Malpensa sogna il ribaltone AirOne


goafan

Utente Registrato
Ora Malpensa sogna il ribaltone

Il fronte padano rialza la testa e cerca alleati in AirOne e Tpg

La caduta del governo rilancia offerte alternative per Alitalia o un forte hub milanese


ETTORE LIVINI
I bookmakers la davano per persa. Cancellata da Air France, snobbata dal governo, tradita da un´imprenditoria del Nord molto loquace ma poco propensa a metter mano al portafoglio. Zitta zitta, invece, un passo alla volta, la Malpensa sembra essere riuscita negli ultimi giorni a riaprire (anche se non ancora a ribaltare) la partita per il proprio futuro. La crisi di governo, come ovvio, ha il suo peso. Certo Air France resta in pole position per Alitalia, ma le sue quotazioni al botteghino sono un po´ calate. Ma c´è di più. Il coro cacofonico di lamentele per l´addio della compagnia di bandiera agli aeroporti lombardi ha lasciato spazio a un silenzio ben più costruttivo. Dove il realismo ha preso il posto dei polveroni, la politica si dedica solo alla politica - ponendosi obiettivi praticabili - mentre banche e industriali lombardi, così almeno sperano al Pirellone, sembrano pronti per una volta a far seguire alle parole (che pure non mancano) anche i fatti (leggi i soldi).
Il risultato è semplice: le carte in tavola sono cambiate. Fino a poche settimane fa, complice anche un esecutivo saldamente schiacciato sull´ipotesi Air France, Milano pareva destinata a doversi arrangiare da sola, mettendo in preventivo per la Sea un lungo periodo di lacrime e sangue. Ora - caduto Romano Prodi e partiti i primi distinguo ministeriali sulla vendita di Alitalia - il fronte del Nord ha rialzato la testa. La strada, naturalmente, resta in salita. Il 2008 sarà in ogni caso durissimo per Malpensa.
Ma gli obiettivi non solo sono più chiari ma, almeno in apparenza, sembrano più a portata di mano: il primo, più complesso, è quello di rientrare nella partita Alitalia sulle ali di Air One, puntellando e rendendo più credibile la proposta di Carlo Toto. Il secondo - decisamente più abbordabile - è di approfittare dell´impasse politico per rendere meno doloroso l´addio della compagnia di bandiera. Spuntando oltre agli ammortizzatori sociali necessari (quelli li ha già promessi il Governo dell´Unione) anche una moratoria al trasferimento dei voli a Fiumicino che consenta di costruire senza affanni un´alternativa concreta in grado di salvare il ruolo di hub dello scalo milanese.
Il sogno Air One. Sogno era e sogno, malgrado tutto, rimane ancora. La via più breve per il salvataggio di Malpensa è però chiara: il ribaltone della partita Alitalia con la vittoria di Air One, favorevole al doppio hub e puntellata dai soldi dalla milanesissima Banca Intesa. Quante possibilità ci sono che accada davvero? Non moltissime. Ma oggi ce n´è qualcuna più di ieri. La situazione è chiara. Fino al 14 marzo Air France ha diritto a parlare in esclusiva con la Magliana. E al tavolo delle trattative siede quel Maurizio Prato che è da sempre il fan numero uno di Parigi. Da questi negoziati (sentiti i sindacati e alzato il velo sul piano industriale) uscirà l´offerta d´acquisto francese. La proposta poi dovrebbe arrivare al Tesoro che deciderà se aderire o meno. Se a farlo (e poi a consegnare fisicamente la quota pubblica) sarà Tommaso Padoa Schioppa l´esito è scontato. Ma se i tempi si allungassero e l´esecutivo non fosse più lo stesso le cose potrebbero cambiare. Anche perchè la Casa delle libertà (e qualche pezzo dell´ex Unione come Antonio di Pietro e Alessandro Bianchi) è da sempre favorevole all´ipotesi Toto.
