Eccomi finalmente con l’ultima parte del TR del viaggio in Alaska dello scorso settembre. [:302]
Inizio parlando di treni anziché di aeroplani…
… benché non sia un intenditore la grossa motrice diesel-elettrica SD70MAC da 4300 HP nei colori giallo/blu dello stato appare molto elegante…
… ed anche questo lucidissimo pick-up non è da meno.
La città di Anchorage ama autodefinirsi “Air Crossroads of the World” ed effettivamente la sua posizione geografica fa sì che si trovi praticamente al centro delle principali direttrici di traffico dell’emisfero settentrionale. Questo cartello piazzato nel centro cittadino lo documenta. Fa un certo effetto, ad esempio, scoprire che Tokyo è più vicina di Miami (che pure si trova nello stesso continente, benché all’estremo opposto). Milano per la cronaca dista quasi 5000 miglia, per la precisione 4993 miglia (8036 km)…
…l’aeroporto Ted Stevens di Anchorage ospita anche l’Alaska Air National Guard equipaggiata con C-130. Eccone uno appena atterrato sulla 7R…
… un paio di Super DC-3 (C117D) utilizzati per charter passeggeri…
… una selezione di ristoranti (vi risparmio le foto dei piatti, stavolta). Come vedete ce ne sono per tutte le tasche…
… Max che fa buon uso di una delle scalette che ci siamo portati appresso per tutto il viaggio…
… ed il risultato degli equilibrismi…
… l’aria umida delle ore mattutine crea interessanti effetti quando attraversata dai wide-bodies in decollo…
… un Metroliner della Penair, vettore regionale che serve tutte le isole Aleutine…
… e solito decollo “piatto” di un DC-6 che appena sollevato da terra ritira il carrello…
… DHC-2 Beaver I con i caratteristici “balloon tyres” grazie ai quali è possibile operare indenni da terreni accidentati quali pantani e ghiaioni sui greti dei fiumi…
… ed infine un BK-117 EMS ripreso sul tetto dell’ospedale universitario. E’ questa l’ultima immagine “aeronautica” dell’Alaska…
… mi congedo con un ottimo late breakfast domenicale…
(salmon fishcakes with eggs benedict and hash-browns) [
].
Ma il nostro viaggio non finisce qui. Avevamo pianificato qualche giorno tra Seattle e Vancouver. Per la tratta ANC-SEA, come ha già spiegato Max, scegliamo Continental. Il posto 7A del 737-800 mi regala, malgrado il meteo che si sta deteriorando rapidamente, delle magnifiche visioni di montagne e ghiacciai…
… ecco il Cook Inlet subito dopo il decollo…
… sullo sfondo dalla foschia spunta il massiccio del Mount McKinley (6195 m.)… e poi è tutto un susseguirsi di ghiacciai e fiordi fino a che le nuvole non pongono termine allo spettacolo……
… il servizio, in economica, non è certo di quelli che si faranno ricordare… [V]
… il mattino di Seattle ci accoglie con la solita copertura che non si capisce mai se siano nuvole o nebbia. Di fare belle foto non se ne parla nemmeno. In un angolo dell’aeroporto scorgiamo questo coso, chi indovina il modello, la serie, l’anno di costruzione vince un premio!…
… un veloce passaggio a Renton, dove si assemblano i 737…
… ed uno al Lake Union, ad un tiro di schioppo dal centro, dove becchiamo questo Turbo Otter della Kenmore Air…
… il traffico dell’ora di punta con il Qwest Field (casa dei Seahawks e dei Sounders) sullo sfondo…
… qualche immagine dal Pike Place Market, uno dei landmarks più famosi della città, in attività dal 1907, dove salmoni e granchi regnano sovrani in mezzo ad ogni sorta di prelibatezze alimentari, fiori e chincaglierie varie…
… visto che il sole non vuole saperne di uscire ci mettiamo in auto puntando verso nord, il Canada e Vancouver, una città a me molto cara che conosco ormai piuttosto bene (credo di esserci stato almeno una decina di volte). Siamo fortunati, è in uso la 26R per gli atterraggi e riusciamo a fare qualche scatto senza purtroppo spottare chicche eccezionali…
… quello che mi piace di questo viaggio e che c’è sempre a portata di obiettivo qualche idro. L’aeroporto di Vancouver non fa eccezione, anche qui c’è una “seaplane base” con l’immancabile Turbo Otter…
… verso sera ci dirigiamo in città la cui skyline ci appare nel traffico dell’ora di punta incendiata dagli ultimi raggi di sole…
… mercantili alla fonda nella baia in attesa di entrare in porto…
… ed un altro paio di panoramiche dei grattacieli del centro…
… nemmeno qui rimaniamo a digiuno, ecco qualche piatto locale (il salmone la fa da padrone)… [
]
… di nuovo in aeroporto dove becchiamo due esemplari di volatili purtroppo in via di estinzione…
… ed un paio di giovani sostituti che prendono il volo…
… un ultimo salto in centro per qualche scatto alla seaplane base, probabilmente la più trafficata al mondo per voli commerciali. Da qui vi sono decine di collegamenti al giorno con Victoria, la capitale della British Columbia, che si trova sulla Vancouver Island, raggiungibile in non meno di tre ore via traghetto…
… siamo purtroppo quasi giunti alla fine del viaggio (e del racconto). L’ultimo filetto di salmone e l’ultimo dolcetto…
… e poi via verso casa…
… in salita da Seattle spunta all’orizzonte la sagoma del Mount Rainer.
Scopro che il volo SEA-JFK della Delta è uno di quelli sui quali viene sperimentato il servizio di catering a pagamento. Ci lamentiamo tanto delle nostre low-cost e qui non ci offrono niente da mangiare su un volo di quasi cinque ore! Decido di finire in bellezza, crepi l’avarizia, con 5 $ (un affare visto il cambio) provo il “cheese and fruit plate”, non male, ma certo ben lontano da quanto sarebbe lecito aspettarsi… [:301]
… il Lake Oahe formato dal Missouri che taglia in diagonale il Sud Dakota…
… su questo volo succede una cosa insolita, lo nota anche Max che agitatissimo (è seduto qualche fila più avanti) viene a dirmi che il volo non sta andando dove dovrebbe. Effettivamente il display indica come destinazione Atlanta ma noi stiamo andando a New York! E per un certo tratto l’aereo sembra seguire la rotta che appare sul display con una serie di virate apparentemente ingiustificate che rimangono tracciate sulla mappa…
… la hostess, interpellata, fa spallucce e liquida la faccenda come un errore del software ma il dubbio rimane. [:0]
Meglio cambiare canale e guardare la Live TV. Mi sintonizzo sul “food network” e cerco di imparare come cucinare la pasta…
… sorvoliamo Chicago O’Hare che appare nitido 12000 metri più giù…
… ed infine, malgrado tutto, arriviamo al Kennedy con un avvicinamento in virata alla 13L…
Il viaggio ed il racconto terminano qui, il volo 84 per Malpensa lo prendiamo per un pelo (viaggiamo stand-by) per colpa della US Air che, causa cancellazione del loro JFK-PHL, riprotegge sul nostro 767 una scolaresca rumorosa.
Spero che, se siete giunti sino a qui, la nostra avventura vi sia stata gradita. A beneficio di quelli che avessero perso le puntate precedenti metto qui di seguito i link:
prima parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36190
seconda parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36242
terza parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36335
ed il racconto di Max: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=35265.
Grazie ancora per tutti i commenti entusiastici. Invito Max a postare qualche altro scatto (se gliene sono rimasti) e vi do l’arrivederci alla prossima volta.
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Inizio parlando di treni anziché di aeroplani…

