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BAlorMXP

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27 Febbraio 2006
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ALITALIA È ITALIA !
Illustre Presidente Draghi,

in queste ore buie Lei è chiamato a rimettere in piedi un Paese in ginocchio, un compito gravoso, che, comunque vada, La consegnerà alla storia.

Vogliamo allora immaginarLa non come l'uomo di finanza, freddo analizzatore di dati, ma come statista lungimirante, capace di percepire, dietro ogni numero, il respiro di uomini, donne, famiglie, che aspettano da Lei un raggio di speranza.

Oggi, fra le tante responsabilità che gravano sulle Sue spalle come un macigno, ci siamo anche noi, Gente di Alitalia, migliaia di lavoratori che, anche nei tanti momenti di emergenza, non si sono sottratti al proprio compito di servire il Paese ed i suoi cittadini.

Potremmo dirLe quanto sia importante Alitalia per la nostra intera economia, potremmo ricordarLe quanto fondamentale sia il ruolo di una Compagnia di Bandiera nelle strategie industriali e politiche di un Paese, potremmo indicarne la redditività in termini di indotto e gettito fiscale, di gran lunga superiore agli aiuti ricevuti dallo Stato, potremmo, ma non è il nostro compito, addurre motivazioni che Lei, Illustre Presidente, già conosce certamente.

Preferiamo allora unirci a Lei nel Suo tentativo di traghettare l'Italia verso la rinascita e condividere con Lei l'orgoglio per la nostra Patria, le sue enormi ricchezze naturali e lo straordinario popolo che vi abita.

Alitalia è un gioiello di famiglia, ha detto bene, Presidente; un'eccellenza che in mani sbagliate è stata svilita, umiliata, ridotta ad un problema, piuttosto che una risorsa.

Toglierle quel logo, tra i più conosciuti al mondo, quella A tricolore stampata sui timoni della nostra flotta, a portare nel mondo un po' della nostra casa, le strapperebbe l'anima, lasciando da domani tutti un po' più soli.

Siamo una famiglia, ben detto Presidente, orgogliosi della nostra Azienda e del suo marchio, orgogliosi delle nostre eccellenze e per questo Le chiediamo di non compiere un eccidio economico, finanziario, morale, umano e civile.

Non ceda, Illustre Presidente, alle richieste di una Europa che oggi, pur reclamando l'iniziativa di un nuovo Piano Marshall, non crede che il nostro Paese possa rinascere.

Il piano industriale profilato dal Suo Governo toglie a noi e a tutto il popolo italiano ogni speranza, ogni dignità, ogni amor patrio.

Ci sono cose che non sono negoziabili, Presidente, e la nostra storia, di cui Alitalia è un innegabile gioiello, appartiene a questa schiera.

Se guidata con competenza e onestà, noi lavoratori faremo la nostra parte per riportare in alto, dove merita, il nome di questa eccellenza italiana.

Presidente Draghi, oggi più che mai, non sia il politico che ha distrutto un altro pezzo del nostro passato, ma scelga di essere l'uomo che ha fatto di questa impresa il volano del nostro futuro.

Lavoratori di Terra Alitalia
Avrei menzionato anche qualcosa di colorito tipo “chi andrà più a farsi una bevuta al Singita di Fregene” et similia per rendere ancora più delirante la commedia. Che pena


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belumosi

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ALITALIA È ITALIA !
Illustre Presidente Draghi,

in queste ore buie Lei è chiamato a rimettere in piedi un Paese in ginocchio, un compito gravoso, che, comunque vada, La consegnerà alla storia.

Vogliamo allora immaginarLa non come l'uomo di finanza, freddo analizzatore di dati, ma come statista lungimirante, capace di percepire, dietro ogni numero, il respiro di uomini, donne, famiglie, che aspettano da Lei un raggio di speranza.

Oggi, fra le tante responsabilità che gravano sulle Sue spalle come un macigno, ci siamo anche noi, Gente di Alitalia, migliaia di lavoratori che, anche nei tanti momenti di emergenza, non si sono sottratti al proprio compito di servire il Paese ed i suoi cittadini.

Potremmo dirLe quanto sia importante Alitalia per la nostra intera economia, potremmo ricordarLe quanto fondamentale sia il ruolo di una Compagnia di Bandiera nelle strategie industriali e politiche di un Paese, potremmo indicarne la redditività in termini di indotto e gettito fiscale, di gran lunga superiore agli aiuti ricevuti dallo Stato, potremmo, ma non è il nostro compito, addurre motivazioni che Lei, Illustre Presidente, già conosce certamente.

