I ricorsi sarebbero inammissibili, perché da qualche anno la Commissione Europea ha ottenuto ogni potere in materia.
E' proprio fuori discussione, esattamente come i Paesi membri non hanno più alcun diritto di fissare dazi o quote doganali nei confronti dei Paesi terzi. Gli accordi in tema di trasporto aereo sono una prerogativa dell' Unione.
Resta la zona grigia di come comportarsi con gli accordi bilaterali esistenti, che in realtà disciplinano la maggior parte dei rapporti. Nulla è stato previsto dalla UE in merito. Abbiamo di fatto una doppia disciplina:
1) I "bilaterali" fra l' intera UE da una parte e un Paese terzo dall' altra, come quello freschissimo con il Marocco. Insieme a questi accordi vanno considerati quelli multilaterali, come l' accordo fra UE e un gruppo di Paesi balcanici, che non ricordo se è già stato firmato, ma non ancora entrato in vigore.
2) Dove non c' è un accordo fra la UE e i Paesi terzi si prosegue applicando i bilaterali firmati da ogni singolo Paese membro, che però non hanno un vero valore giuridico. Infatti la UE non ammette gli open skies firmati da molti con gli USA
Il problema sta nel fatto che gli accordi normali sono fatti di permessi e di limitazioni e sarebbe assolutamente impossibile che la UE firmasse un accordo del genere con un Paese terzo, stabilendo, per ipotesi, da quali città europee si possa volare verso la Cina o il Brasile. La ribellione degli esclusi travolgerebbe l' Unione.
In pratica la UE può solo firmare accordi open skies, dunque solo con Paesi con cui si hanno rapporti molto stretti (Marocco, Balcani), che sono ideologicamente liberisti (USA, a quanto pare però solo in teoria) o da cui non si teme troppa concorrenza o meglio in cui il gioco vale la candela. Singapore sarebbe ben felice di firmare un accordo ultraliberista con la UE, comprendente tutte libertà possibili, ma gli Europei sanno che concedere piena libertà a SQ darebbe più svantaggi che poter operare liberamente da Changi, cosa che credo sia poi già permessa.