Parte 1 qui.
Grazie a tutti i commenti alla puntata precedente
Eravamo rimasti all Tour Eiffel di notte. Oggi invece la direzione è quella del Beaubourg. Con la metro sono comodo comodo a scendere in poche fermate a Rambuteau, proprio di fronte al Centre Pompidou; dato che apre alle 10, ho tempo per fare un giro per il quartiere di Les Halles, dove fino agli anni ’70 si trovavano i vecchi mercati generali, sostituiti dal quartiere moderno del Forum des Halles, un concentrato residenziale-terziario-tempo libero architettonicamente discutibile; interessante invece il parco/giardino interno e il riutilizzo di alcune (piccole) parti della vecchia struttura metallica dei capannoni. Già che ci sono passo anche da St-Merry, antica chiesa originaria del VII secolo, e dalla imponente mole di St-Eustache.
La chiesa di St-Merry (1500 circa) con la fontana di Niki de Saint-Phalle L'oiseau de feu, nome appropriato visto che si trova in piazza Igor Stravinsky, autore della musica dell'omonimo balletto.
Ancora antico e moderno a confronto: la massiccia chiesa dedicata a St-Eustache si contrappone al moderno quartiere di Les Halles, edificato sul luogo del vecchio mercato.
Torno indietro che il Pompidou ha finalmente aperto, la coda per l’interno del museo disegnato da Piano e Rogers è veloce e a parte un po’ di disorientamento inziale (non ci sono cartelli...), con l’aiuto della reception riesco a capire che l’esposizione stabile è al quarto e quinto piano. La sezione di arte contemporanea è molto concettuale, al piano sopra invece ci sono i classici della storia dell’arte della prima metà del ‘900: Matisse, Picasso, Braque, Kandinsky, Mirò, Leger. Bel museo, anche come struttura.
Kandinsky, probabilmente il mio pittore preferito
L'autore dev'essere il fratello di Daniele: notare i quattro ventilatori sotto le ali del velivolo, che lo identifica immediatamente come Airbus 340
Dato che sono piuttosto vicino, decido andare a zonzo per il quartiere di Marais, tra tutti forse quello che mi è piaciuto di più. Tranquillità, tranquillità, tranquillità, e alcuni palazzi notevoli. Metto via la macchina fotografica e mi perdo nelle viuzze, passo davanti al museo Carnevalet e a malincuore decido di saltarlo, non faccio in tempo. Arrivo in Place des Vosges e mi svacco su una panchina: camminare stanca, parafrasando Pennac. Dopo qualche decina di minuti di relax nel verde del parco cintato, mi rimetto in moto verso Place de la Bastille e l’oscena Opéra omonima, esteticamente pure peggio degli Arcimboldi, per di più mezza impacchettata per lavori. Next stop: Montmartre. Prendo la metro a Bastille, doppio cambio a Republique e Belleville e scendo ad Anvers. Seguo le indicazioni per la funicolare di Montmartre ma mi perdo qualche passaggio, per cui mi faccio a piedi le schifide viuzzine comprese tra Blvd de Rochechouart e l’inizio della scalinata per il Sacré-Cœur. Il cielo si è rannuvolato completamente, per cui mi affretto ad entrare nella basilica, dove si sta svolgendo tra l’altro un servizio religioso. Si prosegue in coda indiana in senso orario, da sinistra a destra, non si vede nulla di interessante e si riesce dall’altra parte. Giusto in tempo per i diluvio universale! Centinaia di persone si radunano sotto sagrato, appena spiove me la filo dal quel carnaio. Montmartre per ora non mi sta entusiasmando troppo... esce un raggio di sole, discendo i gradini per una foto memorabile e poi mi dirigo verso rue du Mont-Cenis, verso la più tranquilla St-Pierre de Montmartre, che in effetti è deserta.
I cupoloni del Sacré-Cœur si stagliano contro un cielo quasi apocalittico...
Il portale di St-Pierre, la meno famose ma più bella chiesa di Montmartre.
La parte ovest del quartiere mi pare decisamente più tranquilla e vivibile. C’è anche una vigna, così il metanolo è già incorporato nel frutto
Vado a zonzo per il quartiere, ma poco dopo inizia nuovamente a tuonare e un secondo acquazzone colpisce Parigi. Vado di corsa verso la metro più vicina e poi diretto in albergo per un po’ di riposo e la cena.
Au Lapin Agile!
Fa in tempo a quasi rasserenarsi, così decido di andare a fare un giro al Louvre di sera, l’illuminazione è spettacolare.
Cour Carrée
Ala Denon
Piramide, piramidina nord e ala Richelieu
Particolare della piramide con arc du Carrousel
Particolare della piramide con silhouette dell'ala Richelieu
Piramide in solo-mode
Piramide e riflesso nella vasca
Versione notturna del confronto tra Luxor e Eiffel
Passeggio fino a Place de la Concorde e torno in hotel a dormire.
Altro giorno altro museo. Stavolta l’obiettivo è il Musée Orsay che si trova nella omonima vecchia stazione ferroviaria dismessa, ristrutturata da Gae Aulenti, e che ospita le opere comprese tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima guerra mondiale. La maggiore attrazione del museo, oltre alla cospicua collezione di dipinti impressionisti, è la stazione stessa, mantenuta nelle forme originarie; probabilmente il miglior recupero architettonico d’Europa.
