Alitalia, amianto killer all'Atitech. Il PM: "Processate manager e medici"

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Due articoli di qualche giorno fa

Amianto killer all'Atitech, il pm: processate manager e medici
Asbestosi, due vittime. Sedici le richieste di rinvio a giudizio
Il giudice «Violate le norme che disciplinano la prevenzione degli infortuni»
Come a Torino La vicenda è identica a quella conclusa una settimana fa con la sentenza Eternit


NAPOLI — Uno si chiamava Aldo Converso: il mesotelioma pleurico gli fu diagnosticato nel 2005, morì il primo novembre dell'anno successivo. L'altro si chiamava Pasquale Quattromani: il tumore fu diagnosticato il 26 marzo 2008, morì il 4 ottobre del 2009. Entrambi lavoravano a contatto con l'amianto, nello stabilimento Ati, oggi Atitech, di Capodichino, dove si riparavano e si riparano aerei. La loro morte, ritiene il pm Francesco de Falco, fu dovuta «all'inosservanza delle comuni regole di diligenza, prudenza e perizia» nonché «alla violazione delle norme sulla disciplina per la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro». Di conseguenza, ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 tra ex dirigenti e medici dell'azienda nel periodo compreso tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Duemila; l'udienza preliminare è fissata per il prossimo 2 aprile davanti al gup Pietro Carola. A parte i numeri, la vicenda è identica a quella che, nelle scorse settimane, si è conclusa con la storica sentenza di Torino sulle morti negli stabilimenti Eternit: si tratta di lavoratori che, trascorrendo anni a contatto con l'amianto senza alcuna precauzione, si sono infine ammalati senza rimedio. Quelli che dovevano adoperarsi per prevenire gli infortuni, dice il pm, non lo fecero, così come non misero in guardia i lavoratori inducendoli alla prudenza, spiegando loro i terribili pericoli nascosti nelle fibre di amianto. Ecco l'elenco dei 16 imputati che il 2 aprile compariranno davanti al giudice dell'udienza preliminare: Mario Franchi, amministratore delegato, legale rappresentante della Ati sino al 1989; Claudio Cala-ri, direttore dell'Ati sino al 1989; Franco Cola-grande, direttore dell'Ati sino al 1989; Pasquale Intonti, legale rappresentante dell'Atitech dal 21 dicembre 1992 al 21 novembre 1995; Gaetano Galia, amministratore legale, legale rappresentante dell'Atitech dal 21 novmbre 1995 al 22 marzo 1996; Mario Rosso, amministratore delegato, legale rappresentante dell'Atitech dal 22 marzo 1996 al 28 luglio 1996; Ugo Cucci-niello amministratore delegato, legale rappresentante dell'Atitech dal 20 aprile 2oo1 al 7 settembre 2001; Umberto Sansone, direttore del-l'Ati sino al 1989, nonché amministratore delegato, legale rappresentante dell'Atitech dal 7 settembre 2001 al 4 novembre 2003; Ernesto Sant'Elia, amministratore delegato, legale rappresentante dell'Atitech dal 5 novembre 2003 a tutto il corso dell'anno 2004; Vincenzo Fortunato, direttore generale dell'Atitech dal 21 novembre 1995 al 7 settembre 2oo1; Gennaro Di Capua, direttore generale dell'Atitech dal 7 settembre zool al lo febbraio 2005; Michelangelo Vitagliano, dirigente prevenzione medicina4ingegneria dell'Atitech dal 16 dicembre 1993 a tutto il corso del 2003; Alberto Testa, medico componente dell'Atitech dal 1991 a tutto il corso del 2004; Maurizio Balestrieri, medico componente dell'Atitech dal 1991 a tutto il corso del 2004; Salvatore Perna, responsabile servizio prevenzione, protezione, medicina e ambiente dell'Atitech dal 17 gennaio del 1991 al 31 dicembre del 1998; Francesco Vitagliano, responsabile servizio di prevenzione, protezione, medicina e ambiente dell'Atitech dal primo ottobre del 1995 al 31 dicembre del 1998. Tutti loro, sostiene il pm, omisero «di predisporre adeguati mezzi di protezione a garanzia della salute e dell'integrità dei lavoratori, omettendo ogni controllo o vigilanza nell'utilizzo dei medesimi e comunque sul generale andamento della gestione della sicurezza in azienda; omettendo altresì ogni attività di informazione e formazione del lavoratore sulla pericolosità dell'esposizione alle fibre e alle polveri di amianto (asbestosi), od ai materiali contenenti amianto, od ai rischi connessi alle lavorazioni». Aldo Converso, dipendente dell'Ati dal 1967 al 2005, «svolgeva, dal 198o sino al 2004, la qualifica di impiegato tecnico amministrativo adibito alla direzione tecnica dei materiali e del magazzino ed alle continuative mansioni di acquisto e di ispezione periodica di pezzi di ricambio di aeromobili, contenenti amianto, anche durate la fase dello smontaggio dagli aeromobili, espletando turni di lavoro, anche ininterrottamente per otto ore, presso il magazzino ove erano depositati i suddetti pezzi di ricambi». Pasquale Quattromani, invece, dipendente dal 1976 al 2004, «dal 1978 sino al 1993 ha svolto mansioni di operaio saldatore presso l'officina meccanica addetto alla manutenzione e ad all'imbragatura di parti di aeromobili (ceppi freni) contenti fibre di amianto, peraltro espletando l'attività lavorativa nei pressi del cono di scarico del motore dell'aeromobile, situato a ridosso dei ceppi freni dell'aereo e, dunque, esposto alle polveri di amianto». Il giudice, dunque, deciderà se per tutto questo si celebrerà un processo.


