sergio romano: Milano e la battaglia perduta della


malpensante

Bannato
6 Novembre 2005
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bel paese là dove 'l sì suona
Citazione:Messaggio inserito da Alain
Un milanese non può andare a Shanghai o a Buenos Aires se non passando da un altro aeroporto europeo.
Quanto lo pagano per scrivere 'ste cazzate?

Ma prima di pubblicare gli articoli non c' è nessuno nel giornale che controlli quello che viene stampato? O tanto il Corriere della Sera serve solo a incartare il pesce?
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Citazione:Messaggio inserito da Alain
Un milanese non può andare a Shanghai o a Buenos Aires se non passando da un altro aeroporto europeo.
Quanto lo pagano per scrivere 'ste cazzate?

Ma prima di pubblicare gli articoli non c' è nessuno nel giornale che controlli quello che viene stampato? O tanto il Corriere della Sera serve solo a incartare il pesce?
Avrà pensato: sparo due destinazioni a caso, tanto ...
... ed invece ha preso quelle sbagliate.:D:D:D

... ma dove vuoi che vada Sergio Romano alla sua veneranda età ...
... non più lontano di Salsomaggiore a "passare le acque".
 
All’origine di questo handicap vi è naturalmente la crisi dell’Alitalia e il fallimento dell’intesa che la linea italiana aveva concluso qualche anno fa con la Klm. La nostra società di bandiera è stabilita a Roma, dove vive e lavora la maggior parte del suo personale di terra e di volo. Non mi sembra che abbia preso in considerazione la necessità di trasferire a Milano il centro dei suoi interessi e di adottare, per restare in gioco, la prospettiva del Pentagono disegnato da Peter Hall. E non mi sembra che il governo, nonostante le origini del presidente del Consiglio e del suo partito, abbia affrontato il problema in una prospettiva milanese. La questione Alitalia è stata trattata come una questione romana e sindacale, vale a dire, in ultima analisi, corporativa e provinciale


però su questo ha ragione, ihmo
 
La colpa è di Alitalia. [:303][:303][:303][:303]

Un'altra professione che potrei fare tranquillamente: il giornalista.
 
Citazione:Messaggio inserito da Alain

All’origine di questo handicap vi è naturalmente la crisi dell’Alitalia e il fallimento dell’intesa che la linea italiana aveva concluso qualche anno fa con la Klm. La nostra società di bandiera è stabilita a Roma, dove vive e lavora la maggior parte del suo personale di terra e di volo. Non mi sembra che abbia preso in considerazione la necessità di trasferire a Milano il centro dei suoi interessi e di adottare, per restare in gioco, la prospettiva del Pentagono disegnato da Peter Hall. E non mi sembra che il governo, nonostante le origini del presidente del Consiglio e del suo partito, abbia affrontato il problema in una prospettiva milanese. La questione Alitalia è stata trattata come una questione romana e sindacale, vale a dire, in ultima analisi, corporativa e provinciale


però su questo ha ragione, ihmo

I fatti:

Da 2 anni a questa parte Alitalia ha:

-Aperto nuove rotte (con la flotta che ha...) da MXP
-Preso l'hangar Manutentivo.
-Incrementato il personale Base Milano sempre esistito da 700 a quasi 2700 effettivi
-Basato il cargo a MXP
-Tra breve trasf. del Cargo dal Cargo Centre alla Cargo City-2
-Ricapitalizzazione.
-Operativo a Sesto San Giovanni (MI)

Alitalia, sempre basata a Roma ad oggi ha il suo baricentro a Milano con una SEA (Bencini e Fossa prima) contro (...), mi vien da pensare che molte menti eccelse non abbiano mai preso in mano il time table AZ ed osservato quante frequenze e destinazioni ha attive AZ da Milano...
 
Personalmente trovo che Sergio Romano sia una persona molto preparata su molti fronti, giudizio che esprimo avendo ascoltato alcune sue conferenze all'università ed avendo letto i suoi libri. Le sue conoscenze maggiori riguardano la storia delle relazioni internazionali e la politica internazionale, materie in cui la sua competenza è innegabile, semplicemente credo che qui abbia affrontato un tema che esce dagli argomenti che è solito trattare, da cui derivano le inesattezze espresse.
 