Interno del museo
Visto che sono già in zona St-Germain-des-Prés, decido di passare a vedere il Palais Abbatial, chiuso, e di fare un salto fino a St-Sulpice, per vedere se quello che scrive Dan Brown è vero
In piazza St-Sulpice c’è una specie di mercatino-mostra organizzato dalla regione dell’Alsazia. C’è la coda ad un chiosco in particolare, che vende tarte flambée appena sfornate e birre autoprodotte: pranzo fantastico, forse un pelo pesante
Particolare della fontana dei Quattro Cardinali, sormontata dall'omonima statua. Place St-Sulpice.
Ripresomi dallo choc gastronomico-digestivo entro in St-Sulpice, che è davvero notevole e stranamente poco frequentata. Dev’essere passato l’hype post-Dan Brown (contro cui sono esposti all’interno alcuni cartelli scritti – incredibilmente! – sia in francese che in inglese). Ripongo piccozza e vanga nello zaino, giurano che non c’è alcuno scrigno del priorato di Sion
St-Sulpice
Dato che è tutto in zona, vado a fare un salto al giardino del Palais du Luxembourg, alla Sorbona e al Pantheon. Visto che è presto, e per l’ennesima volta minaccia pioggia, vado al Musée de Cluny, un vecchio convento ristrutturato e adibito a museo di arte medievale. L’interno è fantastico, bisogna essere appassionati per apprezzarne l’esposizione, ma l’ambientazione è incredibilmente evocativa. Lo consiglio vivamente, tra l’altro è abbastanza piccolo.
La cappella del convento del Musée de Cluny.
Uno dei tanti arazzi presenti. I pavimenti in legno inchiodato e le pareti in pietra danno a questo ex convento un'aura così... medievale...
Sempre in zona si trova anche l’Istituto del Mondo Arabo, altro parto di Mitterand. La facciata sud, opera di Jean Nouvel, è un incrocio tra il razionalismo occidentale e l’arabesco mediorientale in versione high-tech, con le lamelle meccanizzate che si aprono e chiudono come fossero dei diaframmi di una macchina fotografica. All’interno, oltre a mostre temporanee, c’è anche il museo permanente. Già in lista per la prossima visita.
Foto orrenda, ma sono stato troppo pigro per spostarmi dall'altro lato della piazza
Prendo un kebab in zona e gironzolo indietro fino a Ile St-Louis quando il solo inizia a tramontare, e mi godo Notre-Dame con gli ultimi raggi di sole. Tornando indietro mi soffermo davanti all’Hôtel de Ville per due foto, prima di tornare in albergo per una buona dormita.
Che culo godersi il tramonto da lì sopra...
La mole delle due torri campanarie di Notre-Dame è notevole. Altrettanto pesante è il romanzo di Hugo, Notre-Dame de Paris, che sto cercando di digerire con estrema difficoltà...
Un alto cavalletto e un grandangolo sotto i 24mm sono necessari per uno scatto in notturna dell'Hôtel de Ville. Non avevo nessuno dei due... quindi mano libera, apprezzate l'assenza di Parkinson, please!
Mi sveglio sotto la pioggia, mi armo di ombrello e risoluto vado all’ingresso della Sainte-Chapelle. Dalla guida sembra una cosa assolutamente imperdibile, e per fortuna stavolta non c’è lo sciopero. In compenso la coda per entrare dura quasi 45’, ovviamente all’esterno e sotto l’acqua. Per fortuna che la custodia della digitale tiene...
Al varco io pensavo ci fosse la biglietteria e che la coda fosse generata dal un limite al numero di visitatori. Macché! Il varco è tipo quelli dei filtri di sicurezza aeroportuali, con macchina raggi-x e metal detector, ci manca solo la bustina dei liquidi e le bottigliette da 100ml di Coca Cola ed Evian. Mi cadono le balle. Passati i controlli vado verso il cortile interno, in compartecipazione con non so quale ministero francese, ed entro all’interno della chiesa. Stupeficio. L’esperienza è davvero mistica, le vetrate colorate del piano superiore fanno sembrare quelle di Notre-Dame vetraccio da due euro. Rimango dentro, complice la pioggia, un bel po’. L’attesa vale davvero la pena (ma se non ci fosse sarebbe meglio).
Aspetto che spiova un attimo e mi reco a fare un giro all’ultimo mercato dei fiori rimasto in centro a Parigi, a due passi dalla Sainte-Chapelle. Dato che TW è andato a fare i safari, mi armo di coraggio e faccio il safari dei volatili, con un temibile gallo in libertà sopra la gabbia dei piccioni piumati (in gabbia perché canivori e voracissimi).
Oggi è giornata si spostamenti sulla lunga distanza, ritorno in metro e vado a St-Denis, sobborgo della banlieu parigina dove sorge la celebre cattedrale, luogo di sepoltura dei regnanti francesi fino al 1789 (poi zzzac alla cavezza, anche se alla fine pure per gli altri hanno messo qui delle sculture funebri). La cattedrale è in bello stile gotico, ma la parte più interessante è quella dei monumenti funebri dei regnanti e la cripta, accessibile a parte uscendo dal transetto est. La cripta è un luogo direi etereo, piuttosto buia ma illuminata da piccole vetrate laterali che sbucano dal nulla: io pensavo di essere sottoterra. La quasi totale assenza di turisti rende questo luogo uno dei più interessanti da visitare di Parigi.
