MARINA AEROPORTO ATTIRA NUOVI VOLI PRIVATI
SAMUELE CAFASSO
Il futuro dell’aeroporto di Genova è (anche) nelle mani dei ricchi. Quelli che arrivano in Italia con i loro aerei, si imbarcano sui grandi yacht, passano le loro vacanze e i loro weekend in Costa Azzurra, Corsica, o Costa Smeralda.
Il “Colombo” boccheggia quando si parla di low cost, frequenta le classifiche basse degli aeroporti nazionali per passeggeri movimentati, non va troppo bene neppure nel cargo. Ma c’è un business che sembra non conoscere crisi: gli aerei privati e i charter frequentano volentieri le piste genovesi e, secondo gli studi dell’aeroporto, sarà sempre più così in futuro. Tanto che ora si progetta il grande salto per passare, con un nuovo terminal e servizi dedicati, dagli attuali 10.000 passeggeri l’anno a circa 30.000, diventando il terzo scalo in Italia per questa tipologia di traffico. Secondi solo a Roma Ciampino e Linate. Già ora, comunque, con circa 10.000 passeggeri, Genova è tra le prime 6-7 destinazioni italiane. Non male se si pensa che invece, nel totale dei passeggeri movimentati, Genova col suo milione circa di persone in arrivo e partenza ha davanti circa una ventina di aerostazioni. Compreso Lamezia Terme, Alghero, Treviso, tanto per citarne alcuni.
Genova città di businessmen ma, soprattutto, ricchi turisti che disdegnano il low cost ma che sono ben attenti ad altre offerte? I manager del Colombo si sono fatti i loro conti e hanno detto che sì, sui ricchi si può puntare anche se - è l’avvertenza del direttore Paolo Sirigu - «anche il low cost a Genova ha un futuro, dobbiamo trovare imprenditori pronti a investire. E questo vale anche per il cargo».
Quando Genova ha capito di essere uno scalo ambito per i jet privati? Difficile dare una data precisa, ma se ce ne fosse una, quella sarebbe l’agosto del 2007, quando fu inaugurata la Marina Aeroporto di Genova. A due passi dalle piste di atterraggio, come dice il nome, il porticciolo accoglie le grandi barche del lusso. Una-due volte la settimana sui suoi moli si può vedere, tra gli altri, il Force Blue di Flavio Briatore. Il lusso è sbarcato, insomma, nel cuore della Genova operaia, a Sestri Ponente. Lusso e comodità per clienti facoltosi. «Sì è vero - conferma l’amministratore delegato di Marina Aeroporto di Genova, Giuseppe Pappalardo - abbiamo clienti che arrivano qui a Genova con i loro jet privati e poi si imbarcano sulle barche prese a noleggio, i charter. La chiave del successo di questo scalo è essere raggiungibili da cielo, terra, mare».
Ovviamente non c’è solo la Marina Aeroporto. Le sinergie cui puntano i manager del Colombo sono più ampie e dicono qualcosa di come è cambiata la città una volta soprattutto industriale: «Pensiamo di diventare- spiega Sirigu - un polo di attrazione per chi sceglie le Riviere, la Costa Azzurra, la Costa Smeralda». Un po’ la stessa cosa che, più in là a Levante, di fronte alla Fiera, si vuol fare con la nuova darsena, accogliendo altri grandi yacht che oggi non si possono ospitare a Sestri Ponente.
«Ma pensiamo anche - spiega Sirigu - alla clientela di affari». Il fatto è che, per accogliere questi clienti, ci servono servizi speciali. E per questo entro la fine dell’anno, - «al massimo inizio del prossimo» - sarà bandita una gara per individuare il soggetto che si prenderà l’incarico di gestire il nuovo terminal dedicato ai servizi di aviazione generale. «Dell’handling, il cosiddetto servizio di assistenza ai mezzi aerei, continueremo a occuparci noi. Ma abbiamo bisogno di un soggetto imprenditoriale che si faccia avanti per gestire tutti quei servizi accessori indispensabili per questo tipo di clientela: hostess, servizi di prenotazione delle limousine e dei grandi alberghi, traduzione, catering dedicato, ricovero degli aerei privati negli hangar. Gli spazi ci sono già, useremo la pista a nord, di fronte alla Piaggio. Si tratta di gestirla e infrastrutturarla al meglio».
Genova, però, cosa ci guadagna? In fondo, si tratta pur sempre di piccoli numeri. «Sbaglia - sostiene Sirigu - chi pensa sia un business da poco: ognuno degli aerei che atterra e si ferma qui ha un suo equipaggio da ospitare negli alberghi della città, c’è un indotto nei servizi di ristorazione e altro ancora. Finora gli aerei si sono fermati qui solo perché gli aeroporti vicini non avevano spazi per ospitarli. Noi vogliamo fare in modo che Genova sia una scelta». La scelta del lusso di una città che, sinora, ha mostrato di volare molto poco.