Preferiamo allora unirci a Lei nel Suo tentativo di traghettare l'Italia verso la rinascita e condividere con Lei l'orgoglio per la nostra Patria, le sue enormi ricchezze naturali e lo straordinario popolo che vi abita.

Alitalia è un gioiello di famiglia, ha detto bene, Presidente; un'eccellenza che in mani sbagliate è stata svilita, umiliata, ridotta ad un problema, piuttosto che una risorsa.

Toglierle quel logo, tra i più conosciuti al mondo, quella A tricolore stampata sui timoni della nostra flotta, a portare nel mondo un po' della nostra casa, le strapperebbe l'anima, lasciando da domani tutti un po' più soli.

Siamo una famiglia, ben detto Presidente, orgogliosi della nostra Azienda e del suo marchio, orgogliosi delle nostre eccellenze e per questo Le chiediamo di non compiere un eccidio economico, finanziario, morale, umano e civile.

Non ceda, Illustre Presidente, alle richieste di una Europa che oggi, pur reclamando l'iniziativa di un nuovo Piano Marshall, non crede che il nostro Paese possa rinascere.

Il piano industriale profilato dal Suo Governo toglie a noi e a tutto il popolo italiano ogni speranza, ogni dignità, ogni amor patrio.

Ci sono cose che non sono negoziabili, Presidente, e la nostra storia, di cui Alitalia è un innegabile gioiello, appartiene a questa schiera.

Se guidata con competenza e onestà, noi lavoratori faremo la nostra parte per riportare in alto, dove merita, il nome di questa eccellenza italiana.

Presidente Draghi, oggi più che mai, non sia il politico che ha distrutto un altro pezzo del nostro passato, ma scelga di essere l'uomo che ha fatto di questa impresa il volano del nostro futuro.

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Dancrane

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Milano
il problema è che Alitalia dovrebbe essere basata a Milano , la zona più ricca del paese ......

il problema è che il sistema aeroportuale di Milano ( Linate aperto) non permette una profittevole attività ad una compagnia aerea.....

Amen!
Non è così, o meglio non lo è per come la sintetizzi tu. Un conto è parlare di compagnia che debba avere un polo sul quale convogliare corto e lungo raggio, altro discorso è dire che una compagnia non sia capace di fare utili su Milano per il suo polo aeroportuale (cosa facilmente confutabile andando a vedere i conti delle varie compagnie, esclusa AZ, che comunque operano su entrambi gli scali).
Sono due problematiche distinte tra loro, che vengono unite solo dal problema AZ "compagnia di bandiera". La realtà è che Malpensa hub e Linate chiuso avevano una signora prospettiva di successo nel '97, ora la situazione è ben diversa da allora, e pensare di avere successo è molto più complicato (e lungo), perchè in 20 anni hai perso la fidelizzazione della clientela abituata ad essere coccolata da chi le offre un portafogli di rotte ben diverso da quello che può offrire chi si trovi a partire da zero adesso. Andare a Londra/Parigi/Francoforte/Madrid/Amsterdam significa, con uno scalo, potere girare l'intero pianeta, cosa che per essere replicata a Milano necessita di una flotta imponente di mezzi per il lungo raggio ed investimenti che nessuno, con un pizzico di sale in zucca, si azzarda a fare al giorno d'oggi. Il bacino d'utenza, per quanto ricco possa essere, risente del fatto di avere perso il treno degli anni 90, che ha permesso a chi era su livelli simili al nostro di crescere, lasciando noi ingessati a 30 anni fa (vai a guardare dove sono i centri nevralgici di multinazionali ed istituzioni governative varie...).
In un contesto simile, Milano ha quello che si può permettere. Potrebbe crescere, certo, e potrebbe razionalizzare (questo è poco ma sicuro), ma a costo di un dissanguamento di consenso politico per chi dovesse decidere una tale scelta che, per questo motivo, nessuno si azzarda a proporre, perchè ognuno marca l'avversario ed è impensabile che si mettano d'accordo le diverse maggioranze ed opposizioni (indipendentemente da chi governa e chi urla), come invece sarebbe indispensabile.
Sono il primo a dire che una razionalizzazione porterebbe effetti benefici, anche se non l'effetto Klondike che si aspettano alcuni, e contrariamente a Viking (che ha LIN a 5 minuti da casa, io ne impiego 10) sono anche disponibile a sopportare il disagio di mettere in cantiere un'ora e mezza per raggiungere MXP per arrivare all'imbarco appena apre, ma rimango realista: LIN fa comodo a troppi, e pochi guardano oltre il proprio tornaconto personale e pensano all'utilità collettiva. Mi toccherà tenermi LIN.
 

