NOTTE SULL’OCEANO
Esco e, dopo aver preso il solito trolley sottobordo, corro veloce come il vento verso il terminal 1 da dove partirà il mio aereo… ho un’ora scarsa… mannaggia… odio correre quando sono in giacca e cravatta con trolley al seguito… a scanso di equivoci chiedo ad un addetto alla sicurezza qual è la strada più veloce per il terminal e lui mi dice: “se non hai fretta puoi andare dritto e prendere il trenino, se hai fretta, comincia a correre verso quel passaggio…!”.
Troppo simpatico, nonostante la fretta e l’angoscia è riuscito a farmi ridere! Comunque, visto che ho fretta, comincio a correre verso il corridoio che porta al terminal 2 e poi al terminal 1… il tutto richiede pochi intensi minuti di corsa… nel frattempo mi metto al collo il badge AZ, sempre utile per velocizzare controlli passaporti e varchi sicurezza e mi catapulto al banco check-in AZ… Casa dolce casa… appena un’addetta mi vede, mi viene incontro e mi dice, con in un’ottimo italiano ma con forte accento americano: “ah, eccoti qui, non pensavo che ce l’avresti fatta…dai, che siamo ancora in tempo!”
Wow, è andata!!!
Visto che sono arrivato per ultimo, niente scelta del posto… mi becco un corridoio in fila 9, ma va bene lo stesso, è pur sempre J class!
Il tempo di cazzeggiare per il terminal questa volta non ce l’ho, per cui mi dirigo abbastanza rapidamente al gate, dove vedo una folla oceanica che si sta imbarcando sia sul nostro, sia su un AF.
Attendo con buona pazienza di essere l’ultimo e, mentre mi dirigo verso l’addetta al gate, carramba che sorpresa!!! Esce fuori il comandante: lo conosco benissimo, è uno degli sponsor dei miei progetti, che culo!!!
Ci salutiamo contenti dell’inaspettato incontro e subito dopo lui mi dice la tanto sperata frase: “dopo cena ci raggiungi in cabina, così ci racconti come è andata la conferenza!”
E vaiii… mi si prospetta un viaggio interessante!
Nel frattempo saliamo a bordo ed io prendo il mio posto (9B se mi ricordo bene); l’aereo ha un LF vicino al 100%, il colpo d’occhio entrando è notevole, sia per la bellezza ed imponenza del 777 sia per il livello di affollamento in cabina.
Il sedile è già stato predisposto con cuscino e coperta, arrivano gli AA/VV e portano a tutti quotidiano e settimanali, più spumante di benvenuto.
Per me si tratta del primo volo in assoluto su un 777 quindi la mia curiosità è doppia. Proprio perché sono su un nostro aereo, cerco di valutare tutto (servizio, stato della cabina, ecc) con un occhio quanto più oggettivo possibile.
Trovo subito evidenti differenze rispetto al volo di andata, derivanti soprattutto dal fatto che sto confrontando un buon vecchio 767 con il gioiello dell’aviazione civile mondiale, il 777 appunto (in questo caso si tratta di I-DISD).
Mi colpiscono la spaziosità degli interni e il look complessivo della J class: trovo moquette in ordine e poltrone in ottimo stato, nel complesso giudico la J class del 777 un prodotto valido e competitivo, nonostante l’assenza di un lie flat vero e proprio stile compagnie aeree orientali.
Gli AA/VV gestiscono rapidamente la distribuzione degli amenity kit e appaiono cortesi con tutti (e sono contento di avere questo riscontro, visto che il problema della cortesia/disponibilità degli AA/VV sui voli AZ di lungo raggio è stato più volte sollevato e non solo in questo forum).
In perfetto orario ci stacchiamo dal finger e subito dopo sento il crescente ronzare della messa in moto della prima turbina (si,è proprio lui, il GE90 che si mette in moto…mi viene la pelle d’oca dall’emozione). Iniziamo quindi il taxi e mi rendo subito conto che i raccordi per le piste sembrano il Grande Raccordo Anulare nei suoi momenti peggiori: davanti a noi c’è di tutto, dietro a noi pure peggio!
Tra i tanti aeromobili in gara per vincere un posto in testata pista, segnalo un 757 Icelandair winglettato che non ho però potuto fotografare… in ogni caso, bello, bello davvero!
Il taxi è interminabile… alla fine diamo pieno motore dopo circa 40 minuti spesi a girare per i raccordi e ad attendere il nostro turno!
Dopo il decollo ci vengono servite le classiche noccioline e ci viene rispoposto lo spumante, che non mi faccio mancare.
Di lì a poco inizia la cena (antipasto di verdure, pasta, filetto pesce, dolce e limoncello); buona ma forse un po’ carente nelle quantità servite (anche se puoi sempre chiedere il bis).
In attesa che portino via la cena do un’occhiata all’IFE, che trovo piuttosto ricco di contenuti e, soprattutto, ON DEMAND (che non è cosa da poco)
Tra le tante funzioni, trovo decine di canzoni disponibili e circa 12-13 film; unica nota dolente: l’air show non funziona!
Navigo un po’ sull’IFE poi finalmente mi sparecchiano la cena e fanno altrettanto con tutti gli altri: è arrivato il momento di andare a trovare il comandante in cabina!!!
