Chiedo scusa in anticipo per le poche foto dei voli. Spero di sopperire con quelle dell’OT IT.
Ufficio, anno scorso. Nella casella di posta elettronica, il tuo capo ti manda un file di Excel con una lista di corsi e l’indicazione, lapidaria, di sceglierne uno. Quello che voglio? Quello che vuoi, ma solo se ti è utile. Tra circa una trentina di corsi e quattro sedi (Sofia, Berlino, Barcellona e Lisbona) ne scelgo uno a Berlino. Poco ci manca e mi danno la cittadinanza onoraria.
Chiedo all’agenzia viaggi i voli disponibili, con partenza domenica in modo da fare un giretto e ritorno tassativo mercoledì dopo le 18. Le alternative sono solo U2 da MXP, orari bruttini in andata, o all’alba o di notte, oppure AB+AZ da Linate, orario buono in andata e come U2 al ritorno. Andata per gli equity partner, con AZ sono anni che non volo. Peccato che avessi chiesto all’agenzia di bigliettarmi AB per raccattare due miglia con BA, e l’agenzia mi abbia bigliettato AZ. Quando bruceranno le agenzie corporate sarà un passo avanti per l’umanità.
Domenica mattina, causa serata brava da un’amica a mangiare cozze alla Thai e green curry e bere un paio di bottiglie di Ferrari Rosè, mi sveglio con notevole ritardo, per fortuna la valigia è già pronta. Chiamo un taxi e via verso il city airport più amato da Aviazionecivile.it. Con il trasporto pubblico, il trasferimento sarebbe durato un’ora circa, a beccare al volo entrambi i cambi. Con il taxi sono 26€ e circa 15 minuti.
Non sapendo bene dove siano i check-in AB e pensando che l’accettazione fosse ai banchi AZ, mi facci lasciare lì. No. AB ha i suoi banchi, nell’atrio centrale, di fronte a Meridiana per intenderci. Ovviamente, essendo il volo con codice AZ ma operato da AB, non si può fare check-in da casa.
Anche se il bagaglio è da cabina lo imbarco sempre se posso, non ho connessioni strette e non ho fretta di uscire dall’aeroporto. Tirarsi dietro il trabiccolo mi dà proprio noia. Così, ai banchi ancora deserti, mollo la valigia e mi faccio stampare la carta d’imbarco; al banco una giovane allieva con dietro l’esperta supervisor. Chiedo un finestrino lato sinistro:
“Ma sinistro entrando o sinistro guardando la cabina? No sa, c’è differenza!”
“A babordo”
...
“Un finestrino posto A”
“Ah quelli! No mi spiace, il volo è pieno, abbiamo solo finestrini dall’altra parte”
(dirlo prima?) “Credo che mi accontenterò di un G allora”
Ritirata la carta d’imbarco, vado a farmi un breve giro giusto per constatare che LIN, lato arrivi/partenze, è sempre la solita fiammante bellezza. Controlli sicurezza nella norma, la mia fila era lievemente rallentata da una coppia con una coppia di cagnetti gnaulanti. Pensavo li passassero sotto i raggi X.
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I-SMET. Vedere il cono di coda a punta mi ha incuriosito, dato che identifica gli ottantoni più vecchi. Secondo airfleets questo esemplare ha 28 anni, e non è il più vecchio in flotta: I-SMEL è dell’84, stanno facendo volare un aereo che quest’anno compie trentuno anni. Trentuno.
Fatto un giro al solito duty free e immortalato il Victoria’s Secret che traccia la strada del futuro hub mediopadano, andato a fare la prima colazione e due scatti a quello che si vede dai finestroni di Aldo Rossi, con le splendide travi verdi ad altezza occhi, non rimane che sedersi da qualche parte (tranne che agli imbarchi A, dove le sedie non bastano per un ATR) e aspettare di imbarcare l’avione.
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Buongiorno “Memmingen”! Con te ho volato a Natale.
I bagni sono più puliti che a Malpensa. Provo una pena profonda per le due standinste che devono starsene lì ad annoiarsi alle 10 del mattino di domenica davanti ad una Ford Mondeo in esposizione, fosse un’Aston Martin... ma una Mondeo, a Linate.
Nessun VIP da segnalare.
Tratta: LIN-TXL
Volo: AB8431
Aereo: Boeing 737-76J
MSN: 36116 LN: 2730
Reg: D-ABLC
Primo volo: 23/11/2008
Consegnato: 12/12/2008
Età: 6.3 anni
Posto: 6F
Gate: A (mannaggia non me lo sono segnato. Nello scantinato comunque, imbarco remoto)
Sched/Actual: 1045-1225 / 1052-1208
Durata volo: 1H 14’
Imbarco da cobus; appena entrati si nota subito la capocabina, che ha una faccia a metà tra lo scazzato e l’incazzato (devo dire che sarà sempre gentile coi pax, pur senza essere particolarmente proattiva né servizievole), peccato perché è carina assai. Il resto del crew è abbastanza assente. Il volo, come detto, è full a parte qualche posto libero qua e là. Passeggeri per lo più tedeschi, tanti bambini, tra cui uno che cerca di sfondare il retro del mio sedile a calci. Demo di sicurezza dagli schermi a discesa, in tedesco e inglese, con introduzione e sottotitoli in italiano. In tutti gli annunci viene menzionato l’equity partner Etihad e che il volo è in collaborazione con Alitalia.
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La centrale idroelettrica Taccani di Trezzo d’Adda, sull’ansa dell’Adda, uno dei misconosciuti gioielli di architettura industriale lombarda (dall’alto ovviamente non si apprezza)
