Ti garantisco che è una posizione ambita da molti, se non altro per il suo essere un lavoro ben retribuito, para-statale e in Italia (a casa). [Poi c'è chi si diverte a fare il cowboy dei cieli e volare l'aeroplano al 100% dell'inviluppo di volo, cosa che non puoi fare in nessun altro settore.]
Tant'è che non sono mai stati a corto di piloti e di file non se ne vedono perché le assunzioni avvengono a chiamata diretta: non appena c'è bisogno di rimpinguare l'organico, tutti lì dentro hanno un amico da raccomandare.
Ulteriore prova del fatto che sia un posto di lavoro ambito è la presenza di molteplici sigle sindacali per i piloti che creano un ambientino niente male dove volano i coltelli.
Sul fatto che non tutti avrebbero il coraggio di fare quel lavoro, concordo, ma nessuno lì dentro è stato "chiamato alle armi" contro la propria volontà: la loro scelta è stata volontaria e sono da considerarsi privilegiati rispetto a tutti quelli ancora fuori che aspettano e sperano di essere convocati per un colloquio.
Quindi anche la definizione di "eroi" immolatisi alla causa, lascia il tempo che trova, soprattutto in questo caso dove c'è stato un errore nella condotta del velivolo.
È il tipico problema degli ambienti con alta presenza di ex-militari: le gerarchie e le anzianità impresse dal corpo armato (e che nella loro testa sono perenni) vengono azzerate dall'anzianità di compagnia. Stessa cosa che succedeva in Alitalia negli anni '60 e '70.
Tizio, superiore in grado e magari qualificato istruttore all'interno dell'arma, si ritrova seduto a destra di Caio, suo subordinato e allievo ai tempi.