Aeroporti, tra Verona e Venezia l’accordo non riesce a decollare
L’operazione SaveCatullo potrebbe essere letta all’inglese: salvataggio della società che gestisce l’aeroporto Valerio Catullo di Verona (3,4 milioni di passeggeri nel 2008). Ma non è affatto detto che Catullo voglia farsi salvare da Save, gestore degli scali integrati di Venezia (6,9 milioni di passeggeri) e di Treviso (1,7 milioni). Di sicuro vi è che Catullo chiuderà il bilancio 2008 in rosso e che l’annata in corso non andrà meglio. Il passivo accumulato sulla pista bresciana di Montichiari non è più compensato dall’andamento dell’aerostazione di Verona.
Non è solo per ripianare le perdite che i soci di Aeroporti del Garda a fine marzo saranno chiamati in assemblea. Il presidente Fabio Bortolazzi proporrà un aumento di capitale di 40 milioni di euro, scandito in tranches uguali nei prossimi quattro anni, indispensabile per sostenere un business plan che prevede anche importanti ampliamenti infrastrutturali. "Noi siamo pronti a fare la nostra parte, sottoscrivendo anche le quote che restassero inoptate, ma a patto che vi sia chiarezza sulla strategia. Occorre perseguire un disegno di integrazione degli aeroporti della nostra regione" dice Irene Gemmo, presidente di Veneto Sviluppo. Va ricordato che la finanziaria della Regione Veneto, accanto a Generali e Finint, siede in Marco Polo Holding, controllante della veneziana Save. E il governatore veneto Giancarlo Galan a più riprese ha ammonito i veronesi dal "farsi fregare in alleanze con gli aeroporti lombardi" e di puntare invece a un patto con Venezia. Ma dinanzi all’ipotesi di una integrazione con Save molti notabili della politica scaligera hanno tuonato, rivendicando autonomia. Il campione di questa tesi è Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e coordinare di An per il Veneto. E il presidente Bortolazzi, al quotidiano locale "L’Arena di Verona" ha dichiarato che "la compagine sociale resta com’è". Ma Bortolazzi sostiene pure che "se la presenza regionale si rafforzasse nel Catullo, non sarebbe certo dannosa, bensì assolutamente strategica. Abbiamo tutto l’interesse a far crescere la logica veneta".
La replica di Enrico Marchi, presidente di Save, è molto semplice: "In una logica industriale l’alleanza avrebbe impatto ottimo. Noi siamo abituati a distribuire dividendi ai nostri soci e lo faremo anche in questi tempi difficili, al Catullo temo che gli azionisti dovranno invece mettere mano al portafoglio per ripianare le perdite".
La partita sembrerebbe chiusa, ma il rebus mantiene molti elementi incogniti, che ruotano attorno all’aumento di capitale. A parte la Camera di commercio, che ha già accantonato gli 8 milioni relativi alla propria quota (20%), gran parte degli altri maggiori soci pubblici appaiono in difficoltà. La Provincia di Verona ((17%), per bocca del presidente Elio Mosele ha sostenuto di non essere in grado di affrontare l’esborso. Disponibilità viene invece dalla ricca Provincia autonoma di Trento, che potrebbe opzionare fino al 20%. Ma in fondo rimane da capire il ruolo che Verona sarebbe disponibile a riconoscere a Veneto Sviluppo: le porte potrebbero restare chiuse a Save, ma non al suo socio pubblico. E in questo caso l’integrazione tra gli scali di Verona e Venezia potrebbe essere quindi uno scenario di secondo periodo.
Allo stallo sul mercato domestico fa riscontro l’attivismo all’estero. Save sta infatti trattando in esclusiva per l’acquisizione del 27,65% della società che gestisce lo scalo belga di Charleroi (3 milioni di passeggeri). "Siamo convinti – conclude Marchi – che in questa stagione possano emergere opportunità nuove, perché i prezzi non li fanno più i venditori. E noi siamo pronti a proporci, come partner industriali in tandem con primari fondi, anche per operazioni di taglia maxi".