Il volo doveva essere operato con 319 ma un cambio macchina dell’ultimo momento mi permette di assaporare un 73G che, immagino, avrà carriera breve con i colori AB. La sonnolenza si impadronisce di me, infilo gli auricolari e sonnecchio fino al momento dello snack, una specie di schiacciatina al rosmarino Made in Italy, che accompagno con una Coca Cola, in puro stile Expo. Viene anche distribuito un piccolo carnet di buoni sconto abbastanza improbabile. Credo di averlo dimenticato dentro la rivista di bordo (modestissima, con un servizio su Expo e il padiglione tedesco abbastanza inutile). Durante il servizio la capocabina lancia diverse occhiate malevole ai suoi colleghi.
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014 by dskaccomatto, on Flickr
In discesa il tempo peggiora rapidamente, ci facciamo un viaggio nella pioggia prima di avvistare terra e atterrare per pista 26 (presumo R ma non ho fatto foto e non sono sicuro). Rulliamo fino al Terminal A e attracchiamo ad un jetbridge, fatto abbastanza inaspettato.
015 by dskaccomatto, on Flickr
Uscito dal jetbridge mi metto in attesa del bagaglio, come buona parte del volo. Il primo sussulto del nastro, dopo dieci minuti, dura circa cinque secondi. Poi blocco. Altri cinque minuti dopo, altro sussulto e altro blocco. Così per altre due/tre volte, finché alla quarta il carosello inizia a sputare bagagli con regolarità. Venti minuti dopo (quindi una mezz’oretta dopo l’atterraggio) posso finalmente lasciare il terminal, fare un biglietto giornaliero e andare con il bus TXL verso l’hotel in zona Alexander Platz in circa 35 minuti.
Avere come meta Berlino mi permette di fare un salto al più misconosciuto dei musei aeronautici tedeschi: la ex base aerea di Gatow. Era da un po’ che mi frullava in testa, non ricordo chi me ne ha parlato ma, vista l’inaspettata opportunità di fare un salto a Berlino, non mi lascio sfuggire l’occasione. Sono tra l’altro particolarmente appassionato dal tema Guerra Fredda e dintorni, di cui la struttura è un must. RAF Gatow si trova nella zona ovest di Berlino, a circa 8 km dal quartiere di Spandau, a 14 da Tegel e a 19 da Alexander Platz. Per arrivarci, la cosa migliore è scendere alla fermata Spandau della U7 Rathaus Spandau o Spandau della S5 e da lì prendere il bus 135, fermata Seekorso. Cinque minuti a piedi seguendo i cartelli e siete arrivati.
La storia di RAF Gatow è abbastanza interessante. L’aeroporto, nato negli anni della rimilitarizzazione nazista, servì come importante base d’addestramento fino all’occupazione russa; dopo la conferenza di Potsdam, venne ceduto alla RAF che istituì la RAF Station Gatow. Gli accessi dal lato sovietico erano sorvegliati da soldati armati e si passava esclusivamente tramite checkpoint e perquisizioni e fu l’unica porzione di Berlino Ovest a non essere circondata dal muro ma da semplice filo spinato, chiaramente per permettere un agevole passaggio in caso di invasione.
Durante il Blocco di Berlino, l’aeroporto fu il punto di arrivo di tutti gli aerei con marche britanniche, inclusi quelli australiani e canadesi che vennero camuffati con marche del paese di Sua Maestà. Le due piste inoltre vennero estese a circa 1800m. Fu anche l’unica base di idrovolanti in Europa centrale, dato che l’aeroporto confina con il Wannsee, un enorme idroscalo naturale. Dopo la riunificazione, la base venne riconsegnata alla Bundeswehr che chiuse il campo di volo un anno dopo e iniziò la costituzione del museo. Le piste furono tagliate (ora sono lunghe circa 800m) e a loro posto è stato costruito un nuovo quartiere con villette.
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L’ingresso è libero, si passa da una guardiola-container e un soldato tedesco vi saluterà e augurerà buona visita. Purtroppo dovrò stringere un po’ la visita, dato che ci impiego più del dovuto ad arrivare (ho sbagliato fermata del bus...) e alle 19.30 ho un appuntamento a cena; la visita è divisa in quattro sezioni: statica esterna, due hangar e torre. La torre era chiusa e si poteva visitare solo l’esposizione al piano terra (non particolarmente interessante, ad essere onesti). Non ho fatto in tempo a vedere i due hangar, uno dedicato alla storia dell’aviazione militare tedesca dal 1884 (Hangar 3) e uno dedicato alla storia della Luftwaffe dagli anni ’50 in poi (Hangar 7). Stanno comunque procedendo a ingrandire il complesso, hanno anche un po’ di aerei in fase di restauro.
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Un po’ di foto della statica esterna:
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Un HFB-320 Hansa Jet della Luftwaffe, riconfigurato per ruoli di guerra elettronica. Il piccolo bireattore executive, originariamente costruito dalla Hamburger Flugzeugbau di Finderwerder (poi confluita in MBB, DASA e infine in Airbus), è uno dei pochissimi aerei civili con ala a freccia negativa. Cliente di lancio fu la Italcementi.
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Lockheed F-104G, con il booster usato per il lancio. Il programma ZELL (Zero Lenght Lauch) è una delle tante curiosità da guerra fredda: il velivolo veniva issato su una piattaforma di lancio, un booster veniva attaccano sotto la fusoliera e l’aereo (e il suo carico) sparati come un missile. Il programma fu terminato alla fine degli anni ’60.
