L'ex-Alitalia "munge"
i viaggiatori pugliesi»
BARI - Meno voli per Linate, Malpensa e Fiumicino (e questo si sapeva). Ma anche prezzi più alti, a volte quasi raddoppiati, sulle tratte in cui opera in monopolio. È impietosa la fotografia che AdP ha scattato al sistema del trasporto aereo pugliese: nelle 57 pagine del rapporto che ieri l’amministratore unico Domenico Di Paola ha consegnato alla Regione ci sono gli effetti tangibili che il nuovo assetto di Alitalia ha prodotto su chi vola da e per la Puglia. Il problema non è nuovo, ma lo studio predisposto dai consulenti di Bain e Company lo ha sistematizzato. E confrontando gli orari pre e post-Cai si è scoperto, ad esempio, che Bari ha perso il 16,5% dei voli verso Roma e Milano, percentuale che sale al 57% per Brindisi. La conseguenza è una diminuzione nelle destinazioni raggiungibili attraverso connessioni negli aeroporti hub (Fiumicino, Malpensa ma anche Linate).
Per il Salento, scrivono i consulenti, «il numero di alternative di viaggio (che già era inferiore a quella di Bari) si riduce, mentre il tempo medio di connessione cresce»: si passa dalle 409 destinazioni disponibili a ottobre (con un tempo medio di connessione pari a 1:56’) alle 346 di oggi (con 2:07’ di tempo medio per passare da un aereo all’altro. Non va meglio a Bari, che passa da 608 a 347 alternative di viaggio disponibili con un tempo medio di connessione alto (3:05’) ma sostanzialmente stabile.
Lo studio fa poi notare che la situazione è aggravata dalla mancanza, negli aeroporti pugliesi, di voli feeder dei grandi carrier europei (Lufthansa e British Airways) che avrebbero potuto costituire un’efficace alternativa verso i rispettivi hub di compagnia.
C’è poi la questione dei costi, che è stata ricostruita esaminando i fatturati per biglietteria aerea di Alitalia e Air One in Puglia e Basilicata nei tre mesi prima della fusione, e confrontandoli con i dati della biglietteria dell’ultimo mese. Secondo lo studio ci sarebbero stati «significativi incrementi dei ricavi unitari (cioè del costo del singolo biglietto, ndr), da correlare a variazioni di tariffe». Variazioni che hanno colpito soprattutto le destinazioni su cui Alitalia si ritrova in monopolio: non Fiumicino (dove operano per la Puglia anche compagnie low cost), ma Linate e soprattutto Bologna che ha visto una crescita dei prezzi dei biglietti fino all’80%.
A titolo di esempio, lo studio mostra i costi dei biglietti per tratte nazionali europee comparabili a quelle operate da Cai in Puglia. Rispetto a un Bari-Roma (il cui costo medio si aggira sui 182 euro), un Manchester-Londra (che equivale grossomodo a un Fiumicino- Linate) ne costa solo 135 nonostante il monopolio di British Airways. Dalla comparazione emerge che i pugliesi pagano più di tutti gli altri europei con l’eccezione dei francesi: i quali, però, possono contare su un livello di servizio (inteso come numero di frequenze e come «qualità») superiore rispetto al resto d’Europa.
Alla fine, a livello di costi, ne emerge che in media i pugliesi spendono oggi fino al 50% in più rispetto a quanto spendevano prima. Per questo il segretario nazionale dell’associazione di consumatori Codici, Ivano Giacomelli, chiede «la liberalizzazione delle compagnie aeree al fine di aumentate la concorrenza ».
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
10/2/2009
i viaggiatori pugliesi»
BARI - Meno voli per Linate, Malpensa e Fiumicino (e questo si sapeva). Ma anche prezzi più alti, a volte quasi raddoppiati, sulle tratte in cui opera in monopolio. È impietosa la fotografia che AdP ha scattato al sistema del trasporto aereo pugliese: nelle 57 pagine del rapporto che ieri l’amministratore unico Domenico Di Paola ha consegnato alla Regione ci sono gli effetti tangibili che il nuovo assetto di Alitalia ha prodotto su chi vola da e per la Puglia. Il problema non è nuovo, ma lo studio predisposto dai consulenti di Bain e Company lo ha sistematizzato. E confrontando gli orari pre e post-Cai si è scoperto, ad esempio, che Bari ha perso il 16,5% dei voli verso Roma e Milano, percentuale che sale al 57% per Brindisi. La conseguenza è una diminuzione nelle destinazioni raggiungibili attraverso connessioni negli aeroporti hub (Fiumicino, Malpensa ma anche Linate).
Per il Salento, scrivono i consulenti, «il numero di alternative di viaggio (che già era inferiore a quella di Bari) si riduce, mentre il tempo medio di connessione cresce»: si passa dalle 409 destinazioni disponibili a ottobre (con un tempo medio di connessione pari a 1:56’) alle 346 di oggi (con 2:07’ di tempo medio per passare da un aereo all’altro. Non va meglio a Bari, che passa da 608 a 347 alternative di viaggio disponibili con un tempo medio di connessione alto (3:05’) ma sostanzialmente stabile.
Lo studio fa poi notare che la situazione è aggravata dalla mancanza, negli aeroporti pugliesi, di voli feeder dei grandi carrier europei (Lufthansa e British Airways) che avrebbero potuto costituire un’efficace alternativa verso i rispettivi hub di compagnia.
C’è poi la questione dei costi, che è stata ricostruita esaminando i fatturati per biglietteria aerea di Alitalia e Air One in Puglia e Basilicata nei tre mesi prima della fusione, e confrontandoli con i dati della biglietteria dell’ultimo mese. Secondo lo studio ci sarebbero stati «significativi incrementi dei ricavi unitari (cioè del costo del singolo biglietto, ndr), da correlare a variazioni di tariffe». Variazioni che hanno colpito soprattutto le destinazioni su cui Alitalia si ritrova in monopolio: non Fiumicino (dove operano per la Puglia anche compagnie low cost), ma Linate e soprattutto Bologna che ha visto una crescita dei prezzi dei biglietti fino all’80%.
A titolo di esempio, lo studio mostra i costi dei biglietti per tratte nazionali europee comparabili a quelle operate da Cai in Puglia. Rispetto a un Bari-Roma (il cui costo medio si aggira sui 182 euro), un Manchester-Londra (che equivale grossomodo a un Fiumicino- Linate) ne costa solo 135 nonostante il monopolio di British Airways. Dalla comparazione emerge che i pugliesi pagano più di tutti gli altri europei con l’eccezione dei francesi: i quali, però, possono contare su un livello di servizio (inteso come numero di frequenze e come «qualità») superiore rispetto al resto d’Europa.
Alla fine, a livello di costi, ne emerge che in media i pugliesi spendono oggi fino al 50% in più rispetto a quanto spendevano prima. Per questo il segretario nazionale dell’associazione di consumatori Codici, Ivano Giacomelli, chiede «la liberalizzazione delle compagnie aeree al fine di aumentate la concorrenza ».
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
10/2/2009