[TR] Sichuan e road trip nell’anticamera del Tibet


Challenger

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Volevo scrivere questo TR da un po’ di tempo, ma data la recente scarsita’ di tempo libero riesco a pubblicarlo solo ora. Sara’ un po’ lunghetto ma prometto che ne vale la pena, come sono valse la pena tutte le ore di auto e le piccole disavventure incontrate sul percorso.

Maggio 2024: Hainan Airlines apre il bisettimanale Milano-Chongqing con 787. I prezzi appena dopo l’apertura sono ottimi e convinco mia mamma e mia sorella a tornare in Cina, dopo tanti anni, per visitare insieme la provincia del Sichuan e le sue montagne.
Ero gia’ stato in Sichuan due anni prima, facendo un itinerario simile ma con leggere variazioni, integrero’ il TR con foto di quel viaggio ma per dovere di cronaca le annotero’ in corsivo.

Il piano prevede di incontrarci a CKG (io volando da SHA), spostarsi a Chengdu per visitare la citta’ dei panda, poi prendere un’auto a noleggio ed esplorare le vicine (si fa per dire) zone montuose per alcuni giorni prima di rientrare a Chengdu e lasciare infine Chongqing per gli ultimi 2-3 giorni.
Qui una mappa molto approssimativa del piano:

(il mio sogno e' di andare piu’ a ovest all’estremita’ della mappa, a Garze e Sertar, ma sono posti piuttosto difficili da raggiungere)

Il volo da MXP arriva a CKG al mattino prima dell’alba, ma io parto strategicamente il giorno prima da Shanghai con l’idea malsana di fare un po’ di spotting dopo l’arrivo.
Sveglia ad un’ora indecente e alle 5 di mattina sono al T1 di Hongqiao per prendere uno dei primissimi voli della giornata, con Spring Airlines. Mi ero ripromesso di non volare piu’ con loro viste esperienze pregresse. Spring Airlines si definisce la low-cost cinese, in realta’ costa nella maggior parte dei casi giusto un filo meno delle altre compagnie ma con servizio peggiore, quindi spendo volentieri quei pochi euro in piu’ per volare con altre compagnie che offrono bagaglio, posto e pasto a bordo inclusi. Questa volta l’orario ha la priorita’ sulla comodita’, e quindi Spring sia.

Il T1 di Hongqiao e’ il terminal vecchio di SHA, rinnovato qualche anno fa, landside e’ moderno e spazioso ma la parte airside e’ bruttarella: pochi posti a sedere, WC insufficienti con conseguenti file, e a differenza del T2 dalle vetrate si vede poco, anzi alcune sono state ricoperte con una orrenda pellicola per bloccare la vista sui piazzali, purtoppo una brutta tendenza che sta prendendo piede da queste parti soprattutto negli aeroporti minori.


Imbarco col Cobus sul nostro A321neo nuovo fiammante. I sedili sono tra i piu’ scomodi che abbia mai trovato, super-slim, imbottitura quasi inesistente e senza recline. Praticamente delle panche di legno.
C’e’ un limitato buy-on-board, e riconosco a Spring che i prezzi sono buoni per essere a bordo di un aereo. Ma quant’e’ bello il set dei mezzi aeroportuali in Lego?


Mi sono beccato un posto corridoio, e nonostante la scomodita’ del sedile ed essermi preso qualche colpo da carrellini e pax, per la stanchezza dormo quasi tutto il volo fino a... SBAM!!! “Ci stiamo schiantando!!!!!! ...ah no siamo solo atterrati!”.
Atterraggio duro, atterraggio sicuro (cit.).

A CKG, Spring opera al T2 (la maggior parte delle compagnie e voli internazionali sono al T3, piu’ grande e piu’ nuovo), questa volta usiamo la jetway, e la valigia arriva un attimo dopo di me al nastro in tempo record, dopo averla vista sulla tv sopra il nastro bagagli.
Ovviamente oggi c’e’ foschia e piovvigina, quindi niente spotting, prendo la metro monorotaia per una sola fermata per raggiungere l’hotel nella cittadina appena fuori dal T2.


Ora, il discorso hotel e’ una nota dolente del viaggiare in Cina. In generale gli hotel devono richiedere un’autorizzazione per ospitare stranieri, e questo non e’ un problema in strutture grandi o catene, e ovviamente per i brand internazionali. Molti altri hotel (che spesso hanno un miglior rapporto qualita’/prezzo) evitano la trafila e semplicemente rifiutano i clienti stranieri, quando va bene avvisando prima con una chiamata, altrimenti arriva la sorpresa al momento del check-in. Altri magari chiudono un occhio e fanno soggiornare lo stesso senza registrare la presenza (cosa che accadeva spesso una volta, ma ormai diventata rara, purtroppo). Per questo viaggio ho dovuto fare un sacco di chiamate per chiedere conferme, prima di prenotare. Ctrip, il sito che uso quasi sempre per prenotare in Cina, ha una funzione per filtrare gli hotel per stranieri, ma non e’ affidabile al 100%.