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Un Mil Mi-8 Hip in versione VIP; ha volato per il governo tedesco fino al 1997
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MBB Bo-105
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Bell UH-1D. Notare le marche, D-HATE
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Mil Mi-4A Hound. Di questo ignoravo l’esistenza
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Antonov An-26T Curl. Anche questo ha volato con la Luftwaffe dopo la riunificazione, fino al 1994
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Hunting-Percival P.66 Pembroke. È stato restaurato nella livrea originale
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Nord Aviation N2501D Noratlas
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C-160D Transall. Questo sembra ancora in condizioni di volo, ha anche le tanichette per recuperare l’olio attaccate ai motori (e sono piene di olio).
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Questi erano nell’area dedicata ai restauri, ci saranno stati sette o otto velivoli parcheggiati. Non capisco quello bianco e rosso, sembra un Tornado parzialmente smontato.
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Un Dc-3 della RAAF, usato dagli australiani durante il ponte aereo di Berlino, allora registrato con marche temporanee inglesi.
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Republic RF-84F Thunderflash
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Sukhoi Su-22M-4 Fitter in livrea speciale con marche della DDR
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McDonnell Douglas RF-4E Phantom II
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MiG-17F Fresco
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Mil Mi-24D Hind
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Fiat G.91 R3 Gina. Forse l’aereo militare italiano che più ha avuto successo all’estero.
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Hawker Hunter F. Mk. 6
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Hawker Harrier GR Mk. 1
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Un altro Sukhoi Su-22M-4 Fitter
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MiG-23BN Flogger F
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Fairy Gannet A.S.4. Il mio preferito!
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English Electric Lightning F Mk.2A
043 by dskaccomatto, on Flickr
MiG-23ML Flogger G
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Dassault Mirage IIIE
045 by dskaccomatto, on Flickr
Lockheed F-104G Starfighter
046 by dskaccomatto, on Flickr
Dassault Super Mystère B2
047 by dskaccomatto, on Flickr
North American F-86K Sabre
048 by dskaccomatto, on Flickr
MiG-21 F-13 Fishbed C
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MiG-17PF Fresco. Immagino che la palla nella presa d’aria sia il piccolo radome.
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MiG-15bis Fagot B con marche dell’Aeronautica cecoslovacca
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Aero L-39V Albatros
052 by dskaccomatto, on Flickr
Rockwell OV-10B Bronco
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English Electric Canberra B.Mk.2
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Un altro “Gina”
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Aero L-29 Delfìn/Maya
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Lockheed T-33A
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MiG-21UM Mongol B, da addestramento
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Fiat G.91 T3 da addestramento
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Infine, un altro spillone, da addestramento questa volta.
Tre giorni dopo, finito il corso, vado a comprare un obiettivo nuovo per la reflex e mi accordo con Venexiano per una birra vicino all’ufficio, comodo anche per prendere il TXL verso Tegel. Alla prossima!
Il tempo è tutt’altro che clemente mercoledì sera (fa anche un breve rovescio acqua misto neve) ma le strade sono pulite e in meno di 40 minuti sono di nuovo a Tegel. Alitalia fa check-in con l’equity partner nel meraviglioso terminal C, un gioiello di architettura contemporanea. Arrivo in tempo per depositare il bagaglio e ritirare la carta d’imbarco (c-in già fatto online); il salone è vuoto ma solo perché tutti sono già dall’altra parte dei controlli sicurezza, che sbrigo in un amen. Il C di Tegel è un vero disastro. A parte l’estetica, su cui uno potrebbe anche soprassedere, sono proprio i servizi ad essere carenti: nell’unico bagno disponibile si forma la coda fino ai gate; mancano clamorosamente abbastanza posti a sedere per servire la mezza dozzina di voli in partenza contemporaneamente; c’è solo un bar/chiosco con coda kilometrica e scarsa offerta. Sia come sia, riesco a comprare un panino e a sedermi al tavolino con un tedesco in giacca e cravatta e una signora di mezza età.
Cinque minuti prima dell’imbarco viene annunciato un ritardo di 40 minuti per ritardo del volo in arrivo; la fila che si era già accalcata al gate si dissolve e, grazie anche alla partenza del Gotebord e Stoccarda di AB ai gate contigui, riesco a sedermi più o meno in zona fino all’apertura del gate.

