[TR con foto] FCO-JFK-BOS-JFK-FCO


Arriva finalmente il momento dell’imbarco e, dopo aver fatto salire tutti, mi avvio anch’io.
A bordo trovo il giornale e il mio posto già equipaggiato con Amenity kit, cuffiette, cuscino e coperta.
Accanto a me trovo un vegliardo ultra ottuagenario con una panza veramente notevole… mi guardo meglio attorno e vedo che l’intera J class è popolata da vecchi grassi e danarosi vestiti secondo il peggior immaginario collettivo che noi italiani abbiamo dei turisti: è un trionfo di magliette di cotone grigio topo abbinate a calzoncini color crema e calzino corto per gli uomini; pantaloncini aderenti e camicie a fantasia orrenda per le vegliarde (che ostentano un culo di dimensioni tali da rendere difficile la seduta nella pur ampia poltrona J).
Due brutti pischelli brufolosi di circa 16-18 anni completano la configurazione, contribuendo allo stesso tempo a ridurre significativamente l’età media della J!

Ecco una panoramica di quanto vedo una volta seduto

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Buono il pitch di 60” (io sono 1,93 e non riuscivo nemmeno a toccare l’altra poltrona con i piedi)

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Con una puntualità perfetta stacchiamo il finger ed effettuiamo il push back… nel frattempo noccioline e spumante fresco (E SIAMO SOLO ALLE 10:15!!!)

Taxi piuttosto veloce e …via verso la classica direzione Bastia-Marsiglia…

Una volta in volo, approfittando di una delle frequenti visite in bagno del mio vicino di posto, gli frego per un minuto il posto accanto al finestrino e scatto questa foto

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Nel frattempo viene servito il pranzo (buono ed abbondante come sempre), annaffiato per l’occasione con un buon vino rosso spagnolo
Ad un certo punto guardo fuori e vedo il mare e penso: abbiamo lasciato Nantes e ora siamo già sull’oceano! Dopo poco però torno a vedere terra, poi di nuovo mare e poi ancora terra…. Non ci capisco più una mazza e accendo quindi l’Air show che mi fa vedere qualcosa di inaspettato: a causa probabilmente di qualche perturbazione sull’oceano atlantico, la nostra rotta viene spostata molto più a nord rispetto a quella consueta… stiamo infatti sorvolando Belfast!!!

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Ecco la rotta nel suo insieme (si nota chiaramente la correzione effettuata all’altezza di Marsiglia)

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A bordo siamo a FL350 (quota che manterremo inalterata praticamente fino al finale su JFK)

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Il vento contrario si mantiene debole per tutto il viaggio

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All’apice della parabola verso gli States tocchiamo il 60° parallelo (di solito si viaggia molto più a sud, vicino al 50°)

…segue…
 
Interessantissimo, finora... La J Delta mi sembra molto valida.


Ci piacerebbe, però, leggere anche il seguito [:256] ;)
 
Citazione:Ci piacerebbe, però, leggere anche il seguito

Arriva, arriva, ma il racconto è lungo ed io posso postare solo nei ritagli di tempo, quindi pazienza...;)
Vi anticipo che l'ultima parte del TR sarà I-N-C-R-E-D-I-B-I-L-E (almeno per me è stato così)!


Durante il volo noto la presenza di un terzo pilota (probabilmente lì per un check periodico) che nei momenti di riposo utilizza una poltrona J Class (proprio accanto alla mia) opportunamente oscurata da una tendina a scorrimento.
Il volo prosegue tranquillo: dalla seconda metà del viaggio in poi, ad esempio, il vento è quasi nullo, nell’ordine di 8-10 nodi e non ci schiodiamo da FL 350.
Per passare il tempo guardo un film sull’IFE ma non essendo “On demand” me lo guardo già cominciato… scarsa la tecnologia di intrattenimento a bordo e scarsi i contenuti disponibili (3/4 film, qualche gioco, qualche canzone e l’Air show, that’s all folks)!

L’ingresso nel “nuovo mondo” avviene più a nord del consueto: invece di essere sul mare ed avere Halifax sulla destra, siamo già sulla terraferma ed Halifax sta alla nostra sinistra… poco dopo sorvoliamo Boston (la mia meta finale) e mi viene da pensare che la raggiungerò solo tra parecchie ore… pazienza!