Ma torniano a CKG, in questo caso volevo stare nei pressi dell’aeroporto, e Ctrip mostrava solo 3 strutture per stranieri: un hotel con prezzo esagerato e due “minsu”, locande a conduzione familiare che spesso hanno poco da invidiare agli alberghi veri e propri: uno risultava fully-booked e l’altro disponibile con poche ma buone recensioni, non c’e’ altra scelta.
Arrivo all’indirizzo indicato nella prenotazione e non trovo il posto, solo una vecchia palazzina con l’ingresso di fronte a una stazione di raccolta dei rifiuti con relativo aroma.


Chiamo il numero della struttura (uno di quei casi in cui sapere un po’ di cinese salva la situazione) e una tizia mi dice che il vero indirizzo e’ diverso e che verra’ a prendermi. Dopo un po’ una signora a bordo di una motoretta elettrica mi chiama dalla strada e mi rendo conto che e’ la proprietaria del posto, carico valigia e zaino in modo precario sul mezzo e ci dirigiamo verso quello che si rivela essere un alloggio chiaramente abusivo che occupa un’intero piano di un anonimo condominio. Il posto e’ vecchio e lurido, la camera sporca con muri ammuffiti, decisamente il peggiore in cui sono stato in tutti questi anni in Cina, ma il letto e’ in condizioni utilizzabili e per una notte puo’ andar bene... Dopo il ritorno ho scritto a Ctrip (le recensioni erano chiaramente false) che mi ha poi chiamato per chiedere informazioni dicendo che avrebbero verificato ed eventualmente rimosso la struttura dal sito.

Avendo rinunciato allo spotting per il meteo, faccio un giro nel quartiere intorno che ha un paio di bei parchi e un salto in centro a Chongqing, ma alla fine desisto per la pioggia.
La mattina dopo, altra levataccia prima dell’alba, saluto le muffe e scappo felicemente dal tugurio. In pochi minuti di taxi sono al T3 per il tanto atteso ricongiungimento famigliare. Qui altro piccolo intoppo: l’aeroporto e’ ufficialmente aperto, ma e’ troppo presto come orario e diversi ingressi e passaggi sono chiusi, il che costringe a lunghissime camminate per raggiungere in qualche modo gli arrivi internazionali.
Il T3 e’ grande (foto di repertorio) ma ha un corpo a forma di X che lo rende relativamente comodo per raggiungere i gate piu’ lontani partendo dal centro.


Recuperate le mie compagne di avventura, altra corsa in taxi per la stazione nord di Chongqing e lunga attesa per il treno che avevo prenotato due settimane prima, tenendo un po’ di buffer time in caso di ritardo del volo. Purtroppo i treni ad alta velocita’ viaggiano quasi sempre pieni, quindi vanno prenotati con largo anticipo e i cambi last minute, benche’ teoricamente possibili, non si riescono a fare causa posti esauriti. E’ impressionante come nonostante la continua costruzione di nuove linee, le mega-stazioni e le tante frequenze, il sistema ferroviario faccia comunque fatica a gestire la mole di gente che si sposta su treno tra le diverse citta’.
Le stazioni dei treni ad alta velocita’ in Cina si assomigliano tutte, ma una differenza rispetto a Shanghai e’ che qui c’e’ gente che fuma tranquillamente dentro alla stazione appestando l’aria. E vige lo sputo libero (sempre all'interno!). Per il resto e’ quasi come prendere un volo: prima ci sono i controlli di sicurezza e passaporto in ingresso alla stazione, poi si aspetta l’inizio dell’imbarco al gate del relativo binario, si scansiona il passaporto (controllato anche in uscita a destinazione) per scendere alla piattaforma e ci si mette in fila al proprio numero di carrozza.


Il nostro treno impiega un’ora mezza per coprire i 260km che separano Chongqing e Chengdu East station, anch’essa fuori dal centro ma ben collegata con la metro. Arriviamo in hotel, non lontano dalla stazione, il resto della giornata passa con un po’ di relax tra un parco, centro commerciale e ristorantini. Questi distretti nuovi ormai si assomigliano tutti


I due giorni seguenti sono dedicati alla citta’ di Chengdu, capoluogo del Sichuan, famosa per i panda, la cucina piccante che fa largo uso di pepe del Sichuan, le sale da the e il cielo grigio (insieme a Chongqing, la meno soleggiata tra le grandi citta’ cinesi, statisticamente).
E per rimanere in tema, il piu’ importante polo dell’industria aeronautica cinese con il gruppo AVIC che qui pero’ produce soprattutto roba militare. Tra l’altro nel Sichuan ci sono molte scuole di volo, e fuori dalle citta’ a volte si vedono svolazzare aerei di aviazione generale, cosa rara nelle province orientali.

