Studio italiano sul Bird-Strike


Nonno Salt

Principiante
Utente Registrato
4 Febbraio 2007
1,163
28
96
Sul Corriere di oggi è presentato uno studio, molto interessante, sul fenomeno del bird strike:

http://www.corriere.it/scienze_e_te...di_34c1d7b6-04c8-11df-aece-00144f02aabe.shtml

In sostanza, partendo dall'analisi delle specie presenti in base alla posizione dell'aeroporto e relative numerosità (in questo caso Venezia - Tessera), si sarebbe calcolato un indice di rischio relativo ai singoli periodi dell'anno.
 
Calcolato per i jet il rischio-volatili

Etologi ed ecologi veneziani hanno studiato le specie pericolose che nel 2008 hanno causato 857 incidenti

Gli aeroporti sono ambienti assai peculiari che per gli uccelli non dovrebbero essere per niente attrattivi, almeno se si pensa alla rumorosità che li contraddistingue, a quei bestioni che a bassa quota solcano il cielo, per non dire della quantità di macchine, camioncini e di gente in movimento che si trova perennemente sul terreno. Nonché all'illuminazione, tanto forte e innaturale. Eppure non è così. La verità, infatti, è che una gran varietà di uccelli, grazie alla loro intelligenza e plasticità comportamentale, ci mette niente ad assuefarsi a questi strani ambienti. Soprattutto se in cambio trovano qualcosa di buono da beccare.

Insomma, per dirla con parole scientifiche, gli uccelli possiedono una mente che sa fare egregiamente il calcolo costi-benefici. E il risultato è che gli uccelli, almeno certe specie, negli aeroporti sono sempre presenti, nonostante tutti gli sforzi fatti per tenerli lontani. E siccome non raramente vanno a collidere con gli aerei con risultati disastrosi, la necessità di tenerli sotto controllo non smette, né mai smetterà, di essere impellente. Il che implica un grande e continuo sforzo conoscitivo sul loro comportamento, perché solo attraverso ciò si può sperare di riuscire a dissuaderli. Così, anche per la sua pratica utilità, sta attualmente attraendo l'attenzione degli operatori del settore la recentissima pubblicazione, apparsa sull'European Journal of Wildlife Research, dell'innovativa ricerca intitolata «An ecological approach to birdstrike analysis», opera di Cecilia Soldatini, Vyron Georgalas, Patrizia Torricelli e Yuri Albores-Barajas, ecologi ed etologi dell'università Ca' Foscari di Venezia.

Tenendo conto di un grande numero di variabili, questi studiosi hanno condotto un'analisi del rischio di impatto tra aerei e uccelli in volo che, seppure di validità generale, è massimamente incentrata sulla speciale realtà lagunare dell'aeroporto internazionale Marco Polo di Venezia. Ed è mirata, soprattutto, a offrire agli operatori della sicurezza informazioni utili per definire le priorità degli interventi preventivi. Gli autori hanno, al proposito, messo a punto un indice, denominato Bri (Birdstrike Risk Index), che valuta e quantizza i rischi della presenza di uccelli delle più diverse specie negli aeroporti. La presenza ornitica è limitata a un numero ben noto, definito e piuttosto costante e prevedibile di specie, variabile stagionalmente. Si tratta per lo più di specie erbivore (oche e anitre), granivore o insettivore (storni, rondini e altri passeriformi, rondoni, pavoncelle e piccoli falchi, per esempio gheppi), necrofagi e onnivore opportuniste (corvi, gazze e gabbiani) nonché, in presenza di anfibi e piccoli mammiferi nelle zone umide e nei prati del contesto aeroportuale, anche di specie predatrici (aironi e falchi). L'indice di rischio deriva dalla sommatoria ponderata di vari fattori che riguardano la biologia, l'etologia e l'ecologia delle specie, ma anche tiene conto di altri fattori, tra cui la storia, nei vari aeroporti, degli eventi registrati di impatto. Ed è appunto confrontando i casi e i numeri delle collisioni note con quelle che l'indice Bri avrebbe previsto che gli autori possono offrire una misura realistica dell'affidabilità dell'indice stesso.

Chiaro che ancora molto resta da fare per limitare i rischi di collisione tra uccelli e aerei, ma il nuovo indice proposto e la massa di osservazioni e di nuovi dati presenti in questa innovativa ricerca già possono rappresentare uno utile strumento per una previsione realistica e per la conseguente organizzazione della prevenzione di questo tipo di incidenti.

Danilo Mainardi
Corriere della Sera

19 gennaio 2010