Caselle, intervista a Montagnese (presidente Sagat)


goafan

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"Per Caselle utili dimezzati Colpa del rosso di Alitalia"
Montagnese: e il volo per New York non è più una priorità



DIEGO LONGHIN
«Fino a luglio siamo andati avanti, mese su mese, a segnare record storici di passeggeri. A settembre l´inversione. Un segno meno che è figlio sia della crisi Alitalia sia delle difficoltà generali dell´economia che si riflettono sul settore del trasporto aereo». Maurizio Montagnese, presidente di Sagat, traccia un quadro di un 2008 difficile per Caselle e delinea le strategie per il 2009.
Dottor Montagnese, quanti passeggeri ha perso Torino nell´ultimo anno?
«Chiuderemo sempre intorno ai 3 milioni e mezzo, anche se la crisi Alitalia è costata a Torino circa 200 mila passeggeri con una punta nell´ultimo quadrimestre. Grazie all´intervento di Blu Express, prima con tre voli quotidiani poi diventati sei su Roma, siamo riusciti a limitare i danni. Ci sarà una differenza negativa rispetto al 2007, intorno ai 50 mila passeggeri».
Il piano triennale prevedeva 1 milione in più di transiti a fine 2011. Riuscirete a rispettare l´obiettivo?
«Per forza. Caselle è condannata a crescere. Abbiamo una struttura moderna e all´avanguardia con una capacità di 5 milioni di passeggeri. Non c´è altra strada. Per cui l´obiettivo finale deve rimanere questo. Saremo però costretti a rivedere leggermente al ribasso gli obiettivi intermedi».
Prevedete un calo di passeggeri nel 2009?
«I budget che fisseremo saranno più flessibili e si potranno rivedere nel corso dell´anno. Il milione in più di transiti è legato all´apertura di una base a Caselle. Questo rimane l´obiettivo principale. Ma solo una low cost, sullo stile di Ryanair, ci può garantire il risultato. In accoppiata con altri vettori che hanno visto su Torino un´opportunità di incrementare il loro mercato, proprio come Blue Express oppure Air Italy, che ha aperto un collegamento su Napoli sostituendo Alitalia».
Il 2008 doveva essere l´anno dei collegamenti a lungo raggio, in testa il Torino-New York. Avete invece dovuto far fronte alle difficoltà sulle tratte domestiche. Le rotte intercontinentali possono attendere?
«Eravamo ad un passo dall´apertura di un trisettimanale con New York. Da parte nostra abbiamo fatto tutti gli sforzi. Purtroppo il balzo in avanti del costo del carburante ha fatto cambiare idea al vettore, Eurofly. Ora direi che non è più tra le priorità. Caselle vanta buoni collegamenti con Londra, Monaco, Madrid, Roma, Parigi e Francoforte. Hub di primo piano. Rafforzeremo le tratte a medio raggio europee. In una situazione difficile Sagat è riuscita a garantire i collegamenti, senza una diminuzione del servizio e danni per gli utenti. Credo che questo ci possa essere riconosciuto da tutti».
Qual è la vocazione di Caselle?
«Quella del traffico business. Caratteristica che si mantiene inalterata. Accanto a questa si deve sviluppare il traffico turistico e di piacere. Per questo, ed è uno sforzo che deve coinvolgere tutti, dovremmo riuscire a vendere meglio Torino e il Piemonte a livello europeo sul fronte incoming. In questo è fondamentale anche la strategia di apertura di una base».
Torino ci ha perso o guadagnato rispetto alla crisi Alitalia?
«Caselle è una delle basi della nuova compagnia. E queste non sono scelte degli aeroporti. Vuol dire che i nuovi vertici della società hanno deciso di puntare su Torino perché sanno che qui c´è mercato, privilegiando il Pertini rispetto ad altri scali, mantenendo sostanzialmente invariato il numero di voli. Gli effetti negativi si sentiranno sul conto economico dell´anno 2008».
Chiuderete in negativo?
«No, ma i risultati saranno ridimensionati rispetto al previsto».
Colpa dei crediti che vantate con la ex compagnia di bandiera?
«Non riusciremo a recuperare tutto. Soprattutto non riusciremo a recuperare quelli accumulati prima di fine agosto, prima del commissariamento della vecchia Alitalia. Alla fine incasseremo meno della metà rispetto ai 7 milioni e mezzo, senza considerare gli effetti negativi anche sulla società di handling».
Che riflessi ci saranno sul conto economico?
«Come fatturato saremo in linea con quello del 2007, ma gli utili saranno ridotti, pressoché dimezzati, per far fronte ai mancati introiti di Alitalia. Oltre che su Sagat capogruppo gli effetti negativi di Alitalia si sono sentiti su Sagat Handling, la società di servizio per le operazioni di terra».
Avrete problemi a recuperare anche i crediti di Air One?
«No, su quelli non ci dovrebbero essere sorprese».

La Repubblica - Torino

CIAO
_goa
 
Mi pare un intervento condivisibile in gran parte, bravo Montagnese :)

Ottimo il riferimento alla base Ryan, un sospiro di sollievo per il New York "non prioritario" :D
 
Ultima modifica:
Mi pare un intervento condivisibile in gran parte, bravo Montagnese :)

Ottimo il riferimento alla base Ryan, un sospiro di sollievo per il New York "non prioritario" :D

Condivido la parte aeronatica anche io in quei termini.
Meno felice per la perdita secca sui debiti AZ per Sagat e Sagat Handling.
Nessuno ha però mai illustrato bene da cosa sono dati i debiti AZ verso Saghat (o le altre società di gestione, perchè il fenomeno è comune a tnati aereoporti italiani di sicuro)
Cioè: quanto del debito è dovuto a introiti per servizi Sagat e quanto, invece, è dovuto per esazione di tasse per conto dello Stato.
Conoscendo un po' come vanno queste cose, temo, salvo smentita, che la società di gestione, in quanto esattore, si faccia carico di questi debiti e li debba sempre e comunque versare allo Stato.
così fosse sarebbe un'altra mazzata.
Vero che lo Stato siamo noi, ma un mancato introito statale per diritti di atterraggio non è la stessa cosa che un mancato introito per un servizio e prodotto reso (che costa).
In un certo schema, far posare le ruote sulla pista ad un aereo non costa quasi nulla allo Stato. Introiti che comunque non ci sarebbero se la comopagnia fosse strata messa a terra. Invece è stato concesso a AZ di volare, generando automaticamente tasse di atterraggio...che non poteva pagare, obbligando però le soc di gestione a farlo?