Continua lo scontro: Odone contro Novi.
Burlando resta silente, mentre la Vincenzi dice 'decisione formalmente corretta ma politicamente discutibile'
E intanto Pericu lavora per verificare la fattibilità dello spostamento dell'aeroporto...
Dal Secolo:
Odone: «Così l'Authority ci ha umiliati»
Scontro istituzionale sul "Colombo" mentre la Vincenzi atterra in porto
Il presidente della Camera di commercio: «Restiamo fuori dal cda dell'aeroporto. Tutto nasce dall'affresco»
genova. «Non ne potevamo più. Delle umiliazioni, delle continue mancanze di rispetto. Per questo abbiamo abbandonato il consiglio di amministrazione: per non essere più presi in giro». Ventiquattr'ore dopo lo scontro con l'Autorità portuale, Paolo Odone, presidente della Camera di commercio (azionista di Aeroporto spa con il 25%), spiega al Secolo XIX le motivazioni che hanno portato a una rottura senza precedenti nella storia del "Cristoforo Colombo". «Abbiamo cercato di difendere la città e il suo aeroporto da un blitz in piena regola: era un nostro dovere. Tornare indietro? È impensabile: quello che è successo è troppo grave».
Eppure il presidente Novi sembra convinto che, prima o poi, la Camera di commercio nominerà i suoi consiglieri.
«Lasciamogli pure questa convinzione. La veritàè un'altra: noi con questa vicenda non vogliamo avere nulla a che fare».
Significa che resterete fuori dal cda?
«Non vedo alternative. E su questa decisione, sia chiaro, ho il pieno e totale appoggio della mia giunta. L'affronto che ci è stato fatto è troppo pesante per essere cancellato».
A quale affronto si riferisce?
«Beh, abbiamo l'imbarazzo della scelta, considerato che l'offesa è stata reiterata nel tempo. Vogliamo partire dall'affresco di Renzo Piano? O dal tentato blitz argentino? I casi, come vede, non mancano».
Che cosa c'entra l'Affresco, in questa storia?
«Tutto nasce da lì, dal progetto dell'aeroporto in mare. Per realizzarlo, si è disposti a tutto. Novi dovrebbe spiegarci, per esempio, per quale motivo la Camera di commercio, nel penultimo Comitato portuale, è stata esclusa dai tavoli tecnici. Ma vuole sapere come siamo stati informati dell'ultima versione dell'affresco, quella che è stata votata in Comitato?».
Dica.
«Una sera mi vedo recapitare una mappa con relativa documentazione. Il Comitato era convocato per l'indomani alle tre del pomeriggio. Il problema è che io ho l'abitudine di dormire, la notte. Per valutare quella mappa avrei avuto bisogno di un mese di tempo e della consulenza di almeno due esperti. Questo è il trattamento che Novi ha riservato a noi e al resto del Comitato portuale. Il rispetto, a casa mia, è decisamente un'altra cosa. E poi, me lo lasci dire: spostare l'aeroporto in mezzo al mare è un'idea che tutti, sottolineo tutti, in Comitato hanno sempre guardato con enorme sospetto. Ma le palle per dirlo pubblicamente, operatori e sindacati non le hanno mai avute».
Lei ha disertato anche la conferenza stampa di presentazione del progetto argentino di Corporacion America. Perché?
«Perché un azionista ha il diritto di sapere che cosa accade non da una conferenza stampa, ma dagli altri soci. Quel gesto, oltre a nascondere un'arroganza inaudita, ha anche fatto perdere valore alla società. Ma c'è di più: in quel frangente Novi ha finto di non sapere che l'esclusiva per trattare il 15% delle azioni di Adr, fino a dicembre, era attribuita alla Camera di commercio. Invece è andato lui personalmente a parlare con Palenzona, a Roma. Con quale diritto ha pensato di poterci scavalcare?».
A proposito di aeroporto: che fine ha fatto la vostra proposta di affidare la presidenza a un manager?
«Non ci hanno neppure lasciato il tempo di parlarne seriamente. L'importante era liberarsi di Sandro Carena, quello era il vero obiettivo. Tutto il resto è finito in secondo piano. Conosco Arato, non ho nulla contro di lui: ma tutto si può dire, tranne che sia un manager aeroportuale».
E così siamo arrivati al cda di mercoledì scorso. Dal quale la Camera di commercio si è polemicamente dissociata.
«Non avevamo scelta. L'Autorità portuale non ha neppure avuto il buon gusto di rinviarlo di un mese la riunione, come avevamo richiesto. Oggi posso solo ringraziare Felice Negri, nostro rappresentante in cda, che fino all'ultimo si è comportato egregiamente».
Novi ha detto che un rinvio avrebbe avuto il sapore di una rincorsa ai tempi della politica.
«È una frase che si commenta da sola».
Vi aspettatavete un comportamento diverso da parte di Pericu?
«Lasciamo stare. Forse quando Novi parla di tempi della politica dovrebbe pensare bene a quello che dice».
Lei ha sempre sostenuto il presidente Novi, anche nei momenti di maggiore impopolarità. Non crede di avergli voltato le spalle?
«L'ho appoggiato fino a quando si è comportato da gentiluomo. Da quando ha cambiato atteggiamento ha perso anche il mio sostegno».
