Cielo unico europeo


Dorico

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14 Febbraio 2010
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London/Ancona
Aerei, con un "cielo unico europeo" il Pil crescerebbe di 240 miliardi
Una gestione unitaria dei cieli Ue solcati dagli aerei porterebbe a un miglioramento del controllo del traffico, grazie al quale il Pil del Vecchio continente potrebbe crescere di 240 miliardi di euro al 2035, risparmiando 8 minuti per ogni volo e altri 4 per i ritardi negli scali.

ROMA - Bella l'Europa. Ed è un piacere volarci sopra. Anche se i tempi sono ancora troppo lunghi rispetto al dovuto e i costi siano davvero alti. La Iata, associazione delle compagnie aeree, in un report appena pubblicato mette nudo tutte le inefficienze e le potenzialità del trasporto aereo nel Vecchio continente. Si scopre, nel leggere lo studio molto dettagliato, che ogni volo in media "allunga il tragitto" di almeno 50 chilometri rispetto alla tratta, oltre a costare ancora troppo ai passeggeri e a durare 10 minuti in più da scalo a scalo.

Tutti nodi che potrebbero essere risolti mettendo a fuoco, una volta per tutte, le difficoltà della gestione del traffico aereo oggi coordinate da ben 38 autorità nazionali contro - ad esempio - l'unica presente in territorio degli Stati Uniti che riesce a veicolare in maniera molto più fluida i transiti dei velivoli sul territorio Usa. Queste inefficienze, quindi costano molto alla collettività. Basterebbe da qui ai prossimi 20 anni mettere a punto delle riforme concrete per poter recuperare e immettere nel motore dell'economia europea circa 245 miliardi di euro di Prodotto interno lordo oltre a distribuire tra i vari Paesi Ue un milione di posti di lavoro. Oggi il settore contribuisce per 860 miliardi di dollari al Pil continentale sostenendo il lavoro di 11,7 milioni di europei che lavorano più o meno direttamente al mantenere in volo o far decollare e atterrare gli aerei.

Cosa non va quindi? I voli in media sono più lunghi di 50 chilometri rispetto a quanto necessario a causa di cambi di tragitto o corridoi di volo (militari) off limits al traffico civile. E ogni collegamento da punto a punto - anche per questo - accumula 10-12 minuti di ritardo. Questi fattori già da soli impattano negativamente sull'economia e sull'ambiente. La soluzione è già scritta ma va applicata superando le resistenze dei singoli Stati che non vogliono mollare la presa sul traffico aereo: e si chiama "Cielo unico europeo" o Single European Sky (Ses). Un progetto che potrebbe da solo migliorare di dieci volte la sicurezza, riducendo del 10% l'impatto sull'ambiente e tagliando i costi complessivi del 50%. La modernizzazione del settore potrebbe migliorare anche l'indotto del sistema aereo, come hotel e industria del turismo.

Che potrebbero crescere di un ulteriore 1,3%. "Non soltanto le compagnie soffrono di queste inefficienze ma anche i passeggeri e l'ambiente" dice Tony Tyler, numero uno in uscita della Iata che a breve verrà sostituito da Alexandre de Juniac ceo di Air France Klm.

http://www.repubblica.it/economia/2016/04/06/news/iata_cielo_unico-137017512/?ref=HRLV-4
 