Prima tappa, Qingyang Temple, antico e importante tempio taoista


Kuanzhai alley, via in stile tradizionale cinese ma diventata un po’ una trappola per turisti, ok per una breve visita a patto che non sia troppo affollata




I negozi di souvenir e altre cose a tema panda si sprecano


Tipo questo panda gigante che si arrampica su un centro commerciale


People’s Park in centro. Anche qui, come nel parco omonimo di Shanghai, nel weekend si tiene il folkloristico “matchmaking market” dove vengono esposti gli annunci matrimoniali di single alla ricerca di transazioni economiche dell’anima gemella. Principalmente scritti dai genitori, ansiosi di diventare “rami secchi” ovvero famiglie senza progenie perche’ il/la figlio/a sta raggiungendo l’eta’ critica dei 30 anni senza essere sposati e con figli, vero e proprio scandalo. Sono interessanti da leggere per via degli stringenti e per noi insoliti requisiti e offerte, soprattutto in termini economici/patrimoniali.


Anshun Bridge, un bellissimo ponte coperto illuminato di sera. Si dice che sia stato visitato da Marco Polo, ma il ponte e’ stato ricostruito piu’ volte nel corso della storia e quello attuale e’ del 2003. La zona e’ molto carina, da una parte del fiume ci sono bar e locali con musica dal vivo, dall’altra tranquille vie alberate lungo un canale, tutte illuminate.
















Tianfu Square, la piazza centrale di Chengdu. Tanta polizia e check-point per entrare nella parte centrale.


Mao che saluta il centro commerciale di fronte coi negozi di lusso noi proletari


L’idea era di visitare il museo di Chengdu che si affaccia sulla piazza, ma abbiamo beccato il giorno di chiusura (lunedi’). Tra l’altro di fronte al museo c’e’ una moschea, a Chengdu c’e’ infatti una minoranza di cinesi mussulmani Hui (da non confondere con gli uiguri che sono un gruppo etnico diverso), un segno degli antichi commerci su questa remota diramazione della via della seta.

Wuhou Temple, un grosso e meraviglioso tempio dedicato a due personalita' del periodo storico dei Tre Regni, Zhuge Liang e Liu Bei, diventati celebri personaggi in alcune opere letterarie. Il tempio e’ ricco di pagode ed edifici tradizionali in legno, con giardini curatissimi e tanti bonsai, e una famosa vietta tra mura rosse immersa tra alberi di bambu’.




















Alla sera vado a ritirare l’auto a noleggio, una Toyota Levin, berlina tipo Corolla ma piu’ piccola.
Piccolo problema: l’intera citta’ di Chengdu ha un sistema di limitazione alla circolazione basato sul numero della targa (tipo targhe alterne, ma piu’ complicato in base al numero). Ovviamente la sfiga vuole che l'auto non puo’ circolare domani, l’unica opzione e’ di uscire dai confini cittadini entro le 6am quando inizia il divieto, e questo significa partire prima delle 5, l’ennesima levataccia.

(continua...)
 
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Sciamano

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Toyota Levin 😍....ah no, non è quella 🥲😂
Bellissimo il ponte, un po' meno la residenza di lusso di Chongqing 😁
 
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Inizio ruvidissimo tra Spirit e stamberga, prosieguo mica male!

Tra l’altro io e Chengdu abbiamo un conto in sospeso. All’epoca in cui BA ci volava, trasportando peraltro aria o poco piú, ho provato ad andarci per un complice weekend lungo dato che un amico abitava là. Bene, proprio quel giorno il volo era in overbooking e venni rimbalzato.

Per di piú io i panda non li posso soffrire…
 

BAlorMXP

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Sono stato a Chongqing e Sichuan l’anno scorso e mi è venuta quasi la lacrimuccia da quanto incantevole siano quelle zone. Viaggio almeno una volta l’anno in Cina perché il mio ragazzo è del loco e devo dire che mi sono ritrovato totalmente nelle descrizioni che hai fatto. Inizio meraviglioso. Aspetto il seguito con molta gioia.