In avvicinamento il tempo è buono ma con diverse raffiche di vento, che aumentano man mano che scendiamo di quota; arrivati in corto finale quasi percepisco lo sforzo dei piloti nel tenere allineato l’aereo…. È il classico “bumpy landing” alla Newyorkese. Atterriamo con qualche minuto di anticipo rispetto all’orario, ottimo!

Touch down, finalmente, il tempo è decisamente migliore quaggiù, c’è il sole e un’aria abbastanza tersa.
Breve taxi verso il finger e finalmente sbarchiamo, con le solite gentili AA/VV di Delta che ti ringraziano per nome e che si augurano di rivederti preso a bordo…Nota: rispetto a novembre 2005, questa volta tutte le AA/VV hanno nuove divise tutte uguali e decisamente migliori di quelle grigio topo dell’anno scorso… ci voleva!
[OT] ragazzi, a me Delta piace parecchio per il servizio che offre e spero vivamente che anche loro possano risollevarsi dal triste destino che gli si sta parando davanti [fine OT]
Non appena esco colgo l’occasione di una finestra pulita per fotografare il “bambino” che ci ha portato quaggiù…un classico “cavallo da tiro” di Delta: un 767-300 ER nella nuova livrea e tutto sommato abbastanza “lindo e pinto”

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Le procedure di controllo documenti e ingresso sono stra-veloci: non trovo coda, vado dall’addetto, solite due domande, impronte, foto ed in meno di tre minuti sono al controllo doganale dove mi ritirano il modulo senza far ulteriori domande.
Passo ai transiti dove rifaccio il controllo sicurezza e finalmente mi riavvio verso la zona partenze per prendere il mio domestic flight per Boston.
Con una notevole botta di culo riesco a trovare posto sul volo precedente a quello che avevo prenotato dall’Italia… Wow, arriverò in Hotel molto prima!
Dopo un po’ di cazzeggio in giro per il terminal arriva l’ora del mio volo con Comair sull’odiato CRJ 200 (lo odio solo perché sono alto e non riesco a stare in piedi…)
L’imbarco sembra quello di una gita aziendale: chiamata a voce, autobus stile scolastico con la scritta “Boston” sul vetro, ingresso in aereo con la A/V che ti ridice che stai andando a Boston… tutto sommato divertente!
Dopo diverse testate riesco finalmente a togliermi la giacca ed a sedermi (anche stavolta lato corridoio).
Partiamo in orario anche questa volta e il volo va via tranquillo. Noto che a bordo c’è un’unica A/V che per servire tutti con uno snack minimalista e rimettere tutto a posto prima dell’atterraggio, fa i salti mortali… a bordo conto almeno 5 crew Delta (tra i quali un comandante) in volo di servizio.
L’avvicinamento a Boston è una figata: visto il vento di terra ci avviciniamo dal mare anzi, ci avviciniamo “al mare” visto che arriviamo davvero a pochi metri dalla superficie prima di vedere il prato e la pista… bello, molto impressionante!
Sbarchiamo veloci e sottobordo ci riprendiamo i trolley (non puoi portarli a bordo perché non c’è spazio sufficiente nelle cappelliere).
Mi allontano dall’aereo e scatto anche qui una foto al “bambino” (si notano a terra i bagagli oggetto della riconsegna), sullo sfondo un altro 767-300 ER di Delta simile a quello che ho preso per FCO-JFK.

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Raggiungo finalmente l’uscita dell’aeroporto e mi accorgo che, come spesso accade sui voli domestici, la zona arrivi in realtà è quella delle partenze.
Per quanto riguarda Boston, l’aeroporto è nuovo, molto curato e decisamente “american style”…(notare il bandierone a stelle e strisce)

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Scendo giù agli arrivi e salgo sul primo “cab” che mi capita a tiro… comincio a sentire la stanchezza del viaggio… non vedo l’ora di arrivare… dopo 20 minuti ci siamo: scendo, lascio la mancia (ogni volta me lo devo ricordare… e sono pure ligure, quindi non mi viene facile né tanto meno spontaneo…) e finalmente entro nell’Hyatt Regency Boston.
Carino ma non particolarmente lussuoso ha l’indubbio vantaggio di essere in centro e di essere anche il luogo dove si terrà la conferenza…

Questa è la mia stanza. Nota: il letto è almeno a 120 centimetri da terra… faccio quasi fatica a salirci sopra io, che sono 1,93… Mah!

