L'Alleanza tra compagnie aeree è la vera nemica della libera concorrenza e possibile ostacolo all’espansione dei vettori indipendenti.
M.V. Anno X - Nr 197 del 18.10.2010
SkyTeam, Star Alliance e OneWorld, ‘capofila’ in Europa rispettivamente da Air France-Klm, Lufthansa e British Airways, dopo l'asservimento di vettori minori potrebbero in qualche modo rallentare la crescita di singole compagnie non affiliate.
Pochi se ne sono accorti, ma è in atto uno scontro fra due tipologie di compagnie aeree. E non intendiamo riferirci, come si potrebbe pensare in prima battuta, al solito confronto fra vettori low cost e vettori tradizionali, tutt’altro.
E’ iniziato lo scontro fra le alleanze, o meglio fra le compagnie che le guidano, e i vettori per così dire tradizionali che delle alleanze non fanno parte.
I toni si sono acutizzati in questi ultimi tempi e l’oggetto del contendere non è di poco conto: la conquista del mercato a lungo raggio.
Su questo specifico segmento di mercato ormai sono ben pochi i vettori rimasti in lizza.
Ricordiamo che in anni passati vettori quali SAS, Alitalia, Pan Am, Twa, Sabena e Swissair vantavano tutti una rete intercontinentale che toccava i cinque continenti: l’espansione della rete a lungo raggio, si poteva ben dire essere la ragione stessa dell’esistenza di un' aerolinea; il prestigio di un vettore si misurava dal suo network con gli altri continenti.
Oggi le cose sono completamente cambiate a seguito di fallimenti o, nella migliore delle ipotesi, di ridimensionamenti notevoli della geografia del long haul.
Di fatto ben pochi vettori possono permettersi il lusso di mantenere una vasta rete intercontinentale.
Le polveri sono state accese dalla Emirates allorché un suo studio dell’anno 2009 aveva evidenziato come le alleanze avessero minato la concorrenzialità nei cieli.
Su Londra-Heathrow, annotava il survey, la Oneworld controllava il 48% del traffico passeggeri internazionali; sul Charles de Gaulle la SkyTeam controllava il 65 per cento; su Francoforte la Star Alliance arrivava a controllare il 74 per cento del traffico passeggeri internazionali.
La Emirates non aderisce ad alcuna alleanza né ha intenzione di aderirvi si può leggere nel testo che accompagna l’interessante studio, il cui obiettivo era estremamente chiaro: dimostrare che le alleanze hanno contribuito a far diminuire la concorrenza fra vettori con buona pace delle autorità antitrust che ogniqualvolta due compagnie parlano di unione cercano, evidentemente senza successo, di limitare i danni alla concorrenza.
La Emirates, come d’altra parte anche gli altri maggiori vettori della regione del Golfo, si è sempre tenuta alla larga dalle alleanze ed ha allargato la sua rete senza mai ricorrere ad esse.
I suo voli sono “puliti” volendo con ciò intendere che essi non subiscono la magia dello sdoppiamento o lievitazione con apparizione di altre sigle, di altri numeri di volo quando in realtà quel servizio è uno e unico.
Ebbene pochi giorni or sono, il chief Executive Officer di Air France, Pierre-Henri-Gourgeon ha dichiarato in una intervista che l’Europa è il crocevia dei collegamenti aerei internazionali e questo è un ruolo , che la compagnia intende rivalutare e difendere. In pratica il gruppo Air France-Klm vuole guidare una azione comune delle maggiori compagnie europee per indurre le autorità comunitarie a prendere azioni allo scopo di rallentare l’avanzata di Emirates e di altri vettori dell’area medio-orientale, “in quanto lo stato della regione europea quale hub dei collegamenti aerei è messo sotto pericolo”.
Un tal modo di vedere le cose lascia attoniti e increduli.
Dopo aver vanificato la concorrenza attraverso la formazione di tre megapoli che monopolizzano i traffici aerei, le alleanze ora se la prendono con quei vettori colpevoli di non voler aderire ad esse ! Detto in modo crudo e senza girarci troppo intorno è questa la sostanza della presa di posizione della compagnia condotta da Gourgeon.
In effetti le compagnie del Golfo Persico attraverso i loro hub di Dubai, Abu Dhabi e Doha riescono a incanalare molta parte del traffico che dall’Europa prende il volo verso l’Asia, l’Estremo Oriente e l’Australia.
