Il mio ultimo volo risale all'8 marzo, il giorno del lockdown. Dovevo essere su uno splendidamente taiwanese volo Eva Air diretto da Taipei a Malpensa, nientepopodimenoché in bizniz class, ma il coronavirus aveva già deciso di incasinarci le vite da un mese abbondante, e il mio volo veniva spostato su Parigi. Per cui il mio ultimo-ultimo volo diventava un assai meno glorioso Parigi-Milano con easyJet, con scalo fai-da-te no-alpitour ahi-ahi-ahi allo Sciarl de Gol. Ne parlerò, prima o poi...
...ma prima il lockdown. E lo smart working. E pure dopo il lockdown, uno diventa un orso e passa la voglia di uscire con tutti i no-vax, no-mask, no-tax e no-pax che ci sono in giro. #diventeremomigliori.
E poi al lavoro non ne potevo più. Avevo bisogno di staccare gli occhi e la mente dal mio mondo che, ultimamente, è un set-up dual monitor, dual keyboard e dual mouse che neppure le dattilografe del Senato mi stanno dietro.
Così guardo un po' se c'è la possibilità di andare da qualche parte, possibilmente lontano dalle menti innocenti che si beccano il covid a ballare naso a naso e culo a culo a Ibiza, Krk, Porto Cervo o Mykonos. Svezia? No, troppi contagi, l'immunità di gregge non ha funzionato. Finlandia? Zero voli. Costa basca? Magari, ma poi il tampone è obbligatorio e anche no. Irlanda. Verdi pascoli, bassa densità abitativa, 10 o 15 gradi in meno che a Milano, ottime probabilità di trovare pioggia. L'Italia è nella green list irlandese (mai colore fu più appropriato), dall'Irlanda nessuna restrizione per rientrare in Italia. Persone mediamente cordiali ed educate. Non visito l'isola smeraldo come turista da cinque anni: tre/quattro giorni a camminare per sentieri e vallate ci stanno tutti. Prenoto.
La scelta dei voli non è particolarmente ampia: Ryanair, opzionalmente da Bergamo o Malpensa; AerLingus non pervenuta, volo con scalo direi non se ne parla. Il volo da Bergamo ha orari migliori, i prezzi sono bassi per entrambi: con 100€ ci sta volo, posto e bagaglio imbarcato.
Posto: ora, non che non mi fidi, ma ecco, sì, non mi fido: quindi vorrei almeno il sedile a fianco libero. A partire dal giorno prima inizio a spostare il mio posto non appena quello a fianco si riempie, e sposta che ti sposta, arrivo al 4F: il volo sarà quasi pieno. Un terzo turisti italiani, un terzo turisti irlandesi di rientro, un terzo adolescenti che vanno a imparare l'inglese e che sembra siano completamente ignari di quello che è successo negli ultimi sei mesi, o forse è solo la pubertà e la scoperta che limonare duro non è poi così male come sembra a sei anni.
Il volo parte ragionevolmente alle dieci e qualcosa, e svogliatamente vado a Centrale a prendere uno degli Orio Shuttle a frequenza ridotta: un tempo ce n'era uno ogni venti minuti, mentre ora sono uno all'ora; il che significa aggiungere almeno 30/40 di buffer e, quindi, togliere 30/40 minuti di sonno. Non sono quindi esattamente ben predisposto nei confronti dell'umanità.
Il bus almeno è vuoto e, in meno di quarantacinque minuti, dirigo già la mia rispettabile persona ai banchi check-in Ryanair, dopo aver dato un occhio alle partenza.
Ammetto che, a Bergamo, non mettevo piede in partenza dal gennaio 2019, ma lo shock nello scoprire che il check-in è diventato self-service è notevole. Io però ho lo zainone, e quello non si può fare da solo; la solerte addetta mi incanala nella fila del drop-off vecchia maniera, dove ci sono poche persone, che nonostante tutto ci impiegano venticinque minuti a consegnare tre bagagli e due container a testa. L'addetta al check-in è nascosta dietro uno schermo di plexiglas (ma senza mascherina - non proprio benissimo), e mi etichetta lo zaino in meno di cinque secondi, invitandomi a consegnarlo al banco oggetti fuori misura. E così sia.
Prima dei controlli, mi pare ci siano decisamente più persone del dovuto. La lista dei voli non è lunghissima, ma sembrano tutti abbastanza pieni; altrimenti non si spiega la coda chilometrica al controllo sicurezza dove il distanziamento sociale è messo in secondo piano dallo stare attaccati al culo di quelli di fronte, forse per la paura di non riuscire ad arrivare all'agognata macchinetta per i raggi x in tempo. La coda comunque scorre piuttosto agevolmente, e in un battibaleno mi ritrovo a togliere la cintura, tirare fuori la mercanzia elettronica, e l'amuchina nella sua bustina richiudibile trasparente da litro, che è pur sempre un liquido (pure infiammabile!).
Eppure, una volta airside, gli spazi sono più aperti, c'è meno affollamento, per non dire che il terminal è piuttosto vuoto, e molti negozi sono chiusi. Quelli aperti sono vuoti, ma lo erano comunque anche prima. Alzi la mano chi ha mai visto un singolo avventore da Boggi!
Vista la situazione, potrebbero almeno cambiare la segnaletica per gli imbarchi extra-Schengen ed evitare di far fare il giro di tutti i negozi...
Un poliziotto particolarmente zelante mi controlla il passaporto più accuratamente di quanto nessun poliziotto abbia mai fatto e noto che non indossa guanti - è così zelante che lo chiamerei il Demetrio Albertini della Polaria, ma invece che smistare palloni, smista microbi.
Arrivo al mio rutilante gate (con imbarco a piedi) che la coda priority è quasi esaurita, anche se nessuno dei non priority sembra capire che deve immettersi nella coda alternativa. Ci penserà una scorbutica addetta Ryanair a ricordarlo a due malcapitati che si avventurano dopo l'ultimo priority e vengono ricacciate indietro. Un po' la capisco, visto che il collega che doveva (credo) aiutarla, arriva quando ormai metà dei non-priority avevano ormai completato l'imbarco.
Volo: FR 9429
Tratta: Milano-Orio al Serio (BGY) >>> Dublin (DUB)
Aereo: Boeing 737-8AS
Età: 14.8 anni
Reg: EI-DHW
Posto: 4F
Sched/Actual: 1025-1200 // 1032-1136
Durata volo: 2h 04′
Gate: B4
Imbarcarsi a piedi e senza bus o jetbridge aiuta il distanziamento sociale, e permette una buona foto dell'avione. Non capisco perché non si faccia più spesso
Visto che tutti i priority sono già belli che a bordo, e non ho trolley da mettere in cappelliera, prendere possesso del mio 4F con la fila vuota è una pacchia; nonostante tutto, il volo sarà quasi pieno, a parte qualche posto libero qua e là, tra cui quello che distanzierà me e la mia vicina.
Arrivati gli ultimi 15/20 passeggeri, quasi tutti seduti nelle prime 10 file, siamo pronti per andare. La giornata è bigia. Il comandante è un loquace irlandese che ci comunica che oggi il clima a irlandese è simile a quello lombardo (non capisco se in tono orgoglioso o di sberleffo). La rotta passerà sopra Zurigo, Lille, Londra e da lì diretto per Dublino.
