Facendo riferimento al 3d avviato da Marmax68 http://www.aviazionecivile.org/vb/showthread.php/125923-Il-gigante-ritrovato-della-Luftwaffe , pubblico la mia successiva intervista a Cristina Freghieri, alla cui pertinacia si deve il ritrovamento di ciò che resta del Messerschmitt Me 323 della Luftwaffe, abbattuto di fronte all'isola de La Maddalena.
Per ogni approfondimento, vi rimando al suo interessantissimo sito www.cristinafreghieri.it ma, per iniziare, uno dei tanti omaggi al Messerschmitt Me 323 Gigant che si possono trovare in rete :
https://www.youtube.com/watch?v=h2DM1OaJqa8
- Cara Cristina, eccoci qua. Allora; nel tuo campo sei subacquea di grande fama: scrivi libri, articoli, tieni conferenze, hai organizzato incontri nei Circoli della Stampa, piuttosto che nelle librerie o nelle carceri e faresti qualunque cosa per diffondere la cultura del mare. Dimmi subito: quando è nata questa tua passione? … Sì, ma molla il Mojito…
- Ma vedi un po'… Oh, per caso: camminavo sulla spiaggia in un giorno di pioggia con il mio cane, Nebbia. Ci siamo sedute sotto un telo, una sotto all'altra, perché avevamo freddo, e ci siamo chieste:-"Cosa c'è là sotto?".
- Immagino. Nebbia, soprattutto… ma chi ti conosce sa che non scherzi, evanescente Creatura. Questo quanti anni fa?
- Era il 1993.
- L'interesse per l'aeromobile Messerschmitt Me 323 Gigant, invece, che origine ha?
- Un giorno, sempre di pioggia (la pioggia mi accompagna), sono andata alla Libreria Militare di Milano a cercare un libro e il proprietario, che sapeva della mia passione per i relitti sommersi, mi disse:-"A La Maddalena è caduto in mare un aereo nel 1943, ne sai qualcosa?" e mi ha mostrato il trafiletto di due libri, uno francese e uno italiano, che riportavano l'accaduto: era il 26 luglio 1943.
- Qual è la storia di questo volo? Che funzione aveva?
- I Messerschmitt decollati da Venafiorita (Olbia) erano due e dirigevano verso Pistoia. Trasportavano equipaggio tedesco e italiano ed un grande carico di posta militare da consegnare. Erano aeromobili utilizzati per trasportare materiale pesante, sostenere le forze a terra, nonché caricare anche camion e cingolati.
- Sei stata aiutata nella ricerca o, al contrario, ostacolata?
- Diverse persone mi hanno aiutata, anzi, c'è stata una grande rete di supporto molto importante intorno a me nella ricerca e si è creato nei miei riguardi un sostegno determinante, dando così vita ad un collegamento fondamentale tra me, la Libreria Militare di Milano e la giornalista Giovanna Soro Saba, la quale aveva rintracciato i testimoni sia del fuoco sprigionatosi sul primo Messerschmitt colpito dalle forze inglesi, poi inabissatosi, sia del secondo, precipitato invece a terra. In realtà, le maggiori difficoltà sono state contattare le persone del luogo che potevano avere qualcosa in più da raccontare; i locali sono notoriamente cortesi ma altrettanto riservati. La Maddalena è un'isola nell'isola e può risultare complesso riuscire a comunicare, nel senso di superare la naturale diffidenza nei confronti di una sconosciuta che va in giro a fare domande.
- Come ti sei organizzata per i tuoi spostamenti in Sardegna?
- Siccome i miei fondi per viaggiare sono sempre scarsi, ogni volta ho caricato la macchina con tutto: anche frutta e panini. Ho dormito nel sacco a pelo, cercando quell'angolo davvero buio che su una nave non esiste mai, ed il primo contatto a La Maddalena è stato un piccolo ristoro di pescatori che affittavano stanze spartane, ma con la stessa accoglienza che si riserva ad un familiare. Loro sono gli Olivieri e approfitto per ringraziarli.
