Sfida Air Italy: «Più voli a Genova»
Ilario Lombardo
Genova non è un’idea come un’altra, per Air Italy: può essere il futuro, che è già un po’ presente. Beppe Gentile, presidente e amministratore delegato della compagnia aerea, dopo Milano, Verona, Napoli e Torino, punta sull’aeroporto Cristoforo Colombo. Per ora ha inaugurato nuovi voli dal 26 luglio per Olbia, una meta che offriva già l’anno scorso dallo scalo ligure, e dal 31 maggio raddoppia con Palermo. Il comandante Gentile è un pioniere delle sfide aeree: Air Italy infatti è nata nel 2005 sulle ceneri di Air Europe, da lui fondata nel 1989 e poi venduta a Swissair. In cinque anni è cresciuta , opera su 14 aeromobili, 9 di corto raggio e 5 di lungo raggio, ha oltre 700 dipendenti, e nell’ annus horribilis del trasporto aereo ha fatto 200 milioni di fatturato: «Una contrazione rispetto ai 230 milioni dell’anno precedente: ma siamo contenti e ora contiamo molto sulla collaborazione con Alitalia, partita il 3 maggio». E poi c’è Genova, che sta diventando fondamentale nei piani della compagnia, piccola ma con sogni da grande. Diecimila posti a partire da 49 euro su Boeing 737 da 146 passeggeri. Sette partenze alla settimana per tutto l’anno verso la Sicilia, quattro per la Sardegna solo nel periodo estivo.
Rafforzate su Olbia, e lanciate Palermo, che è la vera novità. Cosa avete in mente per Genova?
«Noi abbiamo una strategia precisa: cerchiamo i mercati di nicchia per non metterci sulle linee principali dove andremmo a confliggere con le grandi aziende. Ci siamo posti un obiettivo assieme all’aeroporto di Genova: stiamo studiando le varie rotte e i vari mercati per farne una base operativa. Come Milano, Verona, Napoli e Torino, dove il 1 giugno inaugureremo la base. Genova è per noi un aeroporto importante. Se riusciremo a individuare delle direttrici in cui crescere allora il Cristoforo Colombo potrebbe diventare la prossima base. Non è semplice. Adesso partiamo con Palermo e Olbia. Ma abbiamo in mente di stimolare maggiormente il mercato di Genova».
Cosa manca all’aeroporto di Genova? I problemi sono i soliti? Pochi collegamenti, pochi passeggeri, poco appetibile per i low cost?
«All’aeroporto non manca nulla. È organizzato e attrezzato. Sarebbe da capire cosa manca ai liguri che non si muovono. Il bacino è debole, oggi. Scopriamo il perché. La popolazione c’è. Capisco che chi sta a Imperia gravita su Nizza, ma tutto il resto dovremmo intercettarlo».
Le infrastrutture?
«L’aeroporto per il momento non è ben collegato, ma so che stanno facendo molto per far sì che oltre all’autostrada ci possa arrivare la ferrovia. Io credo però che le infrastrutture siano una conseguenza. Noi abbiamo iniziato il nostro percorso. Ora dobbiamo rendere invitante l’offerta per allargare il mercato. Partiamo con tariffe a 49 euro. Più di questo non possiamo fare.Da qui, man mano che il traffico aumenterà apriremo nuove rotte».
Ha già un’idea su quali sono?
«No. Stiamo valutando dati e statistiche. Come abbiamo fatto per Olbia e Palermo, verso cui abbiamo visto consistenti movimenti».
Fate prezzi da low cost. Ma lei ha più volte ribadito che non siete una compagnia low cost. Ci tiene alle differenze?
«Sì, perché noi non applichiamo il modello low cost. Noi siamo un vettore tradizionale. Cerchiamo di mantenere prezzi bassi e di dare un prodotto qualità-prezzo conveniente. Oggi sulle low cost uno trova dei posti anche a meno di 49 euro, ma bisogna sommarci tutti gli orpelli aggiuntivi. Da noi non c’è nulla di nascosto, invece. A lungo andare anche le low cost dovranno cambiare il loro business. Quando le compagnie normali riescono a dare un buon servizio e a fare prezzi validi allora la clientela si sposta».
Su di voi, come su Alitalia. Vostra alleata da aprile. State operando in code-sharing. Quali sono i benefici per Air Italy e per la compagnia nazionale?
«Noi operiamo su rotte secondarie, Alitalia ci aiuta a vendere grazie alla sua forza di penetrazione. E loro, senza investire niente, allargano la propria rete».