Unica novità di rilievo nella dimostrazione di sicurezza è l'annuncio di rimuovere le mascherine prima di mettere la maschera per l'ossigeno in caso di depressurizzazione - con tutte 'ste maschere e mascherine andrà a finire che ci confonderemo e voleremo con la maschera dell'ossigeno e metteremo quella chirurgica durante una depressurizzazione.
Decolliamo verso ovest; sono fortunatamente sul lato giusto per vedere Bergamo Alta, nonostante meteo e finestrino zozzo ce la mettano tutta per impedirmelo.
Passato la coltre nuvolosa, il volo è tranquillo; con mezza Europa coperta di nubi è impossibile capire dove sia, né tantomeno vedere qualcosa di interessante.
Il volo è di una noia sconvolgente. Le persone vengono accompagnate al bagno, se ne avessero bisogno, dopo aver richiamato un assistente di volo. Il carrellino con cibo e bevande passa solo una volta, più una seconda con poca convinzione per il duty free. Col gratta e vinci, invece dei soliti fischi e boati, trilli e campanelle, c'è un sommesso mormorio.
Mi intrattengo per buona parte del viaggio leggendo, Turn Left at Lenin's Statue. Che pelo sullo stomaco, a portarsi in giro Dancrane!
Atterriamo in una Dublino assai simile a Bergamo; appena si spengono i segnali di tenere allacciate le cinture, si alzano tutti, senza ritegno per mantenere un minimo di distanziamento sociale. Almeno hanno su tutti le mascherine. Si cammina fino al teminal, con le assistenti di volo a dirigere il traffico agli incroci con i mezzi aeroportuali, e quindi la solita lunghissima camminata fino all'immigrazione, non prima di passare per un controllo temperatura. Nel mentre, annunci sonori e cartelli ricordano di compilare online il modulo per il contact tracing, novità del giorno stesso; ho già la versione cartacea, ma compilo comunque anche quella online e presento la ricevuta all'ufficiale irlandese che, soddisfatto, mi lascia passare per ritirare il mio zaino, arrivato quasi mezz'ora dopo l'atterraggio.
Ci impiego un po' a capire che i bus usuali (Airlink 747 e 757, apprezzatissima la scelta del numero per la linea) non sono in servizio, ma occorre prenderne un altro, per la precisione il 16, che porta a O'Connell St (nel mio caso, Parnell Square, visto che l'hotel è all'angolo con Parnell St); munitevi di moneta perché gli autisti non danno il resto e illogicamente non si può pagare con carta; peraltro, il Bus Info Point è chiuso e quindi non si può acquistare la Leap Card né i biglietti prima di salire (al T2 dovrebbe essere disponibile da WHSmith e allo Spar, ma chi ha voglia di farsi la scarpinata fino a là). All'hotel mi viene detto che no, non posso lasciare il mio bagaglio fino al check-in per "disposizioni" (ministeriali? Dell'azienda? Del megadirettore?). Dato che non ho voglia di andare in giro con due zaini, mi accampo nella lobby e aspetto che possa prendere possesso della mia camera e depositarli prima di essere libero e felice come una farfalla.
A Dublino passo giusto una notte perché era impossibile arrivare a Glendalough prima della chiusura del check-in del B&B; i bus viaggiano ancora a frequenze ridotte.
Un paio di foto della zona:
Il ritorno parte davvero male perché, convinto di essere ancora ad agosto quando siamo al 3 di settembre, realizzo la mattina stessa della partenza che il bus delle 9:40 non opera più per la fine dell'orario estivo. Panico! Il bus seguente è alle 19, con il volo che parte alle 18:25; non propriamente funzionale.
L'unica soluzione che trovo è un taxi diretto fino a DUB, alla modica cifra di ehm100ehmEuro, praticamente lo stesso che il volo a/r, bagaglio e posto incluso. Li mort...
L'aeroporto di Dublino è davvero deserto. Mette quasi tristezza! E pensare che Ryanair è una delle compagnie che ha ripreso maggiormente a volare.
Anche il tabellone dei voli è piuttosto desolante. D'altra parte l'Irlanda richiede che i viaggiatori dai paesi esclusi dalla green list (quasi tutti), facciano 14 giorni di quarantena.
Mi dirigo subito verso i banchi Ryanair, sperando non ci sia troppa coda... in realtà non ce n'è del tutto. Le macchinette per il self check-in sono vuote, e ci sono una miriade di banchi drop-off disponibili. Nonostante la zainone, nessuno mi chiede di depositare il bagaglio a qualche banco per bagagli fuori misura, quindi stampo la mia etichetta bagagli, la avvolgo intorno agli spallacci ben chiusi e deposito il tutto al drop-off. Tempo totale: cinque minuti.
Non avendo altri affari da sbrigare landside, vado diretto ai controlli di sicurezza. C'è solo una postazione attiva (con l'intelligente sistema a isole, per cui più persone contemporaneamente possono preparare le loro cose, bloccate una sì e una no per garantire il distanziamento sociale); anche così, c'è solo una persona davanti più quella che si sta già denudando dei suoi averi prima di passare al metal detector. Credo di impiegarci più o meno due minuti tra attesa, preparazione e passaggio dall'altra parte.
Circa il 75% dei negozi sono aperti, cosa che mi stupisce positivamente, ma ci sono anche vittime celebri e inaspettate, come Starbucks, che di solito inondava di clienti tutta la rotonda circostante.
Qualcuno si è ingegnato per cercare di fare lo stesso un po' di soldi: maschere, gel per le mani, spray disinfettante.
Molti gli aerei parcheggiati, pochi quelli che volano.
Il new normal che starà qui per un po'. Un bel po', ho paura. Però abbiamo imparato tutti qualcosa: gli europei sono mediamente degli zozzoni, non si lavano le mani e hanno il vizio di toccare tutto. Non si spiega altrimenti un livello così alto di trasmissione.
Con il distanziamento sociale, il gate si riempie in fretta ma, essendoci a quest'ora solo il volo per Milano, la gente si sparpaglia per tutto il capannone. L'attesa non è lunghissima - l'imbarco viene aperto puntuale. Mi sarebbe piaciuto essere su quel 330 Aer Lingus parcheggiato subito dietro la vetrata...
Volo: FR 4844
Tratta: Dublin (DUB) >>> Milano-Orio al Serio (BGY)
Aereo: Boeing 737-8AS
Età: 11.5 anni
Reg: EI-EBS
Posto: 30A
Sched/Actual: 1810-2140 // 1813-2111
Durata volo: 1h 58′
Gate: 116
Questa volta il volo è mezzo vuoto, e la fila priority finisce in pochi minuti, nonostante una famiglia bangladesha di dodici persone non abbia ben chiaro il concetto di priority, non-priority e indossare la mascherina coprendo anche il naso (parlavano perfettamente sia inglese che italiano).
Come a Bergamo, ognuno scansiona la sua carta d'imbarco e mostra il documento aperto sullo schermo in plexiglas alle addette, metà con mascherina e metà con casco integrale che Valentino levati; tutti quelli che capiscono le istruzioni, ovviamente: qualcuno ha tentato di mettere in mano il documento alle povere addette che ritiravano le mani schifate tipo untori di manzoniana memoria, e più queste scappavano più questi si avvicinavano stile Fantozzi con la lingua fuori ululando "mi scusihih leihih".
