1/12/2011 - 8:58 am | di: Opinioni e contributiAnalisi, Imprese
Alitalia: i binari non portano a Parigi, ma gli Embraer sì
di Antonio Bordoni
Con l’avvicinarsi della fatidica data del gennaio 2013 allorché si potrà aprire il famoso lucchetto che tiene al palo i "patrioti" della cordata, secondo alcune voci più che mai desiderosi di vendere le loro quote, si moltiplicano voci e chiacchiere sul destino di Alitalia.
Sul risultato finanziario al 31 dicembre di quest’anno è in corso un alternarsi di ipotesi e cifre che fanno capire come probabilmente non ci sarà ancora il pareggio operativo ma "se non ci arriveremo saremo molto vicini" . Il mancato obiettivo sarebbe causato dalla caduta registrata a settembre del traffico business e dalle previsioni del medesimo traffico fino a dicembre, una spiegazione alquanto sibillina tenendo presente che da gennaio a settembre, dati AEA alla mano, la compagnia ha trasportato 18.783.400 passeggeri con un incremento del 6,6 % sulle cifre registrate nei prime nove mesi del 2010, un aumento superiore alla stessa Air France che nello stesso periodo ha registrato un + 5,6% nei passeggeri. A luglio di quest’anno commentando i risultati del primo semestre l’Alitalia faceva notare come gli stessi «consentono di confermare l’obiettivo di pareggio operativo per l’anno in corso». E quando a fine febbraio era stato approvato il bilancio 2010, che chiudeva con un risultato netto in rosso di 168 milioni di euro, veniva precisato che «Alitalia conferma l’obiettivo di pareggio operativo nel 2011». Insomma sembra di avere a che fare con il famoso cartello "oggi non si fa credito, domani si".
Più volte ci siamo espressi sul destino di Alitalia facendo notare come l’attuale evoluzione dell’industria del trasporto aereo non lascia posto a compagnie "ibride". In Europa i tre vettori leader delle rispettive alleanze hanno costruito con cura i loro mega-hub e al di fuori di essi tutti gli altri vettori, facenti parte delle loro alleanze, sono chiamati a svolgere funzioni di feederaggio verso i tre poli. Addirittura, in barba ai tanti proclami sull’aumentata concorrenza che avremmo dovuto avere dalla deregulation, in Europa abbiamo oggi tre ex vettori di bandiera, una volta indipendenti e in concorrenza fra loro, completamente acquisiti nel loro pacchetto azionario da Lufthansa. Si tratta di Swiss, Austrian e Brussels Airlines.
Entrando sotto l’orbita di Air France che già oggi controlla un quarto del pacchetto azionario di Alitalia, c’è almeno la speranza che uno scalo italiano, verosimilmente Fiumicino, possa diventare il terzo hub di SkyTeam dopo Schiphol e il Charles de Gaulle? Se pensiamo che Alitalia ha recentamente acquistato 20 velivoli Embraer a corto/medio raggio, non potendo credere che servano a mettersi in concorrenza con Ryanair e Easyjet, siamo portati a ritenere che Alitalia punti ad assumere un ruolo di complementarietà al vasto network a lungo raggio di Air France-Klm piuttosto che divenire una parte attiva di esso. Se a questa nostra considerazione aggiungiamo il particolare che da parte sua il gruppo AF-KL ha invece acquistato una cinquantina di velivoli a lungo raggio A350 e Boeing 787 Dreamliners, è facilmente intuibile quale ruolo il futuro riservi alla nostra compagnia.
In questi giorni poi è apparsa la notizia di un eventuale accordo tra Alitalia e le nostre ferrovie le quali sono tutte impegnate nei progetti di alta velocità che significano anche togliere traffico dal cielo per portarlo a terra sui convogli ferroviari. Il piano è intrigante e non del tutto da sottovalutare specialmente in un momento che vede l’aereo catalogato come mezzo inquinante che dal prossimo primo gennaio sarà chiamato a pagare nuove tasse ecologiche per le emissioni di CO2. Tuttavia da quel che è dato sapere il piano non piace ai nuovi vertici di Air France, la quale fra l’altro anch’essa non attraversa un momento finanziario particolarmente felice.
Tim Clark, presidente di Emirates, ha dichiarato recentemente che il motivo per cui finchè ci sarà lui alla guida del vettore, la compagnia Emirates non entrerà a far parte di alcuna alleanza è che «si dovrebbe avere il pieno e totale controllo di quello che si vuol fare. Non devi permettere di essere soggetto agli umori, ai capricci di un board amorfo che ti dice non puoi far questo, non puoi far quest’altro, devi acquistare questo tipo di aeroplano o devi aprire una rotta per quella destinazione…» Ebbene leggendo della suddetta contrarietà che sarebbe stata avanzata dai vertici AF, come non veder rispecchiata nelle parole di Clark la posizione dell’attuale Alitalia, quale membro di SkyTeam e per di più con un altro vettore come suo maggior azionista?
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