Il tam tam di Piazza Affari rilancia poi negli ultimi giorni un´altra ipotesi. Dopo la caduta del governo, infatti, Air One avrebbe intensificato la ricerca di nuovi partner finanziari.
Abboccamenti ci sarebbero stati con il fondo Tpg. Qualche timido sondaggio sarebbe stato fatto anche con gli industriali scesi in campo in difesa di Malpensa. L´obiettivo sarebbe quello di studiare l´ipotesi di un´offerta concorrente a quella di Air France, da proporre magari direttamente al mercato, sparigliando le carte al Tesoro. Ipotesi, per ora. Che tra l´altro devono fare i conti con la situazione di liquidità di Alitalia, che nelle more di uno scontro per il controllo rischia di dover portare i libri in tribunale.
Le alternative fai-da-te. Su questo fronte - sostenuto dai realisti che danno per scontato l´accordo Alitalia-Air France - si sarebbe già fatto qualche concreto passo in avanti. In tutti i sensi. Un po´ perché il governo starebbe provando a convincere Parigi - magari in cambio di uno sconto sul prezzo di vendita - ad annacquare l´addio a Milano con una moratoria. Un po´ perché all´orizzonte, anche se per ora in modo abbastanza confuso, inizia a stagliarsi qualche ipotesi alternativa per salvare il ruolo di hub di Malpensa.
Nel breve gli obiettivi seri sono due: portare a casa definitivamente i salvagenti per l´emergenza (mobilità e cassa integrazione per un 2008 che in questo caso sarebbe davvero difficile) e chiarire la vicenda degli slot. Entro il 31 gennaio Alitalia dovrà decidere che fare dei diritti di decollo e atterraggio a Milano sulle rotte non previste dal piano Air France, soprattutto le 14 tratte intercontinentali. Se ci rinuncerà a livello definitivo (come hanno chiesto a gran voce gli ultrà della Malpensa) e qualcuno ne farà subito richiesta salteranno sia l´ipotesi di una moratoria, impraticabile senza i diritti di traffico, che la flebile speranza di un ritorno di fiamma di Air One per Alitalia.
Un altro fatto positivo per la Malpensa è il lavoro fatto nelle scorse settimane tra la Sea e i tecnici del Tesoro, dei Trasporti e degli Esteri per accelerare la rinegoziazione dei contratti bilaterali con i paesi stranieri interessati dai tagli. Non solo per aprire il traffico intercontinentale da Milano a new entry, ma anche per aumentare le frequenze, evitando che Air France trasferisca tout court le poche disponibili a Fiumicino.
Cosa succederà poi? Una cosa è certa. Una Malpensa che serve solo destinazioni punto a punto, anche potenziando l´intercontinentale, risolverà magari un po´ dei problemi logistici dei cittadini e degli imprenditori del Nord ma ben difficilmente riuscirà a far quadrare i suoi conti senza grandi sacrifici. Serve insomma qualcuno che ne faccia davvero il suo hub. E qui potrebbe rientrare in pista l´ipotesi Air One. La compagnia di Toto, orfana di Alitalia, dovrà cercare nuovi sbocchi. Magari sostenuta dagli stessi partner che la stanno accompagnando nell´avventura della Magliana. Alle sue spalle, oltretutto, c´è una solida alleanza commerciale con Lufthansa, che già dispone di un buon network italiano e che ha nel suo Dna la vocazione a gestire più di un hub (oggi opera da Monaco, Zurigo e Francoforte). Qualche pour parler del tutto informale sarebbe già stato avviato. Se son rose, magari in primavera, fioriranno.

