Aponte (MSC): vogliamo la gestione totale e diretta del'Aeroporto di Genova


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Aerei, crociere e container, Aponte vuole tutta Genova
Il numero uno di Msc ricuce con Fincantieri: «Fiore all'occhiello d'Italia»


GIORGIO CAROZZI
Napoli. Per una sera Napoli dimentica scandali e manette e deposita Msc Fantasia al posto d'onore tra le statuine del Presepe. Messaggio di speranza in una bolgia di emozioni, promessa di cambiamento che dal terminal sotto il Vesuvio arriva a lambire Genova.
Perché a 68 anni Gianluigi Aponte, secondo armatore del pianeta, è ancora un ragazzino d'altri tempi, coltiva e trasmette passione ed entusiasmo. Tonalità giusta, capacità di ispirare e di cantare la politica dell'ottimismo. Dalla sua nuova cattedrale pagata 550 milioni, in questa intervista al Secolo XIX, Aponte detta tempi e modi dell'ennesima, eterna sfida.
Investimenti cospicui e a tutto campo su una Genova scelta dal gruppo come capolinea per container e crociere, dunque. Gestione del Cristoforo Colombo e interventi immobiliari a San Benigno, facendo leva su un programma imprenditoriale alternativo e indipendente dalla politica. E poi moralizzazione della finanza e guerra agli imprenditori del sussidio, più soldi al ceto medio, il disimpegno da Cai per Alitalia, il dialogo inedito con Fincantieri, il ruolo della magistratura.
La concreta disponibilità a conquistare Tirrenia. E, ancora, la pesante censura sullo sbarco del Sech di Luigi Negri nel Vte di Voltri. Sullo sfondo dello scenario dipinto da Gianluigi Aponte, l'assoluta fiducia nella missione lanciata da Obama: «La crisi l'ha causata l'America e l'America la risolverà. Sono ottimista, ce la faremo in sei mesi? Il sistema socialista, di concezione democratica, varato da Obama consentirà al ceto medio di riprendere fiato. Riprenderanno import ed export da e per gli Usa, si risolleverà il dollaro. E noi, in Europa, dovremo batterci per una Banca centrale più dinamica, che punti alla crescita».
Scommessa su Genova. «L'aeroporto Cristoforo Colombo è la nostra prima stazione marittima, la porta d'ingresso per i nostri clienti. Parteciperò certamente alla gara per la privatizzazione dell'aeroporto di Genova. Con molta convinzione: l'obiettivo di Msc, infatti, è acquisire la gestione totale e diretta dello scalo aereo, portare nuovi voli e agganciare altre compagnie. La stazione marittima sul mare sarà capolinea per la stragrande maggioranza delle nostre crociere, intensificheremo gli approdi e, anche in questo caso, puntiamo alla gestione in concessione diretta del terminal. Per quanto riguarda Calata Bettolo, le note sono dolentissime. E' vero, sappiamo aspettare, anche se le alternative non mancherebbero e si presentano quasi ogni giorno? Non nego che questa storia ci ha fatto soffrire non poco, è emblematica della situazione in cui buona parte della portualità italiana è costretta a vivere. La realtàè sotto gli occhi di tutti: con Calata Bettolo, Genova ha già bruciato più di quattro anni nell'immobilisno e il nuovo terminal è ancora nel libro dei sogni. Confermo poi il progetto legato agli investimenti immobiliari: ci stiamo concentrando su un'area di 12.000 metri quadrati su cui edificheremo, nella zona di San Benigno, per concentrare tutte le nostre attività».
Alitalia addio. «Siamo usciti dalla cordata di Cai per Alitalia ritenendo molto più urgente mantenere nelle nostre casse tutta la liquidità di cui oggi disponiamo. Ero sceso in campo sei mesi fa per patriottismo, oggi le condizioni sono cambiate e non penso sia utile per il nostro gruppo rischiare risorse fondamentali in un momento di così grande incertezza».