L'unica immagine di Carlomagno gradita a molti studenti: MORTO!
Solo perché mi piace. Largo alla vanità fotografica!
Due delle splendide vetrate della cripta.
More of the same.
Nel frattempo il cielo si dirada un po’, per cui, finita la visita, decido di arrischiarmi ed andare al Musée de l’Air et de l’Espace di Le Bourget. La mia guida non lo riporta, ma il museum pass sì: RER fino a Le Bourget e poi autobus 152. Convinto, vado. Scendo a LBG, cerco lo stand del 152 ma trovo solo il 143, 144 e 145. Mannaggia. Vado da un autista e mi arrischio con un parlez-vous anglais? Chiaramente no. Usando le tre parole di francese imparate in quattro giorni, provo con un poco convinto pour le musée aerospatielle de Le Bourget...? e intanto mostro il foglietto del museum pass in cui indico l’autobus 152. Ah, eureka! Mi indica la strada da seguire con dovizia di particolari (in francese), capisco solo di andare a sinistra dopo la rotonda e poi arrangiarmi in zona e guardare le pensiline. Gironzolo un po’ e infine trovo la fermata, l’autobus arriva subito e per fortuna c’è il monitor che indica le fermate. Next stop, aeroporto di LBG.
Arrivo e seguo le frecce, che però mi portano dalla parte opposta all’entrata, verso un ingresso che è chiuso. Mi girano le scatole, c’era scritto che era aperto! Torno indietro e provo a dare un occhio alla parte opposta... è aperto. Fancool, bis. Entro, mostro il pass e la signorina della biglietteria mi consiglia di fare subito il tour del 747 e del Concorde. Non c’è molta gente al museo, che è anche piuttosto esteso, per cui riesco a girare con calma sia sul bestione che sul supersonico. Molto interessante, claustrofobici i finestrini. Posso dire di essere salito sul Concorde, vale?
Sua Maestà! Mi inchino anche io, airbussista convinto. Notare l'aderenza alla realtà: la sporcizia sulla fusoliera è la stessa che equipaggia di serie ogni velivolo Air France
Il 777 ce l'ha più grosso.
Pure il 380 ce li ha più grossi.
Gli Admin bisogna tenerseli buoni
Salottino first class.
Stairway to heaven
Il fascino degli orologi.
Fa impressione pensare che sotto il pavimento e dietro i pannelli di plastica gli aerei siano così...
Ben due gli esemplari esposti.
I sedili sono più piccoli di quanto appaiano in foto...
Un proiettile
Il tempo si rannuvola ma tiene, comunque dopo un giro per la statica esterna torno all’edificio principale per la statica interna.
Tecnologia svedese.
Mi sono dimenticato di fotografare il cartellino...
Il glorioso Spillone
Quando il 320 incontra il 737...
Stessa famiglia...
Compagnia sconosciuta, è esistita davvero?
Uno sguardo sul tarmac di LBG
Mai arrivato alla produzione: Mirage 4000.
Curiosi certi aerei militari francesi degli anni ’50 e ’60. Molto interessante la riproduzione audio del decollo di un DC-3, a bordo di un DC-3, sembrava di partire davvero. Finisco il giro ed entro nel bookshop, davvero molto ben fornito. La cosa più bella e costosa è un megamarcione Air France da oltre 300 neuri, però vuoi mettere che scena sulla scrivania in ufficio!? Basta che non abbiate Daniele come cliente...
L'aereo in questione è un Polikarpov a cui è legato il mio avatar:
Il DC-3 di cui parlavo
Progetti francesi 1
Progetti francesi 2
Compro due cartoline della purtroppo ristretta offerta, io cercavo due sbrillucicanti 767 British Airways, ma ho dovuto ripiegare su due velivoli più performanti. Non hanno francobolli in vendita, per cui mi armo di santissima pazienza e on the way back to Parigi mando un sms a Nicola chiedendo aiuto linguistico; scopro così che francobollo si dice timbre. Riprendo il mitico bus 152 e la RER e torno a Parigi città. Albergo, doccia, cena, e visto che non piove provo l’assalto all’Arc de Triomphe in notturna. Salgo i vari gradini, tralascio il minimuseo sulla costruzione, di cui francamente mi importa proprio poco, e mi fiondo sul tetto esterno da dove si gode di una vista spettacolare di Parigi. Da qualche parte ci sono pure dei fuoci d’artificio, ignoro per quale ricorrenza, per cui spettacolo doppio. Alle 23 una signorina fa il giro per far scendere i turisti, per cui sbaracco e torno in hotel per una ronfata non troppo prolungata.
Imponente, è imponente...
La Defénse in notturna. Tutte le foto dall'arco di trionfo sono scattate incastrando in qualche modo l'incavo dell'impugnatura nelle sbarre di protezione... peccato che spesso la gente si appoggiasse facendola muovere
Alieni!
Continua nella prossima puntata con un bel CDG-BOD di AF e OT su Bordeaux.
DaV
Grazie a tutti i commenti alla puntata precedente