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IB se non erro ha più lungo raggio, il problema è li. Stesso CASK con gestione spostate sul corto/medio raggio, se aumenti il lungo raggio aumenti il CASK. Poi considera che IB ha VY scorporata con CASK più basso, paragonala alla branca LIN dove se devi competere con voli feed e LCC devi avere un CASK da LCC, non si scappa.
Ora hanno l'occasione che ogni ex major vorrebbe e sulla quale tutte hanno lavorato duramente. Hanno la possibilità di disegnare una nuova compagnia da zero nel momento di maggiore crisi mai passata dal comparto del trasporto aereo, se non imposti costi super competitivi ora vuol dire che stai facendo stato sociale.
Se Alitalia avesse la struttura dei costi di Aer Lingus e relativi CASK farebbe a malapena 0.1 cent per ASK di profitto, contro 1.07 per Lingus... il che denota, ancora una volta, il problema di Alitalia nel generare ricavi.

Parlando di stipendi, perchè so che è li che stai andando a parare, qui sotto è una comparazione tra costi del lavoro e del carburante facendo il totale dei costi di una compagnia = 100 (anno 2017).

1618313641110.png

Ora, spannometricamente, se per qualche miracolo divino Alitalia riuscisse a ridurre il costo del lavoro dal 21% del totale al 12% come è per Vueling, per quell'anno AZ avrebbe comunque perso 30 milioni di euro di EBITDA.

Pur sapendo benissimo di star usando la tastiera inutilmente, AZ non perde soldi perchè paga troppo in stipendi. Perde soldi perchè vola nel modo sbagliato. Se, un domani, AZ cambiasse modus operandi e tagliasse quelle basi da cui non trae guadagno e deve (s)vendere (a naso direi sia LIN che MXP, ma sarebbe bello avere conferme) allora chiaramente avrà costi minori. La % degli stipendi sul totale dei costi non cambierà, forse, ma il totale dei costi (e il CASK) scenderà di sicuro.
 

dario abbece

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milano
Non è così, o meglio non lo è per come la sintetizzi tu. Un conto è parlare di compagnia che debba avere un polo sul quale convogliare corto e lungo raggio, altro discorso è dire che una compagnia non sia capace di fare utili su Milano per il suo polo aeroportuale (cosa facilmente confutabile andando a vedere i conti delle varie compagnie, esclusa AZ, che comunque operano su entrambi gli scali).
Sono due problematiche distinte tra loro, che vengono unite solo dal problema AZ "compagnia di bandiera". La realtà è che Malpensa hub e Linate chiuso avevano una signora prospettiva di successo nel '97, ora la situazione è ben diversa da allora, e pensare di avere successo è molto più complicato (e lungo), perchè in 20 anni hai perso la fidelizzazione della clientela abituata ad essere coccolata da chi le offre un portafogli di rotte ben diverso da quello che può offrire chi si trovi a partire da zero adesso. Andare a Londra/Parigi/Francoforte/Madrid/Amsterdam significa, con uno scalo, potere girare l'intero pianeta, cosa che per essere replicata a Milano necessita di una flotta imponente di mezzi per il lungo raggio ed investimenti che nessuno, con un pizzico di sale in zucca, si azzarda a fare al giorno d'oggi. Il bacino d'utenza, per quanto ricco possa essere, risente del fatto di avere perso il treno degli anni 90, che ha permesso a chi era su livelli simili al nostro di crescere, lasciando noi ingessati a 30 anni fa (vai a guardare dove sono i centri nevralgici di multinazionali ed istituzioni governative varie...).
In un contesto simile, Milano ha quello che si può permettere. Potrebbe crescere, certo, e potrebbe razionalizzare (questo è poco ma sicuro), ma a costo di un dissanguamento di consenso politico per chi dovesse decidere una tale scelta che, per questo motivo, nessuno si azzarda a proporre, perchè ognuno marca l'avversario ed è impensabile che si mettano d'accordo le diverse maggioranze ed opposizioni (indipendentemente da chi governa e chi urla), come invece sarebbe indispensabile.
Sono il primo a dire che una razionalizzazione porterebbe effetti benefici, anche se non l'effetto Klondike che si aspettano alcuni, e contrariamente a Viking (che ha LIN a 5 minuti da casa, io ne impiego 10) sono anche disponibile a sopportare il disagio di mettere in cantiere un'ora e mezza per raggiungere MXP per arrivare all'imbarco appena apre, ma rimango realista: LIN fa comodo a troppi, e pochi guardano oltre il proprio tornaconto personale e pensano all'utilità collettiva. Mi toccherà tenermi LIN.
sono consapevole di aver semplificato , ma quello è un dato di fatto che è difficile da cambiare !

