21 Settembre 2010 - 10:38 am | di: Opinioni e contributiAnalisi
Le tonnellate e il declino dell'aviazione commerciale italiana
di Antonio Bordoni
Uno degli indicatori più rappresentativi per saggiare la produzione svolta da una aerolinea è il TKP. La criptica sigla indica le Ton-kilometer-performed (cioè le tonnellate-km effettuate), un fattore che riflette l’abilità delle aerolinee di vendere ciò che esse producono forse più adeguatamente degli stessi indicatori di "revenue". Il parametro è usato anche per misurare il prodotto complessivo dell’industria aerea commerciale.
Una tonnellata-kilometro (nella quale sono conteggiati tutti i componenti del revenue, ovvero passeggeri, merci e posta) equivale a trasportare una tonnellata per un chilometro, pertanto tre tonnellate trasportate per due chilometri producono sei TKP.
L’ICAO diffonde su base annuale il TKP prodotto dalle aerolinee di ogni nazione, includendovi tutte le compagnie aeree di un determinato Paese. A differenza della IATA, la quale pubblica solo i dati riferentesi alle compagnie ad essa aderenti, l’ICAO non ha limiti di inclusione e i suoi dati comprendono tutte le aerolinee registrate in ciascuno dei 190 Paesi aderenti all’organizzazione, siano esse cargo, regolari o a domanda. A questo proposito va ricordato che mentre il PKP (Passenger-km-Performed) valuta i soli passeggeri trasportati, il TKP include - oltre ai passeggeri - le merci (e la posta) e pertanto serve anche a evidenziare quei paesi i quali hanno un elevato numero di collegamenti merci. È così che si spiega ad esempio la posizione ottenuta nel 2009 dal Lussemburgo, nazione di bandiera del vettore tutto-merci Cargolux, uno dei maggiori al mondo, il quale ha prodotto più TKP dei vettori italiani.
E nell’attuale scenario economico internazionale che vede l’apparizione di nazioni emergenti con relativo movimento di esportazione merci, è evidente che il parametro TKP tende a rispecchiare più fedelmente l’andamento della stessa economia mondiale rispetto al semplice PKP. È grazie al TKP che una analisi ad ampio spettro di questo dato nel corso degli anni si può rivelare un ottimo esercizio per fornire un quadro fedele di come si sia venuta evolvendo l’aviazione civile nel mondo, mostrando ascese e cadute.
1975
1. USA 32.250
2. USSR 13.600
3. UK 3.700
4. Giappone 3.350
5. Francia 3.160
6. Canada 2.900
7. Germania 2.230
8. Australia 2.050
9. Olanda 1.555
10. Italia 1.400
1990
1. USA 84.180
2. USSR 25.170
3. Giappone 13.630
4. UK 13.560
5. Francia 8.865
6. Germania 8.505
7. Canada 6.730
8. Australia 5.005
9. Olanda 4.750
10. Singapore 4.702
11. Corea del Sud 4.290
12. Brasile 3.600
13. Italia 3.340
2009
1. USA 147.819
2. Cina 58.310
3. Germania 27.097
4. UK 23.449
5. EAU 21.822
6. Francia 19.031
7. Giappone 18.170
8. Corea del Sud 16.059
9. Olanda 13.112
10. Singapore 12.973
11. Canada 11.904
12. Australia 11.652
13. Russia 9.918
14. India 8.942
15. Spagna 8.279
16. Irlanda 8.008
17. Brasile 7.364
18. Thailandia 6.970
19. Malesia 6.207
20. Turchia 5.669
21. Qatar 5.621
22. Lussemburgo 4.688
23. Italia 4.329
Nell’anno 1975, tre anni prima del varo della deregulation Usa, l’Italia occupava il 10° posto nella graduatoria mondiale degli allora 132 Stati aderenti all’ICAO. Era in pratica alla pari con l’Olanda e precedeva altre importanti nazioni europee quali la Spagna, il Belgio e la Scandinavia; Francia, Germania e Regno Unito già la precedevano.
Quindici anni più tardi, nel 1990, l’Italia scendeva al 13° posto preceduta da paesi come il Brasile, la Corea e Singapore. Sia nel 1975, come nel 1990, la Gran Bretagna era in testa fra i paesi europei precedendo Francia e Germania.
Arriviamo ora agli ultimi dati diffusi dall’ICAO, quelli relativi al 2009. L’Italia è sprofondata alla 23a posizione. Fra le prime dieci nazioni ha fatto apparizione la Cina di Pechino la quale è al secondo posto con 58.310 milioni di TKP staccando nettamente la Germania che si posiziona al terzo posto con una produzione di "soli" 27.097 milioni. Al quinto posto troviamo gli Emirati Arabi Uniti che debbono la eccezionale rimonta alle loro compagnie nazionali Emirates e Etihad.