… benché non sia un intenditore la grossa motrice diesel-elettrica SD70MAC da 4300 HP nei colori giallo/blu dello stato appare molto elegante…

… ed anche questo lucidissimo pick-up non è da meno.
La città di Anchorage ama autodefinirsi “Air Crossroads of the World” ed effettivamente la sua posizione geografica fa sì che si trovi praticamente al centro delle principali direttrici di traffico dell’emisfero settentrionale. Questo cartello piazzato nel centro cittadino lo documenta. Fa un certo effetto, ad esempio, scoprire che Tokyo è più vicina di Miami (che pure si trova nello stesso continente, benché all’estremo opposto). Milano per la cronaca dista quasi 5000 miglia, per la precisione 4993 miglia (8036 km)…

…l’aeroporto Ted Stevens di Anchorage ospita anche l’Alaska Air National Guard equipaggiata con C-130. Eccone uno appena atterrato sulla 7R…

… un paio di Super DC-3 (C117D) utilizzati per charter passeggeri…


… una selezione di ristoranti (vi risparmio le foto dei piatti, stavolta). Come vedete ce ne sono per tutte le tasche…



… Max che fa buon uso di una delle scalette che ci siamo portati appresso per tutto il viaggio…

… ed il risultato degli equilibrismi…


… l’aria umida delle ore mattutine crea interessanti effetti quando attraversata dai wide-bodies in decollo…




… un Metroliner della Penair, vettore regionale che serve tutte le isole Aleutine…

… e solito decollo “piatto” di un DC-6 che appena sollevato da terra ritira il carrello…

… DHC-2 Beaver I con i caratteristici “balloon tyres” grazie ai quali è possibile operare indenni da terreni accidentati quali pantani e ghiaioni sui greti dei fiumi…

… ed infine un BK-117 EMS ripreso sul tetto dell’ospedale universitario. E’ questa l’ultima immagine “aeronautica” dell’Alaska…

… mi congedo con un ottimo late breakfast domenicale…

(salmon fishcakes with eggs benedict and hash-browns) [

Ma il nostro viaggio non finisce qui. Avevamo pianificato qualche giorno tra Seattle e Vancouver. Per la tratta ANC-SEA, come ha già spiegato Max, scegliamo Continental. Il posto 7A del 737-800 mi regala, malgrado il meteo che si sta deteriorando rapidamente, delle magnifiche visioni di montagne e ghiacciai…

