Da "La Repubblica": "La Voglia Matta di Volare" - Sprechi Italiani
Sono una quindicina in tutta Italia le società che gestiscono aeroporti, spesso destinati soltanto a ospitare arrivi e partenze di vip e amatori. Il caso, passato alle cronache, di quello di Albenga, e i due milioni e mezzo di euro andati in fumo nell'inutile tentativo di realizzare l'"Aeroporto della Valle dei Templi"Una passione degli amministratori locali sembra essere quella del volo. I ricercatori della Uil hanno conteggiato circa quindici società, sparse lungo l'intera penisola, che gestiscono aeroporti di rilevanza non esattamente strategica, e che molto spesso finiscono per ospitare arrivi e partenze di vip e amatori. A Pavullo nel Frignano, Comune di 17mila abitanti in provincia di Modena, la fregola della partecipazione azionaria ha indotto i governanti a costituire ben 12 società: in pratica una ogni 1.416 abitanti. Tra queste spicca la "Aeroporto di Pavullo srl", che accoglie una scuola per piloti di aliante. Il presidente della società non prende gettoni ma la gestione dell'aeroclub comunale pesa per 78.245 euro sul bilancio del piccolo municipio e dunque sulle tasche dei contribuenti, amanti del volo e non.
In Liguria spicca il piccolo aeroporto di Luni, a due passi da Sarzana: anche questo è una pista che ospita prevalentemente voli privati ma nel quale la Provincia di La Spezia ha una partecipazione attraverso una delle sue controllate. Niente a che vedere con l'importanza dell'aeroporto di Albenga, che all'ex ministro Scajola tornava utile per le sue trasferte romane. La Provincia di Savona ne controlla il 39,95 per cento. La società ha sette dipendenti, un cda di cinque persone (fra cui il vicesindaco di Imperia Rodolfo Leone, fedelissimo di Scajola) e nel bilancio del 2010 ha fatto segnare una perdita di 378mila euro, nonostante una ricapitalizzazione di 600mila euro nell'agosto 2010.
Perché questa è anche la storia di potenti che usano le spa come giocattoli: in Sicilia l'ex governatore Totò Cuffaro teneva tanto all'aeroporto nella sua Agrigento. Il brand era anche suggestivo: "Aeroporto della Valle dei Templi", si sarebbe dovuto chiamare. Per realizzare lo scalo Comune e Provincia costituirono nel '95 una società tenuta in piedi per tredici anni: il mesto bilancio, alla fine, è stato di 2,5 milioni di euro andati in fumo per gettoni ai consiglieri di amministrazione, incarichi e progetti puntualmente bocciati dall'Enac. "Poco utile uno scalo in quella zona, soprattutto alla luce di un traffico passeggeri che sarebbe modesto", scrissero più volte i tecnici. Ma nessuno, fra chi aveva fiutato il business, tenne mai conto di quei rilievi.
In Sicilia, del resto, non c'è grande Comune o Provincia che non abbia tentato di costruirsi il suo aeroporto: ci hanno provato a Messina, a Gela, nella piana di Catania dove era arrivata persino una delegazione di cinesi. Ci sono riusciti a Comiso, dove lo scalo costato 36 milioni di euro è pronto dal 2007 - fu inaugurato da D'Alema - ma non è operativo per una querelle sul pagamento dei controllori di volo che vede contrapposti il ministero e la società di gestione nella quale figurano gli enti territoriali.
Sono una quindicina in tutta Italia le società che gestiscono aeroporti, spesso destinati soltanto a ospitare arrivi e partenze di vip e amatori. Il caso, passato alle cronache, di quello di Albenga, e i due milioni e mezzo di euro andati in fumo nell'inutile tentativo di realizzare l'"Aeroporto della Valle dei Templi"Una passione degli amministratori locali sembra essere quella del volo. I ricercatori della Uil hanno conteggiato circa quindici società, sparse lungo l'intera penisola, che gestiscono aeroporti di rilevanza non esattamente strategica, e che molto spesso finiscono per ospitare arrivi e partenze di vip e amatori. A Pavullo nel Frignano, Comune di 17mila abitanti in provincia di Modena, la fregola della partecipazione azionaria ha indotto i governanti a costituire ben 12 società: in pratica una ogni 1.416 abitanti. Tra queste spicca la "Aeroporto di Pavullo srl", che accoglie una scuola per piloti di aliante. Il presidente della società non prende gettoni ma la gestione dell'aeroclub comunale pesa per 78.245 euro sul bilancio del piccolo municipio e dunque sulle tasche dei contribuenti, amanti del volo e non.
In Liguria spicca il piccolo aeroporto di Luni, a due passi da Sarzana: anche questo è una pista che ospita prevalentemente voli privati ma nel quale la Provincia di La Spezia ha una partecipazione attraverso una delle sue controllate. Niente a che vedere con l'importanza dell'aeroporto di Albenga, che all'ex ministro Scajola tornava utile per le sue trasferte romane. La Provincia di Savona ne controlla il 39,95 per cento. La società ha sette dipendenti, un cda di cinque persone (fra cui il vicesindaco di Imperia Rodolfo Leone, fedelissimo di Scajola) e nel bilancio del 2010 ha fatto segnare una perdita di 378mila euro, nonostante una ricapitalizzazione di 600mila euro nell'agosto 2010.
Perché questa è anche la storia di potenti che usano le spa come giocattoli: in Sicilia l'ex governatore Totò Cuffaro teneva tanto all'aeroporto nella sua Agrigento. Il brand era anche suggestivo: "Aeroporto della Valle dei Templi", si sarebbe dovuto chiamare. Per realizzare lo scalo Comune e Provincia costituirono nel '95 una società tenuta in piedi per tredici anni: il mesto bilancio, alla fine, è stato di 2,5 milioni di euro andati in fumo per gettoni ai consiglieri di amministrazione, incarichi e progetti puntualmente bocciati dall'Enac. "Poco utile uno scalo in quella zona, soprattutto alla luce di un traffico passeggeri che sarebbe modesto", scrissero più volte i tecnici. Ma nessuno, fra chi aveva fiutato il business, tenne mai conto di quei rilievi.
In Sicilia, del resto, non c'è grande Comune o Provincia che non abbia tentato di costruirsi il suo aeroporto: ci hanno provato a Messina, a Gela, nella piana di Catania dove era arrivata persino una delegazione di cinesi. Ci sono riusciti a Comiso, dove lo scalo costato 36 milioni di euro è pronto dal 2007 - fu inaugurato da D'Alema - ma non è operativo per una querelle sul pagamento dei controllori di volo che vede contrapposti il ministero e la società di gestione nella quale figurano gli enti territoriali.