Altra camminata all'aperto, piacevolmente corroborante visto il vento.
Stavolta non devo cambiare posto più di una volta, sull'app, per assicurarmi il sedile a fianco libero. Avendo il 30A, salgo da dietro.
Il finestrino non ha visto detergenti per la pulizia negli ultimi due lustri, direi, altro che aircraft cleaning guidance della IATA - ma tanto Ryanair non è socio IATA, quindi chejjefrega. Ad ogni modo, il lerciume untuoso sul vetro mi obbliga a contorsionismi ogni volta che voglio scattare.
Nonostante il load factor miserrimo (saremo intorno al 50% se proprio va bene), ci impieghiamo una vita ad imbarcare tutti compresi una dozzina di ritardatari che arrivano tutti in blocco. Il tempo non promette sole, anche se il decollo sarà tutto sommato tranquillo.
Nuova livrea e vecchia livrea: non amo gli eurowhite e la vecchia aveva un verde stupendo, ma devo dire che la nuova, nella solco della più recente moda con la coda che si estende fino alla fusoliera, è tra le più riuscite anche grazie al bel punto di verde/azzurro che hanno scelto. Ma la vecchia mi mancherà, e mi ricorderà sempre l'epoca d'oro fine anni '90 metà anni '00 della fusoliere colorate (NWA, United battleship grey, US Airways, bmi, SAS, ...)
Decolliamo sotto le spinte laterali del vento, si sente il timone contrastarne l'azione lungo tutta la corsa di decollo. A parte quello, niente turbolenza e dopo meno di cinque minuti siamo sopra lo strato nuvoloso, per un altro volo piuttosto noioso.
Finisco la lettura di Turn Left at Lenin's Statue e mi do alle pazze gioie del mio self-catering comprato da WHSmith in aeroporto, avendo ben presente la miseria dell'offerta di bordo su Ryanair. Sono un grande fan del ploughman's lunch, specie quando viene sandwichizzato.
Atterriamo a Bergamo ormai al buio, e, prima sopresa negativa, ci tocca il bus. Ora, non ha senso fare distanziamento sociale quando poi si viene stipati nei bus; per carità, ce ne sono due, ma i due metri di distanza li vedi col binocolo soprattutto considerando che a Orio sono poveri e invece che Cobus devono usare vecchi bus urbani con gradini e rientranze che sembrano i mitici LiAZ sovietici degli anni '80.
La seconda, sgradita sorpresa avviene al controllo temperatura; l'addetta si allontana una decina di secondi, nel mentre in cui passano una mezza dozzina di passeggeri, incluso io, cui nessuno quindi controlla la temperatura. Male.
Chi ha il passaporto elettronico è gentilmente invitato a usare gli e-gates; ora, gli unici posti in cui abbia mai avuto problemi sono stati gli aeroporti di Londra (tutti e tre!) e Manchester, e qualche aeroporto l'ho visitato. A quanto pare, Bergamo rientra nel ristretto novero del sistema nato male: prima di tutto si blocca per una decina di minuti, con passeggeri rinchiusi tra le due porte scorrevoli (tutti, contemporaneamente). Sbloccato il sistema, il mio passaporto viene riconosciuto in più o meno tre minuti, la mia foto (ovviamente senza mascherina) catturata in due, e il match completato in altri quattro: non soddisfatto, si passa comunque per un gabbiotto della Polizia di Frontiera che ha voluto controllare nuovamente il documento, pur ignorando il modulo di tre pagine (obbligatorio e che nessuno ha voluto, o ritirato, nonostante fosse in bella mostra assieme al passaporto). Roba che a noi il protocollo di Kyoto e la deforestazione dell'Amazzonia ci fa una pippa.
Arrivo dopo quindici minuti al ritiro bagagli e almeno lo zaino è già sul nastro, così che riesco a prendere l'Orio Shuttle al volo (mezzo vuoto) ed essere a casa in poco più di un'ora e mezza, dopo aver pure beccato il tassista fascioleghista-complottista, di quelli laureati all'università della strada e imprenditore presso me, che mi ha tirato un pippone per sostenere che il Governo sapesse del virus da (almeno!) metà novembre.
Grazie a cielo posso ancora lavorare la casa, in modo da continuare ad evitare il più possibile contatti con l'umanità!
DaV
...ma prima il lockdown. E lo smart working. E pure dopo il lockdown, uno diventa un orso e passa la voglia di uscire con tutti i no-vax, no-mask, no-tax e no-pax che ci sono in giro. #diventeremomigliori.
E poi al lavoro non ne potevo più. Avevo bisogno di staccare gli occhi e la mente dal mio mondo che, ultimamente, è un set-up dual monitor, dual keyboard e dual mouse che neppure le dattilografe del Senato mi stanno dietro.
Così guardo un po' se c'è la possibilità di andare da qualche parte, possibilmente lontano dalle menti innocenti che si beccano il covid a ballare naso a naso e culo a culo a Ibiza, Krk, Porto Cervo o Mykonos. Svezia? No, troppi contagi, l'immunità di gregge non ha funzionato. Finlandia? Zero voli. Costa basca? Magari, ma poi il tampone è obbligatorio e anche no. Irlanda. Verdi pascoli, bassa densità abitativa, 10 o 15 gradi in meno che a Milano, ottime probabilità di trovare pioggia. L'Italia è nella green list irlandese (mai colore fu più appropriato), dall'Irlanda nessuna restrizione per rientrare in Italia. Persone mediamente cordiali ed educate. Non visito l'isola smeraldo come turista da cinque anni: tre/quattro giorni a camminare per sentieri e vallate ci stanno tutti. Prenoto.
La scelta dei voli non è particolarmente ampia: Ryanair, opzionalmente da Bergamo o Malpensa; AerLingus non pervenuta, volo con scalo direi non se ne parla. Il volo da Bergamo ha orari migliori, i prezzi sono bassi per entrambi: con 100€ ci sta volo, posto e bagaglio imbarcato.
Posto: ora, non che non mi fidi, ma ecco, sì, non mi fido: quindi vorrei almeno il sedile a fianco libero. A partire dal giorno prima inizio a spostare il mio posto non appena quello a fianco si riempie, e sposta che ti sposta, arrivo al 4F: il volo sarà quasi pieno. Un terzo turisti italiani, un terzo turisti irlandesi di rientro, un terzo adolescenti che vanno a imparare l'inglese e che sembra siano completamente ignari di quello che è successo negli ultimi sei mesi, o forse è solo la pubertà e la scoperta che limonare duro non è poi così male come sembra a sei anni.
Il volo parte ragionevolmente alle dieci e qualcosa, e svogliatamente vado a Centrale a prendere uno degli Orio Shuttle a frequenza ridotta: un tempo ce n'era uno ogni venti minuti, mentre ora sono uno all'ora; il che significa aggiungere almeno 30/40 di buffer e, quindi, togliere 30/40 minuti di sonno. Non sono quindi esattamente ben predisposto nei confronti dell'umanità.
Il bus almeno è vuoto e, in meno di quarantacinque minuti, dirigo già la mia rispettabile persona ai banchi check-in Ryanair, dopo aver dato un occhio alle partenza.