Tratta: TXL-LIN
Volo: AZ405
Aereo: Embraer 175LR
MSN: 331
Reg: EI-RDB Parco Nazionale dello Stelvio
Primo volo:
Consegnato: 11/11/2011
Età: 3.3 anni
Posto: 4A
Gate: C64
Sched/Actual: 2130-2310 / 2213-2329
Durata volo: 1H 16’

A questo punto ero abbastanza sfatto e non ho fatto praticamente foto. Imbarco da remoto con bus, due signori italiani commentano dietro di me: “Ha pure le winglet, zzo vuoi di più!”. Saranno stati appassionati pure loro.
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Giusto per testimoniare l’ampio legroom del topo:
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La cabina è pulita, i sedili grigi belli e comodi, peccato che siano davvero sporchi – è così difficile tenere pulita la pelle grigia? Forse un trattamento superficiale aiuterebbe. Dietro il tavolino, il sedile di fronte a me è stato pure taggato con una penna. Barbari.
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L’aereo è mezzo vuoto, ci saranno stati a bordo una quarantina di passeggeri; ma, ovviamente, il posto a fianco al mio è occupato da un tizio che preferisce rimanere tutto il volo con su la giacca e che cercherà di guardare fuori dal mio finestrino (non allineato, nella migliore tradizione Embraer e Bombardier) sporgendosi dalla mia parte continuamente. Una file più avanti, lato G, c’era una splendida fila vuota! Tra l’altro si farà il segno della croce sei/sette volte durante tutto l’arco del volo, mi giro e mi do una grattatina scaramantica giusto per sicurezza.
Ad un certo punto, il capocabina si avvicina al pax in fila due e gli fa: “Scusi ma a che ora dovevamo partire? Ah, le 21.10? Ok grazie”. Poverino, era confuso dal ritardo del volo. Siamo alla follia! L’altra a/v invece era di quelle zero sorrisi, zero empatia, relazioni umane ridotte al minimo, fredda e algida come un cornetto senza cuore di panna.
Decolliamo con molto ritardo e, a parte una salita lievemente turbolenta, il resto del volo sarà tranquillissimo. La cabina non viene completamente dimmata ma rimangono accese le plafoniere lato finestrini, lasciando un fastidioso riflesso.
La fila unica di J rimane vuota, ma una volta in crociera viene ugualmente tirata la tendina, come se vi fosse in corso il servizio. Giro di snack e bevande, prendo i salatini, delle suppostine al sapore di cracker, e chiedo una 7Up, visto che hanno prodotti marchio Pepsi. Non c’è. Una sprite? Non c’è. Acqua, coca, te/caffè o succo d’arancia. Vada per la Pepsi. Il mio vicino chiede un J&B, gli viene risposto che sul corto raggio hanno solo soft drinks. Prende un bicchiere d’acqua. Assaggia le suppostine salate e si gira, schifato, dicendomi “Se vuoi prendi pure anche i miei, a me fanno proprio schifo”. Molto gentile, per carità, ecco magari c’è da lavorare un po’ sulla forma. Declino gentilmente.
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Metà aereo dorme; dato che nel mio sedile c’è solamente il catalogo Postalmarket di Poste Italiane, con lo splendido modulo d’ordine che sembra un vaglia postale (neanche il Griffair! Tanto meno l’Ulisse, che vedo solo in qualche sedile nelle file opposte) decido di reclinare il sedile, per quanto possibile, e faccio una ronfatina anche io. Il sedile è comodo, la seduta tra le migliori in giro, direi. Quasi al livello dei nuovi Recaro Lufthansa, quasi