Il governatore della Lombardia chiede la riapertura del tavolo con il governo e una moratoria di tre anni

Formigoni, ultimo appello a Prodi "Salva l´hub o il Nord insorgerà"

L´aeroporto rischia di perdere 8 milioni di passeggeri, equivale a una perdita di ottomila posti di lavoro

GIOVANNI PONS
MILANO - «Il governo imponga una moratoria di tre anni ad Air France altrimenti il Nord porta in piazza milioni di persone». Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, non usa più mezzi termini per descrivere la questione della vendita di Alitalia ai francesi. Un´operazione che per molti imprenditori e abitanti del Nord assomiglia molto a una svendita e che rischia di tradursi in 8 mila posti di lavoro in meno e un danno economico stimato in diversi miliardi di euro.
Governatore Formigoni, che cosa dovrebbe fare il governo già oggi secondo le sue aspettative?
«Prodi venerdì scorso doveva convocare il "Tavolo politico" con noi e le altre rappresentanze del Nord per fare il punto su Malpensa. Se non lo fa e permette alla situazione di scivolare verso l´accordo Alitalia-Air France allora noi gridiamo allo scandalo e siamo pronti anche a scendere in piazza».
Che cosa volete chiedere al governo attraverso lo strumento del Tavolo politico?
«Due cose: in primo luogo che si faccia veramente un confronto tra le due offerte per Alitalia. Siamo infatti convinti che la proposta arrivata da AirOne e Intesa Sanpaolo non sia stata analizzata con la dovuta profondità e allo stesso tempo il piano di Air France è assolutamente nebuloso. L´unica cosa certa è che taglieranno 44 mila voli in partenza da Malpensa».
E se il nuovo confronto non avvenisse?
«Allora chiediamo a Prodi di imporre ai francesi una moratoria di tre anni per i voli in partenza da Malpensa. In pratica Air France non potrebbe tagliare quei 44 mila voli per i prossimi tre anni, così come ha fatto con gli olandesi di Klm a cui sono stati concessi 5 anni. In questo lasso di tempo avremmo la possibilità di organizzarci e di colmare il vuoto su Malpensa che i tagli di Alitalia provocheranno».
Concretamente che cosa farete in questi tre anni nel caso la moratoria venisse accettata?
«Le strade sono due. O si permette a un´altra compagnia estera di occupare lo spazio lasciato libero da Alitalia e comunque occorre rifare tutti i contratti bilaterali con i singoli stati e riassegnare gli slot non più utilizzati da Alitalia. Tenga conto che primarie compagnie europee ed extra europee si sono già fatte avanti per fare di Malpensa il loro primo o secondo hub. Oppure si dà vita a una nuova compagnia italiana che può stringere un´alleanza con partner internazionali».
È qui che entrano in gioco gli imprenditori del Nord?
«Si, certo, in molto hanno già dato la loro disponibilità. Ma non è tanto una questione di soldi, piuttosto di tempo. Intanto la stessa Intesa potrebbe mantenere il suo impegno di investimento e AirOne concentrarsi su Malpensa. Ma non si può tagliare i voli facendo il gioco dei francesi. Già oggi gli imprenditori italiani non sanno come andare in Cina poiché non ci sono voli per Pechino e Shangai. E gli americani diranno che per le sfilate andranno solo a Parigi e non più a Milano».
Avete calcolato i danni potenziali se passasse l´ipotesi Air France?
«Intanto Alitalia ha già venduto tre slot su Londra-Heathrow incassando 90 milioni di euro, un danno irreversibile. Con la rinuncia a 14 destinazioni internazionali su 17 e a 20 destinazioni europee tra cui Barcellona e Stoccolma si perderanno circa 8 milioni di passeggeri. Gli esperti dicono che per ogni milione di passeggeri persi corrispondono mille posti di lavoro in meno. Un bel risultato».
Dieci giorni fa lei ha incontrato Prodi, gli ha esposto queste cifre?
«Certo, e devo dire che il presidente del Consiglio si è rivelato molto più sensibile del ministro dell´Economia. Addirittura ha detto che il governo è pronto a mettere in campo gli ammortizzatori sociali per chi perderà il lavoro. Ma poiché gli ammortizzatori costano 150 milioni all´anno e Alitalia rinuncia a Malpensa perché costa 200 milioni di troppo allora qualcuno dovrebbe far meglio i conti».
Pensa che Prodi tutelerà Malpensa nella trattativa con Air France?
«Io faccio un appello a Prodi e a chi ha cuore l´economia del paese, non solo del Nord. Non si può accelerare la trattativa con i francesi ignorando i problemi di Malpensa. Si intervenga subito».
Ma lei tra qualche mese sarà in Parlamento, ha annunciato che si candida per le elezioni politiche, non è così?
«Sì, è così ma poi avrò due mesi di tempo, a rigor di legge, per decidere se andare a Roma o restare in Lombardia.

(La Repubblica)

CIAO
_goa
 
Francamente, al massimo si sogna l' arrivo di qualche WB Lufthansa. Alitalia non merita sforzi inutili.