L'aeronautica tenta la ripresa a Le Bouget


Mikkio

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16 Gennaio 2009
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A cent’anni compiuti con questa 48a edizione, l’Air Show di Parigi, che si tiene tutti gli anni dispari nello storico aeroporto di Le Bourget (vi atterrò Charles Lindbergh col suo Spirit of St. Louis dopo l’epica trasvolata atlantica, il 21 maggio 1927), rimane, fra tutti i saloni aeronautici del mondo, forse il più importante (insieme a quello inglese di Farnborough in calendario negli anni pari) e certamente il più “magico”. Da molti anni è anche teatro di immancabili, vivaci scambi polemici tra Airbus e Boeing. I due, ormai, si spartiscono più o meno alla pari il mercato mondiale degli aerei di linea da più di 100 passeggeri, ma potrebbero presto avere a che fare, nei segmenti dei 100-130 o anche 150 posti, con nuovi aerei di linea canadesi, brasiliani, russi, giapponesi e cinesi, concepiti per il mercato mondiale.
Le Bourget è anche uno dei luoghi preferiti dai costruttori per dare notizia di nuovi ordini per i loro aerei. E quest’anno, alla vigilia del Salone, è stata anticipato l’annuncio che Qatar Airways ha ordinato di 20 Airbus A320, e confermato un precedente ordine di quattro A321. Nel settore militare ci si chiedeva se, a Le Bourget, la Francia avrebbe finalmente annunciato ordini esteri per il suo caccia Rafale.
Le Bourget 2009 ha aperto i cancelli in un clima poco o niente euforico per via di una crisi economica globale che provoca drastici tagli nella domanda di aerei commerciali, di executive jet e di aerei militari. Il tutto ha colto l’industria aerospaziale in una fase di transizione, per così dire, davvero speciale.
Per prima cosa, fino a poco fa l’aerospazio era nel pieno di un “boom” che durava da anni e sembrava destinato a prolungarsi nel lungo termine. L’aerospazio è anche interessato ad un vasto processo di globalizzazione, e forse è oggi il comparto industriale maggiormanete globalizzato. E sicuramente rappresenta la frontiera più avanzata della tecnologia, dell’industria, della gestione di programmi complessi. Acquisire un ruolo nell’aerospazio globale è ormai per molti paesi una priorità nazionale in quanto certifica la qualità del loro potenziale tecnologico e industriale in senso generale e la loro affidabilità come attori sullla scena globale.
Così, mentre una decina d’anni fa, dopo una lunga serie di ristrutturazioni negli Stati Uniti e in Europa, si pensava che nel prossimo futuro in tutto il mondo non ci sarebbero stati più di tre o quattro grandi gruppi aerospaziali (naturalmente americani e europei), oggi ci sono le nuove ambizioni di Canada (Bombardier) e Brasile (Embraer), che già dominano il settore degli aerei “regionali” fino a 100 posti, il ritorno della Russia (e non solo nel settore dei caccia), il significativo potenziale della Corea del Sud, le crescenti capacità del Giappone (per esempio col suo prossimo aereo “regionale” MRJ70 e 90, con una possibile versione a più di 100 posti, motorizzato da un turbofan Pratt&Whitney tecnologicamente innovativo), i successi dell’India (soprattutto nei settori missilistici e spaziali, ma anche col programma di sviluppare una propria industria aeronautica), e la volontà della Cina di essere attivamente presente in tutti i comparti dell’attività aerospaziale, dagli aerei di linea (per ora sui 100 posti, ma domani nella fascia dei 150, poi in quella dei widebody in competizione con Airbus e Boeing) ai caccia di 4a generazione (come il J-10), alle imprese spaziali, tra cui il programma di una stazione orbitante con equipaggio. E naturalmente l’Italia, che alla fine degli anni ’90 sembrava a rischio di emarginazione e ora ha un ruolo sempre più vivace tra i big dell’aerospazio globale, cui tuttavia non sempre i media nazionali sembrano prestare grande attenzione.
Nel comparto degli aerei da trasporto commerciale, l’attuale “transizione” è caratterizzata da tre questioni principali. La prima riguarda i grandi programmi di Airbus (il “super Jumbo” A380, da poco entrato in servizio, ed il futuro A350) e di Boeing (il 787, che volerà tra poco, ed il prossimo 747-8, ultima versione dell’ormai storico 747 “Jumbo”). Essi hanno creato gravi problemi industriali ai due costruttori, che nel caso di Airbus si aggiungono a quelli dovuti ai (disastrosi) ritardi del trasporto militare A400M. La seconda questione è quella delle future nuove famiglie di aerei a corridoio unico (narrowbody), chieste da molte compagnie, per sostituire gli Airbus A320 e i Boeing 737. Ma Airbus e Boeing, provati dai guai dei nuovi widebody, non hanno urgenza di impegnarsi con una nuova generazione di narrowbody tanto più che quelli di oggi continuano a vendere. La terza questione, infine, è quella dei prossimi “new entrants” canadesi, brasiliani, russi, giapponesi e cinesi nel segmenti dei più di 100 posti, e l’impatto che essi possono avere nei prossimi decenni sul mercato e sugli assetti industriali. Oggi, alcuni analisti americani ostentano scarsa considerazione per questi possibili competitori non americani e non europei. Ma ancora a metà degli anni ’90, quando gli americani Boeing e MacDonnell Douglas (che poi si sarebbero fusi) avevano assieme l’80% del mercato mondiale degli aerei commerciali, negli Usa si parlava dell’europeo Airbus con notevole sarcasmo, rivelatosi poi fuor di luogo.
Nel comparto militare, e in particolare in quello degli aerei da caccia e affini, la “transizione” riguarda il crescente ruolo degli aerei senza pilota e, nel caso dei caccia veri e propri, l’arrivo, fra pochi anni, dell’F-35 americano, che qualcuno negli Stati Uniti ha già definito “l’ultimo caccia con pilota”, e l’impatto competitivo che esso può avere sui caccia oggi in produzione in Europa, l’Eurofighter Typhoon (Germania, Italia, Regno Unito, Spagna), il Saab Gripen (Svezia) e il Dassault Rafale (Francia). Anch’essi potrebbero essere gli ultimi caccia (europei) con pilota, e forse gli ultimi caccia europei tout court: l’industria europea dei caccia ha a che fare con la propria frammentazione (tre modelli rivali di caccia di 4a generazione sono davvero un lusso rischioso), con la competizione di caccia americani “classici” ma continuamente aggiornati, come l’F-15, l’F-16 e l’F/A-18 , e col futuro F-35, che secondo alcuni potrebbe minacciare seriamente la sopravvivenza della produzione europea. In più, nel prossimo futuro arriveranno sui mercati dell’export i nuovi caccia russi e cinesi.

