China Eastern vuole entrare in SkyTeam


malpensante

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bel paese là dove 'l sì suona
China Eastern targets turnaround, SkyTeam membership

Thursday April 23, 2009

China Eastern Airlines, which reported a company-record loss of CNY13.93 billion ($2.04 billion) in 2008, is committed to engineering a turnaround through cost control, targeted expansion and SkyTeam membership despite the threat of insolvency.

Chairman Liu Shaoyong said earlier this year that CEA plans to narrow its loss significantly in 2009, break even in 2010 and turn a profit in 2011. But GM Ma Xulun said yesterday that the company's negative equity property has exceeded CNY10 billion and that in order to achieve its earnings target it was forced to cut operating costs by more than 15% in the first quarter. "But cost control has its limits, so the only way to make a turnaround is to further explore the market," he said.

"Currently there is a strong rebound in the domestic market, as passenger boardings jumped 18.7% on domestic routes in the first quarter while the figure was reduced by 18.8% on international routes. For this reason, we have switched some capacity from international routes to domestic routes accordingly," Ma elaborated.

Meantime, CEA plans to enhance its position in Shanghai. Ma said it holds just 32% of its home market, which is less than its "big three"' rivals command at their bases. China Southern Airlines' market share in Guangzhou exceeds 50% and Air China holds 45% of the Beijing market. But CEA intends to compete in those cities as well. It will start in the capital with the addition of four A330s to its PEK operation, to be followed by more A320s/A321s. It currently has a 12.8% share of that market.

It also intends to join CZ in SkyTeam, Liu revealed earlier. Ma said CEA's lack of alliance membership "takes part of the blame for our operating loss, as we always transport passengers from point-to-point instead of carrying them through a hub-and-spoke system. It not only can boost our revenue to join an international airline alliance but more importantly, it can help us enhance our management level, which can benefit us most".

by Katie Cantle
ATWOnline
 
In effetti se ne parla da tempo, ma sempre con il solito tira e molla alla cinese.... Tra l'altro, se non ricordo male, i due chairman, quello di CEA e quello di CZ, erano pure stati compagni di scuola in gioventù...:)
 
Se veramente un giorno confluisse in ST, non avrebbe senso una fusione di Eastern e Southern in prospettiva futura?
Sono anche abbastanza complementari, una con maggior presenza a Pechino e Guangzhou e l'altra a Shanghai.
 
Moderatamente OT questo articolo del Messaggero sui rapporti turistici Italia-Cina
(fonte SSC - nick: jherico)

Centomila turisti cinesi: Roma batte Parigi

I tour operator offrono anche passeggiate in Ferrari. E sui taxi di Pechino scorreranno le bellezze della capitale

