AZ, rischio grounding?


airblue

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Lombardia.
TITOLO MODIFICATO DALL' AMMINISTRAZIONE

Secondo quanto riportato da vari organi di stampa (Corriere Economia, MF) alcune banche stanno valutando il blocco immediato degli accrediti ad AZ per gli acquisti con carta di credito.

Il motivo principale sta nell'incertezza del futuro di AZ. Gli istituti di credito non vogliono anticipare per un servizio futuro che potrebbe non essere reso ai propri clienti, rischiando poi di dover rimborsare i pagamenti per biglietti aerei non utilizzati.

AZ come sappiamo è già in 2447 (Art. 2447 Riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale
Se, per la perdita di oltre un terzo del capitale, questo di riduce al di sotto del minimo stabilito dall'art. 2327, gli amministratori devono senza indugio convocare l'assemblea per deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società (2448, 2498).)

Un blocco degli accrediti provocherebbe il collasso della liquidità corrente dell'azienda, mettendola de facto immediatamente nelle condizioni della Legge Marzano (ora Prodi bis).

Nell'articolo ci si interroga del perchè gli amministratori di AZ indugino a procedere al commissariamento in quanto il continuo aumentare delle perdite potrebbe dare atto a una causa di responsabilità verso gli amministratori stessi.
 
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Secondo quanto riportato da vari organi di stampa (Corriere Economia, MF) alcune banche stanno valutando il blocco immediato degli accrediti ad AZ per gli acquisti con carta di credito.

ci puoi linkare la notizia che non la trovo?
grazie
 
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Nell'articolo ci si interroga del perchè gli amministratori di AZ indugino a procedere al commissariamento in quanto il continuo aumentare delle perdite potrebbe dare atto a una causa di responsabilità verso gli amministratori stessi.
Perchè in italia non hanno mai arrestato nessuno per queste cose!

considera che a capo di molte banche ci sono pluripregiudicati per reati finanziari e la legge prevede l'onorabilità degli amministratori....
 
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Secondo quanto riportato da vari organi di stampa (Corriere Economia, MF) alcune banche stanno valutando il blocco immediato degli accrediti ad AZ per gli acquisti con carta di credito.

ci puoi linkare la notizia che non la trovo?
grazie

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Per Alitalia non ci sono alternative all'arrivo di AirFrance. Aumentano le difficoltà strutturali della società, problemi anche per l'approvvigionamento del carburante. CorrierEconomia p 8
 
Alitalia e Parigi, biglietto di sola andata
La compagnia può essere affossata da banche e fornitori. Non ci sono alternative ad Air France