Hai ragione, ma questo è un rischio sempre presente quando si tiene una rubrica del genere. Nessuno può essere tuttologo, ma in un giornale con la boria e gli incassi del Corriere della Sera è il minimo che ci sia qualcuno dello staff a controllare. Invece no, la qualità è quella che ci si può aspettare da un giornale gratuito.

Aeroporti cari, ma di bassa qualità. Linee aeree care, ma di bassa qualità. Giornali supponenti e di bassa qualità.
La musica è la stessa: un Paese che se la tira a sproposito e che ha poco futuro.
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Hai ragione, ma questo è un rischio sempre presente quando si tiene una rubrica del genere. Nessuno può essere tuttologo, ma in un giornale con la boria e gli incassi del Corriere della Sera è il minimo che ci sia qualcuno dello staff a controllare. Invece no, la qualità è quella che ci si può aspettare da un giornale gratuito.

Aeroporti cari, ma di bassa qualità. Linee aeree care, ma di bassa qualità. Giornali supponenti e di bassa qualità.
La musica è la stessa: un Paese che se la tira a sproposito e che ha poco futuro.
[:304][:304][:304][:304]
Non posso fare altro che condividere quanto hai detto.
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Hai ragione, ma questo è un rischio sempre presente quando si tiene una rubrica del genere. Nessuno può essere tuttologo, ma in un giornale con la boria e gli incassi del Corriere della Sera è il minimo che ci sia qualcuno dello staff a controllare. Invece no, la qualità è quella che ci si può aspettare da un giornale gratuito.
...
A tratti è peggio di un giornale gratuito; sul numero di ieri c'era un articolo abbastanza insipido sulla lista nera europea (non mi riferisco al reportage riportato qui) con tanto di colonna di approfondimento a fianco che dato il dettaglio delle compagnie per paese ma terminava: "per l'elenco completo guardare sul sito Corriere.it"
Allucinante: uno compra il giornale e si trova con meno informazioni chi accede gratis al sito !!!


PS: ieri anche un articolo in cui citano la rivista Diario e riguardante lo scrutinio elettronico era un pezzo vergognosamente falso, sensazionalista, allarmistico e per niente documentato ...
... conosco bene quel progetto ed è l'opposto di quello raccontato lì.
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Citazione:Messaggio inserito da Alain
Un milanese non può andare a Shanghai o a Buenos Aires se non passando da un altro aeroporto europeo.
Quanto lo pagano per scrivere 'ste cazzate?

Ma prima di pubblicare gli articoli non c' è nessuno nel giornale che controlli quello che viene stampato? O tanto il Corriere della Sera serve solo a incartare il pesce?

Ed il bello e' che sono tante le destinazioni intercontinentali non servite da Milano....
Sono riuscite a beccarne due delle poche servite (e direi pure quasi bene).
 
Te la immagini una cosa del genere scritta nella column del principale commentatore del New York Times? Farebbero harakiri immediatamente...
Comunque Romano è una delle pochissime persone che valga la pena leggere da noi, ma evidentemente non gli danno neanche uno straccio di assistant.
 
Romano è un liberale classico, con poche simpatie a sinistra, ma che ultimamente non nasconde distacco e insoddisfazione per l' attuale governo, cui è troppo superiore per classe.

Il problema è del giornale, che evidentemente non ha molte ambizioni di qualità e gran boria. Certo, la maggioranza dei concorrenti fa piangere per l' inutile abbattimento degli alberi. Un po' come guardare al panorama dei vettori nostrani...
 
Appunto, troppo imparziale ed autorevole secondo alcuni, in un Italia dove per forza bisogna essere da una o dall'altra parte per poter ottenere qualcosa. Resta dal mio punto di vista una delle poche firme degne di nota nel panorama giornalistico italiano proprio per questa sua caratteristica.

Riguardo al CdS, come molti altri giornali ha preso già da tempo una piega preoccupante per le notizie sensazionalistiche basate su supposizioni non supportate da prove tangibili, perdendo quel poco di credibilità rimastagli.
 