Ammetto che, a Bergamo, non mettevo piede in partenza dal gennaio 2019, ma lo shock nello scoprire che il check-in è diventato self-service è notevole. Io però ho lo zainone, e quello non si può fare da solo; la solerte addetta mi incanala nella fila del drop-off vecchia maniera, dove ci sono poche persone, che nonostante tutto ci impiegano venticinque minuti a consegnare tre bagagli e due container a testa. L'addetta al check-in è nascosta dietro uno schermo di plexiglas (ma senza mascherina - non proprio benissimo), e mi etichetta lo zaino in meno di cinque secondi, invitandomi a consegnarlo al banco oggetti fuori misura. E così sia.

Prima dei controlli, mi pare ci siano decisamente più persone del dovuto. La lista dei voli non è lunghissima, ma sembrano tutti abbastanza pieni; altrimenti non si spiega la coda chilometrica al controllo sicurezza dove il distanziamento sociale è messo in secondo piano dallo stare attaccati al culo di quelli di fronte, forse per la paura di non riuscire ad arrivare all'agognata macchinetta per i raggi x in tempo. La coda comunque scorre piuttosto agevolmente, e in un battibaleno mi ritrovo a togliere la cintura, tirare fuori la mercanzia elettronica, e l'amuchina nella sua bustina richiudibile trasparente da litro, che è pur sempre un liquido (pure infiammabile!).
Eppure, una volta airside, gli spazi sono più aperti, c'è meno affollamento, per non dire che il terminal è piuttosto vuoto, e molti negozi sono chiusi. Quelli aperti sono vuoti, ma lo erano comunque anche prima. Alzi la mano chi ha mai visto un singolo avventore da Boggi!