il senso è che Alitalia se vuole sopravvivere ( e alla fine non è così scontato ) deve trasferirsi solo su Fco.( meno rischi )

linate non se lo può permettere( dando per ipotesi che si possa permettere Fco ,perchè anche questo non è così scontato)

il tutto va condito con il fatto che i sistemi aereoportuali di Roma e Milano ( anche con Linate aperto) hanno fatto e faranno utili sia che Alitalia esista sia che non esista.

Alitalia produce da sempre perdite e tutte a carico della collettività, poi se arriva un privato che caccia 5\10 mld e vuole stare su FCo Mxp Lin e Cuneo a me sta benissimo
 

Farfallina

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23 Marzo 2009
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Se Alitalia avesse la struttura dei costi di Aer Lingus e relativi CASK farebbe a malapena 0.1 cent per ASK di profitto, contro 1.07 per Lingus... il che denota, ancora una volta, il problema di Alitalia nel generare ricavi.

Parlando di stipendi, perchè so che è li che stai andando a parare, qui sotto è una comparazione tra costi del lavoro e del carburante facendo il totale dei costi di una compagnia = 100 (anno 2017).

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Ora, spannometricamente, se per qualche miracolo divino Alitalia riuscisse a ridurre il costo del lavoro dal 21% del totale al 12% come è per Vueling, per quell'anno AZ avrebbe comunque perso 30 milioni di euro di EBITDA.

Pur sapendo benissimo di star usando la tastiera inutilmente, AZ non perde soldi perchè paga troppo in stipendi. Perde soldi perchè vola nel modo sbagliato. Se, un domani, AZ cambiasse modus operandi e tagliasse quelle basi da cui non trae guadagno e deve (s)vendere (a naso direi sia LIN che MXP, ma sarebbe bello avere conferme) allora chiaramente avrà costi minori. La % degli stipendi sul totale dei costi non cambierà, forse, ma il totale dei costi (e il CASK) scenderà di sicuro.
Capisco la tua posizione visto che è quello che hai sempre detto ma la questione è che se devi confrontarti con le low cost devi avere costi da low cost. Infatti un po' tutti sono anni che cercano (con vertenze mica da ridere con i dipendenti) di ridurre i costi per le branche che debbono confrontarsi con le LCC. Tu sostieni invece che visto che per diritto divino i costi AZ non possono essere ridotti come per esempio Vueling, Volotea, Ryanair ecc con le quali sul ptp è in concorrenza diretta allora bisogna abbandonare il mercato e lasciarlo alle LCC. Per quale motivo AZ non può fare una divisione a basso costo come Vueling e IB Express per Iberia?
Lo schema fatto da IB è chiaro, mainline solo lungo raggio e feed principale, Vueling e IB Express ptp e feed secondario.
Per quale motivo AZ non può quantomeno avere una branca a basso costo (una evoluzione di Cityliner per competere sul ptp nel mercato milanese?). Le alternative sono 3: tutto come ora o come avveniva con AP, quindi concorrenza alle LCC con costi da major, abbandonare il mercato ptp (e licenziare il relativo personale in più), una branca con costi da LCC per fare concorrenza alle LCC sul ptp sul mercato milanese.
Tu punti sempre lo stipendio perché furbescamente sai che porta consenso, ma l'alternativa sono licenziamento oppure nuovo contratto adeguato alla mission della branca. Ovviamente vale per tutti i costi come ho sempre sottolineato, ma vale anche per gli stipendi tantopiù il momento storico.
 
