E questi? Comitato liberazione dell'Alitalia


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6 Novembre 2005
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Azionista LibertyLines
Da dove vengono fuori questi? [:0]



Nasce il “Comitato di liberazione dell’Alitalia”

«Allo scopo di contrastare ed impedire molteplici speculazioni sia politiche che finanziarie a ridosso della delicatissima situazione in cui attualmente versa il Gruppo» è stato costituito il Comitato di liberazione Alitalia, un’ organizzazione spontanea e trasversale, svincolata dai sindacati -che contesta-, e che ha raccolto già 250 adesioni tra il personale di volo e di terra, tecnici e operai della compagnia aerea.«Il comitato di liberazione Alitalia - si legge ancora in una nota - interpreta il senso di sdegno e di preoccupazione di tutte le figure professionali presenti in azienda nonché dell’azionariato diffuso tra i dipendenti e dei cosiddetti piccoli azionisti». Si prefigge inoltre «di proteggere con ogni mezzo il processo di privatizzazione della Compagnia ed il corretto decorso della trattativa di compra-vendita con il gruppo Air France-KLM ritenendola ultimativa rispetto allo stato patrimoniale dell’azienda e di difendere l’immagine e la quotazione del titolo Alitalia da attacchi intesi a determinarne un danno ed un deprezzamento». Nel manifesto del comitato si parla «degli appalti e delle commesse, dei contratti senza penali, dei favoritismi e delle lottizzazioni sono all’origine e nella natura di una gestione contraria ad ogni principio di impresa. Questa logica è stata omologata da governi di centro, di destra e di sinistra e sostenuta spesso anche dai sindacati, nel consociativismo che ne ha contraddistinto molte azioni».
L’iniziativa, nata da un pilota, Carlo Galiotto, si scioglierà quando sarà superata questa fase critica per l’azienda.


Fonte:dedalonews
 
Leggete bene ,
non so se' e' una bufala o meno ma io non darei giudizi afrettatissimi....
.....leggete bene.
 
Vi riporto il loro "manifesto" perché è bello, troppo bello !!! [8D]
Da http://comitatodiliberazionealitalia.org/files/Comitato di liberazione per Alitali1-1_.doc

La vicenda tutta italiana della nostra compagnia di bandiera si intreccia con la crisi del Paese e si avvelena ulteriormente con una crisi di Governo che è lo specchio esatto del degrado sociale ed istituzionale generato dalla politica e dai suoi protagonisti.

Proprio la “politica dei partiti” ed il suo approccio con gli affari, la sua arroganza fatta di interessi diversi, di connessioni ed intromissioni con la finanza e con le amministrazioni locali, proprio il metodo degli appalti e delle commesse, dei contratti senza penali, dei favoritismi e delle lottizzazioni sono all’origine e nella natura di una gestione contraria ad ogni principio di impresa.

Questa logica è stata omologata da governi di centro, di destra e di sinistra e sostenuta spesso anche dai sindacati, nel consociativismo che ne ha contraddistinto molte azioni.

Alitalia per decenni non è stata né la causa né l’effetto di una politica nazionale mirata al sostegno dell’immagine italiana, del turismo, dell’economia, neppure della mobilità dei cittadini. Alitalia è stata il pretesto per molti di vedere realizzati interessi indotti, a volte persino contrastanti con quelli reali della Compagnia e della Nazione.

Quando si afferma che Alitalia ha usufruito di aiuti di Stato, quando si accusa l’azienda di aver bruciato migliaia di miliardi del pubblico denaro, si omette di ricordare che il vero esercizio era quello della trasformazione ad uso del potere: non “miliardi bruciati” ma “miliardi aspersi” si deve dire! ….un enorme innaffiatoio che ha fatto crescere decine di pianticelle: appalti, enti di gestione, enti locali, e poi contratti, nomine, collocamento, consenso, investimenti e iniziative nell’indotto.

Malpensa rappresenta l’esempio, neppure il più recente ma di certo macroscopico di tale impostazione-imposizione che Alitalia ha suo malgrado assecondato, non fosse che (con l’eccezione di Verri) i suoi vertici altro non erano che l’espressione diretta della partitocrazia e dei suoi interessi derivati.

E quando l’Europa si è intromessa, finalmente scoprendo gli altarini del perverso passa-mano, ecco che la colpa di tutto era dei lavoratori, delle retribuzioni stellari, degli scioperi selvaggi, degli infiniti privilegi ottenuti di concerto.

Ed i media si sono prestati alla semplificazione banalizzando a loro volta i concetti e fornendo un’immagine stereotipa di una realtà al contrario estremamente articolata e complessa. Ma perlomeno invocando di fronte a deficit sempre più pesanti una gestione liberista dell’impresa, una più autonoma ed imprenditoriale interpretazione del mercato del trasporto aereo e delle strategie necessarie per competere.

In tanti con saccenza additavano il modello “Volare” e la sua gestione semplificata come la chiave di successo imitabile su scala globale da Alitalia…. (quanta superficialità, Volare sarebbe fallita di lì a poco!)