Il Secolo XIX
CIAO
_goa
SAMUELE CAFASSO
Il futuro dell’aeroporto di Genova è (anche) nelle mani dei ricchi. Quelli che arrivano in Italia con i loro aerei, si imbarcano sui grandi yacht, passano le loro vacanze e i loro weekend in Costa Azzurra, Corsica, o Costa Smeralda.
Il “Colombo” boccheggia quando si parla di low cost, frequenta le classifiche basse degli aeroporti nazionali per passeggeri movimentati, non va troppo bene neppure nel cargo. Ma c’è un business che sembra non conoscere crisi: gli aerei privati e i charter frequentano volentieri le piste genovesi e, secondo gli studi dell’aeroporto, sarà sempre più così in futuro. Tanto che ora si progetta il grande salto per passare, con un nuovo terminal e servizi dedicati, dagli attuali 10.000 passeggeri l’anno a circa 30.000, diventando il terzo scalo in Italia per questa tipologia di traffico. Secondi solo a Roma Ciampino e Linate. Già ora, comunque, con circa 10.000 passeggeri, Genova è tra le prime 6-7 destinazioni italiane. Non male se si pensa che invece, nel totale dei passeggeri movimentati, Genova col suo milione circa di persone in arrivo e partenza ha davanti circa una ventina di aerostazioni. Compreso Lamezia Terme, Alghero, Treviso, tanto per citarne alcuni.
Genova città di businessmen ma, soprattutto, ricchi turisti che disdegnano il low cost ma che sono ben attenti ad altre offerte? I manager del Colombo si sono fatti i loro conti e hanno detto che sì, sui ricchi si può puntare anche se - è l’avvertenza del direttore Paolo Sirigu - «anche il low cost a Genova ha un futuro, dobbiamo trovare imprenditori pronti a investire. E questo vale anche per il cargo».
Quando Genova ha capito di essere uno scalo ambito per i jet privati? Difficile dare una data precisa, ma se ce ne fosse una, quella sarebbe l’agosto del 2007, quando fu inaugurata la Marina Aeroporto di Genova. A due passi dalle piste di atterraggio, come dice il nome, il porticciolo accoglie le grandi barche del lusso. Una-due volte la settimana sui suoi moli si può vedere, tra gli altri, il Force Blue di Flavio Briatore. Il lusso è sbarcato, insomma, nel cuore della Genova operaia, a Sestri Ponente. Lusso e comodità per clienti facoltosi. «Sì è vero - conferma l’amministratore delegato di Marina Aeroporto di Genova, Giuseppe Pappalardo - abbiamo clienti che arrivano qui a Genova con i loro jet privati e poi si imbarcano sulle barche prese a noleggio, i charter. La chiave del successo di questo scalo è essere raggiungibili da cielo, terra, mare».
Ovviamente non c’è solo la Marina Aeroporto. Le sinergie cui puntano i manager del Colombo sono più ampie e dicono qualcosa di come è cambiata la città una volta soprattutto industriale: «Pensiamo di diventare- spiega Sirigu - un polo di attrazione per chi sceglie le Riviere, la Costa Azzurra, la Costa Smeralda». Un po’ la stessa cosa che, più in là a Levante, di fronte alla Fiera, si vuol fare con la nuova darsena, accogliendo altri grandi yacht che oggi non si possono ospitare a Sestri Ponente.
«Ma pensiamo anche - spiega Sirigu - alla clientela di affari». Il fatto è che, per accogliere questi clienti, ci servono servizi speciali. E per questo entro la fine dell’anno, - «al massimo inizio del prossimo» - sarà bandita una gara per individuare il soggetto che si prenderà l’incarico di gestire il nuovo terminal dedicato ai servizi di aviazione generale. «Dell’handling, il cosiddetto servizio di assistenza ai mezzi aerei, continueremo a occuparci noi. Ma abbiamo bisogno di un soggetto imprenditoriale che si faccia avanti per gestire tutti quei servizi accessori indispensabili per questo tipo di clientela: hostess, servizi di prenotazione delle limousine e dei grandi alberghi, traduzione, catering dedicato, ricovero degli aerei privati negli hangar. Gli spazi ci sono già, useremo la pista a nord, di fronte alla Piaggio. Si tratta di gestirla e infrastrutturarla al meglio».
Genova, però, cosa ci guadagna? In fondo, si tratta pur sempre di piccoli numeri. «Sbaglia - sostiene Sirigu - chi pensa sia un business da poco: ognuno degli aerei che atterra e si ferma qui ha un suo equipaggio da ospitare negli alberghi della città, c’è un indotto nei servizi di ristorazione e altro ancora. Finora gli aerei si sono fermati qui solo perché gli aeroporti vicini non avevano spazi per ospitarli. Noi vogliamo fare in modo che Genova sia una scelta». La scelta del lusso di una città che, sinora, ha mostrato di volare molto poco.
Il Secolo XIX
CIAO
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