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Capisco la tua posizione visto che è quello che hai sempre detto ma la questione è che se devi confrontarti con le low cost devi avere costi da low cost. Infatti un po' tutti sono anni che cercano (con vertenze mica da ridere con i dipendenti) di ridurre i costi per le branche che debbono confrontarsi con le LCC. Tu sostieni invece che visto che per diritto divino i costi AZ non possono essere ridotti come per esempio Vueling, Volotea, Ryanair ecc con le quali sul ptp è in concorrenza diretta allora bisogna abbandonare il mercato e lasciarlo alle LCC. Per quale motivo AZ non può fare una divisione a basso costo come Vueling e IB Express per Iberia?
Lo schema fatto da IB è chiaro, mainline solo lungo raggio e feed principale, Vueling e IB Express ptp e feed secondario.
Per quale motivo AZ non può quantomeno avere una branca a basso costo (una evoluzione di Cityliner per competere sul ptp nel mercato milanese?). Le alternative sono 3: tutto come ora o come avveniva con AP, quindi concorrenza alle LCC con costi da major, abbandonare il mercato ptp (e licenziare il relativo personale in più), una branca con costi da LCC per fare concorrenza alle LCC sul ptp sul mercato milanese.
Tu punti sempre lo stipendio perché furbescamente sai che porta consenso, ma l'alternativa sono licenziamento oppure nuovo contratto adeguato alla mission della branca. Ovviamente vale per tutti i costi come ho sempre sottolineato, ma vale anche per gli stipendi tantopiù il momento storico.
CVD. 5 minuti per un post sprecati.
 
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Dancrane

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Se guidata con competenza e onestà, noi lavoratori faremo la nostra parte per riportare in alto, dove merita, il nome di questa eccellenza italiana.
Non si capisce se è un'ammissione di colpa o una minaccia. O entrambe le cose.
 
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Vortigern

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ALITALIA È ITALIA !
Illustre Presidente Draghi,

in queste ore buie Lei è chiamato a rimettere in piedi un Paese in ginocchio, un compito gravoso, che, comunque vada, La consegnerà alla storia.

Vogliamo allora immaginarLa non come l'uomo di finanza, freddo analizzatore di dati, ma come statista lungimirante, capace di percepire, dietro ogni numero, il respiro di uomini, donne, famiglie, che aspettano da Lei un raggio di speranza.

Oggi, fra le tante responsabilità che gravano sulle Sue spalle come un macigno, ci siamo anche noi, Gente di Alitalia, migliaia di lavoratori che, anche nei tanti momenti di emergenza, non si sono sottratti al proprio compito di servire il Paese ed i suoi cittadini.

Potremmo dirLe quanto sia importante Alitalia per la nostra intera economia, potremmo ricordarLe quanto fondamentale sia il ruolo di una Compagnia di Bandiera nelle strategie industriali e politiche di un Paese, potremmo indicarne la redditività in termini di indotto e gettito fiscale, di gran lunga superiore agli aiuti ricevuti dallo Stato, potremmo, ma non è il nostro compito, addurre motivazioni che Lei, Illustre Presidente, già conosce certamente.

Preferiamo allora unirci a Lei nel Suo tentativo di traghettare l'Italia verso la rinascita e condividere con Lei l'orgoglio per la nostra Patria, le sue enormi ricchezze naturali e lo straordinario popolo che vi abita.

Alitalia è un gioiello di famiglia, ha detto bene, Presidente; un'eccellenza che in mani sbagliate è stata svilita, umiliata, ridotta ad un problema, piuttosto che una risorsa.

Toglierle quel logo, tra i più conosciuti al mondo, quella A tricolore stampata sui timoni della nostra flotta, a portare nel mondo un po' della nostra casa, le strapperebbe l'anima, lasciando da domani tutti un po' più soli.

Siamo una famiglia, ben detto Presidente, orgogliosi della nostra Azienda e del suo marchio, orgogliosi delle nostre eccellenze e per questo Le chiediamo di non compiere un eccidio economico, finanziario, morale, umano e civile.

Non ceda, Illustre Presidente, alle richieste di una Europa che oggi, pur reclamando l'iniziativa di un nuovo Piano Marshall, non crede che il nostro Paese possa rinascere.

Il piano industriale profilato dal Suo Governo toglie a noi e a tutto il popolo italiano ogni speranza, ogni dignità, ogni amor patrio.

Ci sono cose che non sono negoziabili, Presidente, e la nostra storia, di cui Alitalia è un innegabile gioiello, appartiene a questa schiera.

Se guidata con competenza e onestà, noi lavoratori faremo la nostra parte per riportare in alto, dove merita, il nome di questa eccellenza italiana.