In avvicinamento siamo sballottati per benino, c’è vento forte e il topolino ha il physique du role che ha; le ali si flettono, i motori ululano, poi mi rendo conto che non sono i motori ma l’impianto di condizionamento. Recuperiamo buona parte del ritardo in volo, atterrando solo 20 minuti dopo l’orario previsto.
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Sbarco ai remoti, bus, valigia che arriva in tempi decenti, taxi e finalmente a letto.
DaV
Ufficio, anno scorso. Nella casella di posta elettronica, il tuo capo ti manda un file di Excel con una lista di corsi e l’indicazione, lapidaria, di sceglierne uno. Quello che voglio? Quello che vuoi, ma solo se ti è utile. Tra circa una trentina di corsi e quattro sedi (Sofia, Berlino, Barcellona e Lisbona) ne scelgo uno a Berlino. Poco ci manca e mi danno la cittadinanza onoraria.
Chiedo all’agenzia viaggi i voli disponibili, con partenza domenica in modo da fare un giretto e ritorno tassativo mercoledì dopo le 18. Le alternative sono solo U2 da MXP, orari bruttini in andata, o all’alba o di notte, oppure AB+AZ da Linate, orario buono in andata e come U2 al ritorno. Andata per gli equity partner, con AZ sono anni che non volo. Peccato che avessi chiesto all’agenzia di bigliettarmi AB per raccattare due miglia con BA, e l’agenzia mi abbia bigliettato AZ. Quando bruceranno le agenzie corporate sarà un passo avanti per l’umanità.
Domenica mattina, causa serata brava da un’amica a mangiare cozze alla Thai e green curry e bere un paio di bottiglie di Ferrari Rosè, mi sveglio con notevole ritardo, per fortuna la valigia è già pronta. Chiamo un taxi e via verso il city airport più amato da Aviazionecivile.it. Con il trasporto pubblico, il trasferimento sarebbe durato un’ora circa, a beccare al volo entrambi i cambi. Con il taxi sono 26€ e circa 15 minuti.
Non sapendo bene dove siano i check-in AB e pensando che l’accettazione fosse ai banchi AZ, mi facci lasciare lì. No. AB ha i suoi banchi, nell’atrio centrale, di fronte a Meridiana per intenderci. Ovviamente, essendo il volo con codice AZ ma operato da AB, non si può fare check-in da casa.
Anche se il bagaglio è da cabina lo imbarco sempre se posso, non ho connessioni strette e non ho fretta di uscire dall’aeroporto. Tirarsi dietro il trabiccolo mi dà proprio noia. Così, ai banchi ancora deserti, mollo la valigia e mi faccio stampare la carta d’imbarco; al banco una giovane allieva con dietro l’esperta supervisor. Chiedo un finestrino lato sinistro:
“Ma sinistro entrando o sinistro guardando la cabina? No sa, c’è differenza!”
“A babordo”
...
“Un finestrino posto A”
“Ah quelli! No mi spiace, il volo è pieno, abbiamo solo finestrini dall’altra parte”
(dirlo prima?) “Credo che mi accontenterò di un G allora”
Ritirata la carta d’imbarco, vado a farmi un breve giro giusto per constatare che LIN, lato arrivi/partenze, è sempre la solita fiammante bellezza. Controlli sicurezza nella norma, la mia fila era lievemente rallentata da una coppia con una coppia di cagnetti gnaulanti. Pensavo li passassero sotto i raggi X.


