E' la mattina del primo gennaio, anzi la notte prima del primo. E' presto quando esco di casa. Ma talmente presto che se fossi uscito poco prima sarebbe stato ancora il 2013. Talmente presto che quando arrivo al Terminal 4 ancora e' notte, ed e' ancora notte quando sono seduto sul volo Alitalia per Linate, quello che parte quasi il giorno prima da Londra.
D'inverno e' particolarmente miserable, dicono gli inglesi. L'atmosfera generale intendono, quando piove, tira vento e c'e' anche freddo. Non provo nemmeno a tirare fuori la camera, regalo di Natale di brother calico, fino a quando sono dentro il 320, sistemato nella mia zona abituale, dietro.
Ho fatto il check-in online e mi sono sistemato a destra per questa tratta, e a sinistra per quella dopo fino a CTA. Conto di riabituarmi ad usare una reflex. L'ultima che usai con una certa regolarita' andava a pellicola...
Ecco, mi sono appena reso conto che avrei potuto salvarle piu' grandi queste foto. Uhm. Sorry.
Come dicevo, devo spolverare via una ventina d'anni di uso occasionale ed automatico di macchine fotografico per tornare a quando sapevo cosa volesse dire sottoesporre apposta.
Ma buio. Quasi quasi dormo. Sono stato a casa con la famiglia per Natale e Capodanno, ed e' stata una cosa molto carina nella tradizione inglese.
L'aereo, sara' che era presto quando sono arrivato, e' vuoto o quasi. D'altronde, chi viaggia quando ancora tutto intorno gli inglesi adottano furiosamente tradizioni e sparano fuochi artificiali da tutti i giardini di suburbia merita di trovare l'aereo vuoto.
Yours truly of course. Devo scendere a CTA per occuparmi di faccende di famiglia ed avro' solo pochi giorni la' prima di dover proseguire per tornare a lavorare.
Poi arrivera' qualcun altro pax ma fondamentalmente questo, la notte sul primo di gennaio, e' un volo miserable.
In quota e' tutto un tappeto di nubi. Non si vede ne' campagna inglese ne' Canale della Manica ne' la Francia. Poco male. Mi addormento con la camera appoggiata sulle gambe.
Non per molto. Mi svegliano con un 'dolce o salato?'. Non volo Alitalia da secoli quindi mi ci vogliono un paio di secondi per ricordare di avere letto qui sul forum un mucchio di volte di cosa la signorina stesse parlando. No grazie, continuo a dormire.
Le Alpi, come spero, fanno da diga alle nubi basse e l'Airbus si affaccia sulla pianura Padana coperta dai riflessi del sole ancora basso. Lo dicevo io che era presto.
No, fermi tutti. Il sole e' basso perche' e' il primo gennaio. Sono le 11 o giu' di li'. Sorry. All'equatore ci si disabitua.
E' gia' mattina inoltrata quando atterriamo a Linate.
[Dovrei inserire qui una nota per coloro a cui piacciono le note tecniche, numeri di volo, codici velivoli etc. A me queste cose piacciono pure, in un loro contesto nella storia. Elencarle come da taccuino non posso farlo. Sorry again]
E insomma, in tutto questo, e con probabilmente poco traffico, rapidamente atterriamo e velocemente rulliamo fino all'airbridge. Non mi ricordo quanto ci abbiano messo ad aprire lo sportello, ma tanto non ha importanza quando uno si siede dietro. Certo non siamo a Hong Kong.
Il passaggio ai controlli e' veloce (perche' siamo pochi, visto che ce ne sono solo due aperti), e seguendo delle dubbie frecce prima esco fuori dove ci sono tassisti e gente che fuma. Ops. Rientro, cambio piano con l'ascensore e arrivo alle partenze. Complimenti a KT, il quale, pur essendo stato qui una o due volte prima, riesce a confondersi di piano avendone solo due a disposizione. Some traveller.
Arrivo al gate della coincidenza per CTA quando ci sono solo una donna delle pulizie e un paio di altri pellegrini arrivati da chissa' dove. Per fortuna che accanto c'e' il bar. Fuori ci sono aeroplani nella foschia.
La vetrata e' bella grande, e pulita anche. Fuori e' sfocato. Sara' questa la famosa Nebbia di Milano in tutto il suo splendore classico? Uhm. Mi viene in mente Il Pilota di Fossati:
Il pilota non porta mai
pensieri pesanti
che sarebbero già da soli
tutto carico in più.
Né sciarpe, occhiali e ricordi
lasciati distanti,
che la bestia è pesante da tirare su.
Con la nebbia di Milano
che gli morsica il culo
per allegria,
col carrello e i bagagli
tutti quanti già su,
a vedere Linate diventare Pavia
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via.