Vista la situazione, potrebbero almeno cambiare la segnaletica per gli imbarchi extra-Schengen ed evitare di far fare il giro di tutti i negozi...
Un poliziotto particolarmente zelante mi controlla il passaporto più accuratamente di quanto nessun poliziotto abbia mai fatto e noto che non indossa guanti - è così zelante che lo chiamerei il Demetrio Albertini della Polaria, ma invece che smistare palloni, smista microbi.
Arrivo al mio rutilante gate (con imbarco a piedi) che la coda priority è quasi esaurita, anche se nessuno dei non priority sembra capire che deve immettersi nella coda alternativa. Ci penserà una scorbutica addetta Ryanair a ricordarlo a due malcapitati che si avventurano dopo l'ultimo priority e vengono ricacciate indietro. Un po' la capisco, visto che il collega che doveva (credo) aiutarla, arriva quando ormai metà dei non-priority avevano ormai completato l'imbarco.

Volo: FR 9429
Tratta: Milano-Orio al Serio (BGY) >>> Dublin (DUB)
Aereo: Boeing 737-8AS
Età: 14.8 anni
Reg: EI-DHW
Posto: 4F
Sched/Actual: 1025-1200 // 1032-1136
Durata volo: 2h 04′
Gate: B4
Imbarcarsi a piedi e senza bus o jetbridge aiuta il distanziamento sociale, e permette una buona foto dell'avione. Non capisco perché non si faccia più spesso