Riporto la lettera della persona a cui ha risposto Romano.

Ero presente al convegno organizzato dall'Università Bocconi e mi sarebbe piaciuto rivolgerle una domanda relativamente alla "battaglia" persa della Malpensa. Lei ha detto che "il sindaco di Roma ha paradossalmente contato più di quello di Milano". In realtà a me non sembra proprio un fatto paradossale se si considera che Roma negli ultimi anni ha saputo esprimere come sindaci figure di rilievo nazionale quali Francesco Rutelli (che sconfisse Gianfranco Fini, altra figura di statura nazionale) e Walter Veltroni, cosa che non ha saputo fare Milano (con tutto il rispetto per Marco Formentini e Gabriele Albertini). Non è piuttosto da chiedersi perché il ceto politico milanese è stato negli ultimi anni così modesto?

Giorgio Busato

Citazione:Messaggio inserito da Alain

Caro Busato,
qualche chiarimento, prima di risponderle, per i lettori che non sono al corrente di ciò che è stato discusso alla Università Bocconi nella mattina del 15 marzo. La tavola rotonda a cui lei allude è stata organizzata dal professor Lanfranco Senn in occasione della presenza a Milano di uno studioso britannico, Peter Hall, che ha ricevuto il premio Balzan 2005 per la sua monumentale opera sulla storia delle città europee. Nella sua conferenza Hall ha parlato delle megacittà e delle grandi regioni che le circondano. Uno dei grafici più interessanti, fra quelli proiettati sullo schermo dell’aula in cui ha avuto luogo la conferenza, rappresenta una sorta di Pentagono che comprende le importanti aree produttive dell’Inghilterra meridionale, i grandi centri belgi e olandesi, una parte considerevole della Francia orientale e della Germania occidentale, la Svizzera e un pezzo di Italia settentrionale. Di questo Pentagono, che è per molti aspetti il cuore e il cervello, dell’Europa, Milano rappresenta quindi la punta meridionale, ai confini con aree molto prospere, ma non altrettanto dinamiche.
La principale caratteristica del Pentagono, se ho ben capito la spiegazione di Peter Hall, è quella di avere un raffinato sistema di comunicazioni interne ed esterne. Una città può restare nel Pentagono, in altre parole, soltanto se è in grado di offrire ai propri abitanti la possibilità di comunicare nel modo più rapido ed efficace con le altri parti del «cuore» e con il mondo. Quando il professor Senn mi ha dato la parola, ho amaramente constatato che l’Italia aveva perduto la battaglia della Malpensa. Intendevo dire che il maggiore aeroporto di Milano non è un «hub» (il fulcro da cui si staccano i raggi della ruota) e che non garantisce ai cittadini della megaregione i vantaggi di Londra, Francoforte, Parigi. Un milanese non può andare a Shanghai o a Buenos Aires se non passando da un altro aeroporto europeo. E se i cittadini della Val di Susa riusciranno a impedire la costruzione della Tav, non potrà neppure inserirsi nella grande rete di comunicazione che si sta realizzando al centro del Pentagono.
All’origine di questo handicap vi è naturalmente la crisi dell’Alitalia e il fallimento dell’intesa che la linea italiana aveva concluso qualche anno fa con la Klm. La nostra società di bandiera è stabilita a Roma, dove vive e lavora la maggior parte del suo personale di terra e di volo. Non mi sembra che abbia preso in considerazione la necessità di trasferire a Milano il centro dei suoi interessi e di adottare, per restare in gioco, la prospettiva del Pentagono disegnato da Peter Hall. E non mi sembra che il governo, nonostante le origini del presidente del Consiglio e del suo partito, abbia affrontato il problema in una prospettiva milanese. La questione Alitalia è stata trattata come una questione romana e sindacale, vale a dire, in ultima analisi, corporativa e provinciale. A Walter Veltroni non mi sentirei di muovere alcun rimprovero. Ogni uomo politico deve valorizzare la propria funzione e rispondere delle proprie decisioni a coloro che lo hanno eletto. Dal sindaco di Milano, invece, mi sarei aspettato interventi e ammonimenti più energici.