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Challenger

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La cosa positiva del partire cosi’ presto e’ che non c’e’ traffico, cosa importante dato che ci aspettano 450km in circa 7 ore (qualcosa in piu’ con le pause). La prima meta’ del tragitto e’ in piano, il resto in mezzo alle montagne sulla nuovissima autostrada inaugurata pochi mesi prima (anzi nemmeno finita del tutto, l’ultimo tratto era ancora in costruzione), tutta viadotti e gallerie e praticamente deserta. Le strade in questo viaggio erano tutte in condizioni eccellenti. Purtroppo non si puo’ dire lo stesso di come guidano i locali (mi autocensuro altrimenti e’ la volta buona che mi deportano).

La destinazione e’ Jiuzhaigou (pronuncia: gi-ou-giai-go’), forse sconosciuta ai piu’, ma famosissima in Cina per gli incantevoli paesaggi montani e i laghetti dalle acque trasparenti in cui si vedono alberi e detriti calcificati.

Ci lasciamo alle spalle la grigia pianura con la solita pioggerellina fastidiosa, costeggiando la citta’ di Mianyang dove ero stato due anni prima, rimanendoci bloccato per 3 giorni a causa di restrizioni Covid, poco male perche’ pur non essendo famosa a livello turistico mi era piaciuta... tranquilla rispetto a citta’ di simili dimensioni, vicina alle montagne, con un bel lungofiume e soprattutto avevo l’hotel vicino all’aeroporto da cui potevo ammirare il traffico di cessnini e piperozzi della scuola di volo locale, oltre ai voli di linea!
E proprio da Mianyang parte la nuova autostrada verso le montagne, il viaggio trascorre veloce ammirando i paesaggi man mano che si sale di altitudine dai 400m di Chengdu fino a 3000 per poi ridiscendere leggermente verso il villaggio di Zhangzha accanto all’ingresso della valle di Jiuzhaigou. Le montagne segnano un confine non solo geologico: qui tradizionalmente iniziava la regione del Tibet con etnia e cultura tibetane, relativamente isolate dal continente. Il Tibet, dopo l’inv la “liberazione” negli anni ‘50, e’ stato smembrato tra la provincia del Tibet attuale e le adiacenti province di Yunnan, Sichuan, Qinghai e Xingjiang. Questa parte, finita amministrativamente nel Sichuan, ne costituiva la regione orientale, con paesaggi piu’ variegati e secondo me interessanti rispetto al freddo e brullo altopiano, molto ricca dal punto di vista culturale con antichi villaggi e innumerevoli monasteri buddisti.
Oggi ci si arriva comodamente in autostrada (e tra poco anche in treno), ma fino a pochi decenni fa queste zone erano molto isolate e povere. Il turismo ha iniziato a svilupparsi solo da una ventina d’anni, e sta esplodendo negli ultimi anni fino ai limiti dell’over-tourism per Jiuzhaigou.

La cittadina di Zhangzha al tramonto


Arriviamo in hotel che e’ quasi sera, il meteo e’ peggiorato e siamo passati dai 30+ gradi della pianura a circa zero. Non ci resta che cenare con piatti tipici del posto e sichuanesi. In foto: carne di yak con verdure sulla piastra, cavolfiore e carne di maiale su letto di cetrioli con aglio sminuzzato (il tutto accompagnato da riso in bianco e the). Tutto buonissimo, e non troppo piccante, nella maggior parte dei casi si puo’ chiedere poco o “no spicy”.


Il biglietto d’ingresso alla valle di Jiuhzhaigou va acquistato in anticipo online e costa circa 300 yuan (sui 40 euro), non poco soprattutto per gli standard cinesi. Solitamente in questi posti turistici bisogna ritirare il biglietto cartaceo, ma il giorno dopo all’ingresso del parco non c’e’ nemmeno una biglietteria o un punto informazioni a cui rivolgersi, chiedo a una guida che sta accompagnando un gruppo e mi dice che il biglietto e’ associato al numero di passaporto inserito al momento della prenotazione, e che va scansionato ai tornelli per entrare, questo per limitare il fenomeno dei bagarini dato che i posti giornalieri sono limitati.
In pratica ai turisti stranieri sprovvisti delle app locali necessarie (per prenotare e pagare) e’ preclusa la possibilita’ di comprarsi il biglietto e devono quindi rivolgersi ad agenzie o intermediari.