- Proprio i pescatori locali sapevano del relitto, mi sbaglio?
- Lì sembrava che tutti sapessero del relitto e mentre cercavo di contattare il pescatore - che non vuole però essere citato - che aveva rinvenuto un elmetto tanti anni prima e che aveva dato indicazioni sul luogo del ritrovamento a Giovanna Soro Saba un mese prima del mio arrivo, ho conosciuto i fratelli Mario e Guido Vitiello, anche loro pescatori, e che, in una giornata di Maestrale e pioggia battente che non si poteva neppure camminare per strada, in un caffè del Porto hanno ascoltato il perché mi trovassi sull'isola. Io dico che un po' gli sono piaciuta, perché mi hanno raccontato che, molti anni prima (almeno quindici), avevano recuperato una piccola targhetta francese, che non avevano mai mostrato a nessuno, in un punto che solo loro conoscevano, dicendo che, sicuramente, lì c'era qualcosa. Non mi sono però soffermata molto su quella targhetta francese perché io cercavo un aereo tedesco.
- Chi, più degli altri, ti ha indirizzata al punto esatto?
- Nessuno in particolare: all'isola sembrava scontato che il punto fosse "quello" a circa sei miglia dalla costa su un fondale di cento metri (praticamente uno scherzo!), ma certo i fratelli Vitiello sono stati determinanti per il ritrovamento.
- So che però ti fecero promettere che se ti avessero portato nell'area a loro nota e le tue immersioni ti avessero poi condotta al relitto, non avresti dovuto diffondere le coordinate per evitare la corsa dei curiosi, perché loro in quel punto pescavano. Ma così non è stato. Ti conosco come una persona estremamente corretta, cos'è successo?
- E' successo che alcune persone - o forse "personaggi"- coinvolte nelle operazioni, per manovre dettate da interessi del tutto diversi dai miei - puramente storici - hanno tradito il riserbo sulle coordinate.
- 28 maggio 2012: parlaci dell'emozione del primo incontro con il relitto sommerso.
- Aahhh… un'emozione molto particolare, questa: la prima sensazione, la primissima percezione nel vedere un'ombra che si disegnava come un mostro alato nel blu opaco di una giornata che andava a morire, è stata quella di un miraggio. Era chiaramente un velivolo. Ci siamo avvicinati (eravamo in due). Il compagno di fronte all'aereo, io lateralmente, pensando:-"Ma quanto grande è, questo aereo!! Solo il Messerschmitt era così gigantesco…". Ero proprio sbalordita. Mi sono avvicinata al compagno di immersione che mi parlava con l'ausilio del rebreather e contava i sei motori gridando:- "Non può essere che lui!!". Io ho realizzato e detto:-"Questo è il Messerschmitt!!". Tremavo in acqua. Avevo trovato quello che cercavo, eppure mi sentivo come qualcuno che dissacra un luogo. Contenta e contemporaneamente pervasa da sensazioni sconosciute, come avessi profanato un luogo sacro. "Sapremo proteggerlo?", è stata la mia prima domanda, una volta ragionevolmente certa del ritrovamento.
- Nel tuo sito ci sono articoli persino del "The Daily Telegraph" con te e foto del relitto, ma ce la regali tu, una foto del giorno del ritrovamento?
- Bien sûr!
- Pensi ci possa essere ancora traccia dei poveri resti dell'equipaggio? Non me ne intendo, ma dopo tanti anni in fondo al mare immagino sia estremamente improbabile, mi sbaglio? Qual è la situazione?
- La situazione è che l'aereo è spoglio di rivestimento perché era in gran parte costituito da tela e legno e dunque non ha avuto funzione "contenitiva" attraverso i decenni. Certamente i sessantanove anni in fondo al mare, le mareggiate, la fauna ittica e la corrosione dell'acqua rendono difficile poter ritrovare qualcosa, se non oggetti. La sola speranza è quella di ritrovare reperti identificativi dell'equipaggio, ma in materiale pesante.