I-SMET. Vedere il cono di coda a punta mi ha incuriosito, dato che identifica gli ottantoni più vecchi. Secondo airfleets questo esemplare ha 28 anni, e non è il più vecchio in flotta: I-SMEL è dell’84, stanno facendo volare un aereo che quest’anno compie trentuno anni. Trentuno.
Fatto un giro al solito duty free e immortalato il Victoria’s Secret che traccia la strada del futuro hub mediopadano, andato a fare la prima colazione e due scatti a quello che si vede dai finestroni di Aldo Rossi, con le splendide travi verdi ad altezza occhi, non rimane che sedersi da qualche parte (tranne che agli imbarchi A, dove le sedie non bastano per un ATR) e aspettare di imbarcare l’avione.




Buongiorno “Memmingen”! Con te ho volato a Natale.
I bagni sono più puliti che a Malpensa. Provo una pena profonda per le due standinste che devono starsene lì ad annoiarsi alle 10 del mattino di domenica davanti ad una Ford Mondeo in esposizione, fosse un’Aston Martin... ma una Mondeo, a Linate.
Nessun VIP da segnalare.

Tratta: LIN-TXL
Volo: AB8431
Aereo: Boeing 737-76J
MSN: 36116 LN: 2730
Reg: D-ABLC
Primo volo: 23/11/2008
Consegnato: 12/12/2008
Età: 6.3 anni
Posto: 6F
Gate: A (mannaggia non me lo sono segnato. Nello scantinato comunque, imbarco remoto)
Sched/Actual: 1045-1225 / 1052-1208
Durata volo: 1H 14’

Imbarco da cobus; appena entrati si nota subito la capocabina, che ha una faccia a metà tra lo scazzato e l’incazzato (devo dire che sarà sempre gentile coi pax, pur senza essere particolarmente proattiva né servizievole), peccato perché è carina assai. Il resto del crew è abbastanza assente. Il volo, come detto, è full a parte qualche posto libero qua e là. Passeggeri per lo più tedeschi, tanti bambini, tra cui uno che cerca di sfondare il retro del mio sedile a calci. Demo di sicurezza dagli schermi a discesa, in tedesco e inglese, con introduzione e sottotitoli in italiano. In tutti gli annunci viene menzionato l’equity partner Etihad e che il volo è in collaborazione con Alitalia.




La centrale idroelettrica Taccani di Trezzo d’Adda, sull’ansa dell’Adda, uno dei misconosciuti gioielli di architettura industriale lombarda (dall’alto ovviamente non si apprezza)
Il volo doveva essere operato con 319 ma un cambio macchina dell’ultimo momento mi permette di assaporare un 73G che, immagino, avrà carriera breve con i colori AB. La sonnolenza si impadronisce di me, infilo gli auricolari e sonnecchio fino al momento dello snack, una specie di schiacciatina al rosmarino Made in Italy, che accompagno con una Coca Cola, in puro stile Expo. Viene anche distribuito un piccolo carnet di buoni sconto abbastanza improbabile. Credo di averlo dimenticato dentro la rivista di bordo (modestissima, con un servizio su Expo e il padiglione tedesco abbastanza inutile). Durante il servizio la capocabina lancia diverse occhiate malevole ai suoi colleghi.


In discesa il tempo peggiora rapidamente, ci facciamo un viaggio nella pioggia prima di avvistare terra e atterrare per pista 26 (presumo R ma non ho fatto foto e non sono sicuro). Rulliamo fino al Terminal A e attracchiamo ad un jetbridge, fatto abbastanza inaspettato.

Uscito dal jetbridge mi metto in attesa del bagaglio, come buona parte del volo. Il primo sussulto del nastro, dopo dieci minuti, dura circa cinque secondi. Poi blocco. Altri cinque minuti dopo, altro sussulto e altro blocco. Così per altre due/tre volte, finché alla quarta il carosello inizia a sputare bagagli con regolarità. Venti minuti dopo (quindi una mezz’oretta dopo l’atterraggio) posso finalmente lasciare il terminal, fare un biglietto giornaliero e andare con il bus TXL verso l’hotel in zona Alexander Platz in circa 35 minuti.
Avere come meta Berlino mi permette di fare un salto al più misconosciuto dei musei aeronautici tedeschi: la ex base aerea di Gatow. Era da un po’ che mi frullava in testa, non ricordo chi me ne ha parlato ma, vista l’inaspettata opportunità di fare un salto a Berlino, non mi lascio sfuggire l’occasione. Sono tra l’altro particolarmente appassionato dal tema Guerra Fredda e dintorni, di cui la struttura è un must. RAF Gatow si trova nella zona ovest di Berlino, a circa 8 km dal quartiere di Spandau, a 14 da Tegel e a 19 da Alexander Platz. Per arrivarci, la cosa migliore è scendere alla fermata Spandau della U7 Rathaus Spandau o Spandau della S5 e da lì prendere il bus 135, fermata Seekorso. Cinque minuti a piedi seguendo i cartelli e siete arrivati.
La storia di RAF Gatow è abbastanza interessante. L’aeroporto, nato negli anni della rimilitarizzazione nazista, servì come importante base d’addestramento fino all’occupazione russa; dopo la conferenza di Potsdam, venne ceduto alla RAF che istituì la RAF Station Gatow. Gli accessi dal lato sovietico erano sorvegliati da soldati armati e si passava esclusivamente tramite checkpoint e perquisizioni e fu l’unica porzione di Berlino Ovest a non essere circondata dal muro ma da semplice filo spinato, chiaramente per permettere un agevole passaggio in caso di invasione.
Durante il Blocco di Berlino, l’aeroporto fu il punto di arrivo di tutti gli aerei con marche britanniche, inclusi quelli australiani e canadesi che vennero camuffati con marche del paese di Sua Maestà. Le due piste inoltre vennero estese a circa 1800m. Fu anche l’unica base di idrovolanti in Europa centrale, dato che l’aeroporto confina con il Wannsee, un enorme idroscalo naturale. Dopo la riunificazione, la base venne riconsegnata alla Bundeswehr che chiuse il campo di volo un anno dopo e iniziò la costituzione del museo. Le piste furono tagliate (ora sono lunghe circa 800m) e a loro posto è stato costruito un nuovo quartiere con villette.