http://campania.peacelink.net/rifiuti/articles/art_9961.html (Articolo originale del Corriere del Mezzogiorno)

“Gli aerei Alitalia erano pieni di amianto”: un processo dà speranza alle vittime

“Ho avvisato tutti i miei colleghi, magari loro riescono a fermare la bestia...”. La bestia è il mesotelioma pleurico, il “tumore dell’amianto”. Che si trovava nei freni e nelle fusoliere dei vecchi aerei Alitalia, e veniva respirato dagli addetti alla manutenzione. Il procedimento penale è aperto, il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione e ora tocca ai pm decidere sul rinvio a giudizio. Il giorno della verità è il 2 aprile.


Funziona così: il respiro viene a mancare, all’improvviso spunta un affanno, uno pensa che siano le sigarette, maledette, oppure il freddo, o l’età. Ma la stanchezza persiste e arriva la tac. E con essa la diagnosi. Nunzio Pierini vive a Chieti e ha scoperto qualche mese fa, a 62 anni, di essere ammalato di mesotelioma pleurico. Non è un ex operaio della Eternit, né ha lavorato nei cantieri navali, lui si occupava di aerei per l’aeronautica militare. È stato maresciallo specialista elettromeccanico di bordo e ha curato la manutenzione degli aerei, sia prima che dopo il volo. «L’amianto si trovava nei freni, certo, ma anche in tante altre parti del velivolo, solo che noi non lo sapevamo», ci dice. Non è il solo. «Ho telefonato ai miei colleghi per avvisarli, fatevi controllare, forse riuscirete a beccare la bestia prima che sia troppo tardi». La bestia è il tumore da amianto che lascia poche speranze di sopravvivergli.

Qualche speranza, invece, si è aperta, dal punto di vista legale, grazie alla decisione del gip del tribunale di Napoli: ha respinto la richiesta di archiviazione e ora la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i manager dell’Atitech accogliendo la richiesta dell’Osservatorio nazionale amianto dell’avvocato Ezio Bonanni. Due le vittime di mesotelioma tra gli ex dipendenti dell’azienda che si occupa della manutenzione degli aerei per conto dell’Alitalia. Nell’hangar di Capodichino c’era amianto, i dipendenti lo hanno respirato mentre lavoravano ai freni, ai carrelli degli aerei, all’impianto di condizionamento. E non sapevano di correre tali rischi.

La prossima udienza, a Napoli, è fissata per il due aprile: con l’eventuale rinvio a giudizio si darà il via a un processo dai contenuti rivoluzionari per il settore aeronautico, che potrebbe coinvolgere numerosi ex dipendenti sia del settore militare che civile, hostess comprese. «Purtroppo ci sono arrivate decine di segnalazioni di casi di dipendenti ammalati – ci dice Bonanni, che ha costituito un comitato vertenza amianto aviazione civile e militare – e in alcuni casi si è già manifestato il mesotelioma. Noi come osservatorio ci costituiremo parte civile nel procedimento e in tutti gli altri che potranno nascere in altre città. È una battaglia di civiltà prima che legale.

Queste persone hanno lavorato per anni a contatto con l’amianto senza conoscerne i rischi. Le nostre perizie hanno appurato che fino a pochi anni fa esisteva il rischio, almeno fino al 2000. Già l’anno scorso il Tribunale di Napoli aveva condannato Atitech al risarcimento dei danni sofferti dai familiari di una delle vittime del mesotelioma, dipendenti della società e la Corte di Appello di Milano si è pronunciata accogliendo la domanda di contributi privilegiati per un assistente di volo, che aveva respirato l’amianto proprio a bordo dell’aereo, come hanno dimostrato le nostre perizie».


http://www.linkiesta.it/tribunale-napoli-amianto-atitech
 
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