Mi alzo, vincendo un po’ di timidezza prendo la macchina fotografica e mi avvio dal Purser: gli spiego che il comandante mi sta aspettando in cabina e tac, la magica porta si apre!
Il comandante, sempre gentilissimo, si è addirittura alzato per venirmi a salutare… rimango estasiato dal colpo d’occhio che mi si presenta… la notte è nera come la pece, siamo sull’oceano e le uniche luci che vedo sono quelle del cockpit…per un appassionato come me difficile chiedere di più…questo è ciò che vedo
Mi siedo sulla poltrona al centro (chiamarla strapuntino è un insulto!!!), mi presento al secondo pilota e cominciamo a parlare del più e del meno. Alla mia domanda su dove fossimo, il comandante attenua tutte le luci di cabina e mi fa vedere sulla sinistra le ultime luci della costa: siamo all’incirca al traverso di Halifax e stiamo lasciando il Canada, davanti a noi migliaia di miglia sopra un oceano nero ed impenetrabile… notiano il magnifico cielo stellato e ci mettiamo quasi a fare a gara a chi riconosce più costellazioni… vedere il cielo da FL380 in piena notte senza altre luci che disturbano è indescrivibile, così come è indescrivibile la vista del cockpit del triplo
Ci mettiamo a parlare della conferenza Inmarsat e della connettività a bordo… il tempo passa in fretta, tra poco raggiungeremo il punto di non ritorno dopo il quale l’alternate airport sarà in l’Irlanda (linea tratteggiata verde)
Ho già deciso: passerò con loro tutta la notte. Per simpatia, per fargli compagnia, per capire cosa significa pilotare sul lungo raggio, perché in fondo un’occasione così non ti capita spesso… e pazienza se domani mattina all’arrivo a FCO sarò mostruosamente rincoglionito dal sonno e dal fuso orario… per riposare c’è sempre tempo!
Mi concentro per capire le comunicazioni dell’ATC, la solita routine: cambia frequenza, riporta posizione e quota, ecc… sulla nostra stessa frequenza sento anche un LH…
Arriva l’alba, navigando verso est il sole sale su rapidamente
…e con un bagliore veramente accecante (le cartine diventano fondamentali)
E’ da ore che siamo in volo ed è da ore che sono lì, immobile su quella poltrona in cabina… non vado nemmeno in bagno, anche se mi scappasse qualcosa, lo ignorerei.
Trovo anche il tempo di fare un filmato con la mia macchina fotografica… eccolo qua:
http://www.youtube.com/watch?v=LXkbj2CYka0
Continuo a seguire ammaliato la nostra navigazione, oramai ci siamo, l’europa è vicina… siamo sempre a FL 380 e abbiamo il VOR della Cornovaglia quasi al traverso sulla sinistra… noi puntiamo dritti dritti su Nantes (waypoint NTS)
di tanto in tanto l’ATC ci fa accorciare la strada facendoci tagliare qualche waypoint, ma anche questa è ordinaria amministrazione… arriva l’A/V e ci chiede se vogliamo qualcosa per colazione, quando è il mio turno, mi guarda con un’espressione incredula del tipo “minchia, ma questo qui se ne sta qui incollato da almeno 5 ore…”.
Ha ragione lui, ovviamente, non mi sono mosso da almeno 5 ore… ma non ci riuscirei comunque, troppo forte è l’emozione di stare lì con loro, vivere con loro l’avventura di una traversata oceanica nel cuore della notte…
Insieme alla colazione l’A/V ci porta anche l’unica notizia non standard del volo: c’è un pax che sta male, è diabetico, è turco e non parla né italiano né inglese, per fortuna c’è il figlio che qualcosa in inglese riesce a dire… la situazione non è propriamente rosea: il pax è sdraiato per terra, ha sudori freddi e si sente mancare. Il comandante autorizza l’A/V a chiedere se c’è un medico a bordo. C’è, grazie a Dio, è un professore italiano che si mette subito all’opera.
Nel frattempo in cabina si calcolano rotte e tempi per eventuali atterraggi di emergenza… come alternato più rapido da raggiungere viene individuato Marsiglia… ed io penso, eccoci, facciamoci pure ‘sta esperienza da atterraggio con emergenza sanitaria a bordo.
Per fortuna il tutto si risolve rapidamente e per il meglio: si trattava di una banale crisi glicemica, quindi con un bicchiere d’acqua zuccherata e la presenza confortante del medico, il pax si riprende…un bel sospiro di sollievo e via con il next waypoint verso Bastia.
A questo punto il comandante si gira verso di me e mi sorride ed io capisco: è l’ora di togliersi dalle balle perché c’è un atterraggio da fare!
Me ne torno alla mia immacolata poltrona in J e, non appena seduto, crollo in un sonno profondo… mi risveglierò solo ad atterraggio avvenuto, in una mattina di primavera calda ed accogliente a FCO, consapevole di non aver sognato ma di aver vissuto uno dei momenti più emozionanti della mia vita aeronautica!!!
Grazie a tutti per la pazienza dedicata alla lettura di questo lungo TR e alla prossima!!!