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…segue…
 
[OT]
Anche a Boston si fa quasi sera ed io, nonostante una stanchezza mostruosa, mi faccio una doccia ed esco a fare due passi.
Per chi è pratico della città, il mio hotel si trova nel Financial District, quindi nella parte nuova della città.
Esco e faccio il giro dell’isolato: in giro c’è molta gente che “vascheggia” allegramente, agli angoli delle strade compaiono simpatici e apparentemente improvvisati banchi del mercato con frutta e verdura…

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La città dà l’impressione di essere a misura d’uomo, vivibile ed allegra.
Tra l’altro scopro che Boston è il paradiso degli spotter: l’aeroporto è praticamente in città e con il vento di terra gli aerei decollano verso la città passando molto bassi… in pochi minuti vedo di tutto, 767, 757, 737, E-190… basterebbe stare su un terrazzo con un buon teleobiettivo per catturare buone prede!

Quando, dopo aver mangiato una cosa orribile in un fast food, ritorno in albergo, è l’imbrunire: ne approfitto per fare una foto ad un grattacielo dalla forma ed illuminazione un po’ diverse dagli altri

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Salgo su e me ne vado a letto di filato… per me è come se fossero le 3 del mattino e considerando che mi sono alzato verso le 6… non c’è male!

Il giorno dopo mi aspettano 8 ore di conferenza Inmarsat, estremamente interessante ma comunque abbastanza impegnativa da seguire.
Non parlerò qui degli argomenti discussi durante tale conferenza, ma se vi interessa posso aprire un 3d ad hoc.

Finalmente si fanno le 17 e, cotto a puntino, non ho nemmeno il tempo di riprendermi che dobbiamo subito partire per la cena di gala organizzata dagli sponsor…
Si tratta di una cena presso l’antica “Commander House” che sta al porto, il luogo è carino e non privo di un certo fascino (una grossa parte della storia americana, leggasi guerra d’indipendenza, è passata proprio da queste parti…)
Al nostro arrivo ci attende un veliero storico con sfondo sulla skyline di Boston…

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Questa invece è la Commander House

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La cena è carina, nonostante gli oltre 200 invitati!
Essendo però tanti gli europei presenti, tutti afflitti dal jet lag, si torna in albergo in tempi relativamente brevi: alle 23 tutti a nanna…(tranne gli inglesi che, incuranti del jet lag, proseguono la loro ubriacatura al lounge bar)

Il giorno dopo soliti orari con la differenza che la sera è questa volta completamente libera!
Approfitto della presenza di altri due italiani per fare un rilassante giro turistico della città… meta designata: Harvard

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Certo, i campus universitari americani sono davvero il massimo per chi vuole studiare… se penso a quando ho fatto l’Università io… che differenza!

Questa costruzione immensa è la biblioteca

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Al termine della “gita” ad Harvard ci spariamo una cena al famosissimo “Legal Sea Food”, catena storica di ristoranti americani fondata quasi 60 anni fa… L’aragosta che ci servono ha un prezzo commovente rispetto a quanto siamo abituati in Italia… ma qui siamo vicini a quelle terre dove Forrest Gump pescava tonnellate di gamberi, no? Quindi tutto costa pochissimo (con l’euro favorevole, poi…)

Il terzo giorno è quello del ritorno a casa: la conferenza dura solo mezza giornata, quindi a mezzogiorno siamo liberi di andare a farci un ultimo giro per la città con pranzetto compreso…

Ci dirigiamo senza indugi verso il porto, con l’idea di mangiare lì e proseguire poi per una rapida visita al quartiere italiano (North End) ed al mitico MIT di Boston…

La zona del Quincy Market è decisamente carina

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Proseguendo ecco le prime avvisaglie di ristoranti “interessanti”

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Finalmente ne troviamo uno carino…12 ostriche 12 Euro… ripeto, commovente…!

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Eccoci quindi nel quartiere italiano… carino e folcloristico come me lo immaginavo

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Vetrina tamarra con vari oggetti italiani (ironia della sorte, c’è anche la bandiera della Juve…)

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Guardate questa meraviglia…

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Ed ecco finalmente il MIT (stile della costruzione molto “massonico”, direi!)