L’ingresso è libero, si passa da una guardiola-container e un soldato tedesco vi saluterà e augurerà buona visita. Purtroppo dovrò stringere un po’ la visita, dato che ci impiego più del dovuto ad arrivare (ho sbagliato fermata del bus...) e alle 19.30 ho un appuntamento a cena; la visita è divisa in quattro sezioni: statica esterna, due hangar e torre. La torre era chiusa e si poteva visitare solo l’esposizione al piano terra (non particolarmente interessante, ad essere onesti). Non ho fatto in tempo a vedere i due hangar, uno dedicato alla storia dell’aviazione militare tedesca dal 1884 (Hangar 3) e uno dedicato alla storia della Luftwaffe dagli anni ’50 in poi (Hangar 7). Stanno comunque procedendo a ingrandire il complesso, hanno anche un po’ di aerei in fase di restauro.


Un po’ di foto della statica esterna:

Un HFB-320 Hansa Jet della Luftwaffe, riconfigurato per ruoli di guerra elettronica. Il piccolo bireattore executive, originariamente costruito dalla Hamburger Flugzeugbau di Finderwerder (poi confluita in MBB, DASA e infine in Airbus), è uno dei pochissimi aerei civili con ala a freccia negativa. Cliente di lancio fu la Italcementi.

Lockheed F-104G, con il booster usato per il lancio. Il programma ZELL (Zero Lenght Lauch) è una delle tante curiosità da guerra fredda: il velivolo veniva issato su una piattaforma di lancio, un booster veniva attaccano sotto la fusoliera e l’aereo (e il suo carico) sparati come un missile. Il programma fu terminato alla fine degli anni ’60.

Un Mil Mi-8 Hip in versione VIP; ha volato per il governo tedesco fino al 1997

MBB Bo-105

Bell UH-1D. Notare le marche, D-HATE


Mil Mi-4A Hound. Di questo ignoravo l’esistenza

Antonov An-26T Curl. Anche questo ha volato con la Luftwaffe dopo la riunificazione, fino al 1994

Hunting-Percival P.66 Pembroke. È stato restaurato nella livrea originale

Nord Aviation N2501D Noratlas

C-160D Transall. Questo sembra ancora in condizioni di volo, ha anche le tanichette per recuperare l’olio attaccate ai motori (e sono piene di olio).

Questi erano nell’area dedicata ai restauri, ci saranno stati sette o otto velivoli parcheggiati. Non capisco quello bianco e rosso, sembra un Tornado parzialmente smontato.

Un Dc-3 della RAAF, usato dagli australiani durante il ponte aereo di Berlino, allora registrato con marche temporanee inglesi.

Republic RF-84F Thunderflash

Sukhoi Su-22M-4 Fitter in livrea speciale con marche della DDR

McDonnell Douglas RF-4E Phantom II

MiG-17F Fresco

Mil Mi-24D Hind

Fiat G.91 R3 Gina. Forse l’aereo militare italiano che più ha avuto successo all’estero.

Hawker Hunter F. Mk. 6

Hawker Harrier GR Mk. 1

Un altro Sukhoi Su-22M-4 Fitter

MiG-23BN Flogger F

Fairy Gannet A.S.4. Il mio preferito!

English Electric Lightning F Mk.2A

MiG-23ML Flogger G

Dassault Mirage IIIE

Lockheed F-104G Starfighter

Dassault Super Mystère B2

North American F-86K Sabre

MiG-21 F-13 Fishbed C

MiG-17PF Fresco. Immagino che la palla nella presa d’aria sia il piccolo radome.

MiG-15bis Fagot B con marche dell’Aeronautica cecoslovacca

Aero L-39V Albatros

Rockwell OV-10B Bronco

English Electric Canberra B.Mk.2

Un altro “Gina”

Aero L-29 Delfìn/Maya

Lockheed T-33A

MiG-21UM Mongol B, da addestramento

Fiat G.91 T3 da addestramento

Infine, un altro spillone, da addestramento questa volta.
Tre giorni dopo, finito il corso, vado a comprare un obiettivo nuovo per la reflex e mi accordo con Venexiano per una birra vicino all’ufficio, comodo anche per prendere il TXL verso Tegel. Alla prossima!
Il tempo è tutt’altro che clemente mercoledì sera (fa anche un breve rovescio acqua misto neve) ma le strade sono pulite e in meno di 40 minuti sono di nuovo a Tegel. Alitalia fa check-in con l’equity partner nel meraviglioso terminal C, un gioiello di architettura contemporanea. Arrivo in tempo per depositare il bagaglio e ritirare la carta d’imbarco (c-in già fatto online); il salone è vuoto ma solo perché tutti sono già dall’altra parte dei controlli sicurezza, che sbrigo in un amen. Il C di Tegel è un vero disastro. A parte l’estetica, su cui uno potrebbe anche soprassedere, sono proprio i servizi ad essere carenti: nell’unico bagno disponibile si forma la coda fino ai gate; mancano clamorosamente abbastanza posti a sedere per servire la mezza dozzina di voli in partenza contemporaneamente; c’è solo un bar/chiosco con coda kilometrica e scarsa offerta. Sia come sia, riesco a comprare un panino e a sedermi al tavolino con un tedesco in giacca e cravatta e una signora di mezza età.
Cinque minuti prima dell’imbarco viene annunciato un ritardo di 40 minuti per ritardo del volo in arrivo; la fila che si era già accalcata al gate si dissolve e, grazie anche alla partenza del Gotebord e Stoccarda di AB ai gate contigui, riesco a sedermi più o meno in zona fino all’apertura del gate.

