I varchi non attivi sono chiusi da alcune piante. Impossibile avere una spiegazione ufficiale da parte della Sogaer Security. La sorpresa arriva al termine di infinite chicane tra i nastri di tela, stretti in mezzo a cento persone con trolley al seguito: dei sei metal detector che dividono la hall dell'aeroporto di Elmas dall'area partenze, solo due funzionano. E si capisce in pochi secondi come le attese, in tempi in cui lo scalo viaggia serenamente oltre i tre milioni di passeggeri all'anno, siano diventate lunghe e estenuanti. «Da impazzire», per usare l'espressione sfuggita dalla bocca a qualcuno di fronte alle forche caudine del terzo millennio. Il momento peggiore: dalle 14 alle 16, orario apparentemente tranquillo, che in realtà nasconde una discreta concentrazione di voli. LA FILA Sette in due ore: ecco perché, con due metal detector a disposizione, la serpentina che porta ai controlli diventa affollatissima. L'attesa: anche un'ora, provare per credere. E dopo aver lasciato cellulari-occhiali-monetine-accendini nelle vaschette di plastica, magari senza la cintura nei pantaloni, si scopre che al centro di due varchi gli addetti alla sicurezza hanno piazzato due piantine. Tanto per far capire: da qui non si passa. NESSUNA SPIEGAZIONE Nella migliore delle tradizioni aeroportuali, è impossibile ottenere una spiegazione ufficiale del perché siano attive solo due macchine su sei. Dalla direzione della Sogaer Security, che ha il compito di organizzare le operazioni di verifica prima della partenza, nessuno vuole chiarire come mai i metal detector funzionino a mezzo servizio. Anzi, a un terzo. Forse anche in questa direzione stanno lavorando gli ispettori inviati dall'Enac, che da lunedì stanno controllando i sistemi di sicurezza dello scalo. Le verifiche, dicono i ben informati, riguardano proprio il funzionamento dei varchi. IL PERSONALE Una chiave di lettura non ufficiale viene offerta invece dai ragazzi che lavorano ai varchi di controllo. «Siamo pochi, non abbastanza per far funzionare tutti i metal detector contemporaneamente». E la lamentela che filtra mentre i passeggeri riallacciano le cinture e richiudono i trolley riguarda i turni: non adeguati per far fronte all'aumento costante dei viaggiatori di passaggio nello scalo cagliaritano. Nel 2009 la crescita è stata importante: + 13,4 per cento rispetto all'anno precedente. I NEGOZI Le novità per i viaggiatori però non sono finite. Da un anno il percorso per arrivare all'area partenze è stato modificato: non si passa più dall'ingresso principale, sotto il tabellone dei voli, ma dal corridoio laterale che ospita i negozi. La ragione è semplicissima: in questo modo migliaia di passeggeri sono costretti a sfilare di fronte alle vetrine dei negozi. Che così hanno più valore. Del resto i ricavi di quello che in gergo si chiama “settore no aviaton” è una delle voci più importanti nei bilanci delle società di gestione aeroportuale. E la Sogaer (a cui è interessato anche il fondo di investimento di Vito Gamberale, che ha manifestato la volontà di acquisire una quota di azioni) non fa eccezione. Negli scali di tutto il mondo i soldi si fanno con i parcheggi, con l'affitto degli spazi a wine bar, boutique, librerie, bar. Attività che nel “Mario Mameli” sono esplose nel giro di un paio d'anni e hanno contribuito all'incremento deciso dei ricavi, passati da 22,2 a 24,8 milioni di euro. Un'impennata che non ha impedito la chiusura dell'ultimo bilancio con un “rosso” di un milione e trecento mila euro. MICHELE RUFFI
http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=150522&v=2&c=1489&t=1
http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=150522&v=2&c=1489&t=1