Il ceto medio. «Bisogna moralizzare la finanza, cacciare gli imprenditori del sussidio, premiare il rischio, obbligare le banche a dare respiro al ceto medio con una moratoria sui mutui, stimolando il consumismo. I soldi dello Stato non devono rimanere alle banche».
La giustizia. «Le cose in Italia non si fanno in modo pulito, mi pare evidente. La magistratura fa bene a intervenire, può bloccare il Paese. Sarebbe però indispensabile individuare adesso una via di mezzo, per garantire un minimo di operatività».
Okay a Fincantieri. «Ci siamo riavvicinati a Fincantieri dopo alcune divergenze del passato? Devo dire che Fincantieri è un fiore all'occhiello dell'Italia. Dispone di un ottimo management, sono molto bravi. Certo, oggi sarebbe criminale ordinare nuove navi senza sapere che cosa accadrà. In ogni caso la navalmeccanica è un settore da sostenere, se sarà il caso anche con interventi pubblici. E se Fincantieri dovesse disimpegnarsi da alcuni suoi asset, potrei essere interessato a subentrare al business delle riparazioni navali. Se mi chiedono poi se ordinerei navi a Fincantieri, rispondo che Fincantieri non mi pare abbia bisogno di noi? Per quanto riguarda la calata dei coreani in Francia, mi pare che niente sia cambiato. Potrei aggiungere che non hanno le idee chiare, l'hanno fatto solo per ambizione e temo si ritroveranno con una patata bollente tra le mani».
Consumi e crociere. «La crisi dei consumi fa paura, è un dato di fatto. Però la gente in vacanza ci va e sceglierà sempre la vacanza meno cara, più bella e a minor costo: cioè la crociera. Anche in questo caso sono ottimista, molto dipenderà dalla nostra capacità di conquistare il mercato ma noi disponiamo di strumenti inesistenti in altri settori».
Tirrenia nel mirino. «Non è un mistero che il nostro gruppo è interessato da sempre all'acquisizione di Tirrenia. Tuttavia ritengo che oggi sarebbe un errore molto grave forzare la privatizzazione. Bisogna saper aspettare pazientemente? E quando sarà il momento, rifletteremo sulle condizioni della gara».
Lo scontro con Negri. «Ho controfirmato la lettera di protesta contro lo scambio azionario tra Vte e Sech perché non mi pare giusto né logico che il proprietario di Calata Sanità, cioè del terminal Sech, sia contemporaneamente azionista del terminal Vte di Voltri e del terminal Calata Bettolo. Si configura una sorta di monopolio totale che andrebbe a danno dei consumatori. Devo dire che questa mi pare un'operazione molto politica? Negri salvatore della patria a Voltri, nel senso che garantirà migliore organizzazione? Ma figuriamoci se Psa non sa più fare il suo mestiere. I problemi di Voltri, gravi, derivavano dal fatto che in un certo momento sono arrivati molti container contemporaneamente e non sono stati ritirati dai ricevitori, impossibilitati a dirottarli in retroporti oggi del tutto inesistenti. E questo è un altro problema devastante per la portualità italiana, il costo che gli operatori pagano per la mancanza di centri di stoccaggio è spaventoso. Detto questo, aggiungo che i terminal portuali in Italia vanno assegnati sempre all'armatore e all'operatore in joint».
La politica. «Il sistema logistico che ipotizzo è molto semplice, lineare, ma la sua realizzazione è tutta in mano alla capacità politica di comprendere i problemi, le esigenze, di individuare prospettive e sbocchi e di concordare una strategia con gli operatori veri dello shipping. Io sono pronto. C'è un sistema porto, che dev'essere fiancheggiato dal sistema ferroviario efficiente. A questo punto sono assolutamente indispensabili gli interporti, che devono essere insediati all'esterno delle città».

19/12/2008
Il Secolo XIX

CIAO
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