L'allarme Iata: mai così tante compagnie aeree fallite


ernest

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5 Febbraio 2008
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Barcelona, BCN.
Il caro petrolio mette in ginocchio le compagnie aeree: nei primi sei mesi del 2008 ben 25 aerolinee hanno cessato l'attività per l'aumento dei costi. A lanciare l'allarme è la Iata secondo cui si tratta di un caso senza precedenti nella storia del trasporto aereo. "Nei 6 mesi scorsi abbiamo sospeso 25 vettori dal sistema di pagamento - ha spiegato un portavoce della Iata -. La sospensione avviene quando una compagnia va in bancarotta o cessa le attività". Secondo l'associazione ogni dollaro di aumento del prezzo del petrolio si traduce in circa 1,6 miliardi di dollari di costi addizionali per l'industria aerea; con la corsa dei prezzi del greggio, praticamente raddoppiati in un anno sopra i 140 dollari, l'incidenza del prezzo del carburante sui costi totali delle compagnie è passata dal 13 al 35%.

(fonte: ttgitalia.com)
 
Il caro petrolio mette in ginocchio le compagnie aeree: nei primi sei mesi del 2008 ben 25 aerolinee hanno cessato l'attività per l'aumento dei costi.
La motivazione è imprecisa. Le cifre sopra esposte implicano un aumento dei costi di circa un terzo, ma non è questo a mandare in crisi le linee aeree, quanto la difficoltà a traslare sui biglietti questo aumento dei costi, a causa del peggioramento della situazione macroeconomica, soprattutto negli USA.
A sparire sono le compagnie più deboli, le più forti invece recuperano parzialmente, approfittando dei loro ex passeggeri e della minore concorrenza, che permette di aumentare i prezzi. A me non è chiaro se in generale si tratti di un problema concorrenziale o invece di elevata elasticità della domanda al prezzo. Credo che le compagnie più forti, soprattutto se hanno fatto molto hedge sul carburante, cerchino di ritardare l' aumento dei prezzi proprio per mettere all' angolo le più deboli, costringendole a gettare la spugna.

Anche per questo motivo in Italia difficilmente si potrà sfuggire ad una fusione fra Alitalia e Air One. L' alternativa è che AZ chiuda completamente e che i suoi pax riempiano i voli Air One, alzandone i LF. Vince chi ha più soldi in cassa e può affrontare perdite per un periodo più lungo. Inutile aggiungere che, se AZ fosse finita sotto AF, sarebbe stato Toto in una brutta situazione e che il prestito ponte va esattamente contro i meccanismi di mercato.
 
i contratti di hedging sul crude oil prima o poi finiscono, ai prezzi decenti, quindi ormai anche li c'e' poco da sperare...
La botta sta arrivando a tutti piccoli o grandi e tutti in un modo o nell'altro ne stanno facendo le spese LCC comprese.
Le piccole chiudono , le grandi si ridimensionano..
...naturalmente economie di trsformazione leggera come quella italiana , senza materie prime, sono le prime a subire i colpi.
...d'altra parte il petrolio a 200 usd è l'unico modo per tenere in piedi il sistema finanziario americano ed allungare il brodo dei leverage..
..meglio l'influenza oggi che un infarto domani...anche se l'influenza uccidera' qualcuno piu debole...come noi...
 
si trascura anche un fattore . con i costi così alti del carburante la sicurezza sarà la prima a pagare..........bisognerà fare molta attenzione e sperare che easa vigili per bene.
 
si trascura anche un fattore . con i costi così alti del carburante la sicurezza sarà la prima a pagare..........bisognerà fare molta attenzione e sperare che easa vigili per bene.

Flying scusa ma mi trovi in completo disaccordo.
E' un pò come quelli che dicono che i lcc non sono sicuri...
C'è una normativa spietata e precisa al riguardo e tutte le compagnie sono tenute a rispettarla, in primis nel loro interesse.
 
C'è una normativa spietata e precisa al riguardo e tutte le compagnie sono tenute a rispettarla, in primis nel loro interesse.

infatti, speriamo che gli organi di vigilanza facciano il loro dovere ancora più a fondo.
sbaglio oppure è notizia di poche settimane fa che si sono moltiplicati gli atterraggi in emergenza causa poco carburante imbarcato.... se non è un indizio questo.
 
No non ci saranno ripercussioni sulla sicurezza.

Tutti sono costretti a fare la manutenzione e , tutto sommato anche in italie, ben controllati e peganti!

Il fatto e' che se prima potevi permetterti un'aereo mezzo vuoto al decollo oggi non puoi puiu' farlo,quindi:
biglietti piu' cari, cancellazioni ritardi etc etc..d'altra parte una crisi cosi' pesante non c'e' mai stata dalla fine della 2 G.M.
 
o capito che a essere pessimisti non si sbaglia mai, ma mi sà che esageri :-)
dovremmo quindi trovarci tutti un altro lavoro? torneremo a cacciare e a fare i contadini??:-)
 
Nessuno sa quanto possa durare sta situazione.... sicuramente l'impatto e' molto violento, alcuni resistono meglio altri no...gli italiani decisamente sono tra i messi peggio e con le peggiori aspettative...non e' un'opinione e' un dato di fatto.
 
Compagnie aeree, in arrivo ondata di fallimenti e fusioni-studio
Reuters - 10/07/2008 18:33:15
MILANO, 10 luglio (Reuters) - Il comparto delle compagnie aeree registrerà diversi fallimenti in futuro a causa del rallentamento dell'economia e dell'incremento dei prezzi dei carburanti.

E' quanto si legge in uno studio della società di consulenza AlixPartners dedicato al settore aerospaziale.

Il rapporto, dal titolo "2008 AlixPartners Aerospace & Defense Review", sottolinea che l'industria aerospaziale vanta libri degli ordini pieni, aggiungendo che il periodo positivo potrebbe proseguire per tutto il 2008, ma nubi nere si addensano all'orizzonte.

AlixPartners si sofferma sull'impatto per le società europee dell'apprezzamento dell'euro contro il dollaro.

A proposito delle aviolinee, il report nota che negli ultimi
due anni 24 compagnie aeree Usa hanno fatto ricorso al Chapter 11, ma altri fallimenti, alla luce della frenata dell'economia e della corsa del costo dei carburanti, sono alle porte. Di conseguenza, la società di consulenza si attende una flessione
degli ordini del 30%.

Lo studio - che non cita nomi - pronostica un processo di consolidamento nel segmento delle compagnie aeree con ricavi inferiori a 200 milioni di dollari, gruppi che potrebbero entrare nel mirino dei fondi di private equity e di società di investimento basate in Medio Oriente, Cina e India.