CHECK-IN
La guerra tra Spagna e Regno Unito su 800 metri di pista di un aeroporto
che ci fa pagare di più i biglietti aerei
La disputa territoriale tra i due Paesi sullo scalo di Gibilterra tiene in ostaggio il pacchetto di riforme della Commissione europea. Per gli italiani «danni» fino a 51 euro
di Leonard Berberi - lberberi@corriere.it
La pista dell’aeroporto di Gibilterra che incrocia con la strada principale per auto e pedoni La pista dell’aeroporto di Gibilterra che incrocia con la strada principale per auto e pedoni shadow
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Biglietti aerei più costosi, voli più lunghi, passeggeri con meno diritti e viaggi più inquinanti. Tutto per «colpa» di ottocento metri d’asfalto sui quali due Stati s’azzuffano bloccando il nuovo pacchetto di riforme della Commissione europea. Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. Se la questione non andasse avanti da anni. Se l’Ue non avesse deciso di evitare qualsiasi presa di posizione «perché è una questione che non possiamo risolvere noi». E se — soprattutto — non riguardasse tutti i viaggiatori del Vecchio continente che subiscono gli effetti negativi di uno screzio storico-politico che da tre secoli aleggia su Gibilterra (un promontorio roccioso nella penisola iberica ma territorio d’oltremare del Regno Unito) e che ora si concentra sul suo scalo perché secondo la Spagna ha sconfinato.
Un pacchetto fermo da 12 anni
Facciamo un passo indietro. L’organo esecutivo dell’Ue dal 2004 ha pronto un insieme di interventi in materia di aviazione civile che nel corso degli anni sono diventati via via più corposi. Questi interventi — rilanciati tra dicembre 2015 e lo scorso gennaio — prevedono la creazione di un «cielo unico europeo» che armonizza tutti gli spazi aerei consentendo rotte più efficienti (quindi meno consumi di kerosene, meno spese sia per le compagnie che per i viaggiatori). E ancora: le tasse di sorvolo (oltre 8 miliardi di euro all’anno) non verrebbero più corrisposte al singolo Stato ma a un’organizzazione centrale (oggi la «fattura» si paga a Eurocontrol che poi gira la somma alle capitali). Nel pacchetto c’è anche un piano di rilancio della competitività e nuovi accordi con Paesi terzi per facilitare i collegamenti. Tutti interventi che la commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc, chiede a gran voce tanto da farne la sua principale missione.
«Quasi 20 minuti in più di volo»
Secondo la Iata, la principale organizzazione internazionale delle compagnie aeree, tutto questo ha pure costi precisi: se il pacchetto non passa — denuncia l’ente — nel 2035 l’economia europea finirà per subire danni che ammontano a circa 245 miliardi di euro. Perché? Oggi i voli sono «obbligati» a fare in media 50 chilometri in più. In un collegamento di andata e ritorno questo si traduce in quasi 19 minuti e mezzo aggiuntivi in cielo. E in risparmi – mancati — per il passeggero italiano che oscillano tra i 48 e 51 euro, calcola la società specializzata Seo Economic Research in un dossier di 132 pagine. «Si tratta di una realtà inefficiente che non ha ricadute negative soltanto sulle compagnie ma anche sui passeggeri e sull’ambiente», critica Tony Tyler, direttore generale e amministratore delegato (uscente) della Iata. «Tutto questo comporta un danno alla competitività europea in ambito mondiale — continua Tyler — e soltanto perché, nonostante gli sforzi della Commissione per ora prevalgono gli interessi nazionali».
L’asfalto della discordia
Insomma, il pacchetto Ue sarebbe manna dal cielo. Solo che per approvarlo serve l’unanimità dei Paesi membri. Unanimità che non c’è perché Londra e Madrid litigano su un pezzo della pista dell’aeroporto di Gibilterra (che nel 2015 ha registrato 4.100 voli e 444.336 passeggeri grazie a compagnie come British Airways, easyJet, Monarch e Royal Air Maroc). Lo scalo è stato realizzato nel 1938 per aiutare gli Alleati contro il Nazifascismo ma in una posizione che — sostengono gli iberici — è al di fuori dello spazio oggetto del trattato di Utrecht del 1713 nel quale veniva concessa la sovranità del promontorio alla corona britannica. E sarebbe pure oltre l’intesa di Cordoba del 2006 che aveva al centro proprio la struttura. Per questo la Spagna sostiene che il nuovo pacchetto Ue non deve essere applicato all’aeroporto di Gibilterra in assenza di un ulteriore accordo bilaterale tra loro e il Regno Unito sull’utilizzo di quella striscia di terra. Proposta che Londra respinge perché — chiarisce — nel 2006 Madrid si era impegnata a non chiedere più l’esclusione di Gibilterra dai futuri pacchetti europei in materia di aviazione. Risultato: resta tutto fermo. «Non ci possiamo fare molto: è una questione che devono risolvere i due Paesi membri», dice al Corriere della Sera un alto funzionario della Commissione europea. «Ma tirare fuori la carta dell’orgoglio nazionale non ha proprio senso. Per questo l’invito nostro è di sedersi a un tavolo e risolvere la disputa una volta per tutte. In gioco ci sono gli interessi di centinaia di milioni di persone».
@leonard_berberi
 
Basta farsi un giretto sul NOP Portal, alla voce RAD.
Io proverei a far fare un piano di volo a chiunque di Eurocontrol, dall'esterno di Eurocontrol.