… ecco il Cook Inlet subito dopo il decollo…

… sullo sfondo dalla foschia spunta il massiccio del Mount McKinley (6195 m.)… e poi è tutto un susseguirsi di ghiacciai e fiordi fino a che le nuvole non pongono termine allo spettacolo……




… il servizio, in economica, non è certo di quelli che si faranno ricordare… [V]

… il mattino di Seattle ci accoglie con la solita copertura che non si capisce mai se siano nuvole o nebbia. Di fare belle foto non se ne parla nemmeno. In un angolo dell’aeroporto scorgiamo questo coso, chi indovina il modello, la serie, l’anno di costruzione vince un premio!…

… un veloce passaggio a Renton, dove si assemblano i 737…

… ed uno al Lake Union, ad un tiro di schioppo dal centro, dove becchiamo questo Turbo Otter della Kenmore Air…

… il traffico dell’ora di punta con il Qwest Field (casa dei Seahawks e dei Sounders) sullo sfondo…

… qualche immagine dal Pike Place Market, uno dei landmarks più famosi della città, in attività dal 1907, dove salmoni e granchi regnano sovrani in mezzo ad ogni sorta di prelibatezze alimentari, fiori e chincaglierie varie…



… visto che il sole non vuole saperne di uscire ci mettiamo in auto puntando verso nord, il Canada e Vancouver, una città a me molto cara che conosco ormai piuttosto bene (credo di esserci stato almeno una decina di volte). Siamo fortunati, è in uso la 26R per gli atterraggi e riusciamo a fare qualche scatto senza purtroppo spottare chicche eccezionali…






… quello che mi piace di questo viaggio e che c’è sempre a portata di obiettivo qualche idro. L’aeroporto di Vancouver non fa eccezione, anche qui c’è una “seaplane base” con l’immancabile Turbo Otter…

… verso sera ci dirigiamo in città la cui skyline ci appare nel traffico dell’ora di punta incendiata dagli ultimi raggi di sole…

… mercantili alla fonda nella baia in attesa di entrare in porto…

… ed un altro paio di panoramiche dei grattacieli del centro…


… nemmeno qui rimaniamo a digiuno, ecco qualche piatto locale (il salmone la fa da padrone)… [




… di nuovo in aeroporto dove becchiamo due esemplari di volatili purtroppo in via di estinzione…


… ed un paio di giovani sostituti che prendono il volo…


… un ultimo salto in centro per qualche scatto alla seaplane base, probabilmente la più trafficata al mondo per voli commerciali. Da qui vi sono decine di collegamenti al giorno con Victoria, la capitale della British Columbia, che si trova sulla Vancouver Island, raggiungibile in non meno di tre ore via traghetto…







… siamo purtroppo quasi giunti alla fine del viaggio (e del racconto). L’ultimo filetto di salmone e l’ultimo dolcetto…


… e poi via verso casa…

… in salita da Seattle spunta all’orizzonte la sagoma del Mount Rainer.
Scopro che il volo SEA-JFK della Delta è uno di quelli sui quali viene sperimentato il servizio di catering a pagamento. Ci lamentiamo tanto delle nostre low-cost e qui non ci offrono niente da mangiare su un volo di quasi cinque ore! Decido di finire in bellezza, crepi l’avarizia, con 5 $ (un affare visto il cambio) provo il “cheese and fruit plate”, non male, ma certo ben lontano da quanto sarebbe lecito aspettarsi… [:301]

… il Lake Oahe formato dal Missouri che taglia in diagonale il Sud Dakota…

… su questo volo succede una cosa insolita, lo nota anche Max che agitatissimo (è seduto qualche fila più avanti) viene a dirmi che il volo non sta andando dove dovrebbe. Effettivamente il display indica come destinazione Atlanta ma noi stiamo andando a New York! E per un certo tratto l’aereo sembra seguire la rotta che appare sul display con una serie di virate apparentemente ingiustificate che rimangono tracciate sulla mappa…

… la hostess, interpellata, fa spallucce e liquida la faccenda come un errore del software ma il dubbio rimane. [:0]
Meglio cambiare canale e guardare la Live TV. Mi sintonizzo sul “food network” e cerco di imparare come cucinare la pasta…

… sorvoliamo Chicago O’Hare che appare nitido 12000 metri più giù…

… ed infine, malgrado tutto, arriviamo al Kennedy con un avvicinamento in virata alla 13L…

Il viaggio ed il racconto terminano qui, il volo 84 per Malpensa lo prendiamo per un pelo (viaggiamo stand-by) per colpa della US Air che, causa cancellazione del loro JFK-PHL, riprotegge sul nostro 767 una scolaresca rumorosa.
Spero che, se siete giunti sino a qui, la nostra avventura vi sia stata gradita. A beneficio di quelli che avessero perso le puntate precedenti metto qui di seguito i link:
prima parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36190
seconda parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36242
terza parte: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36335
ed il racconto di Max: http://www.aviazionecivile.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=35265.
Grazie ancora per tutti i commenti entusiastici. Invito Max a postare qualche altro scatto (se gliene sono rimasti) e vi do l’arrivederci alla prossima volta.
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