Purtroppo il meteo e’ pessimo, fa freddo e piove costantemente, e le montagne sono immerse nelle nuvole... i laghetti sono belli anche cosi’, ma non e’ sta stessa cosa. Solo in uscita smette finalmente di piovere ma ormai si sta facendo tardi










Due anni prima era andata meglio, quindi posso postare foto che rendono giustizia alla bellezza del posto (e prima che vietassero i droni quasi dappertutto all’interno!).
In quell’occasione, la proprietaria della locanda dove stavo era una tibetana del posto, e mi aveva proposto di entrare a prezzo scontato tramite un suo parente che ha la residenza nella valle di Jiuzhaigou dove ci sono alcuni piccoli villaggi abitati da locali che hanno accesso da un ingresso secondario (e che arrotondano facendo entrare turisti abusivamente). La cosa stramba e’ che le auto vengono controllate, tipo dogana, ma solo di giorno dopo le 6am, quindi alla mattina presto un tizio viene a prelevarmi in auto, mi porta dentro la valle passando attraverso il check-point non presidiato e dopo un pezzo di strada di montagna mi ospita a casa sua dove devo aspettare le 8.00 quando partono i bus interni per i turisti.
E’ una tipica casa tibetana con arredamento tradizionale, con un ampio soggiorno con coloratissimi mobili e intricate decorazioni lungo tutte le pareti, proprio come i loro templi, e l’immancabile focolaio in mezzo alla stanza usato per cucinare e scaldare con la legna. La casa e’ stata rinnovata di recente dopo un terremoto (siamo in una zona fortemente sismica), pero’ e’ gelida, il mio trafficante mi offre the caldo. Sua moglie e i bambini si sono appena svegliati e si preparano per andare a scuola.


Dopo un paio d’ore in cui rischio l’ipotermia e’ ora di partire, altro breve tragitto in auto alla prima stazione dei bus turistici.


La valle di Jiuzhaigou e’ profonda circa 35km e a circa meta’ si biforca a Y, entrambi i rami sono visitabili. All’interno le auto private sono vietate (a parte quelle dei residenti), per visitare c’e’ un effiiciente servizio di bus turistici che collegano le stazioni vicine ai vari punti di interesse. Per chi volesse, e’ possibile farsi tutto l’itinerario a piedi lungo un percorso pedonale separato dalla strada. La soluzione migliore e’ fare un mix: camminare tra stazioni non troppo distanti (e dove i paesaggi sono piu’ belli) e prendere il bus sulle sezioni piu’ lunghe (soprattutto nella parte bassa della valle) per riempire una giornata. Altitudine compresa tra 2300 e 3100m.
Ma ora basta informazioni turistiche, partiamo dal punto piu’ alto visitabile della valle, sulle rive del Long Lake, il lago piu’ grande. Questa e’ anche l’unica zona dove sono rimasti gli alberi originali, il resto della valle era stato completamente disboscato per la legna fino agli anni ’80 e in seguito riforestato.








Five colors pond, che riceve l'acqua da un condotto naturale sotterraneo






Il percorso pedonale e' un sentiero rialzato di assi di legno



Un tunnel con luci psichedeliche... ma perche'?











Passiamo all’altra valle… Arrow bamboo lake








Five flower lake












Pearl shoal waterfall










Altri laghi e cascate












(continua...)
 

Ulk87

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8 anni vissuti a Chongqing e, complice anche la chiusura del sito per il terremoto dal 2017 al 2021, mai avuto l'occasione di visitare Jiuzhaigou. Grazie mille per le splendide foto e per risvegliare ricordi di quei tempi!
 

Challenger

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Di solito chi visita Jiuzhaigou va a vedere anche Huanglong, una valle piu’ piccola con acque termali e terrazzamenti naturali che sembrano piscine dai colori spettacolari (ma non si puo’ fare il bagno). La proprietaria della locanda mi consiglia un posto simile, un po’ piu’ lontano ma meno famoso e poco frequentato dai turisti, Shenxianchi (“Immortals’ Pools”). Val la pena dedicarci una giornata, anche per i panorami lungo il tragitto. Mi consiglia anche di andare ulteriormente verso nordovest dove ci sono alcuni antichi villaggi tibetani da dove viene la sua famiglia, intaccati dal turismo, ma un giorno non basta e non ce la farei.

Si parte quindi di buon mattino da Zhangzha, la strada sale fino a una bizzarra sequenza di tornanti in mezzo a pascoli di mucche e yak che non si fanno problemi ad occupare la strada












La strada sale fino a questo passo a 3688m. Fortunatamente non ho problemi con l’altitudine, a parte il fiatone e improvvisa stanchezza nelle gambe che mi vengono dopo pochi scalini.






La strada poi scende fino a destinazione nel fondovalle. Pagato anche qui l’obolo, stavolta più economico (circa 5 euro), inizia la visita a laghetti e piscine calcaree, una meraviglia della natura.








I colori sono semplicemente incredibili




























(continua...)
 