Eravamo rimasti all Tour Eiffel di notte. Oggi invece la direzione è quella del Beaubourg. Con la metro sono comodo comodo a scendere in poche fermate a Rambuteau, proprio di fronte al Centre Pompidou; dato che apre alle 10, ho tempo per fare un giro per il quartiere di Les Halles, dove fino agli anni ’70 si trovavano i vecchi mercati generali, sostituiti dal quartiere moderno del Forum des Halles, un concentrato residenziale-terziario-tempo libero architettonicamente discutibile; interessante invece il parco/giardino interno e il riutilizzo di alcune (piccole) parti della vecchia struttura metallica dei capannoni. Già che ci sono passo anche da St-Merry, antica chiesa originaria del VII secolo, e dalla imponente mole di St-Eustache.

La chiesa di St-Merry (1500 circa) con la fontana di Niki de Saint-Phalle L'oiseau de feu, nome appropriato visto che si trova in piazza Igor Stravinsky, autore della musica dell'omonimo balletto.

Ancora antico e moderno a confronto: la massiccia chiesa dedicata a St-Eustache si contrappone al moderno quartiere di Les Halles, edificato sul luogo del vecchio mercato.
Torno indietro che il Pompidou ha finalmente aperto, la coda per l’interno del museo disegnato da Piano e Rogers è veloce e a parte un po’ di disorientamento inziale (non ci sono cartelli...), con l’aiuto della reception riesco a capire che l’esposizione stabile è al quarto e quinto piano. La sezione di arte contemporanea è molto concettuale, al piano sopra invece ci sono i classici della storia dell’arte della prima metà del ‘900: Matisse, Picasso, Braque, Kandinsky, Mirò, Leger. Bel museo, anche come struttura.

