...articolo ed analisi finanziaria su Settore Aereo...


HAVANA CAFE'

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29 Giugno 2009
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MXP casa, LIN lavoro
senza nessun fine secondario....ma a puro titolo informativo
e spunto di riflessione per Voi del settore.
Ciao
H.C.:cool:

da Morningstar.it

Turbolenza vicina per il settore aereo
Il comparto da inizio anno ha corso molto. Forse troppo, dicono gli analisti.
di Marco Caprotti

Turbolenza in vista per il comparto aereo. L’allarme viene lanciato dagli analisti alla luce della performance dell’indice Msci mondiale di settore che in un mese (fino al 30 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato quasi il 5% portando a +11% l’andamento da inizio anno (nel 2008 ha perso quasi il 40%).

“Una performance esagerata per un’industria che, storicamente, è una delle peggiori del mercato finanziario”, spiega uno studio di Basili Alukos, analista di Morningstar. Un’opinione che troverebbe d’accordo il celebre investitore Warren Buffet. “Se avessi avuto la possibilità di assistere al primo volo di Orville Wright nel 1903, avrei dovuto sparare al suo aereo e farlo precipitare”, ha detto qualche anno fa. “Nemmeno Karl Marx ha fatto così tanti danni al capitalismo”.

Le colpe del settore aereo, secondo gli operatori sono essenzialmente due. Prima: avere deboli barriere che impediscano l’ingresso sul mercato di nuovi concorrenti. In effetti, chiunque, con in mano un pilota, un aereo e un ricco investitore alle spalle può mettere in piedi il proprio vettore. Seconda: una concorrenza sfrenata che (dati IATA) negli ultimi 71 anni ha abbassato il prezzo dei biglietti a un ritmo del 2% annuo, contro una crescita dell’inflazione globale del 4%. C’è poi da considerare una variabile indipendente dalla volontà delle compagnie aeree come il prezzo del carburante, legato ai capricci del petrolio. Risultato: un crescente numero di fallimenti e migliaia di investitori con il cerino in mano.

L’ultima compagnia in ordine di tempo ad avere problemi è la Japan Airlines. Il vettore nipponico dovrebbe chiudere l’anno fiscale che finisce a marzo con una perdita di 63 miliardi di yen. Per sopravvivere avrebbe bisogno di un prestito da 100 miliardi di yen dalla Banca giapponese per lo sviluppo (parzialmente controllata dallo Stato). Il nuovo ministro dei trasporti, Seiji Maheara, tuttavia, si è opposto al provvedimento preso dal precedente esecutivo guidato da Taro Aso. Appartengono invece alla storia del volo i default di celebri società come US Airways, Delta, Northwest e United.

Sarebbe però ingiusto negare l’importanza dell’industria aeronautica sull’attività economica di un Paese. In America, ad esempio, La Federal Aviation Administration ha calcolato che il settore dell’aviazione commerciale (che include vettori e produttori di apparecchi) contribuisce annualmente al Prodotto interno lordo federale per il 5,2% del totale. Nel 2008 gli utili operativi delle compagnie hanno pesato per l’1% del Pil (fonte: Bureau of Transportation Statistic). Se però il comparto aereo è necessario all’economia di una nazione, più difficile è convincere un operatore di Borsa a metterci i soldi. Si prendano come parametro di riferimento il paniere Amex Airline Index e l’S&P500 (benchmark di riferimento quando si tratta di investimenti azionari). Se nel 1992 si fossero investiti 100 dollari nel primo indice il rendimento, a oggi, sarebbe di 60 dollari, contro i 250 prodotti dal secondo.

Fin qui il quadro generale che, tuttavia, rischia di avere implicazioni anche per quanto riguarda Alitalia. “In uno scenario del genere è difficile per una società ottenere aiuti e prestiti dalle banche”, continua Alukos. “Va detto, però, che il caso italiano è particolare. La compagnia tricolore, infatti, ha sempre ottenuto favori dallo Stato: prima in termini di concessioni e prebende e poi quando è riuscito a creare una cordata per evitare che finisse in mani straniere”. Per quanto riguarda i bilanci, il gruppo italiano, nel primo semestre dell’anno, ha registrato una perdita di 273 milioni di euro. Ma il suo presidente Roberto Colaninno ha detto di essere in grado di raddrizzare. Il rosso, alla fine del 2009 dovrebbe quindi essere di 262 milioni. Circolano intanto voci su un possibile prestito da 100 milioni di euro che potrebbe essere erogato fifty-fifty da Intesa Sanpaolo e Unicredit.

I problemi per la società potrebbero però arrivare nel lungo periodo. “Il futuro dell’aviazione commerciale è nel processo di consolidamento del settore”, spiega l’analista di Morningstar. “I matrimoni fra vettori permettono di ridurre i costi, mentre i protagonisti del settore si possono dividere la maggior parte degli utili. Il tutto si traduce in maggiori rendimenti per gli azionisti. Ma è un gioco al quale Alitalia rischia di non poter partecipare, perché gli altri concorrenti non la vorranno”.
 
Superficiale approssimativo, miope...e inutilmente ricco di ovvieta'!
se questi sono gli analisti di oggi...altro che lehman
l'aviazione e' un affare di stato anche in america...questo ormai lo sanno tutti!

Bocciato in pieno!
MF
 
Superficiale approssimativo, miope...e inutilmente ricco di ovvieta'!
se questi sono gli analisti di oggi...altro che lehman

Bocciato in pieno!
MF

Vero - peró dovete anche tenere presente che non tutti conoscono i vari aspetti dell'aviazione civile come il frequentatore medio di questo forum, quindi ció che sembra ovvio a noi, magari non lo é per la maggior parte dei lettori dell'articolo.
 
Superficiale approssimativo, miope...e inutilmente ricco di ovvieta'!
se questi sono gli analisti di oggi...altro che lehman
l'aviazione e' un affare di stato anche in america...questo ormai lo sanno tutti!

Bocciato in pieno!
MF

scusa su quali basi dici che e' un affare di stato anche negli USA. non mi sembra si facciano sconti a nessuno se vai in bancarotta chiudi (non chapter 11)