- Hanno intenzione di recuperare il relitto?
- Non saprei. Ai posteri la risposta.
Ma scusa… ma, alla fine, la piastrina francese dei fratelli Vitiello, allora che c'entrava?
- Sorpresa: gli Me 323 Gigant montavano motori francesi. La ricerca che ho fatto me ne ha data conferma. Tra l'altro, un'azienda che esiste tuttora.
Direi gli evidenti frutti dell'occupazione tedesca…
Ma, dimmi: che tu sia stata intervistata da mezzo mondo, che sia stata a "Pianeta Mare" e che sia citata in Wikipedia, che ti sembra? Gagliardo, no??
- Non avrei mai immaginato che questo ritrovamento suscitasse l'interesse storico e culturale di tanti Paesi. Ne vado ben fiera!
- "Ti stimo, sorella". Al prossimo giro a La Maddalena mi porti?
- Certo, quando vuoi.
- Bello… sì, però io ti aspetto sul gommone… Ancora una domanda: in tutti questi anni, durante le tue immersioni, comprese, purtroppo, quelle per recuperare le salme degli occupanti di imbarcazioni affondate, c'è mai stata un'occasione in cui hai avuto davvero paura?
- Ho avuto paura molte volte, ma mai in acqua; piuttosto prima di immergermi, perché la situazione non mi convinceva più e, quelle volte, non sono andata in acqua. Una volta immersa, però, quando ho vissuto situazioni difficili, la razionalità e l'addestramento mi hanno aiutata a superarla.
Del resto, vale certamente la pena confrontarsi con i propri limiti; non trovi anche tu che fondersi con le profondità del mare sia un sogno?
- Uuuhh, guarda, non vedrei l'ora di "fondermi" a -100 metri! Eh no, Cristina: amo il mare, ma tu ben sai che per me i sogni restano quelli con le ali.
- … E invece io dico che i sogni hanno anche le pinne [ride]
- Ma certo, mia cara, in questo hai perfettamente ragione: oltre alle ali i sogni hanno sempre anche le… pinne…
[mi allungo verso il suo Mojito, bevo e sorrido]
Grazie, Cristina
Per ogni approfondimento, vi rimando al suo interessantissimo sito www.cristinafreghieri.it ma, per iniziare, uno dei tanti omaggi al Messerschmitt Me 323 Gigant che si possono trovare in rete :
https://www.youtube.com/watch?v=h2DM1OaJqa8
- Cara Cristina, eccoci qua. Allora; nel tuo campo sei subacquea di grande fama: scrivi libri, articoli, tieni conferenze, hai organizzato incontri nei Circoli della Stampa, piuttosto che nelle librerie o nelle carceri e faresti qualunque cosa per diffondere la cultura del mare. Dimmi subito: quando è nata questa tua passione? … Sì, ma molla il Mojito…
- Ma vedi un po'… Oh, per caso: camminavo sulla spiaggia in un giorno di pioggia con il mio cane, Nebbia. Ci siamo sedute sotto un telo, una sotto all'altra, perché avevamo freddo, e ci siamo chieste:-"Cosa c'è là sotto?".
- Immagino. Nebbia, soprattutto… ma chi ti conosce sa che non scherzi, evanescente Creatura. Questo quanti anni fa?
- Era il 1993.
- L'interesse per l'aeromobile Messerschmitt Me 323 Gigant, invece, che origine ha?
- Un giorno, sempre di pioggia (la pioggia mi accompagna), sono andata alla Libreria Militare di Milano a cercare un libro e il proprietario, che sapeva della mia passione per i relitti sommersi, mi disse:-"A La Maddalena è caduto in mare un aereo nel 1943, ne sai qualcosa?" e mi ha mostrato il trafiletto di due libri, uno francese e uno italiano, che riportavano l'accaduto: era il 26 luglio 1943.
- Qual è la storia di questo volo? Che funzione aveva?
