Alitalia, vendesi slot inglesi (per fare cassa)
L'azienda valuta di cedere i diritti di atterraggio e decollo negli aeroporti londinesi. Pur tra mille se e ma la compagnia dice: "Stiamo facendo un sondaggio di mercato per verificare se c'è una convenienza". Intanto si allontana l'obiettivo del pareggio di bilancio
Alle prese con un bilancio che si ostina a non andare in pareggio, i “patrioti” dell’Alitalia pensano di vendere i gioielli di famiglia. Cioè gli slot (diritti di atterraggio e decollo) a Londra, in uno degli aeroporti più trafficati del mondo. Merce davvero rara e preziosa perché soprattutto a Heathrow, il più importante dei 6 scali della capitale inglese, così come a Francoforte o a Linate, gli slot praticamente sono bloccati, chi li perde o li vende non ne rientrerà mai più in possesso. Pur tra mille cautele, le fonti ufficiali della compagnia confermano: “Stiamo valutando, stiamo facendo un sondaggio di mercato per verificare se c’è una convenienza alla vendita”. È un brutto segnale. Nessuno pensa di farsi valutare un bene se non ha intenzione o necessità di venderlo. Nessuna compagnia al mondo deciderebbe di cedere i suoi slot londinesi se non puntasse a cambiare le sue strategie commerciali o non fosse in difficoltà oppure non avesse bisogno di incassare liquidità in fretta.
In questo momento c’è solo un’altra società aerea che sta ragionando sulla cessione degli slot a Londra, la British Midland di proprietà della tedesca Lufthansa. Ma la Midland, con la base operativa proprio a Heathrow e seconda compagnia britannica dopo British Airways, è in crisi e non sa più da che parte girarsi. L’Alitalia dei “patrioti” berlusconiani, invece, fino a non molto tempo fa ostentava un ottimismo prorompente e i suoi capi si erano spinti fino a dare per certo un utile di bilancio alla fine del 2011, modesto ma pur sempre un utile che avrebbe dovuto dare il segnale della discontinuità rispetto ai periodi delle vacche magre e dei conti paurosi della gestione pubblica. Evidentemente le cose non stanno andando come Rocco Sabelli (amministratore) e Roberto Colaninno (presidente) avrebbero voluto.
NELLA STORIA Alitalia c’è solo un precedente di vendita di slot e risale alla fase finale della compagnia pubblica, quando la società era ormai in agonia e le tentava disperatamente tutte per non andare a gambe all’aria. Anche in quell’occasione furono venduti slot a Heathrow, sfruttando la circostanza che in Gran Bretagna i diritti aeroportuali hanno un mercato e sono di fatto cedibili, a differenza di quanto avviene in Italia dove i diritti di decollo ed atterraggio cambiano ugualmente di mano, ma solo con sistemi obliqui, attraverso trattative sottotraccia molto complesse. Quella volta la compagnia italiana vendette 6 slot e l’incasso fu veramente consistente: 90 milioni di dollari. Diventata nel frattempo privata, Alitalia ha conservato 66 slot settimanali a Londra Heathrow più 11 nello scalo di London City. In particolare quelli di Heathrow sono un tesoro veramente prezioso. Al momento ovviamente non ci sono spiegazioni ufficiali sui motivi della eventuale vendita. La compagnia si limita a ricordare che fino ad oggi tutti gli slot di Londra sono operativi. Secondo “Radio corridoio Alitalia” l’azienda vuol cedere i suoi slot perché l’amministratore Sabelli ha bisogno di abbellire i conti per non rinunciare ai sostanziosi bonus (si parla di milioni di euro) che gli spetterebbero secondo contratto al raggiungimento di determinati risultati. C’è chi dice che Sabelli sia addirittura in procinto di dire addio alla compagnia e stia preparando le condizioni per andarsene con una ricca buonuscita. Vere o false che siano queste voci, di certo i conti di gestione Alitalia sono in rapido peggioramento mentre i debiti restano superiori al miliardo di euro. In meno di due mesi le previsioni sono passate dal bello stabile al molto nuvoloso.
Il 6 ottobre, in occasione della presentazione alla stampa dei nuovi aerei brasiliani Embraer, Sabelli aveva assicurato che c’erano tutte le condizioni per il pareggio operativo di bilancio prima degli oneri finanziari (Ebit). Nel comunicato ufficiale a commento dei risultati del terzo trimestre la prima correzione: l’utile di 20 milioni di euro dei primi nove mesi potrebbe essere eroso dall’andamento dell’ultima parte dell’anno a causa delle flessione della domanda dei viaggiatori business. Alcuni giorni fa, durante l’ultima riunione dell’alleanza Skyteam di cui Alitalia fa parte, la frenata: non ci sarà alcun pareggio.
da Il Fatto Quotidiano del 26 novembre 2011