Presidente Draghi, oggi più che mai, non sia il politico che ha distrutto un altro pezzo del nostro passato, ma scelga di essere l'uomo che ha fatto di questa impresa il volano del nostro futuro.

Lavoratori di Terra Alitalia
Autoreferenzialita assoluta.
 

dario abbece

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2 Ottobre 2008
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milano
Ma infatti quello di LIN è un problema assai relativo, visti i numeri della flotta
intendevo questo... con 47 macchine ,basate tutte su Fco, subiresti una spietata concorrenza anche lí.....Fco quanti movimenti ora ha ??!! 70/80.........ha un senso ripartire con 47 macchine solo se hai un accordo con una big (lh af...).....altrimenti siamo ad un altro punto morto tra 1 anno...
 

kenadams

Moderatore
13 Agosto 2007
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Se Alitalia avesse la struttura dei costi di Aer Lingus e relativi CASK farebbe a malapena 0.1 cent per ASK di profitto, contro 1.07 per Lingus... il che denota, ancora una volta, il problema di Alitalia nel generare ricavi.
Il tuo ragionamento non fa una piega.

Forse sarebbe anche il caso di aggiungere che - ormai - l'economia italiana difficilmente reggerebbe un vettore di bandiera. Anche con un hub perfettamente integrato a Milano (facciamo MXP, con una stazione ferroviaria collegata a qualsiasi angolo di Nord e centro Italia, e con Linate chiuso), il tessuto economico italiano farebbe fatica a far carburare un vettore ivi basato. Francoforte, Monaco, Amsterdam, Londra e Madrid sono tutte piene di sedi di multinazionali che (in tempi normali) muovono volumi importanti di traffico altospendente. In Italia c'è rimasto poco o nulla. La piccola e media impresa -- peraltro depressa da fiscalità e burocrazia da terzo mondo -- non può dare un contributo significativo. Per arrivare poi ai consumatori: in un paese con la cultura aziendale come l'Italia, dove uno è "giovane" fino a 49 anni e deve fare la gavetta guadagnando pane e aria, non c'è proprio potere d'acquisto. Non a caso l'economia italiana è in crisi nonostante export da record: il consumo interno è sotto terra.

Il rilancio di Alitalia (o di un qualche vettore con hub in Italia) avverrà organizamente quando sarà stata rilanciata l'Italia.
 
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Forse sarebbe anche il caso di aggiungere che - ormai - l'economia italiana difficilmente reggerebbe un vettore di bandiera. Anche con un hub perfettamente integrato a Milano (facciamo MXP, con una stazione ferroviaria collegata a qualsiasi angolo di Nord e centro Italia, e con Linate chiuso), il tessuto economico italiano farebbe fatica a far carburare un vettore ivi basato. Francoforte, Monaco, Amsterdam, Londra e Madrid sono tutte piene di sedi di multinazionali che (in tempi normali) muovono volumi importanti di traffico altospendente. In Italia c'è rimasto poco o nulla. La piccola e media impresa -- peraltro depressa da fiscalità e burocrazia da terzo mondo -- non può dare un contributo significativo. Per arrivare poi ai consumatori: in un paese con la cultura aziendale come l'Italia, dove uno è "giovane" fino a 49 anni e deve fare la gavetta guadagnando pane e aria, non c'è proprio potere d'acquisto. Non a caso l'economia italiana è in crisi nonostante export da record: il consumo interno è sotto terra.

Il rilancio di Alitalia (o di un qualche vettore con hub in Italia) avverrà organizamente quando sarà stata rilanciata l'Italia.
Non sono completamente d'accordo.

Chiaro, non ci sono i feega in grisaglia che girano per il mondo a firmare contratti con la Mont Blanc, ma non sono loro quelli che riempono le business class degli aerei, nemmeno ante-Covid, nemmeno dai centri finanziari. E, anzi, spesso e volentieri non è nemmeno la Business che "paga".

Una cosa che manca totalmente, in Italia, è il tech (come sai meglio di me). La quantità di gente che, per esempio, vola da Old Street alla Bay Area, o da Old Street a Tel Aviv, o dalla Bay Area a TLV è folle e, come sai bene, spendono. Anche solo da Estonia o Ucraina. L'Italia ha perso il treno delle start-up perchè siamo ancora il paese in cui la matematica è difficile, il coding è da sfigati e si studia Scienze della Comunicazione e si fa il latino al liceo.