- I Messerschmitt decollati da Venafiorita (Olbia) erano due e dirigevano verso Pistoia. Trasportavano equipaggio tedesco e italiano ed un grande carico di posta militare da consegnare. Erano aeromobili utilizzati per trasportare materiale pesante, sostenere le forze a terra, nonché caricare anche camion e cingolati.
- Sei stata aiutata nella ricerca o, al contrario, ostacolata?
- Diverse persone mi hanno aiutata, anzi, c'è stata una grande rete di supporto molto importante intorno a me nella ricerca e si è creato nei miei riguardi un sostegno determinante, dando così vita ad un collegamento fondamentale tra me, la Libreria Militare di Milano e la giornalista Giovanna Soro Saba, la quale aveva rintracciato i testimoni sia del fuoco sprigionatosi sul primo Messerschmitt colpito dalle forze inglesi, poi inabissatosi, sia del secondo, precipitato invece a terra. In realtà, le maggiori difficoltà sono state contattare le persone del luogo che potevano avere qualcosa in più da raccontare; i locali sono notoriamente cortesi ma altrettanto riservati. La Maddalena è un'isola nell'isola e può risultare complesso riuscire a comunicare, nel senso di superare la naturale diffidenza nei confronti di una sconosciuta che va in giro a fare domande.
- Come ti sei organizzata per i tuoi spostamenti in Sardegna?
- Siccome i miei fondi per viaggiare sono sempre scarsi, ogni volta ho caricato la macchina con tutto: anche frutta e panini. Ho dormito nel sacco a pelo, cercando quell'angolo davvero buio che su una nave non esiste mai, ed il primo contatto a La Maddalena è stato un piccolo ristoro di pescatori che affittavano stanze spartane, ma con la stessa accoglienza che si riserva ad un familiare. Loro sono gli Olivieri e approfitto per ringraziarli.
- Proprio i pescatori locali sapevano del relitto, mi sbaglio?
- Lì sembrava che tutti sapessero del relitto e mentre cercavo di contattare il pescatore - che non vuole però essere citato - che aveva rinvenuto un elmetto tanti anni prima e che aveva dato indicazioni sul luogo del ritrovamento a Giovanna Soro Saba un mese prima del mio arrivo, ho conosciuto i fratelli Mario e Guido Vitiello, anche loro pescatori, e che, in una giornata di Maestrale e pioggia battente che non si poteva neppure camminare per strada, in un caffè del Porto hanno ascoltato il perché mi trovassi sull'isola. Io dico che un po' gli sono piaciuta, perché mi hanno raccontato che, molti anni prima (almeno quindici), avevano recuperato una piccola targhetta francese, che non avevano mai mostrato a nessuno, in un punto che solo loro conoscevano, dicendo che, sicuramente, lì c'era qualcosa. Non mi sono però soffermata molto su quella targhetta francese perché io cercavo un aereo tedesco.
- Chi, più degli altri, ti ha indirizzata al punto esatto?
- Nessuno in particolare: all'isola sembrava scontato che il punto fosse "quello" a circa sei miglia dalla costa su un fondale di cento metri (praticamente uno scherzo!), ma certo i fratelli Vitiello sono stati determinanti per il ritrovamento.
- So che però ti fecero promettere che se ti avessero portato nell'area a loro nota e le tue immersioni ti avessero poi condotta al relitto, non avresti dovuto diffondere le coordinate per evitare la corsa dei curiosi, perché loro in quel punto pescavano. Ma così non è stato. Ti conosco come una persona estremamente corretta, cos'è successo?
- E' successo che alcune persone - o forse "personaggi"- coinvolte nelle operazioni, per manovre dettate da interessi del tutto diversi dai miei - puramente storici - hanno tradito il riserbo sulle coordinate.
- 28 maggio 2012: parlaci dell'emozione del primo incontro con il relitto sommerso.