Kandinsky, probabilmente il mio pittore preferito

L'autore dev'essere il fratello di Daniele: notare i quattro ventilatori sotto le ali del velivolo, che lo identifica immediatamente come Airbus 340

Dato che sono piuttosto vicino, decido andare a zonzo per il quartiere di Marais, tra tutti forse quello che mi è piaciuto di più. Tranquillità, tranquillità, tranquillità, e alcuni palazzi notevoli. Metto via la macchina fotografica e mi perdo nelle viuzze, passo davanti al museo Carnevalet e a malincuore decido di saltarlo, non faccio in tempo. Arrivo in Place des Vosges e mi svacco su una panchina: camminare stanca, parafrasando Pennac. Dopo qualche decina di minuti di relax nel verde del parco cintato, mi rimetto in moto verso Place de la Bastille e l’oscena Opéra omonima, esteticamente pure peggio degli Arcimboldi, per di più mezza impacchettata per lavori. Next stop: Montmartre. Prendo la metro a Bastille, doppio cambio a Republique e Belleville e scendo ad Anvers. Seguo le indicazioni per la funicolare di Montmartre ma mi perdo qualche passaggio, per cui mi faccio a piedi le schifide viuzzine comprese tra Blvd de Rochechouart e l’inizio della scalinata per il Sacré-Cœur. Il cielo si è rannuvolato completamente, per cui mi affretto ad entrare nella basilica, dove si sta svolgendo tra l’altro un servizio religioso. Si prosegue in coda indiana in senso orario, da sinistra a destra, non si vede nulla di interessante e si riesce dall’altra parte. Giusto in tempo per i diluvio universale! Centinaia di persone si radunano sotto sagrato, appena spiove me la filo dal quel carnaio. Montmartre per ora non mi sta entusiasmando troppo... esce un raggio di sole, discendo i gradini per una foto memorabile e poi mi dirigo verso rue du Mont-Cenis, verso la più tranquilla St-Pierre de Montmartre, che in effetti è deserta.

I cupoloni del Sacré-Cœur si stagliano contro un cielo quasi apocalittico...

