro aereo arriva e si allinea per il parcheggio (notate le tacche per lo stop!)...
Inizia a girare...
E si ferma in diagonale, culo verso il terminal e muso in fuori, pronto per ripartire.
Dopo non molto è il nostro turno, gate numero 5. Il gate è al livello del terreno, vi si accede da una rampa di scale piastrellate che fanno molto spogliatoio da piscina, mentre il nostro E170, G-LCYD, ci attende fiducioso.
L'interno si mostra in tutto il suo splendore. In piú c'è anche un discreto odore di carburante.
Fuori piove a nastro, per la gioia di grandi e piccini e delle signore con gonna con spacco inguinale e tacco chilometrico...
Imbarchiamo veloci, e di fianco a me trovo una faccia nota. Un ex graduate di BA, che ha lasciato la compagnia per i soldi di un fondo d'investimento. Chiaccheriamo un po', poi lui si mette a fare l'importante col suo capo, un olandese che sta seduto al 4B, lato corridoio. Mah, sti parvenu.
L'imbarco finisce subito, anche perchè sono salito praticamente per ultimo. Volo stramegapieno, non uno spillo libero a pagarlo. Partiamo in orario e, contrariamente ai pronostici dei bookmakers, voliamo in direzione Estuario, senza quindi viste della città. Non che avremmo potuto vedere granché, perchè le nuvole ci avvolgono fin da subito.
Il 32% dei turisti britannici è di Genova:
Il volo è di nemmeno 40 minuti ma, nonostante ciò, il nostro purser riesce a servire una colazione all'inglese a tutti, sei file di Club piene. Il cibo non è male, di sicuro adeguato per la durata del volo e, direi, anche migliore di quanto servito su BA mainline.
Dettaglio della
misenplaaaaaaaaas, estremamente club level.
(Vabbè, io c'ho provato).
L'unico difetto, se proprio devo trovarne uno, è dato dalle dimensioni minime dell'Embraer. Ho volato sugli E-jets sei volte, ma mai con un passeggero di fianco, e la scomodità si sente, soprattutto se il vicino è uno di quelli che mangia un po' come Bud Spencer (gomiti alti, capo chino e abbondante rumore di risucchio).
Sia come sia, dura poco. Ecco l'Olanda, con un clima sorprendentemente migliore di quello inglese, 15 gradi e sole.
Campi, pale eoliche, canali e scenari assai bucolici.
Atterriamo, come confermato dal first officer, sulla pista più remota dell'aeroporto, la mitica Polderbaan, il che comporta un buon 15 minuti di taxi in quella che sembra la campagna dell'alto vercellese.
Passiamo qualche ospite interessante...
I padroni di casa...
I loro partners in crime di Delta...
E, infine, attracchiamo alla fine del molo D. L'appuntamento coi colleghi è tra 20 minuti, all'uscita 2 degli arrivi. Inizio a correre. La coda ai passaporti è catastrofica, solo due sportelli aperti e una comitiva di profughi senza visti sembra essere appena arrivata. Smoccolo e, dopo un po', miracolo, arriva anche il mio turno. Esco, e mi trovo nella più grossa area landside che abbia mai visto dopo KIX. Iniziano ad arrivare i primi SMS "dovemminchiasei?", e mi butto a pesce verso l'uscita n.2. Sono alla 8.
Alla fine riesco ad arrivare senza morire, e - pensa te! - torniamo airside per la giornata.
...continua...