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Come sospettavo, aria fritta.
L’Alitalia in crisi potrebbe finire sul mercato. E tra i pretendenti spunta anche la russa Aeroflot
di Margherita Belgiojoso da Mosca
Una falce e un martello salveranno l’Alitalia? L’idea pare quasi bizzarra, ma all’Aeroflot ci stanno pensando. La compagnia di bandiera russa con il simbolo sovietico ancora nello stemma, sarebbe disponibile a un’alleanza, e forse a qualcosa di più. Per ora sono soltanto voci, ma negli ambienti moscoviti circolano da tempo sia pure tra smentite ufficiali. E durante la visita di Romano Prodi a Mosca, il presidente di Zao Banca Intesa, Antonio Fallico, ha auspicato l’appoggio del nuovo governo all’operazione: «Una nuova compagnia aerea competitiva e fortemente favorita nello sviluppo del traffico aereo, cargo e passeggeri, soprattutto per le rotte eurasiatiche ».
A Roma sono in tutt’altre faccende affaccendati e al momento la priorità è capire quanto tempo l’amministratore delegato Giancarlo Cimoli resterà al suo posto e se nel governo ci sia veramente l’intenzione di cedere il 49 per cento in mano pubblica. Certo, negli ultimi giorni le illazioni su una vendita di Alitalia si sono rafforzate e le voci hanno fatto schizzare il titolo in Borsa. Tra gli investitori interessati al dossier, “Repubblica� ha citato il fondo di private equity Texas Pacific Group e gli hedge fund Walter Capital e Newton Inc, già presenti nel capitale con il 15 per cento. È circolato anche il nome di Carlo De Benedetti. Attraverso la Management&capitali potrebbe eventualmente affiancare un operatore italiano del settore interessato a intervenire in Alitalia. Anche per evitare che la compagnia di bandiera venga venduta o magari regalata a un concorrente straniero. Dunque i russi. La società presieduta da Valery Okulov avrebbe dato la sua disponibilità già tre mesi fa e l’avrebbe confermata più recentemente, auspicando un’alleanza tra le due società . Il primo passo di avvicinamento dei russi è stato fatto l’aprile scorso, quando Aeroflot è entrata a far parte della Sky Team, l’alleanza mondiale tra compagnie, di cui Alitalia è parte insieme a nomi come Air France,
l’olandese Klm e l’americana Delta.
Superata una fase di trasformazione, l’ex compagnia sovietica è oggi uno dei fiori all’occhiello della Federazione russa. Il fatturato lo scorso anno è cresciuto del 18 per cento, raggiungendo i 2,5 miliardi di dollari con profitti netti per quasi 200 milioni di dollari. Per il futuro ci sono obiettivi importanti: nel 2007 l’inaugurazione del terzo terminai dell’aeroporto moscovita Sheremetevo e l’introduzione del biglietto elettronico. Aeroflot vola in 89 città in 47 paesi diversi, nel 2005 ha trasportato quasi sette milioni di passeggeri, conta su una flotta di 88 apparecchi e ha 3 miliardi di dollari da spendere in nuovi apparecchi di fattura straniera. Azionista di maggioranza è lo Stato russo con il 51 per cento, il resto è controllato da banche e privati. Nel consiglio d’amministrazione siede Viktor Ivanov, uomo di Vladimir Putin, che assicura all’Aeroflot un filo diretto con il CremIino. In vista per i prossimi mesi c’è la fusione con compagnie aeree regionali, un’operazione voluta proprio da Putin per consolidare l’industria aerea nazionale: Aeroflot inghiottirà compagnie locali come la Vladivostok Avia e la Dalavia Air andando a coprire rotte da Mosca verso le grandi città della Siberia come Ekaterinburg, Krasnoyarsk e Vladivostok.
Terminata questa opera di consolidamento, Aeroflot si presenterebbe come un partner di tutto rispetto per Alitalia: a beneficiarne sarebbero sicuramente in due: «La liquidità russa metterebbe in sesto le martoriate finanze di Alitalia, il brand italiano darebbe credibilità ai clienti dell’Aeroflot», dice Anastasia Vechirko, analista dei trasporti per il fondo d’investimento russo Troika Dialog. Poca la concorrenza tra le due compagnie, viste le rotte diverse e perciò complementari, molte le alleanze possibili: “Il maggiore peso della compagnia permetterebbe di ottenere sconti sul carburante, cresciuto del 50 per cento rispetto l’anno scorso, e un’alleanza tra le due potrebbe significare l’incremento delle rotte euro-asiatiche, dove il mercato è in costante crescita. A questo fine gli aeroporti russi e italiani sarebbero utilissimi per il potenziamento del trasporto dei passeggeri dagli Usa e dall’Europa verso l’Asia». Del resto il patto tra Aeroflot e Alitalia non sarebbe la prima alleanza italo-russa in fatto di aerei: poche settimane fa a Mosca è stata lanciata - alla presenza di Prodi e Putin - la joint venture tra Finmeccanica e la maggiore società produttrice di aerei in Russia, la Sukhoi. E negli ultimi mesi sono cresciute le compagnie low-cost che fanno voli diretti tra Russia e Italia, come Windjet e Eurofly.