Challenger

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Toyota Levin 😍....ah no, non è quella 🥲😂
Bellissimo il ponte, un po' meno la residenza di lusso di Chongqing 😁
Pensa che per un attimo avevo letto Toyota LENIN e mi stava salendo l'Internazionale 😂

8 anni vissuti a Chongqing e, complice anche la chiusura del sito per il terremoto dal 2017 al 2021, mai avuto l'occasione di visitare Jiuzhaigou. Grazie mille per le splendide foto e per risvegliare ricordi di quei tempi!
Non sapevo fosse rimasto chiuso cosi' tanto tempo, ma avevo letto che il terremoto aveva fatto parecchi danni. Direi di cercare ora l'occasione, hanno appena aperto la ferrovia da Chengdu a un posto più vicino a Jiuzhaigou che accorcia il viaggio. Grazie a te!
 

Ulk87

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Non sapevo fosse rimasto chiuso cosi' tanto tempo, ma avevo letto che il terremoto aveva fatto parecchi danni. Direi di cercare ora l'occasione, hanno appena aperto la ferrovia da Chengdu a un posto più vicino a Jiuzhaigou che accorcia il viaggio. Grazie a te!
Purtroppo (o per fortuna) mi hanno trasferito e con il pupo in arrivo sarà difficile a breve, ma sicuramente torneremo per un giro da quelle parti appena ci saranno le condizioni. :)
 

Challenger

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Flash-forward: il giorno dopo la visita sotto la pioggia a Jiuzhaigou, come prevedibile, torna il bel tempo. Prossima tappa: la cittadina di Songpan, un tempo città di confine e centro di commerci lungo una delle poche e precarie vie di comunicazione verso il Tibet, quasi ai piedi dell’altopiano. Sarebbero poco più di due ore di auto tra paesaggi alpini, ma il tempo si dilata con le frequenti soste in punti panoramici e templi tibetani.




Questo per esempio, mai sentito e non riportato su mappe e informazioni turistiche su cui mi ero documentato. È grande e si vede dalla strada, quindi una sosta è d’obbligo. Niente biglietto e non c’è praticamente nessuno, a parte un paio di vecchiette tibetane che chiedono soldi, atmosfera un poco spettrale.
Lungo il perimetro c’è un lungo corridoio con centinaia di ruote di preghiera, il tempio sembra rinnovato di recente al contrario del resto del villaggio che ha case vecchie e malmesse, ma tipiche.














Le decorazioni sono dipinte a mano. Questo ragazzo sta pitturando la “ruota della vita”, una raffigurazione che si trova spesso all’ingresso dei templi tibetani. Per il significato e la filosofia associata, rimando a questo post nel TR di 13900 fatto dalla parte opposta dell’Himalaya




Ed eccoci arrivati a Songpan. La città vecchia con la cinta muraria è stata rifatta, c’è poca gente ed è una piacevolissima camminata lungo la via centrale. Da visitare, il vecchio ponte coperto, il piccolo quartiere mussulmano con scene splatter nella macelleria halal e i negozi di souvenir, che vendono la stessa identica roba di altri posti ma qui i prezzi sono i più bassi e non serve contrattare più di tanto.










Cena a base di ravioli (buoni)


Tramonto e la nostra Toyota, sufficiente per queste strade di montagna e parca nei consumi


Il nostro alberghetto è fuori città, non è stato facile trovarne uno dato che qui quelli per stranieri sono davvero pochi, a differenza di Zhangzha. Alla reception c’è un signore che, appena entrati, ci guarda come se gli fossero apparsi davanti dei fantasmi. Senza dire nulla alza il telefono e chiama un ragazzo che parla due parole di inglese, prende i passaporti, inserisce i dati con l’abilità di un hacker e ci dà le chiavi in tempo record. Il posto si trova ai piedi della collina/montagna che è stata spianata per ricavarci l’aeroporto di Huanglong, uno dei più alti del mondo, che però ha pochissimi voli al giorno. Ovviamente devo farci un salto... questo è il terminal, a 3450m di altitudine, purtroppo niente voli in quelle ore:


Questa foto (non mia) di un avvicinamento rende l’idea di come è stata scavata la montagna

Chuanzhu temple, altro tempio buddista tibetano nei dintorni di Songpan. All’ingresso, come in tutti i templi, sono affissi manifesti e poster di propaganda del partito. Inutile dire che è pieno di telecamere. Due anni prima l'avevo trovato chiuso per Covid.
