Tratta: TXL-LIN
Volo: AZ405
Aereo: Embraer 175LR
MSN: 331
Reg: EI-RDB Parco Nazionale dello Stelvio
Primo volo:
Consegnato: 11/11/2011
Età: 3.3 anni
Posto: 4A
Gate: C64
Sched/Actual: 2130-2310 / 2213-2329
Durata volo: 1H 16’

A questo punto ero abbastanza sfatto e non ho fatto praticamente foto. Imbarco da remoto con bus, due signori italiani commentano dietro di me: “Ha pure le winglet, zzo vuoi di più!”. Saranno stati appassionati pure loro.

Giusto per testimoniare l’ampio legroom del topo:

La cabina è pulita, i sedili grigi belli e comodi, peccato che siano davvero sporchi – è così difficile tenere pulita la pelle grigia? Forse un trattamento superficiale aiuterebbe. Dietro il tavolino, il sedile di fronte a me è stato pure taggato con una penna. Barbari.

L’aereo è mezzo vuoto, ci saranno stati a bordo una quarantina di passeggeri; ma, ovviamente, il posto a fianco al mio è occupato da un tizio che preferisce rimanere tutto il volo con su la giacca e che cercherà di guardare fuori dal mio finestrino (non allineato, nella migliore tradizione Embraer e Bombardier) sporgendosi dalla mia parte continuamente. Una file più avanti, lato G, c’era una splendida fila vuota! Tra l’altro si farà il segno della croce sei/sette volte durante tutto l’arco del volo, mi giro e mi do una grattatina scaramantica giusto per sicurezza.
Ad un certo punto, il capocabina si avvicina al pax in fila due e gli fa: “Scusi ma a che ora dovevamo partire? Ah, le 21.10? Ok grazie”. Poverino, era confuso dal ritardo del volo. Siamo alla follia! L’altra a/v invece era di quelle zero sorrisi, zero empatia, relazioni umane ridotte al minimo, fredda e algida come un cornetto senza cuore di panna.
Decolliamo con molto ritardo e, a parte una salita lievemente turbolenta, il resto del volo sarà tranquillissimo. La cabina non viene completamente dimmata ma rimangono accese le plafoniere lato finestrini, lasciando un fastidioso riflesso.
La fila unica di J rimane vuota, ma una volta in crociera viene ugualmente tirata la tendina, come se vi fosse in corso il servizio. Giro di snack e bevande, prendo i salatini, delle suppostine al sapore di cracker, e chiedo una 7Up, visto che hanno prodotti marchio Pepsi. Non c’è. Una sprite? Non c’è. Acqua, coca, te/caffè o succo d’arancia. Vada per la Pepsi. Il mio vicino chiede un J&B, gli viene risposto che sul corto raggio hanno solo soft drinks. Prende un bicchiere d’acqua. Assaggia le suppostine salate e si gira, schifato, dicendomi “Se vuoi prendi pure anche i miei, a me fanno proprio schifo”. Molto gentile, per carità, ecco magari c’è da lavorare un po’ sulla forma. Declino gentilmente.

Metà aereo dorme; dato che nel mio sedile c’è solamente il catalogo Postalmarket di Poste Italiane, con lo splendido modulo d’ordine che sembra un vaglia postale (neanche il Griffair! Tanto meno l’Ulisse, che vedo solo in qualche sedile nelle file opposte) decido di reclinare il sedile, per quanto possibile, e faccio una ronfatina anche io. Il sedile è comodo, la seduta tra le migliori in giro, direi. Quasi al livello dei nuovi Recaro Lufthansa, quasi

In avvicinamento siamo sballottati per benino, c’è vento forte e il topolino ha il physique du role che ha; le ali si flettono, i motori ululano, poi mi rendo conto che non sono i motori ma l’impianto di condizionamento. Recuperiamo buona parte del ritardo in volo, atterrando solo 20 minuti dopo l’orario previsto.


Sbarco ai remoti, bus, valigia che arriva in tempi decenti, taxi e finalmente a letto.
DaV
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