Visto che tutti i priority sono già belli che a bordo, e non ho trolley da mettere in cappelliera, prendere possesso del mio 4F con la fila vuota è una pacchia; nonostante tutto, il volo sarà quasi pieno, a parte qualche posto libero qua e là, tra cui quello che distanzierà me e la mia vicina.

Arrivati gli ultimi 15/20 passeggeri, quasi tutti seduti nelle prime 10 file, siamo pronti per andare. La giornata è bigia. Il comandante è un loquace irlandese che ci comunica che oggi il clima a irlandese è simile a quello lombardo (non capisco se in tono orgoglioso o di sberleffo). La rotta passerà sopra Zurigo, Lille, Londra e da lì diretto per Dublino.

Unica novità di rilievo nella dimostrazione di sicurezza è l'annuncio di rimuovere le mascherine prima di mettere la maschera per l'ossigeno in caso di depressurizzazione - con tutte 'ste maschere e mascherine andrà a finire che ci confonderemo e voleremo con la maschera dell'ossigeno e metteremo quella chirurgica durante una depressurizzazione.
Decolliamo verso ovest; sono fortunatamente sul lato giusto per vedere Bergamo Alta, nonostante meteo e finestrino zozzo ce la mettano tutta per impedirmelo.

Passato la coltre nuvolosa, il volo è tranquillo; con mezza Europa coperta di nubi è impossibile capire dove sia, né tantomeno vedere qualcosa di interessante.

Il volo è di una noia sconvolgente. Le persone vengono accompagnate al bagno, se ne avessero bisogno, dopo aver richiamato un assistente di volo. Il carrellino con cibo e bevande passa solo una volta, più una seconda con poca convinzione per il duty free. Col gratta e vinci, invece dei soliti fischi e boati, trilli e campanelle, c'è un sommesso mormorio.
Mi intrattengo per buona parte del viaggio leggendo, Turn Left at Lenin's Statue. Che pelo sullo stomaco, a portarsi in giro Dancrane!

Atterriamo in una Dublino assai simile a Bergamo; appena si spengono i segnali di tenere allacciate le cinture, si alzano tutti, senza ritegno per mantenere un minimo di distanziamento sociale. Almeno hanno su tutti le mascherine. Si cammina fino al teminal, con le assistenti di volo a dirigere il traffico agli incroci con i mezzi aeroportuali, e quindi la solita lunghissima camminata fino all'immigrazione, non prima di passare per un controllo temperatura. Nel mentre, annunci sonori e cartelli ricordano di compilare online il modulo per il contact tracing, novità del giorno stesso; ho già la versione cartacea, ma compilo comunque anche quella online e presento la ricevuta all'ufficiale irlandese che, soddisfatto, mi lascia passare per ritirare il mio zaino, arrivato quasi mezz'ora dopo l'atterraggio.
Ci impiego un po' a capire che i bus usuali (Airlink 747 e 757, apprezzatissima la scelta del numero per la linea) non sono in servizio, ma occorre prenderne un altro, per la precisione il 16, che porta a O'Connell St (nel mio caso, Parnell Square, visto che l'hotel è all'angolo con Parnell St); munitevi di moneta perché gli autisti non danno il resto e illogicamente non si può pagare con carta; peraltro, il Bus Info Point è chiuso e quindi non si può acquistare la Leap Card né i biglietti prima di salire (al T2 dovrebbe essere disponibile da WHSmith e allo Spar, ma chi ha voglia di farsi la scarpinata fino a là). All'hotel mi viene detto che no, non posso lasciare il mio bagaglio fino al check-in per "disposizioni" (ministeriali? Dell'azienda? Del megadirettore?). Dato che non ho voglia di andare in giro con due zaini, mi accampo nella lobby e aspetto che possa prendere possesso della mia camera e depositarli prima di essere libero e felice come una farfalla.
A Dublino passo giusto una notte perché era impossibile arrivare a Glendalough prima della chiusura del check-in del B&B; i bus viaggiano ancora a frequenze ridotte.
Un paio di foto della zona:






Il ritorno parte davvero male perché, convinto di essere ancora ad agosto quando siamo al 3 di settembre, realizzo la mattina stessa della partenza che il bus delle 9:40 non opera più per la fine dell'orario estivo. Panico! Il bus seguente è alle 19, con il volo che parte alle 18:25; non propriamente funzionale.
L'unica soluzione che trovo è un taxi diretto fino a DUB, alla modica cifra di ehm100ehmEuro, praticamente lo stesso che il volo a/r, bagaglio e posto incluso. Li mort...
L'aeroporto di Dublino è davvero deserto. Mette quasi tristezza! E pensare che Ryanair è una delle compagnie che ha ripreso maggiormente a volare.

Anche il tabellone dei voli è piuttosto desolante. D'altra parte l'Irlanda richiede che i viaggiatori dai paesi esclusi dalla green list (quasi tutti), facciano 14 giorni di quarantena.

Mi dirigo subito verso i banchi Ryanair, sperando non ci sia troppa coda... in realtà non ce n'è del tutto. Le macchinette per il self check-in sono vuote, e ci sono una miriade di banchi drop-off disponibili. Nonostante la zainone, nessuno mi chiede di depositare il bagaglio a qualche banco per bagagli fuori misura, quindi stampo la mia etichetta bagagli, la avvolgo intorno agli spallacci ben chiusi e deposito il tutto al drop-off. Tempo totale: cinque minuti.

Non avendo altri affari da sbrigare landside, vado diretto ai controlli di sicurezza. C'è solo una postazione attiva (con l'intelligente sistema a isole, per cui più persone contemporaneamente possono preparare le loro cose, bloccate una sì e una no per garantire il distanziamento sociale); anche così, c'è solo una persona davanti più quella che si sta già denudando dei suoi averi prima di passare al metal detector. Credo di impiegarci più o meno due minuti tra attesa, preparazione e passaggio dall'altra parte.
Circa il 75% dei negozi sono aperti, cosa che mi stupisce positivamente, ma ci sono anche vittime celebri e inaspettate, come Starbucks, che di solito inondava di clienti tutta la rotonda circostante.

Qualcuno si è ingegnato per cercare di fare lo stesso un po' di soldi: maschere, gel per le mani, spray disinfettante.

Molti gli aerei parcheggiati, pochi quelli che volano.

Il new normal che starà qui per un po'. Un bel po', ho paura. Però abbiamo imparato tutti qualcosa: gli europei sono mediamente degli zozzoni, non si lavano le mani e hanno il vizio di toccare tutto. Non si spiega altrimenti un livello così alto di trasmissione.

Con il distanziamento sociale, il gate si riempie in fretta ma, essendoci a quest'ora solo il volo per Milano, la gente si sparpaglia per tutto il capannone. L'attesa non è lunghissima - l'imbarco viene aperto puntuale. Mi sarebbe piaciuto essere su quel 330 Aer Lingus parcheggiato subito dietro la vetrata...


Volo: FR 4844
Tratta: Dublin (DUB) >>> Milano-Orio al Serio (BGY)
Aereo: Boeing 737-8AS
Età: 11.5 anni
Reg: EI-EBS
Posto: 30A
Sched/Actual: 1810-2140 // 1813-2111
Durata volo: 1h 58′
Gate: 116
Questa volta il volo è mezzo vuoto, e la fila priority finisce in pochi minuti, nonostante una famiglia bangladesha di dodici persone non abbia ben chiaro il concetto di priority, non-priority e indossare la mascherina coprendo anche il naso (parlavano perfettamente sia inglese che italiano).
Come a Bergamo, ognuno scansiona la sua carta d'imbarco e mostra il documento aperto sullo schermo in plexiglas alle addette, metà con mascherina e metà con casco integrale che Valentino levati; tutti quelli che capiscono le istruzioni, ovviamente: qualcuno ha tentato di mettere in mano il documento alle povere addette che ritiravano le mani schifate tipo untori di manzoniana memoria, e più queste scappavano più questi si avvicinavano stile Fantozzi con la lingua fuori ululando "mi scusihih leihih".
Altra camminata all'aperto, piacevolmente corroborante visto il vento.