Il Secolo XIX
CIAO
_goa
Ilario Lombardo
Genova non è un’idea come un’altra, per Air Italy: può essere il futuro, che è già un po’ presente. Beppe Gentile, presidente e amministratore delegato della compagnia aerea, dopo Milano, Verona, Napoli e Torino, punta sull’aeroporto Cristoforo Colombo. Per ora ha inaugurato nuovi voli dal 26 luglio per Olbia, una meta che offriva già l’anno scorso dallo scalo ligure, e dal 31 maggio raddoppia con Palermo. Il comandante Gentile è un pioniere delle sfide aeree: Air Italy infatti è nata nel 2005 sulle ceneri di Air Europe, da lui fondata nel 1989 e poi venduta a Swissair. In cinque anni è cresciuta , opera su 14 aeromobili, 9 di corto raggio e 5 di lungo raggio, ha oltre 700 dipendenti, e nell’ annus horribilis del trasporto aereo ha fatto 200 milioni di fatturato: «Una contrazione rispetto ai 230 milioni dell’anno precedente: ma siamo contenti e ora contiamo molto sulla collaborazione con Alitalia, partita il 3 maggio». E poi c’è Genova, che sta diventando fondamentale nei piani della compagnia, piccola ma con sogni da grande. Diecimila posti a partire da 49 euro su Boeing 737 da 146 passeggeri. Sette partenze alla settimana per tutto l’anno verso la Sicilia, quattro per la Sardegna solo nel periodo estivo.
Rafforzate su Olbia, e lanciate Palermo, che è la vera novità. Cosa avete in mente per Genova?
«Noi abbiamo una strategia precisa: cerchiamo i mercati di nicchia per non metterci sulle linee principali dove andremmo a confliggere con le grandi aziende. Ci siamo posti un obiettivo assieme all’aeroporto di Genova: stiamo studiando le varie rotte e i vari mercati per farne una base operativa. Come Milano, Verona, Napoli e Torino, dove il 1 giugno inaugureremo la base. Genova è per noi un aeroporto importante. Se riusciremo a individuare delle direttrici in cui crescere allora il Cristoforo Colombo potrebbe diventare la prossima base. Non è semplice. Adesso partiamo con Palermo e Olbia. Ma abbiamo in mente di stimolare maggiormente il mercato di Genova».
Cosa manca all’aeroporto di Genova? I problemi sono i soliti? Pochi collegamenti, pochi passeggeri, poco appetibile per i low cost?
«All’aeroporto non manca nulla. È organizzato e attrezzato. Sarebbe da capire cosa manca ai liguri che non si muovono. Il bacino è debole, oggi. Scopriamo il perché. La popolazione c’è. Capisco che chi sta a Imperia gravita su Nizza, ma tutto il resto dovremmo intercettarlo».
Le infrastrutture?
«L’aeroporto per il momento non è ben collegato, ma so che stanno facendo molto per far sì che oltre all’autostrada ci possa arrivare la ferrovia. Io credo però che le infrastrutture siano una conseguenza. Noi abbiamo iniziato il nostro percorso. Ora dobbiamo rendere invitante l’offerta per allargare il mercato. Partiamo con tariffe a 49 euro. Più di questo non possiamo fare.Da qui, man mano che il traffico aumenterà apriremo nuove rotte».
Ha già un’idea su quali sono?
«No. Stiamo valutando dati e statistiche. Come abbiamo fatto per Olbia e Palermo, verso cui abbiamo visto consistenti movimenti».
Fate prezzi da low cost. Ma lei ha più volte ribadito che non siete una compagnia low cost. Ci tiene alle differenze?
«Sì, perché noi non applichiamo il modello low cost. Noi siamo un vettore tradizionale. Cerchiamo di mantenere prezzi bassi e di dare un prodotto qualità-prezzo conveniente. Oggi sulle low cost uno trova dei posti anche a meno di 49 euro, ma bisogna sommarci tutti gli orpelli aggiuntivi. Da noi non c’è nulla di nascosto, invece. A lungo andare anche le low cost dovranno cambiare il loro business. Quando le compagnie normali riescono a dare un buon servizio e a fare prezzi validi allora la clientela si sposta».
Su di voi, come su Alitalia. Vostra alleata da aprile. State operando in code-sharing. Quali sono i benefici per Air Italy e per la compagnia nazionale?
«Noi operiamo su rotte secondarie, Alitalia ci aiuta a vendere grazie alla sua forza di penetrazione. E loro, senza investire niente, allargano la propria rete».
Il Secolo XIX
CIAO
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