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Tornando in albergo per riprendere le valigie e per andare all’aeroporto, catturo una panoramica di Boston lato fiume

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[FINE OT]

Si è fatta ora di ripartire, prendo le valigie in Hotel e saluto Boston dal Taxi…mi attende il volo di ritorno verso JFK e, alle 21.10, il tanto agognato AZ611 sul triplo… non vedo l’ora!
Come tutte le mie missioni, però, qualcosa deve andare storto! Dopo due giorni di sole, infatti, una massiccia turbolenza è arrivata sulle coste orientali ed il mio fantastico volo DL5411, previsto per le 17.30, non ne vuole sapere di partire…

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Per essere precisi, alle 17.30, ora presunta di partenza, non è nemmeno arrivato l’aereo… andiamo bene…
Nell’attesa comincia a piovere di brutto anche a Boston e tutti noi, piloti compresi (!) guardiamo fuori dalla finestra per vedere quando arriva ‘sto cavolo di CRJ-200….
I minuti passano e verso le 18:20 finalmente vediamo il “microbo” spuntare dal piazzale e dirigersi deciso verso il nostro gate… sono abbastanza preoccupato: stimo infatti di arrivare a JFK verso le 20.00 con poco più di un’ora per prendere il mio AZ 611… non è molto tempo, se si considerano i controlli sicurezza, passaporto, dogana e check-in… che palle!
Per fortuna il microbo ha tempi di rifornimento e sistemazione della cabina abbastanza rapidi, per cui imbarchiamo con il solito scuolabus verso le 18:40… salgo a bordo e, dopo le testate/gomitate di rito, riesco finalmente a sedermi, giusto in tempo per vedere un 747-400 della British Airways decollare tra pioggia e nuvole (incredibilmente impressionante!!!)
Quando taxiamo verso la pista noto una lunga fila davanti a noi… siamo solo sesti (mannaggia, stavolta lo perdo davvero…).
Quando entriamo in testata pista mi volto e vedo che dietro di noi ci sono ben 9 aerei, tra cui un A-340 LH che troneggia tra tutti… Si decolla alle 19.00 e per fortuna il volo dovrebbe durare solo 50 minuti… comunque sono troppo preoccupato per godermelo… non vedo l’ora di atterrare e schizzare al banco check-in AZ… alla fine il volo procede regolare e atterriamo pochi minuti prima delle 20:00 in una piovosa New York… quando ci dirigiamo verso la piazzola scopro per fortuna che la coda del mio 777 è proprio lì vicino.. meno male, vorrà dire che la mia corsa non sarà poi troppo lunga!

…segue… ultima, incredibile parte…
 
NOTTE SULL’OCEANO

Esco e, dopo aver preso il solito trolley sottobordo, corro veloce come il vento verso il terminal 1 da dove partirà il mio aereo… ho un’ora scarsa… mannaggia… odio correre quando sono in giacca e cravatta con trolley al seguito… a scanso di equivoci chiedo ad un addetto alla sicurezza qual è la strada più veloce per il terminal e lui mi dice: “se non hai fretta puoi andare dritto e prendere il trenino, se hai fretta, comincia a correre verso quel passaggio…!”.

Troppo simpatico, nonostante la fretta e l’angoscia è riuscito a farmi ridere! Comunque, visto che ho fretta, comincio a correre verso il corridoio che porta al terminal 2 e poi al terminal 1… il tutto richiede pochi intensi minuti di corsa… nel frattempo mi metto al collo il badge AZ, sempre utile per velocizzare controlli passaporti e varchi sicurezza e mi catapulto al banco check-in AZ… Casa dolce casa… appena un’addetta mi vede, mi viene incontro e mi dice, con in un’ottimo italiano ma con forte accento americano: “ah, eccoti qui, non pensavo che ce l’avresti fatta…dai, che siamo ancora in tempo!”
Wow, è andata!!!

Visto che sono arrivato per ultimo, niente scelta del posto… mi becco un corridoio in fila 9, ma va bene lo stesso, è pur sempre J class!
Il tempo di cazzeggiare per il terminal questa volta non ce l’ho, per cui mi dirigo abbastanza rapidamente al gate, dove vedo una folla oceanica che si sta imbarcando sia sul nostro, sia su un AF.
Attendo con buona pazienza di essere l’ultimo e, mentre mi dirigo verso l’addetta al gate, carramba che sorpresa!!! Esce fuori il comandante: lo conosco benissimo, è uno degli sponsor dei miei progetti, che culo!!!