C'è, però, un enorme substrato di imprese che manda in giro montatori (anche ora!), tecnici ed esperti di vario genere. Nel mio piccolissimo, in quella provincia mugugnona che è Biella, conosco a naso almeno cinque aziende che continuano a mandar gente in giro per il mondo a montare macchinari (una fabbrica di mascherine su tre ha macchinari fatti all'ombra del Mucrone, per dirne una) con bestemmie cataclismiche per via di quarantene, test da tradurre e trasferte epiche. Tutti in Y, chiaro, ma Y full flex. E lasciamo perdere il belly cargo. Semmai il problema, se di problema si può parlare, è che sono tutti sparpagliati. Siamo il paese dei tremila capannoni e delle tremila fabbriche e questo si riflette anche nella faccenda degli aeroporti: in UK tutto ciò che muove ricchezza è, con l'esclusione di Aberdeen, a Londra o sul corridoio della M4; al di fuori di quella zona il PIL medio è da entroterra ligure e, appunto, cosí sono le coperture aeree.

Sul consumo interno, ammetto di non sapere quanto incide il 'non ho soldi, quindi non viaggio' e quanto incida il non voler andare in giro. Qui la pressione fiscale sarà a 'pelle' piú bassa di quella italiana, ma gli affitti sono in media il triplo e i trasporti, a naso, 4 volte piú alti. Ciononostante (vuoi per via del tempo, vuoi perchè, sinceramente, la Gran Bretagna fa paesaggisticamente pena) c'è un traffico enorme, anche (e soprattutto) di gente che non se lo potrebbe veramente permettere. Forse è meglio la situazione in Italia, farsi due settimane in Salento invece di indebitarsi al 25% per andare a St. Lucia.

Poi c'è la questione turismo inbound e lì c'è veramente tanto, ma tanto, da fare. Per dirne una, è incomprensibile come ci siano aerei pieni di inglesi (e loro bici) che vanno in inverno a pedalare a Maiorca e zero per la Sardegna.

Chiudendo la parentesi, secondo me un hub propriamente fatto a Roma (o a Milano se a Milano ci fosse un solo aeroporto) sarebbe perfettamente in grado di funzionare, e di prosperare. Iberia ha iniziato a fare attivi con la Spagna in ginocchio e, diciamocelo, non è che le cose siano proprio migliorate un casino; Aegean continuava a fare soldi attraverso la questione-troika. Chiaro, non avrebbe gli aerei con 76 poltrone di Business e 14 di First piene (piene!) ma ho come il dubbio che quell'epoca sia finita anche per Londra.
 

frubagotti

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Berlino/Lago di Garda
Non scrivo spesso su Alitalia perché la mia opinione è un pastrocchio delle opinioni che leggo sul forum.
Francamente non ho ancora capito come mai Alitalia debba incaponirsi su Milano, specialmente con la prospettiva quasi certa che il sistema milanese rimarrà così, in memoria futura dei peccati degli anni 90.

Io su Milano la vedo così:
- chi vuol far turismo europeo e saluto-amici-vedo-parenti (vfr) hanno una sufficiente quantità di offerte da easyJet, Ryanair, Volotea, Neos e altre luccicanti proposte come Ego e Tayaran. Compagnie che sono sicuramente più efficienti e con una offerta commerciale più interessante di Alitalia in questo tipo di collegamenti a corto raggio
- chi vuol volare direttamente a New York e Tokyo (ANA) ha alternative, con compagnie che non hanno la necessità di avere un paio di aeromobili a Malpensa per due stupidi collegamenti intercontinentali
- il business del nord Italia, per quel che vedo, ha ben poca fedeltà nei confronti di Alitalia, al contrario di quello che succede in Francia, Germania o Inghilterra. I feega milanesi e i salariati in trasferta vanno ad AMS, CDG, LHR o FRA, senza pensieri o rimpianti.

Inoltre la blue banana del nord Italia, come dice i 13900, copre un'area troppo vasta per essere coperta da Linate.
Invece di salvare il castelletto sull'idroscalo, forse sarebbe meglio investire i soldi per creare un network a lungo raggio solido su Roma, e lavorare di naso aspirando passeggeri dal nord Italia sul lungo raggio via Roma, lasciando agli ungheresi l'incombenza di riportare in Sicilia per ferragosto Tano e Ninuzza.
 
Stato
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