Al di sopra della nostra 23sima posizione si trova di tutto, dal Brasile all’India dalla Malesia alla Turchia, fra cui anche l’Irlanda la quale ormai produce il doppio delle TKP che fanno tutti i vettori italiani messi insieme (8.008 milioni contro le nostre 4.329 milioni); chiaramente si tratta di cifre prodotte da Ryanair ricordando che nell’Irlanda 1990, quando ancora il vettore prevalente era la compagnia di bandiera Aer Lingus, la posizione ricoperta era la 41.a con un modesto 526 milioni di TKP prodotte.
In questi 35 anni di dati appare ben evidente la parabola discendente compiuta dall’aviazione commerciale italiana. Un dato su cui riflettere è la posizione dell’Olanda, la quale negli anni Settanta/Ottanta era un vettore che si poteva porre alla pari con Alitalia. Ebbene l’Olanda era fra le prime 10 nazioni nel 1975 e lo è ancora nel 2009. Se si tiene conto di quanto accaduto ai vettori di Svizzera, Belgio e Italia è lecito avanzare l’ipotesi che l’aviazione olandese, ovvero la KLM, sia riuscita a mantenersi ai vertici delle graduatorie grazie alla mossa di aver fondato il gruppo AF/KL il quale - è il caso di sottolinearlo - non ha nulla a che vedere con le solite alleanze.
Altro elemento da ponderare è che le tre nazioni intorno alle quali si sono costruiti i tre mega-poli (Regno Unito=OneWorld; Germania=Star Alliance ; Francia=SkyTeam) erano tra le prime dieci nel 1975, mantenevano ancora queste posizioni nel 1990 e le hanno tuttora nella graduatoria 2009. Ciò avvalora la tesi da noi sempre sostenuta che in un mercato deregolamentato, che per forza di cose avrebbe portato alla formazione di megagruppi, questi ultimi non potevano che radicarsi attorno all’albero maestro dei Paesi a maggiore valenza economica mentre tutti gli altri erano destinati alla posizione di sudditi.
In un prossimo nostro intervento useremo i dati TKP aggregati del quinquennio 2005-2009 per metterli a confronto con gli incidenti aerei mortali avvenuti per ogni Paese nello stesso periodo, mostrando così la graduatoria del rapporto Numero TKP prodotte / Numero incidenti per ogni Paese ICAO.
http://www.dedalonews.it/it/index.p...l-declino-dellaviazione-commerciale-italiana/
Le tonnellate e il declino dell'aviazione commerciale italiana
di Antonio Bordoni
Uno degli indicatori più rappresentativi per saggiare la produzione svolta da una aerolinea è il TKP. La criptica sigla indica le Ton-kilometer-performed (cioè le tonnellate-km effettuate), un fattore che riflette l’abilità delle aerolinee di vendere ciò che esse producono forse più adeguatamente degli stessi indicatori di "revenue". Il parametro è usato anche per misurare il prodotto complessivo dell’industria aerea commerciale.
Una tonnellata-kilometro (nella quale sono conteggiati tutti i componenti del revenue, ovvero passeggeri, merci e posta) equivale a trasportare una tonnellata per un chilometro, pertanto tre tonnellate trasportate per due chilometri producono sei TKP.
L’ICAO diffonde su base annuale il TKP prodotto dalle aerolinee di ogni nazione, includendovi tutte le compagnie aeree di un determinato Paese. A differenza della IATA, la quale pubblica solo i dati riferentesi alle compagnie ad essa aderenti, l’ICAO non ha limiti di inclusione e i suoi dati comprendono tutte le aerolinee registrate in ciascuno dei 190 Paesi aderenti all’organizzazione, siano esse cargo, regolari o a domanda. A questo proposito va ricordato che mentre il PKP (Passenger-km-Performed) valuta i soli passeggeri trasportati, il TKP include - oltre ai passeggeri - le merci (e la posta) e pertanto serve anche a evidenziare quei paesi i quali hanno un elevato numero di collegamenti merci. È così che si spiega ad esempio la posizione ottenuta nel 2009 dal Lussemburgo, nazione di bandiera del vettore tutto-merci Cargolux, uno dei maggiori al mondo, il quale ha prodotto più TKP dei vettori italiani.
E nell’attuale scenario economico internazionale che vede l’apparizione di nazioni emergenti con relativo movimento di esportazione merci, è evidente che il parametro TKP tende a rispecchiare più fedelmente l’andamento della stessa economia mondiale rispetto al semplice PKP. È grazie al TKP che una analisi ad ampio spettro di questo dato nel corso degli anni si può rivelare un ottimo esercizio per fornire un quadro fedele di come si sia venuta evolvendo l’aviazione civile nel mondo, mostrando ascese e cadute.