Ci salutiamo contenti dell’inaspettato incontro e subito dopo lui mi dice la tanto sperata frase: “dopo cena ci raggiungi in cabina, così ci racconti come è andata la conferenza!”
E vaiii… mi si prospetta un viaggio interessante!
Nel frattempo saliamo a bordo ed io prendo il mio posto (9B se mi ricordo bene); l’aereo ha un LF vicino al 100%, il colpo d’occhio entrando è notevole, sia per la bellezza ed imponenza del 777 sia per il livello di affollamento in cabina.
Il sedile è già stato predisposto con cuscino e coperta, arrivano gli AA/VV e portano a tutti quotidiano e settimanali, più spumante di benvenuto.
Per me si tratta del primo volo in assoluto su un 777 quindi la mia curiosità è doppia. Proprio perché sono su un nostro aereo, cerco di valutare tutto (servizio, stato della cabina, ecc) con un occhio quanto più oggettivo possibile.
Trovo subito evidenti differenze rispetto al volo di andata, derivanti soprattutto dal fatto che sto confrontando un buon vecchio 767 con il gioiello dell’aviazione civile mondiale, il 777 appunto (in questo caso si tratta di I-DISD).

Mi colpiscono la spaziosità degli interni e il look complessivo della J class: trovo moquette in ordine e poltrone in ottimo stato, nel complesso giudico la J class del 777 un prodotto valido e competitivo, nonostante l’assenza di un lie flat vero e proprio stile compagnie aeree orientali.
Gli AA/VV gestiscono rapidamente la distribuzione degli amenity kit e appaiono cortesi con tutti (e sono contento di avere questo riscontro, visto che il problema della cortesia/disponibilità degli AA/VV sui voli AZ di lungo raggio è stato più volte sollevato e non solo in questo forum).
In perfetto orario ci stacchiamo dal finger e subito dopo sento il crescente ronzare della messa in moto della prima turbina (si,è proprio lui, il GE90 che si mette in moto…mi viene la pelle d’oca dall’emozione). Iniziamo quindi il taxi e mi rendo subito conto che i raccordi per le piste sembrano il Grande Raccordo Anulare nei suoi momenti peggiori: davanti a noi c’è di tutto, dietro a noi pure peggio!
Tra i tanti aeromobili in gara per vincere un posto in testata pista, segnalo un 757 Icelandair winglettato che non ho però potuto fotografare… in ogni caso, bello, bello davvero!
Il taxi è interminabile… alla fine diamo pieno motore dopo circa 40 minuti spesi a girare per i raccordi e ad attendere il nostro turno!
Dopo il decollo ci vengono servite le classiche noccioline e ci viene rispoposto lo spumante, che non mi faccio mancare.
Di lì a poco inizia la cena (antipasto di verdure, pasta, filetto pesce, dolce e limoncello); buona ma forse un po’ carente nelle quantità servite (anche se puoi sempre chiedere il bis).
In attesa che portino via la cena do un’occhiata all’IFE, che trovo piuttosto ricco di contenuti e, soprattutto, ON DEMAND (che non è cosa da poco)

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Tra le tante funzioni, trovo decine di canzoni disponibili e circa 12-13 film; unica nota dolente: l’air show non funziona!

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Navigo un po’ sull’IFE poi finalmente mi sparecchiano la cena e fanno altrettanto con tutti gli altri: è arrivato il momento di andare a trovare il comandante in cabina!!!

Mi alzo, vincendo un po’ di timidezza prendo la macchina fotografica e mi avvio dal Purser: gli spiego che il comandante mi sta aspettando in cabina e tac, la magica porta si apre!
Il comandante, sempre gentilissimo, si è addirittura alzato per venirmi a salutare… rimango estasiato dal colpo d’occhio che mi si presenta… la notte è nera come la pece, siamo sull’oceano e le uniche luci che vedo sono quelle del cockpit…per un appassionato come me difficile chiedere di più…questo è ciò che vedo

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Mi siedo sulla poltrona al centro (chiamarla strapuntino è un insulto!!!), mi presento al secondo pilota e cominciamo a parlare del più e del meno. Alla mia domanda su dove fossimo, il comandante attenua tutte le luci di cabina e mi fa vedere sulla sinistra le ultime luci della costa: siamo all’incirca al traverso di Halifax e stiamo lasciando il Canada, davanti a noi migliaia di miglia sopra un oceano nero ed impenetrabile… notiano il magnifico cielo stellato e ci mettiamo quasi a fare a gara a chi riconosce più costellazioni… vedere il cielo da FL380 in piena notte senza altre luci che disturbano è indescrivibile, così come è indescrivibile la vista del cockpit del triplo

Ci mettiamo a parlare della conferenza Inmarsat e della connettività a bordo… il tempo passa in fretta, tra poco raggiungeremo il punto di non ritorno dopo il quale l’alternate airport sarà in l’Irlanda (linea tratteggiata verde)

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Ho già deciso: passerò con loro tutta la notte. Per simpatia, per fargli compagnia, per capire cosa significa pilotare sul lungo raggio, perché in fondo un’occasione così non ti capita spesso… e pazienza se domani mattina all’arrivo a FCO sarò mostruosamente rincoglionito dal sonno e dal fuso orario… per riposare c’è sempre tempo!