Stavolta non devo cambiare posto più di una volta, sull'app, per assicurarmi il sedile a fianco libero. Avendo il 30A, salgo da dietro.
Il finestrino non ha visto detergenti per la pulizia negli ultimi due lustri, direi, altro che aircraft cleaning guidance della IATA - ma tanto Ryanair non è socio IATA, quindi chejjefrega. Ad ogni modo, il lerciume untuoso sul vetro mi obbliga a contorsionismi ogni volta che voglio scattare.

Nonostante il load factor miserrimo (saremo intorno al 50% se proprio va bene), ci impieghiamo una vita ad imbarcare tutti compresi una dozzina di ritardatari che arrivano tutti in blocco. Il tempo non promette sole, anche se il decollo sarà tutto sommato tranquillo.

Nuova livrea e vecchia livrea: non amo gli eurowhite e la vecchia aveva un verde stupendo, ma devo dire che la nuova, nella solco della più recente moda con la coda che si estende fino alla fusoliera, è tra le più riuscite anche grazie al bel punto di verde/azzurro che hanno scelto. Ma la vecchia mi mancherà, e mi ricorderà sempre l'epoca d'oro fine anni '90 metà anni '00 della fusoliere colorate (NWA, United battleship grey, US Airways, bmi, SAS, ...)


Decolliamo sotto le spinte laterali del vento, si sente il timone contrastarne l'azione lungo tutta la corsa di decollo. A parte quello, niente turbolenza e dopo meno di cinque minuti siamo sopra lo strato nuvoloso, per un altro volo piuttosto noioso.

Finisco la lettura di Turn Left at Lenin's Statue e mi do alle pazze gioie del mio self-catering comprato da WHSmith in aeroporto, avendo ben presente la miseria dell'offerta di bordo su Ryanair. Sono un grande fan del ploughman's lunch, specie quando viene sandwichizzato.

Atterriamo a Bergamo ormai al buio, e, prima sopresa negativa, ci tocca il bus. Ora, non ha senso fare distanziamento sociale quando poi si viene stipati nei bus; per carità, ce ne sono due, ma i due metri di distanza li vedi col binocolo soprattutto considerando che a Orio sono poveri e invece che Cobus devono usare vecchi bus urbani con gradini e rientranze che sembrano i mitici LiAZ sovietici degli anni '80.
La seconda, sgradita sorpresa avviene al controllo temperatura; l'addetta si allontana una decina di secondi, nel mentre in cui passano una mezza dozzina di passeggeri, incluso io, cui nessuno quindi controlla la temperatura. Male.
Chi ha il passaporto elettronico è gentilmente invitato a usare gli e-gates; ora, gli unici posti in cui abbia mai avuto problemi sono stati gli aeroporti di Londra (tutti e tre!) e Manchester, e qualche aeroporto l'ho visitato. A quanto pare, Bergamo rientra nel ristretto novero del sistema nato male: prima di tutto si blocca per una decina di minuti, con passeggeri rinchiusi tra le due porte scorrevoli (tutti, contemporaneamente). Sbloccato il sistema, il mio passaporto viene riconosciuto in più o meno tre minuti, la mia foto (ovviamente senza mascherina) catturata in due, e il match completato in altri quattro: non soddisfatto, si passa comunque per un gabbiotto della Polizia di Frontiera che ha voluto controllare nuovamente il documento, pur ignorando il modulo di tre pagine (obbligatorio e che nessuno ha voluto, o ritirato, nonostante fosse in bella mostra assieme al passaporto). Roba che a noi il protocollo di Kyoto e la deforestazione dell'Amazzonia ci fa una pippa.
Arrivo dopo quindici minuti al ritiro bagagli e almeno lo zaino è già sul nastro, così che riesco a prendere l'Orio Shuttle al volo (mezzo vuoto) ed essere a casa in poco più di un'ora e mezza, dopo aver pure beccato il tassista fascioleghista-complottista, di quelli laureati all'università della strada e imprenditore presso me, che mi ha tirato un pippone per sostenere che il Governo sapesse del virus da (almeno!) metà novembre.
Grazie a cielo posso ancora lavorare la casa, in modo da continuare ad evitare il più possibile contatti con l'umanità!
DaV