[SemiOT - Storia] 60 anni fa, a Superga...


I-CRIS

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9 Dicembre 2008
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Torino, TRN
http://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_di_Superga

« Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga » (Cinegiornale "Settimana Incom")
« Dice il cappellano della Basilica: "Ho sentito un rombo, paurosamente vicino, poi un colpo, un terremoto. Poi il silenzio. E una voce di fuori "Ė caduto un apparecchio!" » (Cinegiornale "Settimana Incom")


La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI siglato I-ELCE con a bordo l'intera squadra del "Grande Torino" si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Furono trentuno le vittime.

L'aereo stava riportando a casa la squadra da Lisbona, dove aveva disputato un incontro amichevole con il Benfica per festeggiare l'addio al calcio del capitano della squadra lusitana José Ferreira. Nell'incidente perse la vita l'intera squadra del Torino - il più forte club calcistico di tutti i tempi. La formazione del Torino aveva vinto cinque scudetti consecutivi, dalla stagione 1942-'43 alla stagione 1948-'49 (i campionati '43-'44 e '44-'45 non vennero disputati a causa della seconda guerra mondiale) e costituiva i 10/11 della nazionale. Insieme a Fausto Coppi e Gino Bartali, il Grande Torino aveva contribuito con le sue imprese a dare lustro a una nazione che cercava di risollevarsi dopo i terribili anni di guerra, di fascismo e di occupazione tedesca. Nell'incidente perirono anche i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l'equipaggio e tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Stampa). A identificare le salme dei periti venne chiamato tra gli altri l'ex commissario tecnico Vittorio Pozzo, che conosceva molto bene i calciatori del Torino. Lo spezzino Sauro Tomà, infortunato al menisco, non prese parte alla trasferta portoghese scampando miracolosamente all'incidente.

L'impatto che la tragedia ebbe in Italia fu fortissimo. Il Torino fu proclamato vincitore del campionato e gli avversari di turno, così come lo stesso Torino, schierarono le formazioni giovanili nelle restanti quattro partite contro la squadra granata. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto ai campioni. Lo shock fu tale che l'anno seguente la nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave.


Il volo e l'incidente
Il trimotore Fiat G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane, decolla dall’aeroporto di Lisbona alle 9:40 di mercoledì 4 maggio 1949. Comandante del velivolo è il tenente colonnello Meroni. Il volo atterra alle 13:00 all’aeroporto di Barcellona. Durante lo scalo, mentre l’aereo viene rifornito di carburante, la squadra del Torino incontra durante il pranzo quella del Milan che è diretta a Madrid.

Alle 14:50 l’I-ELCE decolla con destinazione l’aeroporto di Torino-Aeritalia (LIMA). La rotta seguita fa sorvolare al trimotore Cap de Creus, Tolone, Nizza, Albenga, Savona. All’altezza di Savona l’aereo vira verso nord, in direzione del capoluogo subalpino, dove si prevede di arrivare in un trentina di minuti. Il tempo su Torino è pessimo. Alle 16:55 l’aeroporto di Aeritalia comunica ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima (40 metri). La torre chiede anche un riporto di posizione. Dopo qualche minuto di silenzio alle 16:59 arriva la risposta: "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga". A Pino Torinese, che si trova tra Chieri e Baldissero, a sud est di Torino, c’è una stazione radio VDF (VHF direction finder), per fornire un QDM (Rotta magnetica da assumere per dirigersi in avvicinamento ad una radioassistenza) su richiesta. Giunti sulla perpendicolare di Pino, mettendo 290 gradi di prua ci si trova allineati con la pista dell’Aeritalia, a circa 9 chilometri di distanza a 305 metri di altitudine.

Poco più a nord di questa rotta c’è il colle di Superga, vicino al quale sorge la Basilica, in posizione dominante a 669 metri di altitudine. Alle 16:59 il trimotore dell’ALI si trova dunque approssimativamente tra Pino Torinese e Torino, a 2.000 metri di quota, a circa 9 chilometri di distanza dall’aeroporto di destinazione. Nei restanti tre minuti di volo (supponendo una velocità in corto finale di circa 180 km/h in 3 minuti l’aereo avrebbe dovuto coprire la distanza che lo separava dal campo di Aeritalia) l’aereo avrebbe dovuto perdere circa 1.700 metri, una volta allineatosi con la pista. Probabilmente però, a causa del forte vento al traverso sinistro, l’aereo nel corso della virata ha subito una deriva verso destra, spostandolo dall’asse di discesa e allineandolo con la collina di Superga.

Alle 17:03 un boato. L’aereo si è schiantato contro il terrapieno posteriore della Basilica, in volo orizzontale e allineato, senza un accenno di riattaccata o virata e si è praticamente disintegrato. L’unica parte rimasta parzialmente intatta è l’impennaggio. Alle 17:05 Aeritalia Torre chiama I-ELCE, ma non riceve alcuna risposta. Delle 31 persone a bordo non se ne è salvata nessuna.


Vittime dell'incidente

Giocatori
Valerio Bacigalupo
Aldo Ballarin
Dino Ballarin
Emile Bongiorni
Eusebio Castigliano
Rubens Fadini
Guglielmo Gabetto
Ruggero Grava
Giuseppe Grezar
Ezio Loik
Virgilio Maroso
Danilo Martelli
Valentino Mazzola
Romeo Menti
Piero Operto
Franco Ossola
Mario Rigamonti
Julius Schubert

Dirigenti
Arnaldo Agnisetta
Ippolito Civalleri
Andrea Bonaiuti (organizzatore delle trasferte della squadra granata)
Allenatori
Egri Erbstein
Leslie Lievesley
Osvaldo Cortina (massaggiatore)

Giornalisti
Renato Casalbore
Renato Tosatti
Luigi Cavallero

Equipaggio
Pierluigi Meroni
Celeste D’Inca
Celeste Biancardi
Antonio Pangrazi


Un pensiero agli Immortali: solo il fato li vinse.
 
RIP... era una squadra da leggenda quella che è perita a Superga. Non so quante volte mio padre mi ci abbia portato.