- Aahhh… un'emozione molto particolare, questa: la prima sensazione, la primissima percezione nel vedere un'ombra che si disegnava come un mostro alato nel blu opaco di una giornata che andava a morire, è stata quella di un miraggio. Era chiaramente un velivolo. Ci siamo avvicinati (eravamo in due). Il compagno di fronte all'aereo, io lateralmente, pensando:-"Ma quanto grande è, questo aereo!! Solo il Messerschmitt era così gigantesco…". Ero proprio sbalordita. Mi sono avvicinata al compagno di immersione che mi parlava con l'ausilio del rebreather e contava i sei motori gridando:- "Non può essere che lui!!". Io ho realizzato e detto:-"Questo è il Messerschmitt!!". Tremavo in acqua. Avevo trovato quello che cercavo, eppure mi sentivo come qualcuno che dissacra un luogo. Contenta e contemporaneamente pervasa da sensazioni sconosciute, come avessi profanato un luogo sacro. "Sapremo proteggerlo?", è stata la mia prima domanda, una volta ragionevolmente certa del ritrovamento.
- Nel tuo sito ci sono articoli persino del "The Daily Telegraph" con te e foto del relitto, ma ce la regali tu, una foto del giorno del ritrovamento?
- Bien sûr!



- Pensi ci possa essere ancora traccia dei poveri resti dell'equipaggio? Non me ne intendo, ma dopo tanti anni in fondo al mare immagino sia estremamente improbabile, mi sbaglio? Qual è la situazione?
- La situazione è che l'aereo è spoglio di rivestimento perché era in gran parte costituito da tela e legno e dunque non ha avuto funzione "contenitiva" attraverso i decenni. Certamente i sessantanove anni in fondo al mare, le mareggiate, la fauna ittica e la corrosione dell'acqua rendono difficile poter ritrovare qualcosa, se non oggetti. La sola speranza è quella di ritrovare reperti identificativi dell'equipaggio, ma in materiale pesante.
- Hanno intenzione di recuperare il relitto?
- Non saprei. Ai posteri la risposta.
Ma scusa… ma, alla fine, la piastrina francese dei fratelli Vitiello, allora che c'entrava?
- Sorpresa: gli Me 323 Gigant montavano motori francesi. La ricerca che ho fatto me ne ha data conferma. Tra l'altro, un'azienda che esiste tuttora.
Direi gli evidenti frutti dell'occupazione tedesca…
Ma, dimmi: che tu sia stata intervistata da mezzo mondo, che sia stata a "Pianeta Mare" e che sia citata in Wikipedia, che ti sembra? Gagliardo, no??
- Non avrei mai immaginato che questo ritrovamento suscitasse l'interesse storico e culturale di tanti Paesi. Ne vado ben fiera!
- "Ti stimo, sorella". Al prossimo giro a La Maddalena mi porti?
- Certo, quando vuoi.
- Bello… sì, però io ti aspetto sul gommone… Ancora una domanda: in tutti questi anni, durante le tue immersioni, comprese, purtroppo, quelle per recuperare le salme degli occupanti di imbarcazioni affondate, c'è mai stata un'occasione in cui hai avuto davvero paura?
- Ho avuto paura molte volte, ma mai in acqua; piuttosto prima di immergermi, perché la situazione non mi convinceva più e, quelle volte, non sono andata in acqua. Una volta immersa, però, quando ho vissuto situazioni difficili, la razionalità e l'addestramento mi hanno aiutata a superarla.
Del resto, vale certamente la pena confrontarsi con i propri limiti; non trovi anche tu che fondersi con le profondità del mare sia un sogno?
- Uuuhh, guarda, non vedrei l'ora di "fondermi" a -100 metri! Eh no, Cristina: amo il mare, ma tu ben sai che per me i sogni restano quelli con le ali.
- … E invece io dico che i sogni hanno anche le pinne [ride]
- Ma certo, mia cara, in questo hai perfettamente ragione: oltre alle ali i sogni hanno sempre anche le… pinne…

[mi allungo verso il suo Mojito, bevo e sorrido]
Grazie, Cristina
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