PAOLO POSSAMAI
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2009/03/02/finanza/019adige.html
L’operazione SaveCatullo potrebbe essere letta all’inglese: salvataggio della società che gestisce l’aeroporto Valerio Catullo di Verona (3,4 milioni di passeggeri nel 2008). Ma non è affatto detto che Catullo voglia farsi salvare da Save, gestore degli scali integrati di Venezia (6,9 milioni di passeggeri) e di Treviso (1,7 milioni). Di sicuro vi è che Catullo chiuderà il bilancio 2008 in rosso e che l’annata in corso non andrà meglio. Il passivo accumulato sulla pista bresciana di Montichiari non è più compensato dall’andamento dell’aerostazione di Verona.
Non è solo per ripianare le perdite che i soci di Aeroporti del Garda a fine marzo saranno chiamati in assemblea. Il presidente Fabio Bortolazzi proporrà un aumento di capitale di 40 milioni di euro, scandito in tranches uguali nei prossimi quattro anni, indispensabile per sostenere un business plan che prevede anche importanti ampliamenti infrastrutturali. "Noi siamo pronti a fare la nostra parte, sottoscrivendo anche le quote che restassero inoptate, ma a patto che vi sia chiarezza sulla strategia. Occorre perseguire un disegno di integrazione degli aeroporti della nostra regione" dice Irene Gemmo, presidente di Veneto Sviluppo. Va ricordato che la finanziaria della Regione Veneto, accanto a Generali e Finint, siede in Marco Polo Holding, controllante della veneziana Save. E il governatore veneto Giancarlo Galan a più riprese ha ammonito i veronesi dal "farsi fregare in alleanze con gli aeroporti lombardi" e di puntare invece a un patto con Venezia. Ma dinanzi all’ipotesi di una integrazione con Save molti notabili della politica scaligera hanno tuonato, rivendicando autonomia. Il campione di questa tesi è Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e coordinare di An per il Veneto. E il presidente Bortolazzi, al quotidiano locale "L’Arena di Verona" ha dichiarato che "la compagine sociale resta com’è". Ma Bortolazzi sostiene pure che "se la presenza regionale si rafforzasse nel Catullo, non sarebbe certo dannosa, bensì assolutamente strategica. Abbiamo tutto l’interesse a far crescere la logica veneta".
La replica di Enrico Marchi, presidente di Save, è molto semplice: "In una logica industriale l’alleanza avrebbe impatto ottimo. Noi siamo abituati a distribuire dividendi ai nostri soci e lo faremo anche in questi tempi difficili, al Catullo temo che gli azionisti dovranno invece mettere mano al portafoglio per ripianare le perdite".
La partita sembrerebbe chiusa, ma il rebus mantiene molti elementi incogniti, che ruotano attorno all’aumento di capitale. A parte la Camera di commercio, che ha già accantonato gli 8 milioni relativi alla propria quota (20%), gran parte degli altri maggiori soci pubblici appaiono in difficoltà. La Provincia di Verona ((17%), per bocca del presidente Elio Mosele ha sostenuto di non essere in grado di affrontare l’esborso. Disponibilità viene invece dalla ricca Provincia autonoma di Trento, che potrebbe opzionare fino al 20%. Ma in fondo rimane da capire il ruolo che Verona sarebbe disponibile a riconoscere a Veneto Sviluppo: le porte potrebbero restare chiuse a Save, ma non al suo socio pubblico. E in questo caso l’integrazione tra gli scali di Verona e Venezia potrebbe essere quindi uno scenario di secondo periodo.
Allo stallo sul mercato domestico fa riscontro l’attivismo all’estero. Save sta infatti trattando in esclusiva per l’acquisizione del 27,65% della società che gestisce lo scalo belga di Charleroi (3 milioni di passeggeri). "Siamo convinti – conclude Marchi – che in questa stagione possano emergere opportunità nuove, perché i prezzi non li fanno più i venditori. E noi siamo pronti a proporci, come partner industriali in tandem con primari fondi, anche per operazioni di taglia maxi".
PAOLO POSSAMAI
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2009/03/02/finanza/019adige.html