Il portale di St-Pierre, la meno famose ma più bella chiesa di Montmartre.
La parte ovest del quartiere mi pare decisamente più tranquilla e vivibile. C’è anche una vigna, così il metanolo è già incorporato nel frutto

Vado a zonzo per il quartiere, ma poco dopo inizia nuovamente a tuonare e un secondo acquazzone colpisce Parigi. Vado di corsa verso la metro più vicina e poi diretto in albergo per un po’ di riposo e la cena.

Au Lapin Agile!
Fa in tempo a quasi rasserenarsi, così decido di andare a fare un giro al Louvre di sera, l’illuminazione è spettacolare.

Cour Carrée

Ala Denon

Piramide, piramidina nord e ala Richelieu

Particolare della piramide con arc du Carrousel

Particolare della piramide con silhouette dell'ala Richelieu

Piramide in solo-mode

Piramide e riflesso nella vasca

Versione notturna del confronto tra Luxor e Eiffel
Passeggio fino a Place de la Concorde e torno in hotel a dormire.
Altro giorno altro museo. Stavolta l’obiettivo è il Musée Orsay che si trova nella omonima vecchia stazione ferroviaria dismessa, ristrutturata da Gae Aulenti, e che ospita le opere comprese tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima guerra mondiale. La maggiore attrazione del museo, oltre alla cospicua collezione di dipinti impressionisti, è la stazione stessa, mantenuta nelle forme originarie; probabilmente il miglior recupero architettonico d’Europa.

Interno del museo
Visto che sono già in zona St-Germain-des-Prés, decido di passare a vedere il Palais Abbatial, chiuso, e di fare un salto fino a St-Sulpice, per vedere se quello che scrive Dan Brown è vero

In piazza St-Sulpice c’è una specie di mercatino-mostra organizzato dalla regione dell’Alsazia. C’è la coda ad un chiosco in particolare, che vende tarte flambée appena sfornate e birre autoprodotte: pranzo fantastico, forse un pelo pesante


Particolare della fontana dei Quattro Cardinali, sormontata dall'omonima statua. Place St-Sulpice.
Ripresomi dallo choc gastronomico-digestivo entro in St-Sulpice, che è davvero notevole e stranamente poco frequentata. Dev’essere passato l’hype post-Dan Brown (contro cui sono esposti all’interno alcuni cartelli scritti – incredibilmente! – sia in francese che in inglese). Ripongo piccozza e vanga nello zaino, giurano che non c’è alcuno scrigno del priorato di Sion


St-Sulpice
Dato che è tutto in zona, vado a fare un salto al giardino del Palais du Luxembourg, alla Sorbona e al Pantheon. Visto che è presto, e per l’ennesima volta minaccia pioggia, vado al Musée de Cluny, un vecchio convento ristrutturato e adibito a museo di arte medievale. L’interno è fantastico, bisogna essere appassionati per apprezzarne l’esposizione, ma l’ambientazione è incredibilmente evocativa. Lo consiglio vivamente, tra l’altro è abbastanza piccolo.

La cappella del convento del Musée de Cluny.

Uno dei tanti arazzi presenti. I pavimenti in legno inchiodato e le pareti in pietra danno a questo ex convento un'aura così... medievale...
Sempre in zona si trova anche l’Istituto del Mondo Arabo, altro parto di Mitterand. La facciata sud, opera di Jean Nouvel, è un incrocio tra il razionalismo occidentale e l’arabesco mediorientale in versione high-tech, con le lamelle meccanizzate che si aprono e chiudono come fossero dei diaframmi di una macchina fotografica. All’interno, oltre a mostre temporanee, c’è anche il museo permanente. Già in lista per la prossima visita.

Foto orrenda, ma sono stato troppo pigro per spostarmi dall'altro lato della piazza

Prendo un kebab in zona e gironzolo indietro fino a Ile St-Louis quando il solo inizia a tramontare, e mi godo Notre-Dame con gli ultimi raggi di sole. Tornando indietro mi soffermo davanti all’Hôtel de Ville per due foto, prima di tornare in albergo per una buona dormita.

