Da un lato c'è un piccolo ospedale attrezzato, dall'altra un piccolo carcere, dotato di tecnologie per garantire la sicurezza delle persone detenute: apre a Malpensa la “Area S1”, lo spazio destinato a trattenere gli ovulatori che sbarcano in aeroporto trasportando droga nel loro corpo. «Così possiamo garantire la sicurezza e la dignità delle persone coinvolte» spiegano a più riprese il Ministro dell'Interno Roberto Maroni, il presidente di Sea Aldo Bonomi e il direttore dell'ospedale di Gallarate Armando Gozzini, presenti insieme a molte altre autorità. Il presidio di Malpensa (al Terminal 2) è una vera e propria sezione distaccata dell'azienda ospedaliera, con personale dedicato e impianti tecnologici all'avanguardia: un piccolo ospedale, che coesiste con una altrettanto piccola struttura carceraria, dotata di cinque celle.
Il fenomeno degli ovulatori – uomini e donne che trasportano droga all'interno di involucri di plastica ingeriti - è in crescita: nel 2007-2008 erano meno di una trentina l'anno, nel 2010 i casi sono arrivati (ad oggi) a 77. I fermati in aeroporto fino ad oggi approdavano sotto scorta all'ospedale di Gallarate, dove venivano trattenuti fino all'espulsione degli ovuli, all'interno delle camere del Sant'Antonio Abate. Per controllare ogni ovulatore – spiega la Polizia Penitenziari - servivano due agenti, in totale oltre 1500 turni di lavoro annuale. Un sistema costoso e che aveva lo svantaggio della coabitazione di persone detenute e agenti con gli altri pazienti. Per questo – prevedendo la crescita che si è poi verificata – Sea e Azienda Ospedaliera hanno pensato ad una soluzione definitiva, investendo 300mila euro.
news tratta da varese news dte
Il fenomeno degli ovulatori – uomini e donne che trasportano droga all'interno di involucri di plastica ingeriti - è in crescita: nel 2007-2008 erano meno di una trentina l'anno, nel 2010 i casi sono arrivati (ad oggi) a 77. I fermati in aeroporto fino ad oggi approdavano sotto scorta all'ospedale di Gallarate, dove venivano trattenuti fino all'espulsione degli ovuli, all'interno delle camere del Sant'Antonio Abate. Per controllare ogni ovulatore – spiega la Polizia Penitenziari - servivano due agenti, in totale oltre 1500 turni di lavoro annuale. Un sistema costoso e che aveva lo svantaggio della coabitazione di persone detenute e agenti con gli altri pazienti. Per questo – prevedendo la crescita che si è poi verificata – Sea e Azienda Ospedaliera hanno pensato ad una soluzione definitiva, investendo 300mila euro.
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