PECHINO - Roma alla conquista della Cina. O quasi. La notizia buona è che l'Italia ha superato la Francia, Roma attrae più turisti cinesi di Parigi. La notizia più di sostanza è che c'è ancora molto da lavorare, che la congiuntura internazionale ha frenato anche i viaggi della classe media cinese, tanto che a febbraio 2009 gli arrivi nella Capitale sono diminuiti del 16 per cento. Non solo. Ancora stiamo parlando di cifre molto basse, visto che a Roma e provincia i turisti made in Cina nel 2008 sono stati 116.954, poco più di un terzo dei giapponesi, poco più di un decimo degli americani. E' una fetta molto minoritaria dei cinesi che viaggiano all'estero (sono stati oltre 40 milioni nel 2007) sceglie l'Europa. Perché un viaggio a Roma costa circa 1.300-1.400 euro, mentre uno in una vicina spiaggia della Thailandia ne costa 300. Infine, nell'inseguire un bacino enorme di potenziali turisti - si calcola che la classe media in Cina sia composta da 130 milioni di persone - va calcolato un altro ostacolo. I cinesi si fidano solo dei cinesi. A volte seguono percorsi dedicati quando sono a Roma, con pulmini guidati da autisti cinesi (spesso abusivi) e soggiornando in decine di alberghi gestiti ancora da cinesi (più spesso in regola, a volte no). All'economia romana, in questi casi, non resta quasi nulla. In questo scenario va guardata anche la fotografia della terra promessa per gli operatori turistici romani: i nuovi ricchi cinesi, quelli a cui qualche tour operator intraprendente sta vendendo perfino un bel viaggio a Roma e nelle altre città d'Italia su una Ferrari. «E' chiaro - osserva Claudio Mancini, assessore regionale al Turismo - che si tratta di un mercato molto complicato. Ma non possiamo permetterci di restare a guardare». Le previsioni dicono che nel 2020 saranno 100 milioni i cinesi che viaggeranno e molti di loro non si limiteranno al turismo interno, quello che li porta alla Grande Muraglia ma anche a mettersi in fila per visitare il Nido e la piscina Water Cube, i gioielli dell'architettura contemporanea eredità delle Olimpiadi che non si sono trasformati in cattedrali nel deserto, ma che anzi ogni giorno vengono visitati da migliaia di persone. Crisi o non crisi, i cinesi sono al sesto posto come top spenders, vale a dire fra coloro che spendono di più quando viaggiano. Come si stanno preparando Roma e il Lazio ad aggredire questo mercato così promettente? Da ieri una delegazione della Regione Lazio e dell'Agenzia per il turismo sta passando da un incontro all'altro a Pechino, in queste ore una trentina fra albergatori e tour operator romani parleranno prima con i rappresentanti sul posto dell'Enit. Poi, ci sarà un workshop con un gruppo di tour operator cinesi (pubblici e privati) per convincerli a scegliere Roma e il Lazio. Dall'Ambasciata italiana arriva la buona notizia: 130 mila i visti nel 2008 dei cinesi diretti in Italia (o più correttamente in Europa), il 50 per cento per turismo. Più della Francia. Anche se poi i dati non sono incrociabili con quelli delle reali presenze negli alberghi, perché comunque si tratta di un visto in area Schengen e molti magari entrano in Germania e poi si spostano in Italia. Ieri Mancini, accompagnato dall'assessore al Turismo della Provincia di Roma, Patrizia Prestipino, ha incontrato l'amministratore del Turismo di Pechino (una figura molto importante in questo settore), una donna che ama l'Italia, Zhang Huiguang. Si farà un accordo fra il Lazio e Pechino per una promozione reciproca: da noi saranno resi disponibili canali per la promozione dei viaggi in Cina, in Cina - ad esempio sugli schermi dei taxi di Pechino - si parlerà molto delle bellezze di Roma e dintorni. Roma affascina i cinesi come possibile meta per i viaggi di nozze, ha confermato Zhang Huiguang. A suggellare il legame due eventi: il 27 luglio, al Millenium Museum di Pechino, aprirà la mostra dedicata ai due Imperi - l'impero della dinastia Han e l'impero romano - che il prossimo anno poi arriverà in Italia. E la finale di Supercoppa, che quest'anno si svolgerà proprio al Nido, vale a dire lo stadio delle Olimpiadi, l'8 agosto (esattamente un anno dopo l'inaugurazione dei giochi olimpici). A Pechino c'è grande attesa per questo evento che metterà di fronte la vincitrice del Campionato (che significa a questo punto l'Inter) e quella di Coppa Italia («in corsa c'è ancora la Lazio - osserva non senza un personale conflitto di interessi l'assessore Mancini - speriamo di avere una squadra romana qui a Pechino per la Supercoppa, sarebbe una grande promozione...»). Attenzione, il calcio non è uno scherzo quando si parla di Cina: quando qui pensano all'Europa, pensano a Roma, al Colosseo, alla moda, all'italian style, al cibo come ben spiegano centinaia di insegne di ristoranti in italiano. Ma può capitare di passeggiare per strada e incontrare qualche ragazzo con la maglia della Roma e, naturalmente, di Totti. E nelle bancarelle del silk market - regno di tutti i regni dei prodotti contraffatti - la maglia giallorossa è ben esposta. E chissà se è anche l'effetto di Damiano Tommasi, che da qualche tempo gioca in una squadra di una grande città a mezz'ora di treno dalla Capitale, Tianjin.