Eccomi di nuovo con la seconda parte, ci eravamo lasciati a Victoria nello stato della British Columbia in Canada. Intanto desidero ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto dei complimenti per le foto; è la mia prima esperienza, ma ora che ci ho preso la mano….
Qualche risposta la devo subito: non sapevo che Dreamliner fosse a Victoria, altrimenti lo avremmo cercato; peraltro anch’io ho avuto il sospetto che le orche fossero un po’ troppo “confidenziali” con i gommoni, però mi hanno spiegato che quelle sono residenti e di loro si conosce praticamente tutto.
Quanto ai “cessi” al piano di sotto del 340/600 , si trovano all’incirca a metà della classe economica e dopo qualche ora e qualche birra costituiscono davvero un apprezzato punto di ritrovo; lo so che non è elegante dirlo, ma è così.
Dunque proseguiamo: il porto di Victoria è davvero una manna per chi ama gli idro, ci sono servizi regolari di linea con Vancouver e con il porto di Vancouver, ma anche semplicemente giri turistici sulla baia.
Nelle pause del convegno abbiamo deciso di effettuare la classica escursione a caccia (fotografica) di orche e balene ma, dato il tema del convegno stesso, l’attenzione si è accentrata soprattutto sulla fauna ornitica. Nella foto la c.d. “mangianza”, ovvero un branco di pesci a fior d’acqua che attira gli uccelli acquatici per un lauto e frenetico pasto.
E finalmente avvistiamo la prima balena, ragazzi una balena vera, che qui chiamano “humpback” che poi sarebbe la nostra megattera. E’ la seconda specie più grande al mondo, ed il soffio si sente lontano chilometri; ci siamo sentiti tutti come nel film Moby Dick. Nella seconda foto la balena lascia vedere la coda e d una pinna ventrale, che poi sbatterà con gran fragore sull’acqua. Nella terza sta per immergersi per poi ricomparire dopo una ventina di minuti
Ci avevano promesso le orche (che qui chiamano whale killer) ed hanno mantenuto la promessa. Questa si è pure avvicinata un po’ troppo, sfilandoci sotto il gommone; qualcuno avrebbe notato un cenno di saluto da parte della nostra guida, ma non è confermato…! Di sicuro c’è che le orche stanziali hanno tutte un nome ed un albero genealogico (nell’agenzia dei tour, ma non l’ho fotografato, purtroppo). Queste orche si nutrono di salmoni e perciò non sarebbero un rischio per altri mammiferi, in primis le foche e i leoni marini.
Ed eccoli i leoni marini
Avrei molte altre foto di orche e balene ma non voglio tediarvi. Nel frattempo il convegno prosegue con interessanti presentazioni. Qui vediamo una slide riguardante un progetto italo-spagnolo di aeromodello radiocomandato a forma di rapace (astore) che si è dimostrato particolarmente efficace (ora è on test anche da parte dell’AMI) nell’allontanare i gabbiani.
Il convegno è finito, dobbiamo rientrare; questa volta scegliamo un normale servizio di autobus di linea da Victoria a Vancouver airport; la sala d’aspetto e biglietteria ricordano molto l’America anni 70; i pullman invece sono moderni
On the road e poi arrivo a YVR (questo è già il corridoio dei gates)
Finalmente un po’ di spotting
Chissà a cosa servirà questo vecchio F28 (ha ancora le matricole)?
Il decollo ed il viaggio di ritorno sono stati senza storia, a parte il sistema di entartainment off ed una certa rilassatezza dell’equipaggio (o eravamo noi stanchi?); si è dormicchiato per qualche ora inseguendo una notte che è invece durata pochissimo. Fuori era tutto nuvoloso. Questa è la baia di Vancouver.
All’arrivo a FRA, un doveroso saluto al nostro aeroplano “City of Bremenhaven”,
ed una lunga sosta a FRA in attesa del transito per FCO (con CAI), ben sei ore dopo! Ho dovuto fare da capo la security ed il check in. Alla security sono stato portato in un ufficio interno dove il mio laptop è stato sniffato a lungo (mai accaduto). Al ckin, una rigida signorina ispano-tedesca ha assolutamente “preteso” di pesare il mio mitico trolley constatando che pesava molto più dei 5 kg. ammessi (e come poteva pesare di meno, io viaggio solo con bagaglio a mano!); alle mie garbate rimostranze che con un transito a FCO per AHO di soli 50’ il mio bagaglio non lo avrei certo ritirato al mio arrivo, la teutonica ha risposto dura “Qveste zono le regole”. Ma perché diavolo promettono cose che non possono mantenere? Con quello che capita a FCO è materialmente impossibile che i bagagli da stiva vengano trasferiti sul secondo volo in 50’, però la prenotazione viene accettata; è come andarsi a cercare i guai. Il nostro A320 Air One, in perfetto orario, era semivuoto: per carità, le regole sono regole, ma un po’ di flessibilità “italiana” da una compagnia italiana? Per non farci mancare niente, il terminal è stato chiuso 45’ per allarme bomba, poi risolto dall’arrivo di un cane sniffer, ma la polizia non sembrava molto allarmata
FCO terminal A, gate 16: una porta viene tenuta aperta da un cestino di rifiuti (ovviamente pieno); una sola addetta al gate con ordini e contrordini: “devo etichettare tutti i bagagli a mano, ma come faccio da sola?” “No, scusate, contrordine” però intanto si è persa una mezz’ora per etichettarne un po’. Passeggeri italiani imbufaliti e stranieri allibiti. Ritardo. Il contrasto con l’ordine, la pulizia e la puntualità dell’estero fa male al nostro cuore di critici severi ma appassionati del nostro Paese.
All’arrivo ad AHO, come previsto, del mio trolley nemmeno l’ombra. Per fortuna arriverà “solo” il giorno dopo. Chiudiamo così, con un po’ di malinconia per quello che potremmo essere e non siamo, per lo stato di sbrago del nostro Paese e soprattutto per l’indifferenza e l’assuefazione dei nostri connazionali.
Dimenticavo: partiti per un convegno sul bird strike, al primo decollo da FCO una trentina di gabbiani erano posati tranquillamente sul bordo destro della 25, un centinaio di metri dopo la soglia. No comment, valgono quelli che precedono.
Qualche risposta la devo subito: non sapevo che Dreamliner fosse a Victoria, altrimenti lo avremmo cercato; peraltro anch’io ho avuto il sospetto che le orche fossero un po’ troppo “confidenziali” con i gommoni, però mi hanno spiegato che quelle sono residenti e di loro si conosce praticamente tutto.
Quanto ai “cessi” al piano di sotto del 340/600 , si trovano all’incirca a metà della classe economica e dopo qualche ora e qualche birra costituiscono davvero un apprezzato punto di ritrovo; lo so che non è elegante dirlo, ma è così.
Dunque proseguiamo: il porto di Victoria è davvero una manna per chi ama gli idro, ci sono servizi regolari di linea con Vancouver e con il porto di Vancouver, ma anche semplicemente giri turistici sulla baia.