Il giorno dopo puntiamo ad una breve visita all’altopiano vicino a Songpan, perché nonostante la distanza alla fine il posto merita. Il tragitto percorre una valle fino in fondo con poca salita, sulla strada pochissime auto ma tanti camion (a fianco c’è una ferrovia in costruzione, impressionante quanto stanno costruendo). Poi, dopo una manciata di km di salita in galleria, il paesaggio cambia completamente: spariscono i paesaggi alpini, con montagne innevate e boschi, e superato un passo ci si ritrova su una superficie di sconfinati prati verdi a perdita d’occhio, a 3800m di altitudine. Benvenuti nella piana di Ruoergai (o Zoige, in tibetano).
Non c’è praticamente nulla (a parte qualche capanno o tenda di pastori di yak per l’estate) e i due villaggi più vicini sono rispettivamente a 2.5 e 3.5 ore di auto. L’aria è fresca e talmente limpida che le colline all’orizzonte danno l’illusione di essere più vicine di quanto non lo siano in realtà.
Viste da un tratto di strada per località Hongyuan. In estate i prati sono usati come pascoli per yak e cavalli dai locali pastori tibetani.














 

Sciamano

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Certo che se m'avessi detto subito della Pamukkale tibetana avrei evitato di farmi odiare da te che mi hai raccontato la storia di mezza Cina senza poi darci (io) un seguito 😅
 
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Challenger

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Nel viaggio precedente (con le restrizioni Covid ancora in corso) il piano era di visitare i dintorni della cittadina di Zoige, peccato che dopo aver guidato mezza giornata e giunto finalmente alle porte del villaggio, ero incappato in un check-point della polizia che richiedeva il risultato negativo del tampone entro le 24h anziché le usuali 48 e il mio era ormai scaduto da poco. A dire il vero le altre auto venivano fatte passare senza controlli, ma appena visto uno straniero erano scattati controlli lunghi e accurati a me e all’auto, e infine il respingimento “per la mia sicurezza”. Mai capito se il tampone c’entrasse davvero qualcosa. Comunque ero dovuto tornare indietro a Songpan alla ricerca dell’ospedale dove fare il test e aspettare il dannato QR code col risultato, ormai di sera.


Avendo buttato la giornata, non potevo quindi che accorciare il giro, tagliando Zoige e recandomi direttamente alla tappa successiva sull’altopiano, Hongyuan. Non tutto il male vien per nuocere, perché ho scoperto che i panorami da quella strada sono ancora più belli.














Certe colline sembrano lo sfondo di Windows XP, chi se lo ricorda?




In origine questa zona era in gran parte una palude, la più grande del mondo ad elevata altitudine, il terreno è formato da uno spesso strato di torba nera che congela per diversi mesi all’anno. Negli anni’ 70 la palude venne drenata con canali per ricavare pascoli, scelta disastrosa per l’ambiente che ha ridotto la vegetazione e accelerato desertificazione ed erosione (ci sono frequenti cedimenti e lavori per consolidare le strade). Dagli anni ’90 sono state introdotte misure per proteggere l’area e ripristinare almeno parzialmente l’ambiente, il sito è iscritto alla convenzione di Ramsar sulle zone umide ed è importante per gli uccelli migratori (e ottimo per birdwatching).














Anche qui, la scelta di alloggi è limitata. Ufficialmente non c’era nulla di disponibile per stranieri (cercavo last-minute causa il cambio di programma) ma dopo qualche chiamata disperata attingendo da Ctrip trovo un posto gestito da una famiglia tibetana con casette di legno in mezzo alla prateria. Sarebbe fully booked, ma mi danno il “bungalow” più grande che è parzialmente adibito a ripostiglio. Puzza di cavallo e la porta si chiude infilandoci una bacchetta da take-away al posto del chiavistello, ma è pulito e va benissimo.
Per completare il check-in bisogna aspettare la visita della polizia che arriva da Hongyuan città per identificazione e foto. Nell’attesa scambio due chiacchiere con i proprietari e parenti vari che in estate abitano lì (non ho capito dove passano il resto dell’anno, in inverno qui le temperature sono siberiane), i giovani parlano bene il cinese mandarino oltre al tibetano, che è una lingua completamente diversa (scrittura inclusa).
Sono molto ospitali e a parte questo alloggio affittano i terreni intorno ad allevatori, a quanto pare è un business che rende bene… con l’efficienza dei trasporti il commercio di carne e latte di yak è salito molto negli ultimi anni, ed è possibile farseli recapitare anche a Shanghai ordinando comodamente online. Dicono che la carne sia migliore rispetto agli allevamenti intensivi e non stento a crederci. Tradizionalmente qui la carne di yak viene essiccata all’aria aperta dopo averla tagliata a strisce e ricoperta di spezie, peperoncino e sesamo, ma si trova anche fresca. Altro prodotto locale è il miele, in estate i prati sono pieni di fiori. Mettiamoci anche degli snack e delle caramelle (tipo Galatine senza zucchero) fatti con latte di yak.
Nonostante la modernità e le auto, sembra che tutti abbiano i cavalli e i bambini imparano a cavalcare fin da piccoli.