Mi concentro per capire le comunicazioni dell’ATC, la solita routine: cambia frequenza, riporta posizione e quota, ecc… sulla nostra stessa frequenza sento anche un LH…

Arriva l’alba, navigando verso est il sole sale su rapidamente

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…e con un bagliore veramente accecante (le cartine diventano fondamentali)

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E’ da ore che siamo in volo ed è da ore che sono lì, immobile su quella poltrona in cabina… non vado nemmeno in bagno, anche se mi scappasse qualcosa, lo ignorerei.

Trovo anche il tempo di fare un filmato con la mia macchina fotografica… eccolo qua:

http://www.youtube.com/watch?v=LXkbj2CYka0

Continuo a seguire ammaliato la nostra navigazione, oramai ci siamo, l’europa è vicina… siamo sempre a FL 380 e abbiamo il VOR della Cornovaglia quasi al traverso sulla sinistra… noi puntiamo dritti dritti su Nantes (waypoint NTS)

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di tanto in tanto l’ATC ci fa accorciare la strada facendoci tagliare qualche waypoint, ma anche questa è ordinaria amministrazione… arriva l’A/V e ci chiede se vogliamo qualcosa per colazione, quando è il mio turno, mi guarda con un’espressione incredula del tipo “minchia, ma questo qui se ne sta qui incollato da almeno 5 ore…”.
Ha ragione lui, ovviamente, non mi sono mosso da almeno 5 ore… ma non ci riuscirei comunque, troppo forte è l’emozione di stare lì con loro, vivere con loro l’avventura di una traversata oceanica nel cuore della notte…

Insieme alla colazione l’A/V ci porta anche l’unica notizia non standard del volo: c’è un pax che sta male, è diabetico, è turco e non parla né italiano né inglese, per fortuna c’è il figlio che qualcosa in inglese riesce a dire… la situazione non è propriamente rosea: il pax è sdraiato per terra, ha sudori freddi e si sente mancare. Il comandante autorizza l’A/V a chiedere se c’è un medico a bordo. C’è, grazie a Dio, è un professore italiano che si mette subito all’opera.
Nel frattempo in cabina si calcolano rotte e tempi per eventuali atterraggi di emergenza… come alternato più rapido da raggiungere viene individuato Marsiglia… ed io penso, eccoci, facciamoci pure ‘sta esperienza da atterraggio con emergenza sanitaria a bordo.
Per fortuna il tutto si risolve rapidamente e per il meglio: si trattava di una banale crisi glicemica, quindi con un bicchiere d’acqua zuccherata e la presenza confortante del medico, il pax si riprende…un bel sospiro di sollievo e via con il next waypoint verso Bastia.
A questo punto il comandante si gira verso di me e mi sorride ed io capisco: è l’ora di togliersi dalle balle perché c’è un atterraggio da fare!
Me ne torno alla mia immacolata poltrona in J e, non appena seduto, crollo in un sonno profondo… mi risveglierò solo ad atterraggio avvenuto, in una mattina di primavera calda ed accogliente a FCO, consapevole di non aver sognato ma di aver vissuto uno dei momenti più emozionanti della mia vita aeronautica!!!

Grazie a tutti per la pazienza dedicata alla lettura di questo lungo TR e alla prossima!!!
 
Be' , TR spettacolare , foto di altissimo livello e racconto emozionante . Non posso che farti i miei complimentissimi .
Sei quasi al livello del maestro Daniele ......
Grandioso
Ciao e complimenti ancora .
Alex
 
Porca miseria, il tuo TR trasuda amore puro per questo tipo di lavoro... Che dire, è un TR splendido con tantissime foto interessanti e per questo ti ringrazio moltissimo ;)




Ciao!!
 
Complimenti...bellissimo racconto!!
Io ho solo avuto la fortuna di fare in cabina sullo strapuntino un FCO DUS con AZ...sul mitico 80...ATTERRAGGIO COMPRESO!!!
(ovviamente prima dell'11 settembre!!!)

[:308]
 
spettacolare... non c'è che dire. per caso il secondo era Carlo, capelli un pò lunghi?