In aereo come in metro: «la terza classe del futuro»


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Mikkio

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16 Gennaio 2009
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MILANO - Seduti come nella metrò, uno di fronte all'altro: questa l'idea bizzarra di una società inglese specializzata nel design interno degli aerei. A dire il vero ha poco a che fare con il lusso: il concetto presentato dalla "Design Q" - nota per aver disegnato le comode poltrone di prima classe dei voli Virgin Atlantic - ricorda più i grossi apparecchi militari per il trasporto delle truppe. I passeggeri siedono su degli sgabelli posti ai lati e nel corridoio. Come sull'autobus o in metropolitana gli sguardi dei viaggiatori s'incrociano . Si risparmierà, però, sul prezzo del biglietto.

LOW COST - Lo scopo del futuristico aereo ridotto all'osso negli interni è presto spiegato: tagliare i costi, aumentare il numero di viaggiatori - e pazienza se il viaggio risulterà scomodo e sgradevole. La soluzione si prospetta come ideale per più fanatici del low cost, per gli studenti squattrinati e per chi preferisce voli senza troppi fronzoli. «Sedersi uno di fronte all'altro non è la situazione ideale», ammette Howard Guy, uno dei fondatori della società. A beneficiarne sarebbero però sia il vettore (che aumenta il fatturato), e i passeggeri (fino al 30 per cento in meno sul prezzo del posto). «Consideriamo l'intero concetto da un punto di vista commerciale. A diminuire non sarebbe solo lo spazio, il lusso e le voluminose poltrone ma soprattutto il prezzo del biglietto», ha sottolineato Guy.

SEGGIOLE - Se l'obiettivo principale è riuscire a infilare un maggiore numero di persone sull'aereo (il 50 per cento in più) eliminando numerose file di posti a sedere a favore degli sgabelli, l'idea è quella d'impiegare il singolare arredamento soprattutto sulle tratte brevi, ovvero sui voli da 30-80 minuti. E ci sarebbero già dei potenziali vettori interessati, ha spiegato Guy. Infatti, a qualcosa del genere aveva pensato qualche tempo fa la compagnia aerea Ryanair col suo vucanico amministratore delegato Michael O'Leary: la società irlandese è difatti in trattative con l'americana Boeing per adattare gli aerei trasformando le consuete voluminose poltrone in «seggiole verticali». Questi viaggiatori non starebbero proprio in piedi, in senso letterale, ma appoggiati quasi verticalmente a dei trespoli forniti di imbracatura di sicurezza. "Design Q" ha l'intenzione di intavolare il suo discorso anche con le compagnie aeree asiatiche.
Elmar Burchia

corriere.it
aereo_pop.jpg
 
Un'idea folle, sembra di stare su un carro merci e non credo che tale soluzione riesca ad aumentare il tasso dei viaggiatori. D'accordo per la riduzione degli sprechi, ma qualcuno di voi sarebbe disposto a farsi una tratta da 80 minuti così?
 
Per il 737 i maggiori clienti sono ryanair e southwest quindi due low cost.
Io mi aspetterei, nel lungo termine naturalmente, qualcosa per automentare il numero dei passeggeri su questi aerei.

Queste sono esagerazioni, ma portare il numero dei posti da 189 a poco sotto i 200 (numero per cui ancora bastano ancora 4 assistenti di volo) non mi sembrerebbe una cosa così strana.
 
Questa boutade ha il difetto fondamentale di non soddisfare i requisiti di sicurezza e non ha futuro.
Immaginatevi un aborted takeoff... sono configurazioni adatte ai militari perché con i militari, purtroppo, si mette in conto che possano morire.


THREAD CHIUSO
 
Un'idea folle, sembra di stare su un carro merci e non credo che tale soluzione riesca ad aumentare il tasso dei viaggiatori. D'accordo per la riduzione degli sprechi, ma qualcuno di voi sarebbe disposto a farsi una tratta da 80 minuti così?

Mi dispiace ma non sono d'accordo.

Fin che ci sará la possibilitá di scegliere la soluzione che piú si adatta alle proprie necessitá, ben venga qualsiasi nuova idea.

La mia filosofia é che di volare Ryanair non l'ha prescritto il medico a nessuno. Ma se qualcuno lo vuole fare (e mi sembra che siano circa 50 milioni di persone all'anno) lo PUÓ fare. Lo stesso varrá se si offriranno queste soluzioni a prezzi bassissimi. Se non avrá mercato non fará successo, questo é chiaro.

In ogni caso, a mio avviso ci si arriverá, prima o poi.
 
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