L' Alitalia sta consumando gli ultimi spiccioli dell'aumento di capitale del 2005 che portò in cassa 975 milioni di euro. Di mese in mese, su disposizione della Consob, la compagnia di bandiera rende nota la sua posizione finanziaria netta in progressivo peggioramento. Al 31 gennaio questa era negativa per 1280 milioni di euro, 81 in più rispetto alla fine del 2007. Non mancano all'inizio dell'anno fattori stagionali, ma resta il dato di fondo: i debiti appaiono intangibili a quota 1,5 miliardi mentre le disponibilità residue scendono da 367 a 282 milioni. Di questo passo, senza altre operazioni straordinarie quali la cessione di altri slot o di alcuni terreni, fra tre mesi, forse quattro, Alitalia non avrà più un euro in cassa. Poiché la notizia non è un segreto, la domanda più concreta, mentre i politici polemizzano sul destino della compagnia, riguarda i fornitori. Quanto tempo ci vorrà prima che le compagnie petrolifere, dalle quali Alitalia si approvvigiona di carburante, pretendano il pagamento preventivo in contanti delle loro spettanze? Per quanto tempo ancora le banche che amministrano le carte di credito anticiperanno per intero l'incasso dei biglietti di fronte al rischio sempre meno remoto del blocco dei voli? E' del tutto evidente che, se le carte di credito trattenessero a loro garanzia una parte del pagamento dei clienti Alitalia, da rimborsare in toto nel caso di cancellazione del servizio, verrebbe meno la liquidità corrente e sarebbe la fine. Di qui la seconda domanda, a carico del consiglio di amministrazione di Alitalia: per quanto tempo ancora Maurizio Prato e i suoi colleghi ritengono che la società possa evitare di prendere atto delle sue condizioni, e dunque di chiedere l'amministrazione straordinaria in base alla legge Marzano, senza essere poi accusati di aver assistito senza reagire al depauperamento della società?
La cessione di Alitalia ad Air France, compagnia con la quale già esisteva un incrocio azionario e un'intesa commerciale, era nell'aria fin da quando, il 10 ottobre 2006, il premier Romano Prodi avvertì che lo Stato non avrebbe più concesso altri soldi né avrebbe approvato piani di ristrutturazione della compagnia senza che fosse indicato il partner internazionale. Da allora sono passati 15 mesi e Alitalia è sempre controllata dal ministero dell'Economia. E’ la privatizzazione più lenta della nostra storia. A fine ottobre 2006, accanto ai debiti, la compagnia aveva in cassa 769 milioni. Da allora ha bruciato mezzo miliardo e anche più se se considera l'incasso per la cessione del primo mazzo di slot a Malpensa. Sempre a ottobre 2006, il CorrierEconomia aveva calcolato che negli ultimi vent'anni Alitalia, facendo aumenti di capitale per oltre 4 miliardi e non remunerandoli, aveva distrutto la ricchezza dei soci, in primo luogo del socio Stato, per 15 miliardi. Con l'ulteriore calo delle quotazioni, il falò delle velleità è diventato ancora più grande. Ma a questo punto è inutile andare troppo indietro nel tempo ed è onesto riconoscere che nessuno in questa partita è vergine: né i manager né i sindacati, né i partiti di destra né quelli di sinistra. Né Berlusconi, capo del governo tra il 2001 e il 2006, né Veltroni, sindaco di Roma dove Alitalia è intoccabile, né Albertini, il sindaco di Milano che difese Linate contro Malpensa.
Resta però il fatto che dopo aver detto basta, il governo Prodi, stretto fra le contraddizioni del centro-sinistra, ha imboccato una strada inutilmente tortuosa. E' vero, la partecipazione in Alitalia va venduta secondo i criteri della legge sulle privatizzazioni, ma è altrettanto vero che l'asta poteva essere fatta senza mettere tutte quelle condizioni che l'hanno poi fatta fallire per mancanza di partecipazioni. Ora è l'azienda che tratta una soluzione in via privata che metterà capo a un'Opa alla quale lo Stato azionista potrà aderire o meno determinando così l'esito dell'operazione. E tratta in esclusiva perché così, di fatto, legittimamente pretende Air France.
Questa strada poteva essere imboccata già dall'11 ottobre 2006? Non manca chi lo sostiene. Non avendolo fatto, sarebbe stata preferibile un'asta con l'Opa come unico paletto e le altre condizioni in libero gioco. In questo modo, si sarebbe chiarito quello che rischia di passare alla storia come l'equivoco Air One.
L'idea che la compagnia di Carlo Toto possa acquisire Alitalia con il semplice supporto bancario è sempre stata improbabile. Basta vedere la tabella. Il progetto, coltivato da Intesa Sanpaolo, di un conferimento di Air One in Alitalia così da costruire una nuova compagnia aerea a gestione manageriale con l'imprenditore abruzzese al 40% e il resto spalmato in quote analoghe tra Lufthansa, banche e una cordata di imprenditori italiani poteva avere una maggior consistenza. Ma presenta incognite mai chiarite. La valutazione di Air One, per esempio. Il tribunale di Chieti l'ha stimata 870 milioni in occasione di un recente conferimento infragruppo. Ma dire che Air One vale un sesto di Air France sembra un’eresia. E' probabile che, al dunque, si sarebbe lavorato di lima. E però dove sono gli imprenditori del Nord pronti a metterci denari veri? Si capisce che Lufthansa possa restare al riparo. Ma le banche? Secondo Air One gli affidamenti erano sufficienti dato lo stato iniziale dell'operazione, secondo il ministero non lo erano.
A questo punto, l'ipotesi Air One è, al di là delle intenzioni dei suoi promotori, più un argomento utilizzabile nella polemica politica che un'opportunità reale, a meno che Air France non si ritiri e magari si vada all’amministrazione straordinaria con il commissario che per prima cosa tenti, per la terza volta, di trovare un compratore prima di procedere alla dismissione delle parti.
La scelta francese dei manager di Alitalia disinnesca una mina in un Paese incapace di progettare il futuro, almeno nel settore del trasporto aereo. Certo è che sancisce anche il fallimento di un sistema che ha liberalizzato il trasporto aereo con piglio thatcheriano senza porsi alcuna domanda sulle conseguenze che la cosa avrebbe avuto sul sistema delle imprese che, nel trasporto aereo e nei servizi di terra, a cominciare dagli aeroporti, concorrono alla costruzione della ricchezza nazionale.

Corriere Economia

http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=APREaa
 
Il passo successivo, per non dire immediato, sarà l'impossibilità di anticipare fatture attive e la contestuale richiesta di "rientrare" da quanto già anticipato.

Con una procedura di vendita in corso, mi sembra (non sono un esperto) è un po' difficile intentare una causa di responsabilità... Poi bisognerebbe sapere se il Tesoro abbia rilasciato manleva agli amministratori.
 