Che culo godersi il tramonto da lì sopra...

La mole delle due torri campanarie di Notre-Dame è notevole. Altrettanto pesante è il romanzo di Hugo, Notre-Dame de Paris, che sto cercando di digerire con estrema difficoltà...

Un alto cavalletto e un grandangolo sotto i 24mm sono necessari per uno scatto in notturna dell'Hôtel de Ville. Non avevo nessuno dei due... quindi mano libera, apprezzate l'assenza di Parkinson, please!
Mi sveglio sotto la pioggia, mi armo di ombrello e risoluto vado all’ingresso della Sainte-Chapelle. Dalla guida sembra una cosa assolutamente imperdibile, e per fortuna stavolta non c’è lo sciopero. In compenso la coda per entrare dura quasi 45’, ovviamente all’esterno e sotto l’acqua. Per fortuna che la custodia della digitale tiene...
Al varco io pensavo ci fosse la biglietteria e che la coda fosse generata dal un limite al numero di visitatori. Macché! Il varco è tipo quelli dei filtri di sicurezza aeroportuali, con macchina raggi-x e metal detector, ci manca solo la bustina dei liquidi e le bottigliette da 100ml di Coca Cola ed Evian. Mi cadono le balle. Passati i controlli vado verso il cortile interno, in compartecipazione con non so quale ministero francese, ed entro all’interno della chiesa. Stupeficio. L’esperienza è davvero mistica, le vetrate colorate del piano superiore fanno sembrare quelle di Notre-Dame vetraccio da due euro. Rimango dentro, complice la pioggia, un bel po’. L’attesa vale davvero la pena (ma se non ci fosse sarebbe meglio).

Aspetto che spiova un attimo e mi reco a fare un giro all’ultimo mercato dei fiori rimasto in centro a Parigi, a due passi dalla Sainte-Chapelle. Dato che TW è andato a fare i safari, mi armo di coraggio e faccio il safari dei volatili, con un temibile gallo in libertà sopra la gabbia dei piccioni piumati (in gabbia perché canivori e voracissimi).

Oggi è giornata si spostamenti sulla lunga distanza, ritorno in metro e vado a St-Denis, sobborgo della banlieu parigina dove sorge la celebre cattedrale, luogo di sepoltura dei regnanti francesi fino al 1789 (poi zzzac alla cavezza, anche se alla fine pure per gli altri hanno messo qui delle sculture funebri). La cattedrale è in bello stile gotico, ma la parte più interessante è quella dei monumenti funebri dei regnanti e la cripta, accessibile a parte uscendo dal transetto est. La cripta è un luogo direi etereo, piuttosto buia ma illuminata da piccole vetrate laterali che sbucano dal nulla: io pensavo di essere sottoterra. La quasi totale assenza di turisti rende questo luogo uno dei più interessanti da visitare di Parigi.

L'unica immagine di Carlomagno gradita a molti studenti: MORTO!

Solo perché mi piace. Largo alla vanità fotografica!

Due delle splendide vetrate della cripta.

More of the same.
Nel frattempo il cielo si dirada un po’, per cui, finita la visita, decido di arrischiarmi ed andare al Musée de l’Air et de l’Espace di Le Bourget. La mia guida non lo riporta, ma il museum pass sì: RER fino a Le Bourget e poi autobus 152. Convinto, vado. Scendo a LBG, cerco lo stand del 152 ma trovo solo il 143, 144 e 145. Mannaggia. Vado da un autista e mi arrischio con un parlez-vous anglais? Chiaramente no. Usando le tre parole di francese imparate in quattro giorni, provo con un poco convinto pour le musée aerospatielle de Le Bourget...? e intanto mostro il foglietto del museum pass in cui indico l’autobus 152. Ah, eureka! Mi indica la strada da seguire con dovizia di particolari (in francese), capisco solo di andare a sinistra dopo la rotonda e poi arrangiarmi in zona e guardare le pensiline. Gironzolo un po’ e infine trovo la fermata, l’autobus arriva subito e per fortuna c’è il monitor che indica le fermate. Next stop, aeroporto di LBG.
Arrivo e seguo le frecce, che però mi portano dalla parte opposta all’entrata, verso un ingresso che è chiuso. Mi girano le scatole, c’era scritto che era aperto! Torno indietro e provo a dare un occhio alla parte opposta... è aperto. Fancool, bis. Entro, mostro il pass e la signorina della biglietteria mi consiglia di fare subito il tour del 747 e del Concorde. Non c’è molta gente al museo, che è anche piuttosto esteso, per cui riesco a girare con calma sia sul bestione che sul supersonico. Molto interessante, claustrofobici i finestrini. Posso dire di essere salito sul Concorde, vale?