Mangio, prendo un caffe', penso alle cose che devo fare a Catania. Nei dieci minuti che sono al bar mi accorgo che nessuno dei clienti dice please alla barista o al cassiere. Ma nemmeno un 'per favore' quando ordinano. Zero. Immagino che l'uso della lingua sia cambiato, o forse i milanesi sono rude. Long time away, KT.
Mi siedo dalle parti del vetro per continuare a sperimentare con le impostazioni della reflex. C'e' la regolazione nel mirino della sottoesposizione, pollice sul bottoncino, indice sulla rotella. Armeggio un po', sembra facile da impostare e disimpostare. Ricordarmi come e quando usarla, in che condizioni di luce e inquadratura invece sara' piu' difficile e mi ci vorra' tutto il viaggio. Ho cancellato un sacco di foto prima di postare questa robaccia quindi potete immaginarvi che cose orribili mi siano venute fuori.
Mentre aspetto un minidramma si evolve alla mia sinistra, dove un addetto sta tentando di fare scendere una persona in sedia a rotelle usando un'ascensore di servizio, mentre un altro addetto non trova la chiave dell'ascensore (o forse della porta che da' sull'ascensore, non sono sicuro).
A bordo, un altro aereoplano come quello di prima.
Rullaggio e decollo tengo la camera spenta. In quota e' una bella giornata e' l'airbus con venti in coda va leggero. Sotto, presto arriva lo stivale a sinistra.
Lo schermo incastonato nel velcro e' un deja vu serissimo. Credo di avere visto lo stesso schermo e software stile anni 80 come questo da qualche altra parte prima, ma e' passato troppo tempo ed io ho festeggiato troppo a Natale, quindi non me lo ricordo.
Provo a staccare lo schermo dal velcro ma non viene.
Si vede che io smanetto con le impostazioni, il bilanciamento del bianco, gli ISO eccetera (e non ho ancora nemmeno provato a guardare alle aperture del diaframma). Le foto vengono tutte diverse.
Quello deve essere il Gran Sasso, se non mi sbaglio. Sembra un ciottolo buttato li' fra le nubi basse.
Questa e' una riserva di qualche tipo, a ridosso del promontorio del Circeo. Parco Presidenziale, ex-reale? Qualcuno lo sa?
Qui l'aereo si dirige a sud mentre lo stivale si allontana verso oriente. Metto via l'aggeggio e dormo.
Mi risveglia il cambio regime dei motori quando comincia la discesa. Sono a sinistra, c'e' l'Etna a tiro.
Macche'. Ci sono le nuvole e 'a Muntagna vi si nasconde.
L' approccio da nord a CTA e una grande curvona attorno al lato ovest della montagna. Quando il suolo si livella e la pianura si apre vuol dire che siamo vicini. Ci sono molte piu' riserve idriche di quanto ce ne fossero anni fa, quando con calico e un monomotore facemmo un survey fotografico delle riserve di acqua della Piana di Catania. O qualcosa del genere.
L'Etna si intravede, ma c'e'.
Attraversiamo la tangenziale che circonda la citta' dal lato di terra. L'aereo si allinea e scende costante.
Non arriva lungo, non sbatte qua e la', non beccheggia. Atterraggio commendabile. Come quello a Linate d'altronde.
Mi fermo a Catania fino al 7 gennaio. Come dicevo, questioni di famiglia per cui non vi annoiero' con dettagli. Ho il tempo di vedere amici, mangiare cose buone e rifare amicizia con Gattila.
Il tempo e' splendido. Non c'e' freddo e la gente si siede nei tavolini al sole senza bisogno di cappotti. Sicily.
Per sottoesporre bene occorre una buona luce ma quando uno fa l'errore di includere nell'inquadratura le sciare delle Scogliera, la costa a nord della citta', la foto viene urenda perche' la lava assorbe la luce come un buco nero.
Non staro' ad annoiarvi con l'Etna. I catanesi ce l'hanno tutti dietro casa. Uno si abitua.
Fra qualche giorno ritorno, diretto questa volta fino a Gatwick, sempre con AZ. Poi spostamento di aeroporto e ripartenza da LHR per quel dell'Africa
Pero' dopo, che ormai e' tardi. Grazie per aver seguito
KT, a volte ritornano.
D'inverno e' particolarmente miserable, dicono gli inglesi. L'atmosfera generale intendono, quando piove, tira vento e c'e' anche freddo. Non provo nemmeno a tirare fuori la camera, regalo di Natale di brother calico, fino a quando sono dentro il 320, sistemato nella mia zona abituale, dietro.
Ho fatto il check-in online e mi sono sistemato a destra per questa tratta, e a sinistra per quella dopo fino a CTA. Conto di riabituarmi ad usare una reflex. L'ultima che usai con una certa regolarita' andava a pellicola...