Nelle pause del convegno abbiamo deciso di effettuare la classica escursione a caccia (fotografica) di orche e balene ma, dato il tema del convegno stesso, l’attenzione si è accentrata soprattutto sulla fauna ornitica. Nella foto la c.d. “mangianza”, ovvero un branco di pesci a fior d’acqua che attira gli uccelli acquatici per un lauto e frenetico pasto.

E finalmente avvistiamo la prima balena, ragazzi una balena vera, che qui chiamano “humpback” che poi sarebbe la nostra megattera. E’ la seconda specie più grande al mondo, ed il soffio si sente lontano chilometri; ci siamo sentiti tutti come nel film Moby Dick. Nella seconda foto la balena lascia vedere la coda e d una pinna ventrale, che poi sbatterà con gran fragore sull’acqua. Nella terza sta per immergersi per poi ricomparire dopo una ventina di minuti



Ci avevano promesso le orche (che qui chiamano whale killer) ed hanno mantenuto la promessa. Questa si è pure avvicinata un po’ troppo, sfilandoci sotto il gommone; qualcuno avrebbe notato un cenno di saluto da parte della nostra guida, ma non è confermato…! Di sicuro c’è che le orche stanziali hanno tutte un nome ed un albero genealogico (nell’agenzia dei tour, ma non l’ho fotografato, purtroppo). Queste orche si nutrono di salmoni e perciò non sarebbero un rischio per altri mammiferi, in primis le foche e i leoni marini.