Sua Maestà! Mi inchino anche io, airbussista convinto. Notare l'aderenza alla realtà: la sporcizia sulla fusoliera è la stessa che equipaggia di serie ogni velivolo Air France


Il 777 ce l'ha più grosso.

Pure il 380 ce li ha più grossi.

Gli Admin bisogna tenerseli buoni


Salottino first class.

Stairway to heaven

Il fascino degli orologi.

Fa impressione pensare che sotto il pavimento e dietro i pannelli di plastica gli aerei siano così...


Ben due gli esemplari esposti.

I sedili sono più piccoli di quanto appaiano in foto...

Un proiettile

Il tempo si rannuvola ma tiene, comunque dopo un giro per la statica esterna torno all’edificio principale per la statica interna.

Tecnologia svedese.

Mi sono dimenticato di fotografare il cartellino...

Il glorioso Spillone

Quando il 320 incontra il 737...

Stessa famiglia...

Compagnia sconosciuta, è esistita davvero?

Uno sguardo sul tarmac di LBG

Mai arrivato alla produzione: Mirage 4000.
Curiosi certi aerei militari francesi degli anni ’50 e ’60. Molto interessante la riproduzione audio del decollo di un DC-3, a bordo di un DC-3, sembrava di partire davvero. Finisco il giro ed entro nel bookshop, davvero molto ben fornito. La cosa più bella e costosa è un megamarcione Air France da oltre 300 neuri, però vuoi mettere che scena sulla scrivania in ufficio!? Basta che non abbiate Daniele come cliente...


L'aereo in questione è un Polikarpov a cui è legato il mio avatar:


Il DC-3 di cui parlavo

Progetti francesi 1

Progetti francesi 2
Compro due cartoline della purtroppo ristretta offerta, io cercavo due sbrillucicanti 767 British Airways, ma ho dovuto ripiegare su due velivoli più performanti. Non hanno francobolli in vendita, per cui mi armo di santissima pazienza e on the way back to Parigi mando un sms a Nicola chiedendo aiuto linguistico; scopro così che francobollo si dice timbre. Riprendo il mitico bus 152 e la RER e torno a Parigi città. Albergo, doccia, cena, e visto che non piove provo l’assalto all’Arc de Triomphe in notturna. Salgo i vari gradini, tralascio il minimuseo sulla costruzione, di cui francamente mi importa proprio poco, e mi fiondo sul tetto esterno da dove si gode di una vista spettacolare di Parigi. Da qualche parte ci sono pure dei fuoci d’artificio, ignoro per quale ricorrenza, per cui spettacolo doppio. Alle 23 una signorina fa il giro per far scendere i turisti, per cui sbaracco e torno in hotel per una ronfata non troppo prolungata.

Imponente, è imponente...

La Defénse in notturna. Tutte le foto dall'arco di trionfo sono scattate incastrando in qualche modo l'incavo dell'impugnatura nelle sbarre di protezione... peccato che spesso la gente si appoggiasse facendola muovere


Alieni!

Continua nella prossima puntata con un bel CDG-BOD di AF e OT su Bordeaux.
DaV