In tanti invocavano il fallimento di Alitalia per lasciarne le carni al bramoso pasto delle low-cost, le sirene alate del brillante modello new-global… Come mai Ryan Air non è recentemente convolata a nozze con la Sea nonostante i proclami di Formigoni e Moratti? (forse ‘chè non voleva pagare le fantasmagoriche tariffe imposte ad Alitalia?)

Dove erano i governatori ed i sindaci lombardi e dove gli amministratori leghisti quando Malpensa fu imposta ad una Alitalia che la fece decollare totalmente a proprie spese e con le proprie maestranze, nonostante un surreale scenario locale di totale inadeguatezza, impreparazione, improvvisazione e nella generale, evidente ed irrisolta carenza infrastrutturale? (e come dimenticare la “protesta delle tegole” da parte dei municipi limitrofi…)

Dove erano gli industriali del Nord quando Alitalia lamentava l’incongruenza di concorrenzialità fratricide con Linate, Bergamo, Brescia, Treviso, Venezia che proprio gli imprenditori alimentavano a vantaggio della frammentazione delle risorse con somma soddisfazione delle compagnie straniere!

Dove era andata a finire la coscienza liberista quando si imponevano ad Alitalia aperture e chiusure di rotte, di scali e di strutture operative secondo logiche tutt’altro che di impresa?!?

Dopo anni di apparente disinteresse, mentre in realtà tutti hanno continuato a tirare la corda, il destino di Alitalia sembrava segnato dalla crisi palesemente irreversibile e dalla estrema necessità da parte del Tesoro di reperire risorse economiche al Paese, vendendo l’argenteria, collocandola cioè sul mercato.

Ma anche il processo di privatizzazione, il tentativo di vendere Alitalia ad un operatore economicamente e operativamente affidabile è stato condizionato dal fenomeno coercitivo della politica e dai famosi paletti, alcuni legittimi, molti altri pretestuosi, piantati a decine tutto intorno.

Anche qui: il coro liberista si è alzato per proclamare il diritto-dovere del management di collocare l’azienda secondo le leggi del mercato, attuando finalmente quelle scelte autonome e svincolate che consentirebbero ai competitori di poter accedere all’offerta di acquisto, liberando lo Stato dal gravoso onere finanziario della oramai ex compagnia di bandiera…Ma in realtà nessuno dei gruppi finanziari italiani ha saputo tradurre in fatti il principio secondo il quale l’azienda si deve salvare e risorgere (oppure morire) unicamente con i propri mezzi, sostenuti da un progetto industriale autonomo, senza altre intromissioni ideologiche e strumentali, investendo subito i soldi necessari.

Di fronte all’unica opzione ricevibile, la cessione al primo gruppo mondiale Air France- KLM, assistiamo ad una violenta reazione da parte di chi nutre interessi completamente diversi dai nostri.

Nessuno si interroga sul perché tutti i lavoratori, di ogni categoria, al contrario esultano per una soluzione in cui neppure i più ottimisti credevano più, con Alitalia oramai giunta sull’orlo del fallimento.

Ma ecco tornare la “ragion di stato”, anzi la “ragion lumbard” per cui adesso si pretendono altri anni di anti-economico presidio della Malpensa, poi Alitalia potrà essere lasciata morire.

L’infinita ricerca di altre improbabili soluzioni ci appare strumentale affinché nulla si modifichi nel rapporto tra affari e politica. Tra due o tre anni saremmo da capo e si sarebbe dimostrato solamente che la crisi di Alitalia altro non è che un pretesto per poter orientare al di fuori e al di là dell’azienda i molteplici risvolti della sua privatizzazione.

Non per niente la logica scambista e perversa che caratterizza il modus operandi di caste opportunistiche e cialtrone è alla base della crisi in cui versa l’Italia.

Nessun dirigente, nessun dipendente di questa azienda può condividere tale impostazione. L’opinione pubblica si soffermi ad analizzarne senza preconcetti il perché.

Nessun navigante si lascerà sottrarre la prospettiva di continuità e di sviluppo raggiunta dopo mesi dall’ad Prato, nominato esclusivamente con lo scopo di identificare la condizione più favorevole per la privatizzazione di Alitalia!

Se necessario i lavoratori ed in particolare i naviganti metteranno in atto le più gravi e pesanti azioni di protesta!
Il muro che si ergerà impedirà con ogni mezzo che si verifichino ripensamenti ai danni del piano AirFrance-KLM tra le pieghe della crisi di Governo, strumentalmente presa a pretesto da chi non ha mai abbandonato l’idea di sfruttare la crisi di Alitalia…



PS: per ora gli iscritti sono 11 :D ( http://comitatodiliberazionealitalia.org/lista-iscritti )
 
Citazione:Messaggio inserito da AZ Fanatic

A che altezza?

oops, non avevo letto.

beh certamente all'altezza dei castelli e stanno tornando in centro.
una ricca magnata e altrettanta bevuta.

poi stesura immediata del manifesto sopra riportato.
 
Citazione:Messaggio inserito da Quirino

Citazione:Messaggio inserito da AZ Fanatic

A che altezza?

oops, non avevo letto.

beh certamente all'altezza dei castelli e stanno tornando in centro.
una ricca magnata e altrettanta bevuta.

poi stesura immediata del manifesto sopra riportato.

Cosa c'è di tanto sbagliato e farneticante nel manifesto di cui sopra ?