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Vincenzi-Novi, la coabitazione è già difficile
«Nomine al "Colombo" politicamente discutibili»
«Gli enti locali devono essere protagonisti». Pericu: «Voglio solo verificare se è fattibile la nuova aerostazione»
Genova. La decisione dell'Autorità portuale di varare il nuovo consiglio d'amministrazione del Colombo a urne ancora aperte, con il sindaco ancora da insediarsi e la Provincia impegnata al ballottaggio, è «formalmente corretta, ma politicamente discutibile. Ne parlerò presto con il presidente Novi». Non parte benissimo la coabitazione, che sarà comunque breve, tra il primo inquilino di Palazzo San Giorgio (in scadenza a inizio 2008) e il nuovo sindaco.
Marta Vincenzi, che ieri, alla sua prima uscita pubblica, ha ribadito di fronte alla platea speranzosa di Assagenti, di considerare «al primo posto nelle mie scelte politiche il rafforzamento del porto, anima e futuro della città», non ha gradito la fretta di Novi. Non è, pare di capire, solo una questione di cortesia istituzionale: «L'aeroporto incide fortemente sulla città - ricorda -, ed è stato tema della campagna elettorale. Sia nel mio programma che in quello della Provincia era sottolineata l'esigenza che gli enti territoriali si riappropriassero di un ruolo per gestire meglio la mission di questa struttura, che non è altro rispetto ai temi della riorganizzazione territoriale, lo sviluppo del porto, la ripresa del turismo».
Nemmeno Luigi Merlo ha apprezzato. A Novi, che parla di una scelta fatta per marcare l'assoluta mancanza di condizionamenti politici della sua amministrazione, l'assessore ai Trasporti della Liguria rinfaccia la nomina di un Cda fatta «senza prima definire una mission, una strategia di rilancio».
Non è l'unica bacchettata rivolta dall'assessore a Novi che, nel suo intervento all'assemblea Assagenti di ieri ha proposto - probabilmente scherzando - di abolire il Tar per risolvere i problemi del porto di Genova, assediato da ricorsi e controricorsi sulle concessioni. «Se il Tar interviene è perché qualcuno fa ricorso. C'è un'evidente conflittualità frutto dell'insufficiente programmazione da parte delle istituzioni». Multipurpose, sesto modulo, Bettolo, per dirla tutta, «sono problemi che dovrebbero già essere superati».
Sulla querelle aeroporto è intervenuto anche Giuseppe Pericu, neo-eletto membro del cda, a margine della cerimonia di insediamento a Palazzo Tursi: «Rimarrò fino alla prossima primavera - ha detto - con l'obiettivo di verificare la fattibilità tecnica ed economica del nuovo scalo aeroportuale. Credo in questo progetto, ma occorre verificare se la nuova stazione aeroportuale è fattibile dal punto di vista logistico e della sostenibilità dei costi. Ho la sensazione che, nonostante i commenti positivi, non si stia facendo niente di concreto in questa direzione»
Pericu ha comunque precisato che lo studio di fattibilità non sarà vincolante: «Se anche il nuovo aeroporto fosse realizzabile, il Comune, i partiti, le istituzioni non saranno in alcun modo spinti a dare parere favorevole al progetto. La mia intenzione non è certo quella di condizionare».
L'analisi di Carozzi:
MARTA VINCENZI ESORDISCE come sindaco di Genova sostituendosi al Comitato portuale dell'Authority e firmando un'ordinanza con cui impone la riapertura del sesto modulo di Voltri per evidenti motivi di ordine pubblico, determinati dal quotidiano assedio dei tir alle porte del terminal Vte. Quegli stessi motivi ignorati da un paio di mesi dai vertici di Palazzo San Giorgio e dalle scelte di un Comitato che ormai pesano come un macigno sul futuro delle banchine genovesi. La prima mossa della Vincenzi è tanto inattesa quanto opportuna. E se interpretata dal punto di vista politico, è confortante perché segnala la volontà di considerare l'economia portuale come il cuore dello sviluppo cittadino. Non più un optional fastidioso, un'industria produttiva da frenare, condizionare e diversificare in tutti i modi possibili nel momento stesso in cui la rincorsa sui mercati può essere premiata.
Si può dunque considerare memorabile la giornata di ieri. E non solo per le performance della neo sindachessa. L'intervista a Paolo Odone - che pubblichiamo a lato - potrebbe essere il segnale di una svolta ben più profonda, comunque non solo legata al dirompente e sconcertante caso-aeroporto. Anche a Genova, forse, c'è chi si è stancato dell'arroganza istituzionale, dei compromessi, delle mediazioni al ribasso, della povertà di idee e decisioni. Forse c'è anche chi ritrova il coraggio di sottrarsi a condizionamenti e raccomandazioni.
Forse. Ce n'è abbastanza in ogni caso per sperare che Genova - simbolo dell'immobilismo italiano in fatto di portualità e logistica, con la sua classe dirigente vecchia, i veti incrociati, le contese giudiziarie, la mancanza di decisioni nel segno dello sviluppo, l'arretratezza culturale - ritrovi almeno buon senso e un po' di allegro coraggio per rimettersi in gioco. Oggi il porto di Genova è solo un satellite malconcio che ruota intorno alla municipalità. Un arcipelago separato, capace di dividere più che di aggregare. Inadeguato nel sapersi proporre come punto di riferimento per uno sviluppo che non è solo commerciale ma anche (o soprattutto) culturale. Ma oggi sappiamo anche che si può voltare pagina. Forse.
Il nuovo sindaco si sostituisce al Comitato e toglie l'assedio al Vte: primo segnale di speranza