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Apre oggi l'Air Show di Le Bourget: è record di espositori

Taglio del nastro per la 48esima edizione dell'Air Show di Parigi Le Bourget. Si apre oggi il salone internazionale dedicato all'aeronautica, che compie 100 anni e durerà fino al prossimo 21 giugno. Resta alta l'attenzione del settore per l'appuntamento, nonostante i tempi di difficoltà: 2mila espositori da 48 Paesi, cifra che segna un nuovo record per l'Air Show parigino. Tra le new entry, Australia, Lituania, Libia, Messico e Tunisia. Per quanto riguarda il numero di aeromobili presentati, risultano in lieve calo rispetto all'edizione 2007: il Sukhoi Superjet 100 e lo Schiebel Camcopter saranno due tra le novità in esposizione. TTG
 
C'è la Libia tra le novità al salone aerospaziale del Bourget che si apre oggi a Parigi. Un salone con un po' meno aerei esposti rispetto a due anni fa e con meno affari previsti, a causa della crisi economica internazionale. Secondo gli organizzatori ci sarà però il record di espositori, più di 2mila provenienti da 48 paesi, rispetto ai 1.996 del 2007.

E' annunciata la presenza per la prima volta della Libia. Il paese di Gheddafi sta cercando di investire le enormi ricchezze derivanti dal petrolio nella finanza e nell'industria all'estero, non solo nelle grandi aziende italiane come Unicredit, Eni, Enel, Telecom. La Libia ha già un accordo con Finmeccanica per la produzione di elicotteri militari AgustaWestland che prevede la costruzione di uno stabilimento in territorio africano e altri accordi nella difesa, tra cui la fornitura di un sistema elettronico satellitare per il controllo dei confini meridionali contro l'immigrazione clandestina. Al debutto al Bourget anche Australia, Messico, Tunisia e Lituania.