Tramonto sul vicino villaggio




Nelle vicinanze c’è un tempio buddista tibetano, anche se un po’ malandato con le praying flags sbiancate dal sole e qualche stupa crollata


















Piccola parentesi cessuale: in generale i WC dei posti turistici (dove si paga il biglietto) sono tenuti molto bene. Quelli in città vanno dal buono all’utilizzabile. Andando nei villaggi, paesini e soprattutto nell’altopiano (dove dubito che l’allacciamento fognario arrivi ovunque) sono essenzialmente dei buchi nel terreno, potete immaginare le fragranze.
Il primo è il mio preferito, modello panoramico con annesso torrente per sentirsi tutt’uno con la natura


Un angolo della prateria è attraversato dal tratto superiore del Fiume Giallo, che qui sembra uno specchio














Arnie per le api


Proseguendo lungo il tragitto si arriva alla cittadina di Hongyuan, di recente costruzione, centro amministrativo della zona e unico posto con dei negozi nel raggio di almeno un centinaio di km. C’è polizia e camionette della polizia militare quasi in ogni via e una quantità spropositata di telecamere persino per gli standard cinesi. Soprattutto avvicinandosi alla piazza centrale, dove per un incrocio ci sono ben 20-25 telecamere


Con il controllo e la sorveglianza capillare è molto difficile che trapelino notizie su cosa succede da queste parti, dietro alla facciata di apparente tranquillità. Ogni tanto qualche tibetano decide di suicidarsi dandosi fuoco pubblicamente, un modo veramente terribile di protestare e farla finita. Le rare proteste di cui si ha notizia non finiscono bene per i locali, come in questo evento recente. Se si pensa che nelle città la polizia a volte si attiva anche solo per un commento sbagliato su un social o in una chat, come abbiamo ben visto durante la pandemia, non oso immaginare nei posti dove le maglie del controllo sono ancora più strette*.
Ci sono diverse zone “sensibili” in Sichuan dove è completamente vietato l’accesso agli stranieri. Per quanto riguarda la provincia del Tibet vera e propria, gli stranieri la possono visitare solo aggregandosi ad un tour organizzato seguendo itinerari prestabiliti**.
*avviso: le informazioni qui sopra sono fake news di occulte forze straniere e non corrispondono alla realtà. La popolazione vive in armonia e prosperità.
**Come mi è stato spiegato, il motivo è che in quelle zone i servizi e hotel non sono adeguati alle aspettative degli stranieri che sono notoriamente abituati al lusso. Quindi per non farli sentire a disagio, il governo, molto premuroso, ne ha proibito l’accesso. Non ci sono altre motivazioni. Chiaro?!?



Ma torniamo al viaggio. Proseguendo verso sud si passa davanti all’aeroporto di Hongyuan-Aba (Ngawa in tibetano, il nome di questa regione del Sichuan), a 3500m slm. Da Wikipedia, fa poco meno di 23mila pax e 570 movimenti annuali, con due soli collegamenti, Chengdu e Lhasa. L’avvicinamento deve essere uno spettacolo… peccato che i voli siano carissimi.
Il terminal, anche qui niente aerei in vista




La strada poi prosegue in direzione Garze verso il confine amministrativo del Tibet, ma sono altre centinaia di chilometri. Quasi controvoglia svolto verso est, direzione pianura. La strada scende dall’altopiano dentro alla stretta e lunga valle di Heishui, in mezzo a boschi alpini, costeggiando un torrente dall’acqua cristallina, in parte proveniente da ghiacciai come il vicino Dagu glacier.


A metà della valle c’è la cittadina di Heishui, quasi tutta di recente costruzione, ottima per una sosta e risposare una notte. La temperatura è perfetta per una lunga passeggiata lungo il torrente, da una parte all’altra lungo la città, gustando un gelatino. Regna la pace e il silenzio, sembra un altro pianeta rispetto al caos e il traffico delle grandi città.






In teoria non c’è niente di particolarmente interessante da vedere, ma il giorno dopo lascio il posto a malincuore, pensando che non mi spiacerebbe affatto rimanere qui qualche altro giorno per fare camminate in montagna alla scoperta dei remoti villaggi arroccati sui monti delle innumerevoli valli laterali.



(continua...)
 

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26 Aprile 2012
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Che invidia. Ho una voglia matta di vedere il Tibet, mi sono divorato i video di una ragazzina cinese che se l'è girato in scooter, ma ovviamente a noi non è concesso.

Qualche tempo fa ho letto Eat the Buddha, una storia per l'appunto di un villaggio tibetano dove, ogni tot, qualcuno si dà fuoco. Pura propaganda, ovviamente!