
Riunione d'emergenza di governo e soccorritori presso lo scalo internazionale
Inondazioni in Thailandia, aeroporto chiuso, tre giorni di ferie forzate
Sei distretti di Bangkok completamente inondati. L'emergenza durerà settimane. Si teme l'alta marea
MILANO - Le autorità thailandesi hanno dichiarato tre giorni di ferie obbligate per consentire ai 12 milioni di abitanti della capitale di far fronte alle inondazioni che stanno mettendo in ginocchio il Paese. Intanto l'aeroporto per i voli interni di Bangkok è stato raggiunto dalle acque e abbandonato dalle compagnie aeree. Da una settimana ormai le autorità della capitale annunciavano che il centro città sarebbe stato invaso dalle acque, a causa della decisione di aprire le chiuse delle dighe a monte di Bangkok. Parallelamente, la prospettiva di un'imminente alta marea nel golfo di Thailandia oscura ulteriormente l'orizzonte. Il Centro di coordinamento dei soccorsi, diretto dal ministro della Giustizia, Pracha Promnog, ha annunciato la chiusura dei servizi pubblici e delle scuole da giovedì a lunedì nelle 21 province della megalopoli. «Il livello delle acque aumenta e si estende», ha riconosciuto il ministro. L'esercito si sta intanto preparando ad evacuare completamente la zona dell'aeroporto di Don Muang, dove abitano circa 30 mila persone.
RISAIE A RISCHIO - Una delle numerose dighe a nord di Bangkok starebbe per cedere e, secondo il centro di crisi, un'onda alta fino a un metro e mezzo rischia di riversarsi sulla zona. Le due compagnie aeree Nok Air e Orient Thai hanno abbandonato lo scalo di Don Muang per trasferirsi su quello internazionale di Suvarnabhumi. Il premier, signora Yingluck Shinawatra, ha riunito il suo governo all'aeroporto, dove si è installato anche il centro di soccorso e dove sono stati allestiti anche diversi campi di accoglienza per gli evacuati. Almeno sei distretti di Bangkok a nord e ad est sono stati completamente inondati nella giornata di martedì. Il livello del fiume Chao Phraya - che con le sue decine di canali lambisce le vie della città, chiamata anche la «Venezia d’Oriente» - ha raggiunto i 2,6 metri, mentre gli argini sono alti mediamente 2,5 metri. L’emergenza non è solo quella dovuta all’inondazione, il cibo comincia a scarseggiare anche nei supermercati, che presi d’assalto sono rimasti ormai semivuoti. Il problema cibo è ancor più grande se si pensa che la zona thailandese dove si produce in grandi quantità il riso, grande come la regione Lazio, è stata completamente allagata, di conseguenza il raccolto è compromesso: si tratta di oltre 2 milioni di riso rovinato. Anche i templi dell’ex capitale Ayutthaya, Patrimonio mondiale dell’umanità sono stati sommersi. Si parla già di oltre 650 mila posti di lavoro persi.
I DANNI - La riapertura delle scuole dopo la pausa stagionale è stata posticipata di due settimane, a metà novembre. Nella metropoli, dove scarseggiano le bottiglie d'acqua e i generi alimentari più comuni, gli abitanti si preparano erigendo barriere di sacchi di sabbia. Ma nelle strade limitrofe al fiume Chao Praya, come la Sansern Road, l'acqua è già alta alcune decine di centimetri. Con il bilancio delle vittime arrivato oltre quota 360, i danni aumentano di giorno in giorno e si impennerebbero ulteriormente in caso di allagamenti prolungati a Bangkok, che contribuisce al 40 per cento del Pil nazionale; affinchè l'acqua defluisca dalle aree industriali allagate, ha spiegato il governo, potrebbe volerci un mese e mezzo. Il ministro delle Finanze ha previsto che le inondazioni costeranno al Paese una cifra pari al 2 per cento del Pil. L'area allagata è estesa quanto il Lazio, coinvolgendo 28 province thailandesi su 77. Il governo ha annunciato un pacchetto da 7,3 miliardi di dollari per aiutare il recupero delle zone colpite.
Redazione Online
25 ottobre 2011 15:13© RIPRODUZIONE RISERVATA
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