Ecco, mi sono appena reso conto che avrei potuto salvarle piu' grandi queste foto. Uhm. Sorry.
Come dicevo, devo spolverare via una ventina d'anni di uso occasionale ed automatico di macchine fotografico per tornare a quando sapevo cosa volesse dire sottoesporre apposta.
Ma buio. Quasi quasi dormo. Sono stato a casa con la famiglia per Natale e Capodanno, ed e' stata una cosa molto carina nella tradizione inglese.
L'aereo, sara' che era presto quando sono arrivato, e' vuoto o quasi. D'altronde, chi viaggia quando ancora tutto intorno gli inglesi adottano furiosamente tradizioni e sparano fuochi artificiali da tutti i giardini di suburbia merita di trovare l'aereo vuoto.
Yours truly of course. Devo scendere a CTA per occuparmi di faccende di famiglia ed avro' solo pochi giorni la' prima di dover proseguire per tornare a lavorare.

Poi arrivera' qualcun altro pax ma fondamentalmente questo, la notte sul primo di gennaio, e' un volo miserable.
In quota e' tutto un tappeto di nubi. Non si vede ne' campagna inglese ne' Canale della Manica ne' la Francia. Poco male. Mi addormento con la camera appoggiata sulle gambe.

Non per molto. Mi svegliano con un 'dolce o salato?'. Non volo Alitalia da secoli quindi mi ci vogliono un paio di secondi per ricordare di avere letto qui sul forum un mucchio di volte di cosa la signorina stesse parlando. No grazie, continuo a dormire.
Le Alpi, come spero, fanno da diga alle nubi basse e l'Airbus si affaccia sulla pianura Padana coperta dai riflessi del sole ancora basso. Lo dicevo io che era presto.
No, fermi tutti. Il sole e' basso perche' e' il primo gennaio. Sono le 11 o giu' di li'. Sorry. All'equatore ci si disabitua.


E' gia' mattina inoltrata quando atterriamo a Linate.
[Dovrei inserire qui una nota per coloro a cui piacciono le note tecniche, numeri di volo, codici velivoli etc. A me queste cose piacciono pure, in un loro contesto nella storia. Elencarle come da taccuino non posso farlo. Sorry again]
E insomma, in tutto questo, e con probabilmente poco traffico, rapidamente atterriamo e velocemente rulliamo fino all'airbridge. Non mi ricordo quanto ci abbiano messo ad aprire lo sportello, ma tanto non ha importanza quando uno si siede dietro. Certo non siamo a Hong Kong.

Il passaggio ai controlli e' veloce (perche' siamo pochi, visto che ce ne sono solo due aperti), e seguendo delle dubbie frecce prima esco fuori dove ci sono tassisti e gente che fuma. Ops. Rientro, cambio piano con l'ascensore e arrivo alle partenze. Complimenti a KT, il quale, pur essendo stato qui una o due volte prima, riesce a confondersi di piano avendone solo due a disposizione. Some traveller.
Arrivo al gate della coincidenza per CTA quando ci sono solo una donna delle pulizie e un paio di altri pellegrini arrivati da chissa' dove. Per fortuna che accanto c'e' il bar. Fuori ci sono aeroplani nella foschia.