Tra le novità di cuiè previsto il volo per la prima volta in pubblico il jet da 100 posti Superjet 100realizzato dalla russa Sukhoi Superjet 100, un programma nel quale è entrata con il 25% l'italiana Finmeccanica attraverso Alenia. Altra novità il volo di un elicottero senza pilota, lo Schiebel Camcopter, "il primo velivolo senza pilota ad essere mostrato in volo a un salone aerospaziale", sottolinenao gli organizzatori.

Non sarà però il salone degli affari. A causa della crisi economica mondiale, i grandi costruttori di aerei commerciali, l'europea Airbus e la statunitense Boeing, lottano più per evitare la cancellazione dei contratti di vendita di aerei firmati negli anni precedenti che per vendere nuovi jet alle compagnie. Così il salone del centenario, che si apre oggi un secolo dopo la prima edizione, non lascia presagire i consueti squilli di tromba dell'industria. Peraltro il momento è funestato dalla tragedia dell'A330 di Air France caduto due settimane fa con 228 morti. Non si conoscono ancora le cause del disastro, anche se vi sono sospetti sul mal funzionamento dei sensori di velocità dell'aereo.

Boeing ha tagliato del 25% la sua delegazione a Parigi, che sarà composta da 160 persone per tutto il gruppo e 50, contro le 75-80 degli ultimi anni, per il solo settore aerei commerciali. Boeing sta peraltro tagliando l'occupazione, circa 10mila lavoratori sui 165mila del gruppo. E anche i costruttori di aerei più piccoli, fino a 100 posti, si ridimensionano: la brasiliana Embraer sopprime 4.200 posti, la canadese Bombardie 4.360. Finmeccanica, che ha circa 73.500 dipendenti (poco meno di metà della Boeing), non prevede tagli importanti, ma solo "un po' qua e là", dice il presidente Pier Francesco Guarguaglini.

Nei primi cinque mesi Airbus ha ottenuto solo 11 ordini netti, come saldo tra nuovi contratti e cancellazioni di vecchi ordini. Boeing, che era a saldo zero fino al 2 giugno, è arrivata a quota sette ordini netti con i contratti annunciati giovedì 11 giugno. Valori modestissimi. L'anno scorso, il quarto anno di boom, nei primi cinque mesi i due grandi costrutori mondiali avevano ricevuto 884 ordini. Entrambi i costruttori hanno annunciato una riduzione della produzione di alcuni modelli di fronte al rallentamento del mercato, ma non appaiono troppo preoccupati. "Sia noi sia Airbus abbiamo le linee di produzione sature fino a tutto il 2011, in qualche caso anche per il 2012", dice Scott Carson, amministratore delegato di Boeing Commercial Airpanes. A suo avviso "la recessione ha toccato il fondo, la domanda è capire quanto durerà, una ripresa del traffico nel trasporto aereo è prevedibile nella seconda metà del 2010".

Quest'anno Boeing prevede di consegnare alle compagnie "tra 480 e 485 aerei", un ritorno alla normalità dopo la riduzione a 375 dei jet prodotti ne 2008, quando il gruppo è stato colpito da uno sciopero di quasi due mesi. Carson però non dà indicazioni sulle previsioni di produzione l'anno prossimo, dice solo che è "cautamete ottimista". E se gli si chiede se Boeing si apetta di chiudere il 2009 con un aumento degli ordini netti per nuovi aerei, il dirigente risponde prudente: "Non abbiamo fatto alcuna dichiarazione su questo". L'europea Airbus prevede di produrre e consegnare quest'anno 480 aerei, tre meno del record del 2008. Per i prossimi due anni l'amministratore delegato, Tom Enders, annuncia: "ridurremo la produzione del 15-20%, a seconda dei segmenti". Airbus aveva già annunciato che dal prossimo ottobre ridurrà da 36 a 34 jet al mese la produzione dell'A320 e che quest'anno ridurrà da 18 a 14 le cosegne ai clienti del superjumbo A380.
Ciascuno dei grandi costruttori ha un portafoglio ordini fermi, escluse le opzioni, di circa 3.500-3.600 aerei.