L’intervista L’ex amministratore delegato della compagnia oggi punta sui francesi. L’occasione Klm

Cempella: «Lufthansa è fuori gioco I tedeschi comprano se comandano»

Domenico Cempella, amministratore delegato di Alitalia tra il marzo 1996 e il dicembre 2000, ha firmato gli unici tre bilanci senza perdite della compagnia di bandiera negli ultimi vent’anni. Ma soprattutto è il manager che portò Alitalia a un passo dalla fusione con l'olandese Klm, che avrebbe rappresentato una garanzia di sviluppo anche per Malpensa. Dottor Cempella, ha ancora speranze Alitalia?
«Sulla base delle informazioni pubbliche, dico di sì, a patto che vada con Air France. Certo, Alitalia non sarà più un global carrier, ma potrà risolvere alcuni problemi del trasporto aereo nazionale».
Una ben modesta conclusione.
«L’Italia ha molto investito negli aeroporti minori, che aumentano il traffico assai più di Malpensa e di Fiumicino. Alitalia si è fermata. Non c’è hub senza una compagnia nazionale di riferimento né una compagnia resta un competitore globale senza un hub. Ormai il ridimensionamento di Alitalia è inevitabile. E allora, meglio che ci pensi un operatore come Air France».
L’opzione Air One?
«Non mi pare un’alternativa credibile».
Ma se Air One fosse conferita in Alitalia e poi al capitale, assieme al gruppo Toto, partecipassero un partner internazionale come Lufthansa, le banche e un certo numero di investitori naziona li?
«Sulla carta sarebbe addirittura preferibile. Una simile società avrebbe una quota di mercato nazionale analoghi a quella degli altri global carrier e potrebbe contare su un partner ottimo. Ma non mi pare che Lufthansa abbia mai manifestato un interesse serio. Con Air One ha avuto finora solo rapporti commerciali. E quando ha deciso di averne altri, come nel caso di Air Dolomiti, ha comprato tutto».
Lei i francesi li conosce bene.
«Sì. Nel 1997, dopo aver risanato i conti e riportato la capitalizzazione di Borsa da 500 milioni a 6 mila miliardi di lire, trattai l’integrazione di Alitalia con Air France, Swissair e Klm. Ma Air France puntava a un accordo commerciale per trasferire traffico a Parigi. E noi avevamo altre ambizioni. Swissair aveva pregi, ma era troppo piccola. Klm, invece, era perfetta: un mercato interno minimo, una flotta importante per i collegamenti a medio e lungo raggio, un aeroporto, Schipol, ormai saturo e dunque l’urgenza di avere un altro hub. Gli olandesi avrebbero alimentato, con noi, Malpensa facendone il secondo perno di un gruppo sovranazionale. Nel 1999 avevamo già messo in comune il 97% delle attività e i cargo 747 Klm facevano rotta su Malpensa».
Invece di due prede, Alitalia e Klm, e di un aeroporto medio, Malpensa, stava nascendo un predatore con un vero hub alle spalle .
«E questo spiega perché le compagnie estere difesero tanto Linate e contestarono, supportate dai governi, l’accordo Alitalia-Klm».
Ma non spiega perché l’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini, vi si accodasse e perché il governo D'Alema, alla fine, abbia ceduto alle pressioni di Verdi preoccupati dei sorvoli nel Varesotto .
«Purtroppo l’Italia non sa difendere i propri interessi. Ricordo solo che l’aumento di capitale nostro venne considerato un aiuto di Stato, con i conseguenti vincoli sull’attività della compagnia, mentre quelli di Air France e Iberia, anch’esse controllate dagli Stati, vennero considerati operazioni di mercato, dunque senza vincoli».
Alitalia fece ricordo alla Corte di Giustizia.
«Che riconobbe l’errore. Ma ormai il danno, 1.500 miliardi di lire, era fatto».
Con Klm, l’Alitalia sarebbe stata di fatto privatizzata.
«Già, ma non voglio rivangare».
Furono gli olandesi a rompere l’intesa.
«L’Italia, non Alitalia, cambiò 5 volte l’assetto di Malpensa e loro pagarono 500 miliardi di penale per tirarsene fuori».

M. MUC.

Corriere Economia
http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=SPALLA
 
A ma perchè in AZ credono che andranno a comandare a casa AF?
Ma Cempella ci è o ci fa?
 
Mattia, probabilmente Cempella intende che con AF i sindacati avrebbero qualche barlume di speranza di trattativa, mentre con LH... NEIN! ARBEITER... MARSCH!
 
Cempella intende che LH non è disponibile a investire denaro lasciando comandare Toto.

Eccezione: si sono fidati di Leali e hanno fatto bene. A vendere è stato lui, aveva il diritto di farlo ad un prezzo predeterminato e ne ha approfittato quando l' 11 settembre aveva sprofondato il valore borsistico di Air Dolomiti. Ma era una storia differente.
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov
...E’ la privatizzazione più lenta della nostra storia. A fine ottobre 2006, accanto ai debiti, la compagnia aveva in cassa 769 milioni. Da allora ha bruciato mezzo miliardo e anche più se se considera l'incasso per la cessione del primo mazzo di slot a Malpensa.

questa è proprio bella! Che perla giornalistica sul Corriere [:305][:305]
 
Citazione:Messaggio inserito da I-ALEX

questa è proprio bella! Che perla giornalistica sul Corriere [:305][:305]
Probabilmente nessuno gli ha spiegato che in Italia gli slot non si commercializzano...
Forse si riferiva agli slot di Londra...
 
ma se AZ fallisce ke succede di preciso???? (sicuramente sarà già stato kiesto ma la connessione è lenta oggi....)
:D