Questo avviene perché, come abbiamo più volte annotato, molte metropoli europee sono prive di collegamenti diretti da parte dei loro "vettori di bandiera” verso le numerose nuove destinazioni che quelle regioni offrono.
Ovviamente è chiaro che quelle aerolinee che hanno abdicato alla loro vocazione intercontinentale, e l’Alitalia è una di queste, preferiscono operare sotto l’ombra di una alleanza e mostrare che anche esse volano verso le centinaia di destinazioni che le alleanze vantano di servire; in realtà una attenta analisi della situazione mostra che sui settori intercontinentali delle alleanze volano, in via primaria e sostanziale, i vettori leader delle stesse ovvero Air France-Klm nel caso di SkyTeam, Lufthansa nel caso di Star Alliance e British Airways nel caso OneWorld mentre molti membri non fanno altro che operare il feederaggio (avvicinamento, ndr) verso il polo principale dell’alleanza.
Vogliamo evidenziare che è proprio grazie al fatto che esistono queste compagnie indipendenti che è ancora possibile per l’utente scegliere fra più tariffe, poiché è indubbio che i vettori di una alleanza, che arriva a controllare il 60/70 percento del traffico internazionale in uscita da uno scalo, non si faranno certo concorrenza nelle tariffe che applicano all’interno del proprio gruppo.
I motivi che sottointendono la lamentela di Air France, sia pur nella sua assurdità, sono molto chiari: tutti quegli accordi che Parigi è riuscita a fare con vari vettori europei per far convogliare sul Charles de Gaulle (e Schiphol) il traffico che da questi paesi ha origine, vengono a vanificarsi se per caso da quelle stesse nazioni i vettori arabi offrono servizi via i loro hub.
Ma, scusate la domanda ... in virtù di cosa e perché mai Bruxelles dovrebbe limitare l’accesso di questi vettori sui mercati europei?
Certo sarebbe davvero il colmo se gli euroburocrati, che non perdono mai occasione per osannare e proclamarsi difensori della concorrenza, dovessero dare ascolto ad una richiesta così palesemente provocatoria giustificata solo dall’ingordigia di chi ha un ruolo leader all’interno di una alleanza; sono proprio le alleanze i veri nemici della concorrenza, non certo i vettori che vanno per la loro strada con le proprie forze.
Antonio Bordoni
M.V. Anno X - Nr 197 del 18.10.2010
SkyTeam, Star Alliance e OneWorld, ‘capofila’ in Europa rispettivamente da Air France-Klm, Lufthansa e British Airways, dopo l'asservimento di vettori minori potrebbero in qualche modo rallentare la crescita di singole compagnie non affiliate.
Pochi se ne sono accorti, ma è in atto uno scontro fra due tipologie di compagnie aeree. E non intendiamo riferirci, come si potrebbe pensare in prima battuta, al solito confronto fra vettori low cost e vettori tradizionali, tutt’altro.
E’ iniziato lo scontro fra le alleanze, o meglio fra le compagnie che le guidano, e i vettori per così dire tradizionali che delle alleanze non fanno parte.
I toni si sono acutizzati in questi ultimi tempi e l’oggetto del contendere non è di poco conto: la conquista del mercato a lungo raggio.
Su questo specifico segmento di mercato ormai sono ben pochi i vettori rimasti in lizza.
Ricordiamo che in anni passati vettori quali SAS, Alitalia, Pan Am, Twa, Sabena e Swissair vantavano tutti una rete intercontinentale che toccava i cinque continenti: l’espansione della rete a lungo raggio, si poteva ben dire essere la ragione stessa dell’esistenza di un' aerolinea; il prestigio di un vettore si misurava dal suo network con gli altri continenti.
Oggi le cose sono completamente cambiate a seguito di fallimenti o, nella migliore delle ipotesi, di ridimensionamenti notevoli della geografia del long haul.
Di fatto ben pochi vettori possono permettersi il lusso di mantenere una vasta rete intercontinentale.
Le polveri sono state accese dalla Emirates allorché un suo studio dell’anno 2009 aveva evidenziato come le alleanze avessero minato la concorrenzialità nei cieli.
Su Londra-Heathrow, annotava il survey, la Oneworld controllava il 48% del traffico passeggeri internazionali; sul Charles de Gaulle la SkyTeam controllava il 65 per cento; su Francoforte la Star Alliance arrivava a controllare il 74 per cento del traffico passeggeri internazionali.
