Citazione:Imbarca il cane vivo al Catullo, lo ritrova soffocato a Olbia
VERONA - Voleva portare il proprio cane in vacanza, ma il povero animale è arrivato all'aeroporto di Olbia morto, soffocato. Secondo i medici che hanno eseguito l'autopsia sul cadavere di Nesta, una femmina di bulldog inglese di tre anni e mezzo, sanissima, l'animale sarebbe morto per ipossia e per il caldo della stiva.
A confermare questa diagnosi il fatto che la temperatura rettale dell'animale, due ore dopo l'arrivo in Sardegna era di 37 gradi, quando mediamente un cane ce l'ha di 38. Questo a significare che al momento dell'arrivo in aeroporto la temperatura corporea del cane poteva aver superato i 40 gradi se a distanza di due ore era tanto elevata. Davvero una brutta sorpresa quella che ha colto Lorenzo Zenari, imprenditore veronese e il figlio William, che aveva raggiunto il padre in vacanza assieme al loro animale.
«Mio figlio è partito da Verona con il cane, che era stato stivato per primo sull'aereo nel suo box. Alle 21 circa è arrivato a Olbia, ma al momento di riprendere Nesta, lo abbiamo trovato morto. Mio figlio ha persino provato a fargli la respirazione bocca a bocca in aeroporto, ma il povero animale era già deceduto e chissà che morte atroce avrà fatto».
Al dolore per la perdita inaspettata dell'animale si sono aggiunti i disguidi e quella che Zenari definisce la «disorganizzazione dell'aeroporto più frequentato della costa Smeralda».
«Non sono riuscito a trovare nessuno che si assumesse le responsabilità di quanto è accaduto», racconta Zenari, «nell'aeroporto dei vip, non c'era un dirigente. Il medico dell'Asl di Olbia, contattato telefonicamente s'è rifiutato di uscire per la constatazione del decesso, sostenendo che la competenza non fosse sua. Dopo due ore, sono riuscito ad avere il mio cane e a portarlo in una clinica veterinaria che sta giusto fuori l'aereoporto», continua l'imprenditore, «i medici mi hanno detto che il cane è morto per ipossia. Me l'hanno «biscottato». A quel punto ho chiesto loro se potevano provvedere a seppellirlo, ma mi è stato detto che da quelle parti, in casi come questi si scava una buca in giardino. E così abbiamo fatto. Io ho un monolocale in Sardegna. C'è un giardinetto. Adesso Nesta è sepolta là».
La famiglia Zenari amava molto il proprio animale: «Al di là del dolore della perdita del nostro animale», continua l'imprenditore, «fa rabbia constatare come sia morta Nesta. I veterinari ci hanno spiegato che essendo stato stivato per primo il suo box, attorno sono stati poi caricati valigie, bagagli e scatoloni, quindi il cane è rimasto senza ossigeno. Si parla tanto di abbandono di animali, di maltrattamenti, e poi a chi come noi, lo ha sempre trattato come fosse un bambino accadono cose di questo tipo».
Nessun dubbio sul decesso dell'animale che un certificato dell'8 luglio definisce sano, robusto, non affetto da alcuna malattia.
«Il mio cane era giovane, stava bene e per l'incompetenza di qualcuno è morto».
www.ilmessaggero.it, 03/09/2002
ROMA - Il cane viaggia nella stiva dell'aereo e arriva morto
«Mi hanno ammazzato il cane. E' partito da Pantelleria che stava bene, dopo un mese di mare si era ripreso. All'aeroporto di Fiumicino ci hanno restituito un cadavere nella gabbietta», è commossa, Francesca Gualdi, 30, anni. Aveva un West Highland Terrier, cagnolino di piccola taglia, pesava appena sei chili, era il suo compagno da 14 anni.
«E' morto nella stiva dell'aereo, solo, in mezzo a cani grandi, lui che era così fifone e per giunta cardiopatico sarà crepato per la paura. Non accetto che se ne sia andato così, volevo che morisse con noi, come era sempre vissuto». Elia aveva fatto tanti viaggi in aereo, ma sempre in cabina. «Partiva ogni estate con noi per Pantelleria e non ci sono mai stati problemi. Anche all'andata ha viaggiato con mia madre in cabina, era talmente buono che non metteva paura a nessuno». La mamma di Francesca è partita ieri pomeriggio da Pantelleria alle 15, un'ora di ritardo, con il volo dell'Airone per Fiumicino.
«Il personale dello scalo ha detto a mia madre che Elia doveva viaggiare in stiva - racconta la giovane donna - perché sull'aereo c'erano già un cane e un gatto». Il manuale operativo della compagnia prevede che a bordo può essere ospitato solo un animale che pesi non più di otto chili, il comandante può però decidere di accoglierne un altro.
«Mia madre aveva fretta di tornare, non poteva prendere altri voli, sperava nella comprensione del comandante. Sebbene abbia spiegato agli addetti dello scalo che Elia era un cane anziano, cardiopatico e forse non avrebbe retto allo stress di un viaggio nella stiva, non le hanno dato ascolto, sono stati inflessibili».
A Fiumicino, Francesca e la madre hanno atteso più di un'ora per riavere il cane. «Ci hanno consegnato la gabbietta dicendoci che il cane era morto. Era tutto sporco di pipì, si sarà spaventato così tanto. L'ho portato dal veterinario, mi ha detto che probabilmente per lo stress il cuore non ha retto. Elia sarà sottoposto ad autopsia e poi presenteremo denuncia. Che senso ha fare le campagne pubblicitarie per convincere le persone a non abbandonare gli animali durante le vacanze, se poi quelli come noi che viaggiano con i cani e se li portano sempre dietro vengono trattati in questo modo?».
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