Ed eccoli i leoni marini

Avrei molte altre foto di orche e balene ma non voglio tediarvi. Nel frattempo il convegno prosegue con interessanti presentazioni. Qui vediamo una slide riguardante un progetto italo-spagnolo di aeromodello radiocomandato a forma di rapace (astore) che si è dimostrato particolarmente efficace (ora è on test anche da parte dell’AMI) nell’allontanare i gabbiani.

Il convegno è finito, dobbiamo rientrare; questa volta scegliamo un normale servizio di autobus di linea da Victoria a Vancouver airport; la sala d’aspetto e biglietteria ricordano molto l’America anni 70; i pullman invece sono moderni


On the road e poi arrivo a YVR (questo è già il corridoio dei gates)


Finalmente un po’ di spotting


Chissà a cosa servirà questo vecchio F28 (ha ancora le matricole)?

Il decollo ed il viaggio di ritorno sono stati senza storia, a parte il sistema di entartainment off ed una certa rilassatezza dell’equipaggio (o eravamo noi stanchi?); si è dormicchiato per qualche ora inseguendo una notte che è invece durata pochissimo. Fuori era tutto nuvoloso. Questa è la baia di Vancouver.

All’arrivo a FRA, un doveroso saluto al nostro aeroplano “City of Bremenhaven”,

ed una lunga sosta a FRA in attesa del transito per FCO (con CAI), ben sei ore dopo! Ho dovuto fare da capo la security ed il check in. Alla security sono stato portato in un ufficio interno dove il mio laptop è stato sniffato a lungo (mai accaduto). Al ckin, una rigida signorina ispano-tedesca ha assolutamente “preteso” di pesare il mio mitico trolley constatando che pesava molto più dei 5 kg. ammessi (e come poteva pesare di meno, io viaggio solo con bagaglio a mano!); alle mie garbate rimostranze che con un transito a FCO per AHO di soli 50’ il mio bagaglio non lo avrei certo ritirato al mio arrivo, la teutonica ha risposto dura “Qveste zono le regole”. Ma perché diavolo promettono cose che non possono mantenere? Con quello che capita a FCO è materialmente impossibile che i bagagli da stiva vengano trasferiti sul secondo volo in 50’, però la prenotazione viene accettata; è come andarsi a cercare i guai. Il nostro A320 Air One, in perfetto orario, era semivuoto: per carità, le regole sono regole, ma un po’ di flessibilità “italiana” da una compagnia italiana? Per non farci mancare niente, il terminal è stato chiuso 45’ per allarme bomba, poi risolto dall’arrivo di un cane sniffer, ma la polizia non sembrava molto allarmata

FCO terminal A, gate 16: una porta viene tenuta aperta da un cestino di rifiuti (ovviamente pieno); una sola addetta al gate con ordini e contrordini: “devo etichettare tutti i bagagli a mano, ma come faccio da sola?” “No, scusate, contrordine” però intanto si è persa una mezz’ora per etichettarne un po’. Passeggeri italiani imbufaliti e stranieri allibiti. Ritardo. Il contrasto con l’ordine, la pulizia e la puntualità dell’estero fa male al nostro cuore di critici severi ma appassionati del nostro Paese.

All’arrivo ad AHO, come previsto, del mio trolley nemmeno l’ombra. Per fortuna arriverà “solo” il giorno dopo. Chiudiamo così, con un po’ di malinconia per quello che potremmo essere e non siamo, per lo stato di sbrago del nostro Paese e soprattutto per l’indifferenza e l’assuefazione dei nostri connazionali.
Dimenticavo: partiti per un convegno sul bird strike, al primo decollo da FCO una trentina di gabbiani erano posati tranquillamente sul bordo destro della 25, un centinaio di metri dopo la soglia. No comment, valgono quelli che precedono.