La Emirates non aderisce ad alcuna alleanza né ha intenzione di aderirvi si può leggere nel testo che accompagna l’interessante studio, il cui obiettivo era estremamente chiaro: dimostrare che le alleanze hanno contribuito a far diminuire la concorrenza fra vettori con buona pace delle autorità antitrust che ogniqualvolta due compagnie parlano di unione cercano, evidentemente senza successo, di limitare i danni alla concorrenza.
La Emirates, come d’altra parte anche gli altri maggiori vettori della regione del Golfo, si è sempre tenuta alla larga dalle alleanze ed ha allargato la sua rete senza mai ricorrere ad esse.
I suo voli sono “puliti” volendo con ciò intendere che essi non subiscono la magia dello sdoppiamento o lievitazione con apparizione di altre sigle, di altri numeri di volo quando in realtà quel servizio è uno e unico.
Ebbene pochi giorni or sono, il chief Executive Officer di Air France, Pierre-Henri-Gourgeon ha dichiarato in una intervista che l’Europa è il crocevia dei collegamenti aerei internazionali e questo è un ruolo , che la compagnia intende rivalutare e difendere. In pratica il gruppo Air France-Klm vuole guidare una azione comune delle maggiori compagnie europee per indurre le autorità comunitarie a prendere azioni allo scopo di rallentare l’avanzata di Emirates e di altri vettori dell’area medio-orientale, “in quanto lo stato della regione europea quale hub dei collegamenti aerei è messo sotto pericolo”.
Un tal modo di vedere le cose lascia attoniti e increduli.
Dopo aver vanificato la concorrenza attraverso la formazione di tre megapoli che monopolizzano i traffici aerei, le alleanze ora se la prendono con quei vettori colpevoli di non voler aderire ad esse ! Detto in modo crudo e senza girarci troppo intorno è questa la sostanza della presa di posizione della compagnia condotta da Gourgeon.
In effetti le compagnie del Golfo Persico attraverso i loro hub di Dubai, Abu Dhabi e Doha riescono a incanalare molta parte del traffico che dall’Europa prende il volo verso l’Asia, l’Estremo Oriente e l’Australia.
Questo avviene perché, come abbiamo più volte annotato, molte metropoli europee sono prive di collegamenti diretti da parte dei loro "vettori di bandiera” verso le numerose nuove destinazioni che quelle regioni offrono.
Ovviamente è chiaro che quelle aerolinee che hanno abdicato alla loro vocazione intercontinentale, e l’Alitalia è una di queste, preferiscono operare sotto l’ombra di una alleanza e mostrare che anche esse volano verso le centinaia di destinazioni che le alleanze vantano di servire; in realtà una attenta analisi della situazione mostra che sui settori intercontinentali delle alleanze volano, in via primaria e sostanziale, i vettori leader delle stesse ovvero Air France-Klm nel caso di SkyTeam, Lufthansa nel caso di Star Alliance e British Airways nel caso OneWorld mentre molti membri non fanno altro che operare il feederaggio (avvicinamento, ndr) verso il polo principale dell’alleanza.
Vogliamo evidenziare che è proprio grazie al fatto che esistono queste compagnie indipendenti che è ancora possibile per l’utente scegliere fra più tariffe, poiché è indubbio che i vettori di una alleanza, che arriva a controllare il 60/70 percento del traffico internazionale in uscita da uno scalo, non si faranno certo concorrenza nelle tariffe che applicano all’interno del proprio gruppo.
I motivi che sottointendono la lamentela di Air France, sia pur nella sua assurdità, sono molto chiari: tutti quegli accordi che Parigi è riuscita a fare con vari vettori europei per far convogliare sul Charles de Gaulle (e Schiphol) il traffico che da questi paesi ha origine, vengono a vanificarsi se per caso da quelle stesse nazioni i vettori arabi offrono servizi via i loro hub.
Ma, scusate la domanda ... in virtù di cosa e perché mai Bruxelles dovrebbe limitare l’accesso di questi vettori sui mercati europei?
Certo sarebbe davvero il colmo se gli euroburocrati, che non perdono mai occasione per osannare e proclamarsi difensori della concorrenza, dovessero dare ascolto ad una richiesta così palesemente provocatoria giustificata solo dall’ingordigia di chi ha un ruolo leader all’interno di una alleanza; sono proprio le alleanze i veri nemici della concorrenza, non certo i vettori che vanno per la loro strada con le proprie forze.
Antonio Bordoni