Un grosso interrogativo riguarda la tenuta degli ordini in mezzo alla crisi delle compagnie aeree e anche per i timori sulla sicurezza. Questo dubbio riguarda in paticolare gli ordini dell'Airbus 330, l'aereo dela tragedia di Air France. Cancellare contratti significa però pagare penali per le compagnie e quindi non è così semplice.
E' atteso entro la fine del mese il primo volo del Boeing 787, l'aereo superleggero per voli a lungo raggio della Boeing che ha avuto un decollo in ritardo di due anni, a causa di problemi di progettazione e di produzione, dovuti anche a un eccesso di appalti a fornitori esterni, tra i quali c'è Alenia. Boeing conferma che l'aereo farà il primo volo "entro la fine di questo mese, ma non durante la settimana del Bourget", ha detto Carson. Il volo dovrebbe quindi avvenire dal 22 al 30 giugno.

Boeing dichiara di avere 866 ordini fermi per il 787 dopo le cancellazioni, che "sono state 57 finora quest'anno", spiega Carson. Secondo il dirigente "le cancellazioni non sono dovute a come è fatto l'aereo ma a problemi finanziari dei clienti, che non avevano i soldi per i pagamenti degli anticipi". Boeing ha reso noto le 57 cancellazioni sono della compagnia russa S7 (15 aerei) che è in gravi difficoltà finanziarie, della società di leasing del Medio Oriente Lcal (16), dell'operatore privato Sky Peace (1) e di un cliente che vuole restare anonimo (25). Boeing dichiara inoltre 107 ordini fermi per la versione aggiornata del jumbo 747-8: 80 per trasporto merci e 27 per passeggeri. Di questi ultimi 20 sono stati ordinati da Lufthansa e 7 da clienti Vip per uso privato. La prima consegna del nuovo 747 è prevista nel terzo trimestre 2010.
 
Avete per caso visto da qualche parte lo scheduling delle Inflight Displays al Le Bourget 2009?

Io al momento non le ho trovate.

Grazie
 
Intensa l’attività al salone parigino di Le Bourget. Tra i molti ordini e accordi stipulati, emergono i 14 miliardi di dollari in motori per i 205 aerei ordinati e opzionati da Etihad a Farnborough 2008. La compagnia degli Emirati Arabi ha annunciato oggi a Parigi la scelta dei propulsori che comprendono 78 GEnx per i 35 Boeing 787, 45 Engine Alliance GP7200 per i dieci Airbus A380 e 44 IAE V2500 per i venti A320. Sono stati confermati i 50 motori Rolls-Royce Trent XWB per i 25 A350 e i 22 GE90 per i Boeing 777-300ER. Le consegne degli aerei sono previste dal 2011 fino al 2020. Gli ordini fermi riguardano 239 motori (dei quali 19 sono di riserva) per sette miliardi di dollari, al prezzo di listino e compresi i contratti di manutenzione. Il valore sale a 14 mld per 469 in caso di esercizio di tutte le opzioni e diritti di acquisto.

Valgono 150 milioni di euro i nuovi ordini annunciati a Le Bourget da AgustaWestland per una varietà di clienti internazionali. Il totale comprende nove Grand e un AW139 per Fittipaldi Aircraft (una società creata dall’ex pilota di Formula 1 che diventa distributore non esclusivo sul mercato americano), due Grand per la Guardia Costiera cinese, tre Power per l’aeronautica egiziana che li gestirà per conto del ministero della salute, un AW.119Ke e un Grand per l’Indonesiana Susi Air e cinque Power per elisoccorso per un cliente non ancora rivelato. La danese Bel Air ha preso consegna del suo primo AW.139, che impiegherà in operazioni offshore.

Nel corso del Paris Air Show, la compagnia di bandiera marocchina Royal Air Maroc ed ATR hanno siglato un contratto per quattro ATR 72-600 e due ATR 42-600. Il documento prevede anche un opzione di acquisto per ulteriori due ATR 72-600. La stipula concretizza un accordo annunciato a marzo. Le macchine saranno operate da Regional Air Maroc Express, la nuova compagnia regionale marocchina che verrà lanciata la prossima settimana. Le consegne inizieranno nel 2011 e nel frattempo la compagnia prenderà in leasing quattro ATR 72-200, dei quali il primo è in corso di consegna. ATR ha annunciato a Bourget anche la sigla con il vettore spagnolo Air Nostrum di un contratto per 10 ATR 72-600, più un’ opzione per altrettante macchine. Il valore del contratto, comprensivo delle opzioni, ha un valore di circa 425 milioni di dollari. La consegna delle macchine inizierà dal 2011.

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