La nuova Alitalia potrebbe decollare a metà settimana. Oltre due mesi dopo l’annuncio su Facebook nel quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presentava i vertici della newco — l’amministratore delegato Fabio Maria Lazzerini e il presidente Francesco Caio — sono giorni di contatti continui tra i quattro ministeri coinvolti nel dossier (Economia, Trasporti, Sviluppo economico e Lavoro) chiamati a firmare il decreto di costituzione, mentre in parallelo proseguono i «colloqui» con i candidati che siederanno al consiglio di amministrazione che sarà composto con ogni probabilità da cinque membri oltre l’ad e il presidente.
L’audizione di mercoledì
È la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ad annunciare il cambio di passo, parlando di «questione di qualche giorno» interpellata al margine del Forum Ambrosetti. «Spero davvero di avere novità verso la metà della settimana» aggiunge la ministra. Non è un caso: mercoledì 9 settembre — all’ora di pranzo — la ministra riferirà alla nona commissione della Camera «sulla situazione economico-finanziaria e sulle prospettive di sviluppo di Alitalia». De Micheli — spiegano fonti ministeriali al Corriere — lavora da giorni per presentarsi annunciando l’avvio ufficiale della nuova società. Anche perché al varco l’attende l’opposizione che si prepara a chiedere conto a lei dei ritardi nella costituzione della newco.
«Un dossier complesso»
Ma è la stessa ministra, al Forum Ambrosetti, a ricordare come quello del vettore tricolore — in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 — non sia «un dossier semplice: appare una cosa quasi scontata ormai, invece, come sapete, basta che vi guardiate indietro rispetto alla storia di Alitalia, è una cosa molto complessa che però credo vedrà la luce nei prossimi giorni». La newco — ha sottolineato De Micheli — non avrà debiti (a partire dagli 1,3 miliardi di prestito oggetto di una doppia indagine della Commissione europea) e parte con un capitale di 20 milioni di euro, ma in realtà può contare su 3 miliardi.
Il ruolo dello Stato
Un altro ministro, Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) spiega che anche se parte come società pubblica «lo Stato nelle grandi trasformazioni dei settori produttivi deve esserci e deve essere guida» e per questo proprio «lo Stato non potrà stare in Alitalia per 20 anni: entra per affrontare una crisi aziendale e ne accompagna l’uscita». Secondo De Micheli nel piano industriato della newco «ci saranno una serie di previsioni di discontinuità e alcune scelte strategiche che è la vera grande questione che alla fine ci ha convinto a rilanciare in questo modo sul futuro del traffico aereo italiano».
La newco
Come rivelato dal Corriere la newco dovrebbe partire subito operativa consentendo all’amministratore delegato Lazzerini di costituire una prima squadra — 7-8 profili — per iniziare ad affrontare tutte le questioni che non possono essere delegate agli attuali advisor (Deloitte, Grimaldi e Oliver Wyman) come il network, le vendite, le alleanze internazionali, il legale, le finanze, la flotta. Soprattutto serve qualcuno che si occupi del personale e delle relazioni industriali per negoziare il nuovo contratto di lavoro con i sindacati.
«Si è perso tempo»
Diversi esperti ricordano che non c’è più tempo. Anzi: si sono perse diverse settimane e questo avrà conseguenze anche sui conti della newco. Secondo loro, infatti, la nuova Alitalia avrebbe potuto — e dovuto — iniziare a lavorare sui contratti ad aprile, nel bel mezzo del lockdown, trovandosi in una posizione di vantaggio nel 2021 almeno sui contratti di fornitura del kerosene. «Cinque mesi fa — dice uno degli analisti — il barile per il jet fuel ha toccato i 17 euro, oggi siamo attorno ai 38-40 euro. Facendo il fuel hedging ad aprile Alitalia avrebbe potuto strappare 25-30 euro al barile per i prossimi anni». Il fuel hedging è la «copertura del carburante», strumento che i vettori utilizzano per ridurre la loro esposizione a costi fluttuanti del kerosene. Nel 2019 il 27% dei costi operativi era costituito dal consumo di carburante.
lberberi@corriere.it
L’audizione di mercoledì
È la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ad annunciare il cambio di passo, parlando di «questione di qualche giorno» interpellata al margine del Forum Ambrosetti. «Spero davvero di avere novità verso la metà della settimana» aggiunge la ministra. Non è un caso: mercoledì 9 settembre — all’ora di pranzo — la ministra riferirà alla nona commissione della Camera «sulla situazione economico-finanziaria e sulle prospettive di sviluppo di Alitalia». De Micheli — spiegano fonti ministeriali al Corriere — lavora da giorni per presentarsi annunciando l’avvio ufficiale della nuova società. Anche perché al varco l’attende l’opposizione che si prepara a chiedere conto a lei dei ritardi nella costituzione della newco.
«Un dossier complesso»
Ma è la stessa ministra, al Forum Ambrosetti, a ricordare come quello del vettore tricolore — in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 — non sia «un dossier semplice: appare una cosa quasi scontata ormai, invece, come sapete, basta che vi guardiate indietro rispetto alla storia di Alitalia, è una cosa molto complessa che però credo vedrà la luce nei prossimi giorni». La newco — ha sottolineato De Micheli — non avrà debiti (a partire dagli 1,3 miliardi di prestito oggetto di una doppia indagine della Commissione europea) e parte con un capitale di 20 milioni di euro, ma in realtà può contare su 3 miliardi.
Il ruolo dello Stato
Un altro ministro, Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) spiega che anche se parte come società pubblica «lo Stato nelle grandi trasformazioni dei settori produttivi deve esserci e deve essere guida» e per questo proprio «lo Stato non potrà stare in Alitalia per 20 anni: entra per affrontare una crisi aziendale e ne accompagna l’uscita». Secondo De Micheli nel piano industriato della newco «ci saranno una serie di previsioni di discontinuità e alcune scelte strategiche che è la vera grande questione che alla fine ci ha convinto a rilanciare in questo modo sul futuro del traffico aereo italiano».
La newco
Come rivelato dal Corriere la newco dovrebbe partire subito operativa consentendo all’amministratore delegato Lazzerini di costituire una prima squadra — 7-8 profili — per iniziare ad affrontare tutte le questioni che non possono essere delegate agli attuali advisor (Deloitte, Grimaldi e Oliver Wyman) come il network, le vendite, le alleanze internazionali, il legale, le finanze, la flotta. Soprattutto serve qualcuno che si occupi del personale e delle relazioni industriali per negoziare il nuovo contratto di lavoro con i sindacati.
«Si è perso tempo»
Diversi esperti ricordano che non c’è più tempo. Anzi: si sono perse diverse settimane e questo avrà conseguenze anche sui conti della newco. Secondo loro, infatti, la nuova Alitalia avrebbe potuto — e dovuto — iniziare a lavorare sui contratti ad aprile, nel bel mezzo del lockdown, trovandosi in una posizione di vantaggio nel 2021 almeno sui contratti di fornitura del kerosene. «Cinque mesi fa — dice uno degli analisti — il barile per il jet fuel ha toccato i 17 euro, oggi siamo attorno ai 38-40 euro. Facendo il fuel hedging ad aprile Alitalia avrebbe potuto strappare 25-30 euro al barile per i prossimi anni». Il fuel hedging è la «copertura del carburante», strumento che i vettori utilizzano per ridurre la loro esposizione a costi fluttuanti del kerosene. Nel 2019 il 27% dei costi operativi era costituito dal consumo di carburante.
lberberi@corriere.it