1975
1. USA 32.250
2. USSR 13.600
3. UK 3.700
4. Giappone 3.350
5. Francia 3.160
6. Canada 2.900
7. Germania 2.230
8. Australia 2.050
9. Olanda 1.555
10. Italia 1.400
1990
1. USA 84.180
2. USSR 25.170
3. Giappone 13.630
4. UK 13.560
5. Francia 8.865
6. Germania 8.505
7. Canada 6.730
8. Australia 5.005
9. Olanda 4.750
10. Singapore 4.702
11. Corea del Sud 4.290
12. Brasile 3.600
13. Italia 3.340
2009
1. USA 147.819
2. Cina 58.310
3. Germania 27.097
4. UK 23.449
5. EAU 21.822
6. Francia 19.031
7. Giappone 18.170
8. Corea del Sud 16.059
9. Olanda 13.112
10. Singapore 12.973
11. Canada 11.904
12. Australia 11.652
13. Russia 9.918
14. India 8.942
15. Spagna 8.279
16. Irlanda 8.008
17. Brasile 7.364
18. Thailandia 6.970
19. Malesia 6.207
20. Turchia 5.669
21. Qatar 5.621
22. Lussemburgo 4.688
23. Italia 4.329
Nell’anno 1975, tre anni prima del varo della deregulation Usa, l’Italia occupava il 10° posto nella graduatoria mondiale degli allora 132 Stati aderenti all’ICAO. Era in pratica alla pari con l’Olanda e precedeva altre importanti nazioni europee quali la Spagna, il Belgio e la Scandinavia; Francia, Germania e Regno Unito già la precedevano.
Quindici anni più tardi, nel 1990, l’Italia scendeva al 13° posto preceduta da paesi come il Brasile, la Corea e Singapore. Sia nel 1975, come nel 1990, la Gran Bretagna era in testa fra i paesi europei precedendo Francia e Germania.
Arriviamo ora agli ultimi dati diffusi dall’ICAO, quelli relativi al 2009. L’Italia è sprofondata alla 23a posizione. Fra le prime dieci nazioni ha fatto apparizione la Cina di Pechino la quale è al secondo posto con 58.310 milioni di TKP staccando nettamente la Germania che si posiziona al terzo posto con una produzione di "soli" 27.097 milioni. Al quinto posto troviamo gli Emirati Arabi Uniti che debbono la eccezionale rimonta alle loro compagnie nazionali Emirates e Etihad.
Al di sopra della nostra 23sima posizione si trova di tutto, dal Brasile all’India dalla Malesia alla Turchia, fra cui anche l’Irlanda la quale ormai produce il doppio delle TKP che fanno tutti i vettori italiani messi insieme (8.008 milioni contro le nostre 4.329 milioni); chiaramente si tratta di cifre prodotte da Ryanair ricordando che nell’Irlanda 1990, quando ancora il vettore prevalente era la compagnia di bandiera Aer Lingus, la posizione ricoperta era la 41.a con un modesto 526 milioni di TKP prodotte.
In questi 35 anni di dati appare ben evidente la parabola discendente compiuta dall’aviazione commerciale italiana. Un dato su cui riflettere è la posizione dell’Olanda, la quale negli anni Settanta/Ottanta era un vettore che si poteva porre alla pari con Alitalia. Ebbene l’Olanda era fra le prime 10 nazioni nel 1975 e lo è ancora nel 2009. Se si tiene conto di quanto accaduto ai vettori di Svizzera, Belgio e Italia è lecito avanzare l’ipotesi che l’aviazione olandese, ovvero la KLM, sia riuscita a mantenersi ai vertici delle graduatorie grazie alla mossa di aver fondato il gruppo AF/KL il quale - è il caso di sottolinearlo - non ha nulla a che vedere con le solite alleanze.
Altro elemento da ponderare è che le tre nazioni intorno alle quali si sono costruiti i tre mega-poli (Regno Unito=OneWorld; Germania=Star Alliance ; Francia=SkyTeam) erano tra le prime dieci nel 1975, mantenevano ancora queste posizioni nel 1990 e le hanno tuttora nella graduatoria 2009. Ciò avvalora la tesi da noi sempre sostenuta che in un mercato deregolamentato, che per forza di cose avrebbe portato alla formazione di megagruppi, questi ultimi non potevano che radicarsi attorno all’albero maestro dei Paesi a maggiore valenza economica mentre tutti gli altri erano destinati alla posizione di sudditi.
In un prossimo nostro intervento useremo i dati TKP aggregati del quinquennio 2005-2009 per metterli a confronto con gli incidenti aerei mortali avvenuti per ogni Paese nello stesso periodo, mostrando così la graduatoria del rapporto Numero TKP prodotte / Numero incidenti per ogni Paese ICAO.
http://www.dedalonews.it/it/index.p...l-declino-dellaviazione-commerciale-italiana/