[OT] La molecola del jet lag


nicolap

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Staff Forum
10 Novembre 2005
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Roma
Quella molecola che amplifica il jet-lag
I disturbi da fuso orario dipendono da un gene che frena la capacità di sincronizzare l’orologio biologico

MILANO - I ricercatori della Oxford University sostengono che esista una sorta di «freno molecolare» all'interno dell’organismo che impedisce alla luce di resettare correttamente l’orologio biologico quando, a bordo di un aereo, ci si reca a lunga distanza dalla residenza abituale incontrando un diverso fuso orario. Il fenomeno è ampiamente conosciuto e si chiama jet-lag (o per l’appunto mal di fuso): causa scompensi e fastidi, ma soprattutto fa sì che solo con il tempo si possa riprendere il normale ciclo circadiano.
LA RICERCA- L'obiettivo dello studio, pubblicato suCell, era comprendere per quali ragioni le persone non riescono ad adattarsi immediatamente dopo un lungo viaggio. L'attenzione dei ricercatori si è quindi diretta sull'orologio biologico principale, il nucleo soprachiasmatico, un nucleo dell'ipotalamo deputato alla regolazione dei ritmi circadiani endogeni. L'esperimento, effettuato su topi da laboratorio, è stato incentrato su quelle sezioni del Dna che modificano la propria attività in risposta alla luce. Sono stati così individuati numerosi geni che si attivano in presenza della luce ma, al tempo stesso, è stata rilevata l'azione di una proteina, SIK1, che agisce come un freno, limitando l'azione dei geni. Il passo successivo è stato quello di ridurre l'effetto della proteina SIK1 e il risultato è stato che i topi trattati sono stati in grado di rimettere a segno il proprio orologio biologico molto rapidamente sebbene fosse stato artificialmente spostato di sei ore (la stessa differenza di fuso orario tra Milano e New York).

RIDUZIONE DI FRENATA - Russel Foster, a capo della ricerca, ha sottolineato che l'operato del suo team si è limitato a ridurre i livelli di SIK1 solo del 50/60 per cento e che questo è stato sufficiente a ottenere un effetto notevole. «Ciò che abbiamo rilevato - ha dichiarato Foster - è che i topi sono stati in grado di compensare un avanzamento di sei ore nell'arco di un giorno, mentre quelli non trattati hanno impiegati ben sei giornate». La scoperta dei ricercatori della Oxford University, oltre a fare chiarezza sull'origine molecolare del jet lag, potrebbe portare alla creazione di nuovi farmaci per combatterne i fastidiosi effetti. Inoltre diversi disturbi mentali, tra i quali la schizofrenia, sono collegati a un orologio biologico "sfasato", pertanto i dati raccolti nell'Università britannica aprono nuovi campi di ricerca anche in ambito psichiatrico.

30 agosto 2013 | 15:14
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