La vetrata e' bella grande, e pulita anche. Fuori e' sfocato. Sara' questa la famosa Nebbia di Milano in tutto il suo splendore classico? Uhm. Mi viene in mente Il Pilota di Fossati:
Il pilota non porta mai
pensieri pesanti
che sarebbero già da soli
tutto carico in più.
Né sciarpe, occhiali e ricordi
lasciati distanti,
che la bestia è pesante da tirare su.
Con la nebbia di Milano
che gli morsica il culo
per allegria,
col carrello e i bagagli
tutti quanti già su,
a vedere Linate diventare Pavia
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via.
Mangio, prendo un caffe', penso alle cose che devo fare a Catania. Nei dieci minuti che sono al bar mi accorgo che nessuno dei clienti dice please alla barista o al cassiere. Ma nemmeno un 'per favore' quando ordinano. Zero. Immagino che l'uso della lingua sia cambiato, o forse i milanesi sono rude. Long time away, KT.
Mi siedo dalle parti del vetro per continuare a sperimentare con le impostazioni della reflex. C'e' la regolazione nel mirino della sottoesposizione, pollice sul bottoncino, indice sulla rotella. Armeggio un po', sembra facile da impostare e disimpostare. Ricordarmi come e quando usarla, in che condizioni di luce e inquadratura invece sara' piu' difficile e mi ci vorra' tutto il viaggio. Ho cancellato un sacco di foto prima di postare questa robaccia quindi potete immaginarvi che cose orribili mi siano venute fuori.
Mentre aspetto un minidramma si evolve alla mia sinistra, dove un addetto sta tentando di fare scendere una persona in sedia a rotelle usando un'ascensore di servizio, mentre un altro addetto non trova la chiave dell'ascensore (o forse della porta che da' sull'ascensore, non sono sicuro).
A bordo, un altro aereoplano come quello di prima.


Rullaggio e decollo tengo la camera spenta. In quota e' una bella giornata e' l'airbus con venti in coda va leggero. Sotto, presto arriva lo stivale a sinistra.
Lo schermo incastonato nel velcro e' un deja vu serissimo. Credo di avere visto lo stesso schermo e software stile anni 80 come questo da qualche altra parte prima, ma e' passato troppo tempo ed io ho festeggiato troppo a Natale, quindi non me lo ricordo.
Provo a staccare lo schermo dal velcro ma non viene.


Si vede che io smanetto con le impostazioni, il bilanciamento del bianco, gli ISO eccetera (e non ho ancora nemmeno provato a guardare alle aperture del diaframma). Le foto vengono tutte diverse.



Quello deve essere il Gran Sasso, se non mi sbaglio. Sembra un ciottolo buttato li' fra le nubi basse.

Questa e' una riserva di qualche tipo, a ridosso del promontorio del Circeo. Parco Presidenziale, ex-reale? Qualcuno lo sa?


Qui l'aereo si dirige a sud mentre lo stivale si allontana verso oriente. Metto via l'aggeggio e dormo.
Mi risveglia il cambio regime dei motori quando comincia la discesa. Sono a sinistra, c'e' l'Etna a tiro.

Macche'. Ci sono le nuvole e 'a Muntagna vi si nasconde.

L' approccio da nord a CTA e una grande curvona attorno al lato ovest della montagna. Quando il suolo si livella e la pianura si apre vuol dire che siamo vicini. Ci sono molte piu' riserve idriche di quanto ce ne fossero anni fa, quando con calico e un monomotore facemmo un survey fotografico delle riserve di acqua della Piana di Catania. O qualcosa del genere.



L'Etna si intravede, ma c'e'.


Attraversiamo la tangenziale che circonda la citta' dal lato di terra. L'aereo si allinea e scende costante.






Non arriva lungo, non sbatte qua e la', non beccheggia. Atterraggio commendabile. Come quello a Linate d'altronde.


Mi fermo a Catania fino al 7 gennaio. Come dicevo, questioni di famiglia per cui non vi annoiero' con dettagli. Ho il tempo di vedere amici, mangiare cose buone e rifare amicizia con Gattila.


Il tempo e' splendido. Non c'e' freddo e la gente si siede nei tavolini al sole senza bisogno di cappotti. Sicily.
Per sottoesporre bene occorre una buona luce ma quando uno fa l'errore di includere nell'inquadratura le sciare delle Scogliera, la costa a nord della citta', la foto viene urenda perche' la lava assorbe la luce come un buco nero.


Non staro' ad annoiarvi con l'Etna. I catanesi ce l'hanno tutti dietro casa. Uno si abitua.

Fra qualche giorno ritorno, diretto questa volta fino a Gatwick, sempre con AZ. Poi spostamento di aeroporto e ripartenza da LHR per quel dell'Africa
Pero' dopo, che ormai e' tardi. Grazie per aver seguito

KT, a volte ritornano.