L'India tenta di bloccare il recluamento di piloti da parte di compagnie straniere. L'ICAO interviene


Cesare.Caldi

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14 Novembre 2005
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L’India tenta di bloccare il reclutamento di piloti da parte di compagnie straniere. Ma l’ICAO respinge la proposta​


Il governo indiano ha provato a convincere l’ICAO – acronimo che sta per International Civil Aviation Organization, l’agenzia delle Nazioni Unite che coordina le regole del trasporto aereo – ad approvare un “codice di condotta” internazionale per limitare il reclutamento di personale da parte di compagnie aeree straniere.

L’obiettivo? Evitare che piloti, tecnici e assistenti di volo formati in India vengano assunti da vettori internazionali, causando – secondo Nuova Delhi – “disordine” nella crescita del mercato aereo domestico.

Per farla semplice, il governo vorrebbe che le compagnie straniere fossero obbligate a fornire un preavviso minimo, a consultare le autorità locali prima di assumere personale indiano e persino a rimborsare i costi di formazione sostenuti da Air India o IndiGo.

È bene specificare che negli ultimi anni l’aviazione indiana ha vissuto una fase di espansione senza precedenti. Compagnie come IndiGo, oggi il vettore più grande del Paese, e Air India, rilanciata dal gruppo Tata, stanno ordinando centinaia di nuovi aerei e investendo in infrastrutture e formazione.

Il problema è che molti piloti indiani, dopo aver maturato esperienza locale, scelgono di lavorare all’estero, dove gli stipendi sono sensibilmente più alti. Secondo IndiGo e Air India, questo crea difficoltà operative e costringe le compagnie a un costante processo di addestramento di nuovi equipaggi.

L’ICAO respinge la proposta: “non è nostra competenza”

Il documento intitolato “Practices Impacting Orderly Conduct of International Civil Aviation” è stato presentato all’ICAO nell’agosto 2025, poco prima dell’Assemblea Generale di settembre.

Tuttavia, la proposta non ha ricevuto il sostegno della maggioranza degli Stati membri. L’ICAO ha ricordato che la mobilità del lavoro non rientra nelle sue competenze e che, invece di imporre vincoli, le compagnie dovrebbero offrire migliori condizioni e stipendi per trattenere il personale.

Le critiche dei sindacati: “violazione dei diritti fondamentali”

Le associazioni dei piloti indiani, tra cui ALPA India, hanno reagito con durezza. Secondo il sindacato, la proposta del governo “viola i diritti fondamentali dei lavoratori e rischia di istituzionalizzare una forma di lavoro vincolato”. In altre parole, i piloti si troverebbero bloccati presso una sola compagnia, senza la libertà di cercare opportunità migliori all’estero. Il che sarebbe a dir poco assurdo.

La vera soluzione? Banalmente, migliori condizioni di lavoro

Secondo gli analisti, invece di tentare di “imprigionare” i propri dipendenti, l’India dovrebbe puntare su un modello di lavoro decisamente diverso, con salari competitivi rispetti al mercato internazionale e piani di carriera e formazione trasparenti. Solamente in questo modo i vettori potranno rendere attrattivo il lavoro in Patria e ridurre la fuga di talenti verso i vettori del Golfo o dell’Asia o dell’Europa.

In conclusione

Il tentativo dell’India di limitare il reclutamento internazionale di piloti rappresenta un scontro tra due visioni: da un lato, quella protezionista e statalista, che vede il capitale umano come risorsa da trattenere (e “ingabbiare”); dall’altro, quella della libertà individuale e del mercato globale, in cui ogni professionista può – legittimamente – scegliere dove valorizzare le proprie competenze. Alla fine, l’ICAO ha scelto la seconda via — e con ogni probabilità, anche il futuro dell’aviazione mondiale seguirà la stessa rotta.